Ispirazioni
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- Scritto da Andrea Vitali
Alla Biennale Architettura 2025, Bas Smets presenta “Building Biospheres”: un laboratorio vivente dove le piante regolano microclimi, immaginando edifici autonomi e sostenibili.


Nell’incanto acquatico della Serenissima, la 19ª Biennale di Architettura di Venezia, aperta dal 10 maggio al 23 novembre 2025, accoglie tra i suoi Giardini un padiglione che si distingue per una visione radicale dell’abitare. È il Padiglione del Belgio, affidato al paesaggista di fama internazionale Bas Smets, che insieme al neurobiologo Stefano Mancuso, presenta l’installazione “Building Biospheres”. Un vero e proprio prototipo di biosfera vegetale, in cui oltre 400 piante subtropicali convivono con l’architettura per dar vita a un microclima artificiale controllato.

Il progetto, curato dall’Istituto fiammingo di architettura, esplora l’intelligenza naturale delle piante come matrice per costruire ambienti più sani e resilienti. Il padiglione è concepito come un organismo vivente in simbiosi con i suoi abitanti: la vegetazione, selezionata per la sua capacità di adattamento e rigenerazione, viene monitorata in tempo reale da sensori che regolano luce, irrigazione e ventilazione. È la pianta stessa che attiva i sistemi: se ha sete, arriva l’acqua; se ha bisogno di luce, si accendono i LED.

Smets, che ha già sperimentato simili concetti in progetti urbani in Francia e Belgio, punta qui a una nuova architettura bio-sensibile. Il padiglione diventa un laboratorio di ricerca applicata per dimostrare che è possibile progettare edifici non solo a misura d’uomo, ma co-abitati dalle piante, dove le esigenze vegetali modellano gli spazi.
Il cuore del progetto è la relazione dinamica tra architettura e natura, pensata non più in opposizione, ma in cooperazione. Il visitatore entra in un ecosistema in miniatura dove i confini tra tecnologia e biologia sfumano, lasciando spazio a una visione olistica dell’ambiente costruito. L’ambizione di Smets è quella di far evolvere il concetto di città: non più solo un mosaico di cemento, ma un tessuto vivente, capace di auto-regolarsi grazie alla sapienza ancestrale delle piante.
“Building Biospheres” rappresenta dunque una pietra miliare per architetti, paesaggisti e vivaisti: suggerisce che il futuro del costruito potrebbe essere non solo verde, ma anche intelligente e cooperativo, nel rispetto dei ritmi della natura e delle necessità climatiche del nostro tempo. Un’ispirazione potente per ripensare i paradigmi dell’architettura ambientale e urbana.
AnneClaire Budin
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- Scritto da Andrea Vitali
Oltre 150 capolavori floreali da Segantini, Schifano e Kounellis, nella storica Villa di Mamiano di Traversetolo. Arte e natura si incontrano, ispirando anche il florovivaismo di GreenItaly che si presenta alla stampa il 27 maggio.

Alla Fondazione Magnani-Rocca, nel cuore verde della campagna parmense, va in scena fino al 29 giugno la mostra “FLORA. L’incanto dei fiori nell’arte italiana dal Novecento a oggi”. Un viaggio tra più di 150 opere che celebrano la potenza espressiva del fiore nella pittura italiana, dal Simbolismo all’arte contemporanea, con nomi come Segantini, Previati, Balla, Morandi, Depero, Casorati, de Pisis, de Chirico, Schifano e Kounellis.
Un percorso raffinato, curato da Daniela Ferrari e Stefano Roffi, che mette in dialogo estetiche e sensibilità diverse, mostrando come il fiore sia stato, e continui a essere, soggetto carico di significato simbolico, poetico e politico. Le Ortensie alpine, le Dalie rare, i Papaveri ipnotici, il Gladiolo fulminato, i Crisantemi malinconici: ogni tela è una visione, ogni visione è un’ispirazione.
A rendere unica questa esperienza è anche il contesto: la cosiddetta “Villa dei Capolavori”, immersa nel Parco Romantico recentemente restaurato, con oltre quaranta specie arboree secolari. Un luogo dove arte e natura si fondono, suggerendo uno sguardo più profondo sul legame tra paesaggio e cultura, tra bellezza e sostenibilità.
Non è un caso che proprio qui Greenitaly – il nuovo salone del florovivaismo e del paesaggio promosso da Fiere di Parma – abbia scelto di presentarsi alla stampa con un incontro informale, martedì 27 maggio. Un modo elegante, e perfino necessario, per ricordare che dietro ogni gesto produttivo legato al verde c’è, o dovrebbe esserci, una visione. E che a volte serve un’opera d’arte per ritrovare il senso profondo del nostro lavoro.
Redazione
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- Scritto da Andrea Vitali
Dalla Provenza a Parigi, un viaggio estivo tra arte contemporanea e riflessione sull’essere umano

Durante l’estate, gli appassionati di arte e natura possono scoprire due luoghi imperdibili per comprendere il legame tra scultura contemporanea e identità: la Fondation Villa Datris a L’Isle-sur-la-Sorgue, nel cuore della Provenza, e l’Espace Monte-Cristo a Parigi.

La Fondation Villa Datris, istituzione no-profit dedicata alla promozione della scultura contemporanea, sorge in un edificio storico immerso in un rigoglioso giardino lungo la Sorgue. Fondata da Danièle Kapel-Marcovici nel 2011, ogni anno propone esposizioni tematiche che esplorano i rapporti tra arte, scienza e ambiente, promuovendo il dialogo tra artisti internazionali e territorio. La sua programmazione estiva offre ai visitatori un’esperienza sensoriale in cui le sculture si fondono con la natura, proponendo riflessioni sulla sostenibilità e la biodiversità.

A Parigi, nel 20° arrondissement, l’Espace Monte-Cristo, spazio espositivo della stessa Fondation Villa Datris, ospita dal 19 aprile al 14 dicembre 2025 la mostra “Mille et une vies”. Attraverso oltre trenta sculture di artisti francesi e internazionali, il percorso espositivo indaga la complessità dell’individuo come essere naturale e sociale. Le opere esplorano temi quali l’alterità, l’ibridazione e il rapporto con il Vivente, evidenziando la fragile costruzione delle identità personali e collettive.
Particolarmente suggestiva è la sezione “Vies naturelles”, che invita a riconnettersi con il ciclo naturale e riflettere sull’appartenenza dell’uomo a un ecosistema più ampio. Le sculture, con personaggi ibridi e metamorfosi evocative, fungono da narrazioni di un futuro più armonioso. Il percorso si conclude in un giardino interno, dove arte e natura convivono in un ecosistema sereno, offrendo un momento di contemplazione.
Questi due luoghi, legati da una stessa visione artistica e culturale, rappresentano tappe ideali per un viaggio estivo ispirato alla scultura contemporanea e alla riflessione sul nostro posto nel mondo naturale.
AnneClaire Budin
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- Scritto da Andrea Vitali
Tra polemiche e successo, le installazioni floreali artificiali restano una costante scenografica nei bistrot parigini. Un segno dei tempi che invita a riflettere.


Passeggiando per le vie centrali di Parigi, è impossibile non notare il tripudio di fioriture che, da alcuni anni, decorano le facciate di caffè, ristoranti e boutique. Non si tratta di semplici addobbi stagionali ma di vere e proprie composizioni floreali permanenti, realizzate con fiori di tessuto. Una tendenza ormai consolidata che, a dispetto delle prime critiche, continua ad attrarre curiosi, turisti e clienti.

Dalla Maison Sauvage a Saint-Germain-des-Prés ai locali di Montmartre, la scelta di decorare con fiori di tessuto nasce dal desiderio di offrire un’esperienza visiva forte e memorabile. L’effetto, va detto, è d’impatto: glicini, ortensie, ciliegi in fiore, peonie e rose in colori intensi e texture realistiche avvolgono interi edifici con un risultato che difficilmente passa inosservato. A confermarne il successo sono gli stessi gestori, che segnalano incrementi significativi della clientela, attratta anche dal potenziale “instagrammabile” di queste scenografie urbane.

Questa estetica floreale, nata nel periodo post-pandemico, ha contribuito a ridefinire il paesaggio visivo di interi quartieri. Se da un lato le amministrazioni locali si interrogano sulla necessità di regolare il fenomeno, soprattutto nei contesti di pregio architettonico, dall’altro molti vedono in queste installazioni una forma creativa e sostenibile di arredo urbano. I fiori di tessuto, infatti, non richiedono manutenzione quotidiana, hanno una lunga durata nel tempo e possono essere progettati su misura, adattandosi ai cambi di stagione o agli eventi speciali.


È vero: si tratta di una soluzione decorativa non convenzionale, e come tutte le innovazioni nel campo del verde urbano, suscita dibattito. Alcuni ne contestano l’artificialità, altri ne apprezzano l’energia visiva, la funzionalità e il valore simbolico: portare bellezza anche dove la natura, per ragioni pratiche, non può arrivare. D’altronde, nel florovivaismo contemporaneo, la ricerca di equilibrio tra estetica, durata e sostenibilità è centrale e i fiori artificiali di qualità, oggi spesso realizzati in tessuti lavabili e riciclabili, rappresentano un’opzione progettuale sempre più diffusa anche in ambiti professionali.


Come spesso accade nelle metropoli creative, ciò che inizialmente è visto come moda effimera può trasformarsi in linguaggio stilistico. E se è vero che alcune installazioni oggi mostrano i segni del tempo, con materiali scoloriti o composizioni meno curate, è altrettanto vero che la filiera dei fornitori – tra cui spiccano aziende specializzate italiane – sta affinando tecniche e materiali per offrire soluzioni sempre più eleganti, resistenti e armonizzate con il contesto.

Il caso parigino ci ricorda che il fiore – anche quando non è naturale – ha un ruolo potente nella narrazione urbana: evoca emozioni, accoglie, sorprende. Per chi opera nel mondo del garden design, dell’arredo urbano e della decorazione commerciale, i fiori di tessuto sono una risorsa da valutare con attenzione, specie in progetti dove manutenzione, durata e impatto estetico devono coesistere.



In attesa di capire come evolverà la regolamentazione, Parigi resta un laboratorio a cielo aperto, dove anche un fiore non vero può raccontare, con creatività e misura, qualcosa di profondamente autentico.
AnneClaire Budin
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Il 13 maggio a Firenze, all’Auditorium “Cosimo Ridolfi” di Intesa Sanpaolo, va in scena il reading-spettacolo gratuito “Corpo, umano” di Vittorio Lingiardi. Registrazione obbligatoria sul sito Intesa.
I nostri lettori potranno partecipare gratuitamente, previa registrazione, a un appuntamento culturale di forte impatto: martedì 13 maggio alle ore 21, l’Auditorium “Cosimo Ridolfi” di Firenze ospiterà il reading-spettacolo Corpo, umano, scritto da Vittorio Lingiardi e diretto con Gianni Forte. In scena la voce intensa dell’attrice Federica Fracassi accompagna lo spettatore in un racconto sensoriale che intreccia anatomia e poesia, psiche e società. L’evento, prodotto da Intesa Sanpaolo e Giulio Einaudi Editore, è gratuito con prenotazione obbligatoria nella sezione “Eventi e Progetti” del sito www.group.intesasanpaolo.com. Un’esperienza dove la cultura incontra il sentire più profondo dell’umano.
Redazione




