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Ecco tutti i componenti, nominati ufficialmente dalla Regione Toscana il 9 giugno, del nuovo Consiglio della Camera di Commercio di Pistoia, che si dovrebbe insediare il 29 giugno con all’ordine del giorno la nomina del presidente. Sandro Orlandini, presidente di Cia Pistoia, rappresenterà nel Consiglio camerale il vivaismo, mentre Vincenzo Tropiano, direttore di Coldiretti Pistoia, rappresenterà l’agricoltura.

Sono ormai ufficiali i 23 nomi dei componenti del nuovo Consiglio della Camera di Commercio di Pistoia. Il 9 giugno la Regione Toscana, con il decreto n. 91 del presidente della giunta regionale, li ha nominati a partire dalle designazioni fatte pervenire dalle organizzazioni di categoria, in seguito alla ripartizione dei seggi stabilita precedentemente dalla Regione (decreto 67 del 21 aprile 2015).

Nei due seggi del Consiglio camerale riguardanti il mondo agricolo sono stati nominati il direttore di Coldiretti Pistoia Vincenzo Tropiano (nel settore Agricoltura) e il presidente di Cia Pistoia Sandro Orlandini (settore vivaismo). Tropiano era stato designato il 21 maggio da Coldiretti, a cui era stata assegnata la rappresentanza del settore agricolo. Mentre Orlandini era stato scelto il 20 maggio dal raggruppamento composto da Confederazione italiana agricoltori (Cia) e Confagricoltura, a cui spettava la rappresentanza del vivaismo.

Gli altri 21 nomi del nuovo Consiglio sono i seguenti:

- Federica Landucci e Giuseppe Oriana (settore Industria), designati dal raggruppamento composto da Confartigianato Imprese Pistoia e Confindustria Pistoia.

- Gianni Simone Overi (settore Industria), designato dalla Cna di Pistoia.

- Elena Calabria e Argeo Bartolomei (settore Artigianato), designati dal raggruppamento Cna e Confesercenti Pistoia.

- Simone Balli e Alessandro Corrieri (settore Artigianato), designati dal raggruppamento Confindustria, Confartigianato Imprese Pistoia e Confcommercio-Imprese per l'Italia Pistoia.

- il presidente uscente Stefano Morandi, Sabrina Marini e Sergio Tricomi (settore Commercio), designati dal raggruppamento Confartigianato Imprese Pistoia, Confcommercio-Imprese per l'Italia Pistoia e FIT-Federazione Italiana Tabaccai Pistoia.

- Maurizio Innocenti (settore Commercio), designato dal raggruppamento Cna e Confesercenti Pistoia.

- Giovanna Pazzini (settore Cooperazione), designata dal raggruppamento Confcooperative e Legacoop.

- Tiziano Tempestini (settore Turismo), designato da Confcommercio Imprese per l’Italia di Pistoia.

- Umberto Alunni (settore Credito e Assicurazione), designato da Abi (Associazione bancaria italiana).

- Rolando Galli, Cristiana Pasquinelli e Alessandro Pellegrini (settore Trasporti e Spedizioni e Servizi alle Imprese), designati dal raggruppamento Confindustria, Confartigianato Imprese, Confcommercio-Imprese per l'Italia, Confcooperative e Legacoop.

- Walter Bucelli (settore Termalismo), designato dal raggruppamento Confindustria e Confcommercio-Imprese per l'Italia.

- Daniele Gioffredi (Organizzazioni sindacali dei lavoratori), designato da Cgil.

- Sira Domenichelli (Associazioni di tutela degli interessi dei consumatori e degli utenti), designata dal raggruppamento Federconsumatori e Adiconsum.

- Antonio Orsi (Liberi professionisti), designato dalla Consulta provinciale delle professioni presso la Camera di Commercio.

Il nuovo Consiglio della Camera di Commercio si insedierà il 29 giugno 2015, alle 10, con all’ordine del giorno la nomina del Presidente, da effettuarsi ai sensi dell'art. 16 della Legge 580/93.

 

Redazione Floraviva

treno italia

Come una cura del ferro può rendere più moderne e sostenibili le città italiane. Presentato lo studio di Legambiente, con il contributo di Ansaldo Breda, sulla situazione di treni regionali, metropolitane e tram nelle città italiane. Treni troppo vecchi e lontani dagli standard europei: l’età media dei convogli in circolazione sulla rete regionale è di 18,6 anni, il 45% ha più di 20 anni di età. “Serve un programma nazionale per 1.600 nuovi treni nelle città italiane, in modo da avere un servizio di livello europeo per i pendolari e rispondere alla nuova domanda di mobilità”

Nuovi treni per città più vivibili. Per Legambiente parte da qui la sfida per ripensare la mobilità urbana e il trasporto su ferro, un trasporto che deve essere potenziato, migliorato, reso più competitivo con maggiori investimenti e che deve saper rispondere alla nuova e crescente domanda di mobilità delle aree urbane. Ad oggi il trasporto ferroviario italiano conta, invece, treni troppo vecchi, lenti e lontani dagli standard europei di frequenza delle corse. In Italia sono 3.290 i treni in servizio nelle regioni. L’età media dei convogli in circolazione sulla rete regionale è di 18,6 anni con differenze da regione a regione, dove si trovano anche treni che hanno più di 20 anni di età come succede ad esempio in Abruzzo (84,7%), Puglia (64,4%) e Umbria (66,3%). Anche se negli ultimi dieci anni sono stati realizzati da parte delle Regioni interventi per la sostituzione del materiale rotabile, il tasso di sostituzione è ancora però troppo lento dato che ha riguardato solo il 19,8% della flotta totale di treni regionali attualmente in circolazione. a Lombardia è la regione che ha acquistato più treni nuovi, per un totale di 125 (circa il 19% del totale nazionale), seguita da l’Emilia-Romagna con 72 treni tra revamping e nuovi. Tra le altre regioni la Campania con 63 treni tra nuovi e completamente ristrutturati. Ed ancora ci sono anche treni metropolitani e tram troppo vecchi: a Milano ad esempio l’’età media è rispettivamente di 23,9 anni e 64,5; a Genova oscilla tra i 20 ed i 25 anni. Stessa situazione per la linea B di Roma e per la linea 2 di Napoli (la linea storica che utilizza treni suburbani). A ciò si aggiungono i ritardi e i disservizi che contraddistinguono il trasporto ferroviario e che caratterizzano la vita dei 5 milioni di pendolari che ogni giorno prendono treni regionali e metropolitane.
 
È questo in sintesi il quadro che emerge dallo studio “Nuovi treni per città più vivibili” realizzato da Legambiente, con il contributo di Ansaldo Breda, che ha analizzato la situazione infrastrutturale e del trasporto ferroviario nelle città. Lo studio è verrà presentato oggi pomeriggio a Milano insieme ad AnsaldoBreda, la società Finmeccanica presente alla 61ma edizione di Uitp, il più importante salone ferroviario nel settore delle metro, dei treni regionali e dei tram. All'evento, che ha ottenuto il patrocinio del Comune di Milano, hanno partecipato: l'assessore ai Trasporti del capoluogo lombardo Pierfrancesco Maran, il vicepresidente nazionale di Legambiente Edoardo Zanchini, l'amministratore delegato di ATM Bruno Rota e il Ceo di AnsaldoBreda Maurizio Manfellotto.
 
“Lo studio che abbiamo presentato oggi - dichiara Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente - non è solo la descrizione della situazione che ogni giorno vivono i 5 milioni di italiani che ogni giorno prendono metropolitane e treni regionali. È soprattutto un contributo importante per ragionare del futuro del Paese, perché indica una direzione precisa e percorribile di cambiamento. Per un paese come l'Italia recuperare il ritardo negli investimenti sui treni, mettendo in campo un programma nazionale per 1600 tra treni regionali, metropolitani e tram, è una scelta che non solo aiuterebbe i pendolari e la vivibilità nelle città, ma che permetterebbe di creare lavoro e innovazione nella direzione della green economy".
 
Come rendere più moderne e sostenibili le città italiane – Lo studio di Legambiente è partito dall’analisi della realtà esistente, dei treni in circolazione e infrastrutturale, per individuare gli investimenti necessari ad avere un servizio di livello europeo. Sono 1.593 i treni che mancano per avere un servizio realmente competitivo, ossia con treni che non superino i 20 anni di età, e un rafforzamento del servizio nelle tratte più frequentate nelle città e per recuperare il servizio al Sud. Precisamente dai calcoli servirebbero 1293 treni per il trasporto regionale, 150 per rafforzare il servizio sulle linee metropolitane, 184 tram per il servizio urbano. A questi risultati si è arrivati fissando degli obiettivi chiari e che sono nell’interesse generale, oltre che dei pendolari: un rinnovamento del parco rotabile in circolazione sostituendo i treni con più di 20 anni di età;  il potenziamento dell’offerta nelle tratte più frequentate delle aree metropolitane; il miglioramento del servizio nelle regioni meridionali perché oggi sono numerose le linee che collegano anche importanti centri urbani (la Jonica e la Tirrenica in Calabria, Palermo-Messina, Palermo-Catania, Trapani-Palermo in Sicilia per citarne alcune) che vedono transitare ogni giorno pochissimi convogli. Per un investimento di questa dimensione si può stimare una spesa che varia tra i 4 i 5 miliardi, che può ridursi in caso di un intervento di revamping che riguardi almeno in parte il materiale rotabile ma anche se si deciderà di passare attraverso una stazione appaltante unica. Una cifra del genere, se valutata dentro un intervallo di 10 anni e considerando un intervento in cofinanziamento statale, regionale e in parte comunale, appare assolutamente alla portata di un Paese come l’Italia. Per questo Legambiente nello studio sottolinea l’importanza di una regia nazionale in grado di indirizzare in modo uniforme le politiche in tema di mobilità e trasporti e la necessità di maggiori investimenti tali.
Nel panorama italiano ci sono già diversi esempi di successo che dimostrano come questa politica funzioni. Nella Provincia di Bolzano, gli investimenti in materiale rotabile e nelle stazioni hanno portato ad un aumento dei passeggeri che sono passati da 11mila nel 2011 a 29.300 nel 2014. C’è poi il caso della metrotranvia di Firenze, che collega Firenze a Scandicci, che a quattro anni dalla sua attivazione registra oltre 13 milioni di viaggiatori all’anno. La tramvia extraurbana di Bergamo, nota con il nome “Tram delle Valli”, pensata per riattivare una linea ferrovia dismessa, in 5 anni ha registrato oltre 15 milioni di passeggeri. Più del 14% di nuovi passeggeri che oggi utilizzano il tram prima si spostavano in macchina. Infine Legambiente ricorda che una serie e innovativa politica accompagnata da interventi ad hoc permetterebbe di avere vantaggi trasportistici, di vivibilità delle città italiane, vantaggi ambientali, occupazionali, vantaggi per la spesa e la salute dei cittadini.
 
Confronto con le città europee - Dallo studio di Legambiente emerge, inoltre, come il trasporto su ferro italiano sia indietro rispetto a quello europeo. In totale la lunghezza delle linee di metropolitane in Italia è pari a 227,5 chilometri, grazie in particolare all’apertura della linea M5 di Milano e della prima tratta della linea C di Roma. Nonostante i passi avanti realizzati negli ultimi anni, la rete italiana continua ad essere lontana anche da città come Berlino (147,5 km), Parigi (219,5 km), Madrid (290,3) e Londra (464,2). Per quanto riguarda le linee ferrovie suburbane, la Penisola è dotata di una rete totale di 637,6 km mentre sono 2.033,7 quelli della Germania, 1.815,4 km nel Regno Unito e 1.400,4 in Spagna. Riguardo alle linee di tram, se fino a qualche decennio fa l’Italia ricopriva una posizione di vertice nelle classifiche europee, oggi invece vanta 9 città dotate di almeno una linea tramviaria, mentre sono 11 in Spagna, 24 in Francia e addirittura 47 in Germania.
Il link dove è possibile scaricare il dossier:  http://www.legambiente.it

Di seguito la tabella relativa all’età media del materiale rotabile per regione

Regione Numero Treni Età media materiale rotabile Treni con più di 20 anni
Abruzzo 85 28,3 (9,2) 84,7% (18,8%)
Basilicata 49 23,7 (17,8) 48,9% (14,3%)
Pr. Bolzano 59 12,3 0%
Calabria 117 21,1 46,7%
Campania 431 17,3 (16,1) 78,3% (35,9%)
Emilia-Romagna 144 18,1 38,2%
Friuli Venezia Giulia 35 17,4 (11,8) 45% (7,5%)
Lazio 392 17,8 (16,9) 61,5% (38,3%)
Liguria 68 19,5 42,2%
Lombardia 448 21,9 (7,5) 77,5% (14,9%)

 

Redazione Floraviva

parco appennino tosco emiliano

"Siamo orgogliosi di un riconoscimento che premia il lavoro intenso di candidatura attivato da più di un anno da parte del parco dell'Appennino e delle comunità locali. Un riconoscimento che, nella sua interezza, premia anche la Regione con più boschi in Italia e con un eccezionale patrimonio naturalistico e biodiversità". Lo sottolinea il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi sottolinea alla notizia del raggiungimento dell'ambito riconoscimento Unesco da parte del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco Emiliano, inserito dall'Unesco nell'elenco delle Riserve della Biosfera uniche al mondo insieme al Delta del Po e alle Alpi del Ledro e Judiciar.
L'area premiata comprende quasi 250 mila ettari che considerano il Parco nazionale ma che si estendono anche al suo esterno, interessando ben 38 comuni e saldandosi col Parco regionale delle Alpi Apuane. Dagli anni Settanta l''Unesco ha attivato il riconoscimento delle "Riserve della biosfera" , quali aree naturali di pregio universale nell'ottica della conservazione del particolare pregio naturalistico e di biodiversità in esse presenti. Ad oggi in tutto il mondo sono state già riconosciute 631 Riserve in 119 Paesi di cui 10 in Italia, e adesso una anche in Toscana.
Il sito del Parco: www.parcoappennino.it

Redazione Floraviva

agricoltura italiana

Salgono a sei le Organizzazioni professionali e le centrali cooperative che fanno parte del Coordinamento. Insieme rappresentano oltre il 50% del valore della produzione agricola nazionale e circa il 40%  del valore dell’agroalimentare italiano. In autunno la seconda Conferenza economica.

Copagri aderisce ad Agrinsieme. Salgono così a sei le Organizzazioni legate da un accordo interassociativo, che operano in modo coordinato ed unitario: Cia, Confagricoltura, Copagri (come organizzazioni professionali); Agci-Agrital, Fedagri-Confcooperative e Legacoop Agroalimentare (come centrali cooperative, a loro volte riunite nella sigla Alleanza delle Cooperative Agroalimentari). Agrinsieme rappresenta circa il 40% del valore della produzione e del valore aggiunto di settore. La novità è stata segnalata nel corso della conferenza stampa di Agrinsieme.
Annunciato poi il passaggio del testimone da Mario Guidi a Dino Scanavino, che assume l’incarico di nuovo coordinatore di Agrinsieme e resterà in carica per la durata di un anno, come previsto dal documento congiunto delle sei sigle.
“Le varie organizzazioni del Coordinamento -ha commentato il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi- hanno saputo integrare storie e patrimoni di valori che non vengono annullati, ma esaltati in una strategia unitaria fortemente orientata al futuro.  Siamo un raggruppamento inclusivo. Le nostre porte sono aperte a quelle organizzazioni che si riconoscono nella nostra visione dell’agroalimentare italiano”.
“Ci accingiamo ad assumere il compito di coordinamento con la consapevolezza del lavoro importante ed equilibrato svolto da Mario Guidi e delle nuove sfide che ci attendono -ha spiegato il presidente della Cia, Dino Scanavino-. Il mio pensiero va a Giuseppe Politi, primo coordinatore e strenuo sostenitore della necessità del processo unitario della rappresentanza agricola. Due le priorità: accompagnare e sostenere le imprese in una fase economica e sociale difficile; promuovere e sviluppare sempre più le forme di aggregazione economica”.
“La ragione della nostra adesione ad Agrinsieme è nella stessa natura di Copagri, che è nata come aggregazione di diverse associazioni -ha detto il suo presidente, Franco Verrascina-. L'unità è nel nostro Dna, per questo abbiamo deciso di fare questo sostanziale passo avanti nella nostra storia e in quella dell’agricoltura italiana. Aderiamo ad Agrinsieme per semplificare la rappresentanza delle imprese agricole. Unità è ciò che chiedono i produttori”.

“Una delle nostre priorità nei prossimi mesi -ha proseguito il presidente dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Giorgio Mercuri- sarà sicuramente quella di far sì che le prossime risorse previste nei Psr delle Regioni siano sempre più indirizzate a incentivare forme di aggregazione, orientando gli investimenti delle aziende agroalimentari sull’innovazione e sull’internazionalizzazione, strumenti necessari per rendere più competitive le imprese sul mercato”.
Questi gli obiettivi comuni che stanno a cuore al Coordinamento e delineati nel proprio documento programmatico: attuare politiche di rafforzamento dell’impresa per modernizzarle e favorirne l’aggregazione in strutture economiche fortemente orientate al mercato; organizzare le filiere; sostenere l’internazionalizzazione delle imprese; svolgere una sistematica azione di semplificazione burocratica, diretta a ottenere il riordino degli enti e delle tecnostrutture operative, sia in ambito nazionale sia in quello regionale; rilanciare la ricerca e le politiche di supporto al trasferimento dell’innovazione; sostenere il ricambio generazionale; definire strumenti per il credito (puntando pure su politiche innovative relative a strumenti assicurativi e fondi mutualistici); incamminarsi sulla strada  della corretta gestione delle risorse naturali (suolo ed acqua), per coniugare produttività e sostenibilità e per valorizzare il ruolo delle aziende agricole  anche nel campo delle energie rinnovabili e dei servizi eco-ambientali; proseguire nell’aggiornamento del  quadro normativo di riferimento a livello europeo, nazionale e regionale. Molte novità si sono registrate proprio grazie all’impegno costante e continuativo di Agrinsieme, ma molto c’è ancora da fare.
“La mobilitazione sull’Imu -hanno quindi detto i presidenti- continuerà perché è inaccettabile una tassa che grava sui fattori di produzione. Abbiamo riscontrato un forte interesse da forze politiche ed opinione pubblica che ci conforta”.

Infine è stata annunciata la seconda Conferenza economica di Agrinsieme, prevista in autunno e che sarà anche l’occasione per una riflessione sul “dopo-Expo”. Ad avviso di Agrinsieme l’Esposizione universale lascerà un’eredità che andrà raccolta, capitalizzata, in ragione di informazioni, contatti, confronto tra buone pratiche e buone policy, collaborazione tra Paesi. Potrà orientare ed aiutare anche la crescita dell’agroalimentare italiano.

I NUMERI DI AGRINSIEME
1 milione di aziende agricole
più di 5 mila cooperative       
oltre la metà della superficie e del valore della produzione agricola nazionale
circa il 40% del valore dell’agroalimentare italiano
 
Redazione Floraviva

festival giardini francia

A meno di 200 chilometri a sud di Parigi, nella poetica Loira selvatica, sorge il Domaine de Chaumont-sur-Loire: oasi naturale che ogni anno dal 1992 ospita il Festival Internazionale dei Giardini, dal 23 aprile fino al primo novembre. L’arte del giardino è al centro del Festival, diventato ormai un immancabile appuntamento per paesaggisti, architetti, scenografi e giardinieri. Per il 2015 ben quindici nuovi artisti hanno preso possesso della tenuta e del parco per stupire i visitatori.

Pubblico e professionisti del settore rimangono ogni anno meravigliati dal Festival Internazionale dei Giardini nel Domaine de Chaumont-sur-Loire: vero e proprio vivaio di nuovi e confermati talenti. È infatti incredibile la varietà di composizioni floreali inedite e di approcci innovatori che qui si incontrano. Situata tra le città di Tours e Blois, l’oasi naturale è un promontorio posto a quaranta metri al di sopra della Loira selvatica ed è aperta tutto l’anno, assieme al suo castello, che fu proprietà di Caterina de’ Medici, di Diana di Poitiers e della Principessa di Broglie. Per questa edizione del Festival quindici nuovi artisti hanno fatto loro la tenuta e il parco del Domaine de Chaumont-sur-Loire con le loro opere: i fiori fantasmi di Gabriel Orozco, il giardino sospeso di Gerda Steiner e Jörg Lenzlinger, l’installazione dell’artista brasiliano Tunga nel maneggio delle scuderie, le sculture di El Anatsui. Nel parco storico i visitatori incontreranno le sculture aracnee dell’artista tedesca Cornélia Konrads, l’albero cavaliere di Antti Laitinen, la “Costellazione del Fiume” di Christian Lapie e ancora, le bellissime immagini dei fotografi Burtynsky, Naoya Hatakeyama e Alex MacLean metteranno in scena le devastazioni compiute dall’uomo sulla natura. Alberi provenienti dal tutto il mondo saranno scoperti nel loro splendore da Mélik Ohanian, Xavier Zimmermann e Jean-Christophe Ballot.

Redazione Floraviva