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La presa di posizione della Ue verso l'Italia sull'uso di latte in polvere nella produzione non dovrebbe avere risvolti negativi per i caseifici toscani. Lo afferma l'assessore designato all'agricoltura Marco Remaschi, commentando la notizia riportata dagli organi di informazione.
"Per l'industria casearia toscana - sottolinea Remaschi -, orientata a larga maggioranza alla lavorazione del latte ovino, dall'indicazione della Ue all'Italia sull'uso di latte in polvere nella fabbricazione di prodotti lattiero caseari, vietato nel nostro Paese, e dalla relativa diffida per ostacolo alla libera circolazione delle merci, non dovrebbero derivare conseguenze legate ad un eventuale provvedimento per la modifica della norma come richiesto dalla Commissione, dato che quando si parla di latte in polvere ci si riferisce sostanzialmente al latte bovino".
"Inoltre - aggiunge Remaschi - molta della produzione di latte ovino toscano fresco (circa 35mila tonnellate su un totale di 50mila) è destinata alla produzione di Pecorino Toscano DOP (formaggio con marchio di origine protetta insieme al Pecorino delle Balze Volterrane), un comparto che occupa circa 3mila addetti per un fatturato annuo che si aggira intorno ai 25 milioni di euro, regolato dai rigidi disciplinari redatti dai consorzi di tutela in collaborazione con la Regione, con successiva approvazione da parte del Mipaaf e della Commissione Europea. Per questo nessuna azione volta alla liberalizzazione del latte in polv ere potrà incidere minimamente sui prodotti a marchio".
"Diverso l'impatto che questa apertura potrebbe avere sui prodotti non tutelati da marchi di origine (Dop e Igp), ma che in Italia ed in Toscana in particolare hanno comunque elevate caratteristiche di qualità: si tratta di prodotti ottenuti con latte bovino o misti (latte bovino e ovino) nei quali in futuro potrebbe essere utilizzato il latte in polvere", conclude Remaschi. "Sarebbe un precedente comunque rischioso in quanto notevole passo indietro rispetto al perseguimento di obiettivi fondamentali quali la tutela della qualità dei prodotti e la difesa dei consumatori".
Redazione Floraviva
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- Scritto da Andrea Vitali
Sandro Orlandini condivide le idee emerse durante il forum organizzato ieri dalla Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia su fisco, prevenzione fitosanitaria e ricerca, con Cespevi e Cra-Viv in prima linea. Ma aggiunge che il vivaismo ornamentale, se vuole tenere a bada nuovi competitor come la Spagna e soprattutto la Polonia, deve puntare anche sulla creatività e l’innovazione estetica, fattore essenziale per continuare a realizzare prodotti che vincano la sfida delle vendite.
«Ho molto apprezzato le idee e i suggerimenti emersi durante il forum di ieri sul vivaismo da qui al 2020. E’ necessario però sottolineare un tema che è stato sì accennato, ma non forse con la dovuta forza, benché rappresenti uno dei fattori cruciali per il futuro di tutto il florovivaismo regionale, compreso il distretto vivaistico ornamentale di Pistoia. Per vincere la sfida dei nuovi Paesi concorrenti e restare i leader del comparto a livello europeo, è necessaria anche maggiore creatività e innovazione estetica sia nella realizzazione dei prodotti che nella loro commercializzazione. Perché se le piante che produrremo non continueranno a piacere e stupire più di quelle degli altri, non basterà avere abbattuto i costi di produzione. Questo è un passo ineludibile per tenere a bada competitor come la Spagna, che, come è emerso a inizio anno alla fiera di Essen, pur essendo ancora molto indietro, sta crescendo più velocemente di noi. Oppure come la Polonia, che, come è stato messo in luce ieri nello studio di Fabrizio Guelpa di Intesa-San Paolo, è forse il concorrente più dinamico e temibile in questo momento. Cosa che ho potuto verificare io stesso visitando all’Expo di Milano lo stand della Polonia, che metteva in risalto proprio le produzioni vivaistiche polacche».
E’ quanto dichiara Sandro Orlandini, presidente di Cia Pistoia, all’indomani della sua partecipazione al forum “Vivaismo 2020” organizzato dalla Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia. Tra i temi e gli spunti che più lo hanno interessato e trovato concorde, si possono ricordare la relazione congiunta dei responsabili nazionali di Cia e Confagricoltura in materia fiscale, Massimo Bagnoli e Nicola Caputo. Ma anche la richiesta del presidente del distretto vivaistico ornamentale Francesco Mati di fare in modo che questo forum non sia una tantum, ma abbia anzi un seguito con successivi incontri a cadenza regolare per lavorare a un progetto solido e duraturo che consenta al settore di recuperare velocemente le battute d’arresto degli ultimi due anni. Altro punto essenziale è, per Orlandini, la «questione fitosanitaria, sulla quale per ora la Toscana è uscita indenne, grazie alle misure adottate, fra cui le procedure di autocontrollo. Ma su cui è bene non abbassare mai la guardia, perché può bastare un insetto a mettere in crisi un intero comparto». Infine il tema dell’innovazione e della ricerca, con in prima fila strutture quali il Cespevi di Pistoia e il Cra-Viv di Pescia. Una «innovazione» e creatività che, secondo Orlandini, deve riguardare non solo gli aspetti scientifici della produzione, ma anche l’aspetto estetico dei risultati, i prodotti, e le modalità della loro commercializzazione.
Redazione Floraviva
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Il coordinatore del raggruppamento che riunisce Cia,Confagricoltura, Copagri e l’Alleanza delle cooperative italiane agroalimentari Dino Scanavino, a Verona, interviene alla presentazione del Crea
Le trasformazioni che hanno caratterizzato il processo socio economico degli ultimi anni sono state straordinariamente importanti e rapide. I cambiamenti climatici, la crescita della domanda alimentare rispetto alle capacità di offerta di cibo, la crisi energetica e la scarsità di risorse naturali rappresentano grandi temi rispetto ai quali il ruolo del settore agroalimentare è diventato sempre più strategico. Così il coordinatore di Agrinsieme, Dino Scanavino, ha esordito durante il suo intervento alla tavola rotonda “Ricerca e innovazione nel sistema agroalimentare italiano” svoltasi oggi a Verona in occasione della presentazione del nuovo “Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi economica agraria -Crea” . Per rispondere a queste sfide globali, la risposta dovrebbe provenire da un incremento della produttività e delle rese agricole. Ma nel momento in cui terra e acqua sono sempre più scarsi e i condizionamenti del cambiamento climatico e della sostenibilità ambientale incidono con forza sempre maggiore sull’attività agricola, ecco che l’innovazione e la ricerca in agricoltura saranno elementi sempre più determinanti per il futuro del settore e, più in generale, della nostra società.
La sfida che le imprese agricole dovranno raccogliere nei prossimi anni -ha continuato Scanavino- sarà quella di produrre di più e meglio, inquinando meno. Una sfida, rispetto alla quale, gli investimenti nella ricerca e nelle innovazioni organizzative e di processo, dovranno portare un contributo importante agevolando, di pari passo, la costruzione un'economia sostenibile dal punto di vista ambientale ed efficiente sotto il profilo delle risorse. In tale contesto, la contrazione degli investimenti pubblici in ricerca agricola che ha caratterizzato l’Europa negli ultimi decenni, non rappresenta un segnale incoraggiante per il futuro. Al contrario, il ruolo dell’intervento pubblico nella ricerca diventerà sempre più fondamentale per il futuro del settore agroalimentare. Lungo questa prospettiva il nuovo Ente di ricerca –Crea- al servizio dell’agricoltura, che unisce sotto un’unica veste le competenze “tecniche” a quelle di carattere economico agrario, rappresenta un’importante novità nel panorama scientifico nazionale. L’accorpamento dei due precedenti istituti di ricerca Cra e Inea in unico ente, introduce altresì quell’elemento di semplificazione necessario a valorizzare le attività di ricerca in campo agricolo e ad evitare quella sovrapposizione di iniziative che, spesso in passato, ha finito con l’appesantire il sistema di diffusione delle conoscenze scientifiche. Positiva, infine la volontà espressa da parte del Crea di voler coinvolgere più attivamente i portatori di interesse nelle attività di pianificazione e definizione dei processi di ricerca. Soltanto con il protagonismo diretto degli agricoltori, e con le loro associazioni di rappresentanza coinvolte nell’analisi dei fabbisogni e a svolgere il ruolo di divulgazione dei risultati -ha concluso Scanavino- le attività di ricerca riusciranno a fornire risposte importanti alle sfide future del settore agroalimentare.
Redazione Floraviva
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Otto assessorati 'pesanti', con deleghe che si uniscono per formare quelli che lo stesso presidente Rossi ha più volte definito 'maxiassessorati'. La ripartizione delle competenze tra i membri della nuova Giunta regionale toscana disegna una realtà molto diversa da quelle consuete nel passato, quando gli assessorati regionali erano 14 o perfino 15.
I tre assessori uscenti Vittorio Bugli, Vincenzo Ceccarelli e Stefania Saccardi vedono confermate le loro deleghe attuali, alle quali vanno però ad aggiungersi competenze altrettanto importanti:
Vittorio Bugli vede confermate le deleghe alla Presidenza, a finanze e bilancio, al personale, ai rapporti istituzionali, ma a queste si somma la sicurezza; Vincenzo Ceccarelli manterrà le deleghe ad infrastrutture, mobilità e cave, ma si occuperà anche di governo del territorio, urbanistica ed edilizia sociale; Stefania Saccardi si occuperà di sanità, sociale e sport.
Questi gli incarichi assegnati ai neo-assessori:
Stefano Ciuoffo si occuperà di sviluppo economico, turismo, commercio, attività produttive e credito.
Federica Fratoni sarà il nuovo assessore all'ambiente, anche con competenze precedentemente in capo alle Province. Dunque Fratoni si occuperà di politiche ambientali, rifiuti, energia, prevenzione degli inquinamenti, autorizzazioni ambientali, parchi, terme, assetto idrogeologico e protezione civile;
Cristina Grieco avrà la delega a istruzione e formazione, un assessorato che diventerà strategico dato che l'accorpamento dell'istruzione alla formazione consentirà l'accesso alle risorse del fondo sociale europeo per sostenere l'avvicinamento tra mondo della scuola e mondo del lavoro;
Marco Remaschi sarà il nuovo assessore regionale all'agricoltura con delega a caccia, pesca e politiche per la montagna;
Infine l'ottavo assessore - sul nome del quale il presidente Rossi non ha sciolto la riserva - si occuperà di cultura, ricerca e università ed avrà la vicepresidenza. Di lavoro, gestione dei fondi europei e comunicazione si occuperà direttamente il presidente Rossi.
Redazione Floraviva
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- Scritto da Andrea Vitali
Offerta abbondante, con vendite regolari, per i fiori di stagione (rose, peonie e ortensie), mentre accusano qualche difficoltà di collocamento garofani, crisantemi e fogliame in generale. Il mercato potrebbe ancora migliorare per le varietà estive anche in previsione di una buona richiesta per gli addobbi cerimoniali.
La prospettiva è fortemente depressa per i mercati vinicoli nazionali, a fronte di scorte elevate e di una scarsa richiesta sui circuiti all’ingrosso. Lo stato vegetativo dei vigneti lascia prevedere una buona produzione, mentre sul versante dell’export emergono segnali contrastanti con volumi in calo del 2% nel primo trimestre 2015 (sullo stesso periodo del 2014), e fatturato in crescita del 4%, grazie agli imbottigliati Dop e Igp e agli spumanti. Prezzi al palo e contrattazioni in fase di stallo per gli oli di oliva, con buone movimentazioni di merce solo dalla Spagna, che, stando alle primissime valutazioni, si avvia peraltro a produrre rilevanti quantitativi con la nuova campagna.
Prosegue positivamente la raccolta del frumento duro negli areali produttivi del Sud Italia. Grazie alla buona qualità del prodotto (per lo meno nel Foggiano) e ad una domanda tonica, le quotazioni potrebbero ancora migliorare in queste fasi iniziali della campagna, anche in considerazione di un primo riscontro di resa inferiore ai livelli dell’anno scorso. Lo rivela l’Ismea nell’Overview di questa settimana, in cui segnala una situazione ancora di attesa sui mercati del frumento tenero, le cui operazioni di raccolta dovrebbero invece iniziare tra una decina di giorni. Anche per l’orzo, le contrattazioni proseguono con una buona fluidità al Sud, dove la raccolta, che presenta standard qualitativi più che soddisfacenti, è ormai ad un livello avanzato. Sulla piazza di Foggia i prezzi potrebbero ulteriormente beneficiare di questa situazione favorevole, contrariamente a quanto si sta invece verificando nel Nord Italia dove, a causa del maltempo, le operazioni di trebbiatura hanno subìto un rallentamento. Le piogge, soprattutto nei centri di produzione del Veneto e dell’Emilia Romagna, hanno inoltre determinato uno scadimento qualitativo che si è riflesso negativamente sulle quotazioni di questo esordio di campagna.
Il mercato dovrebbe continuare a mostrare un trend negativo nel comparto del granoturco, dove le ampie disponibilità, ancora presenti nei magazzini, e la qualità degli stock non sempre soddisfacente, lascia prevedere un’ulteriore fase di deprezzamento. Stessa dinamica per i semi di soia, che mostrano però una maggiore volatilità legata all’andamento dei mercati internazionali.
Nel comparto zootecnico, è prevedibile una lieve (ma di breve durata) ripresa dei prezzi per i suini da macello, che in diversi Paesi europei hanno già beneficiato di alcuni aumenti. Il mercato dovrebbe invece mantenersi stazionario per tutti i principali tagli, comprese le carni destinate al consumo fresco, nonostante il periodo stagionale favorevole. Per gli avicoli, polli e tacchini in particolare, Ismea attende un miglioramento del mercato, con possibili rivalutazioni dei prezzi, già a partire dalle prossime settimane. Ancora sostenuto il mercato delle uova destinate al circuito industriale, grazie ad una domanda sostenuta sulle piazze europee, con ulteriori spunti al rialzo per i conigli, che dovrebbero tuttavia esaurirsi rapidamente.
In relazione ai bovini, le condizioni generali restano fortemente depresse, con prezzi e consumi stagnanti. In questa fase il mercato appare interessato solo all’acquisto di tagli nobili (quarti posteriori), che implicitamente deprezzano però il resto delle mezzene. Le previsioni restano orientate ad un ulteriore indebolimento dei listini.
Per i lattiero-caseari, si evidenzia qualche miglioramento sui mercati del burro, soprattutto sulle piazze estere europee, con l’export che sembra beneficiare in questa fase di una buona richiesta specialmente dell’Arabia Saudita, ma anche di Egitto e Usa. Al contrario, accusano ancora diffusi cedimenti i prezzi dei formaggi, con primi riflessi negativi anche sul listino del Parmigiano reggiano.
Sui mercati ortofrutticoli, si rileva in generale un incremento dell’offerta della frutta di stagione (pesche, nettarine, albicocche, ciliegie e susine), che porta a prevedere un’ulteriore fisiologica riduzione dei prezzi. Per le ciliegie il calo risulta più accentuato negli areali produttivi del Mezzogiorno, soprattutto pugliesi (ma anche campani) dove l’offerta appare adesso sbilanciata sui calibri medio-piccoli, scambiati sulla base di valori scarsamente remunerativi per i produttori. In Emilia Romagna, la campagna di commercializzazione delle susine registra quotazioni di esordio più alte rispetto all’anno scorso anno. La stessa considerazione vale per pesche e nettarine, anche se in questo caso il confronto con lo stesso periodo dello scorso anno è influenzato da prezzi 2014 particolarmente bassi.
Per gli ortaggi, in linea con le previsioni, l’ulteriore affluenza di prodotti stagionali sui mercati sta determinando una graduale discesa dei prezzi, con qualche specie, anguria e melone in particolare, penalizzata recentemente da una minore richiesta associata al peggioramento degli sviluppi meteorologici al Centro-Nord.
Redazione Floraviva