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- Scritto da Andrea Vitali
Italia, il Paese più biodiverso d’Europa. L’Italia è un ponte gettato nel cuore del Mediterraneo, una terra di diversità. Nonostante l’occupazione del suolo e delle coste, l’Italia è ancora il Paese con la massima biodiversità in Europa. Ogni Regione italiana ha scelto una pianta che fosse simbolo della sua storia, della sua cucina, del suo ingegno nel costruire un ambiente sostenibile, delle sue tradizioni e insieme del suo futuro.
Abruzzo - Zafferano
La produzione dello zafferano di Navelli è un rito antico: la raccolta manuale, prima dell’alba, si fa stringendo il fiore ancora chiuso tra pollice e indice di una mano e recidendolo con l’unghia. Poi vengono separati gli stimmi e messi ad asciugare sopra la brace viva di quercia rovella. Tostato ed essiccato così, lo zafferano conserva il colore rosso porpora, la fragranza e l’aroma. La selezione dei bulbi è rigida e ogni zafferaneto vive un solo anno! Per questo i bulbi abruzzesi sono i più grossi e gli stimmi i più lunghi.
Alto Adige – Suedtirol - Segale
La segale, giunta sulle Alpi nell’800 a.C. e oggi di nuovo coltivata soprattutto in Val Venosta e Val Pusteria, occupa un posto d’onore nel mondo dei cereali altoatesini: molte varietà di pane sono ottenute con farina di segale e pasta madre, il lievito naturale prodotto dai panettieri. Affinché durasse, il pane veniva fatto essiccare e così nacque lo Schüttelbrot. Pane naturale senza conservanti! Il progetto “Regiograno” ha l’obiettivo di rilanciare i cereali in Alto Adige, creando una rete tra agricoltori, mugnai e panificatori.
Basilicata - Fragola
Il Metapontino, lembo di terra che si affaccia sul Mar Jonio, culla della Magna Grecia, è detto “California d’Italia” per le condizioni del terreno e il clima eccezionalmente favorevoli. La regina delle colture è la fragola, soprattutto la varietà coltivata Candonga, dal frutto (in realtà un’infiorescenza ingrossata) succoso e aromatico, apprezzata ed esportata in tutto il mondo! Conserva integri, per più giorni, sapore e consistenza. Gli chef stellati la utilizzano sempre di più per i loro originali piatti in cucina.
Calabria - Bergamotto
Vive nel sud della Calabria almeno dal Trecento. È un agrume sempreverde di origine incerta e nome misterioso, mutuato dal turco o dall’arabo. Sulla costa da Villa San
Giovanni a Monasterace produce il suo olio essenziale, un toccasana, frutto di una miscela di 250 sostanze! L’essenza ricavata dalla sua scorza è ingrediente basilare dei profumi. Il the nero aromatizzato al bergamotto incantò gli inglesi due secoli fa. Il succo rende prelibati dolci, creme e liquori. Chi lo scoprì lo definì il frutto più prezioso di tutti.
Campania - Limone
I più pregiati sono quelli di Sorrento e della Costiera Amalfitana: profumo intenso, polpa succosa, pochi semi. Magnifica è la coltivazione tipica a terrazzamenti, lungo i versanti scoscesi della costa, con la copertura delle piante attraverso le mitiche “pagliarelle”. I giardini di limoni sono fazzoletti di terra sempreverdi, elementi di spicco del paesaggio più celebrato al mondo! Li portarono in Campania gli arabi, ma già ne troviamo di molto simili agli attuali nei dipinti e nei mosaici di Pompei ed Ercolano.
Emilia-Romagna - Melograno
Fin dal Trecento il melograno era presente in Emilia-Romagna nei giardini dei contadini e negli orti dei conventi, per uso alimentare e medicinale. Il frutto del buon augurio cresce su piante bellissime, raffigurate in affreschi rinascimentali e ceramiche faentine. Per il verde delle foglie, il rosso dei chicchi e il bianco della membrana che li avvolge, è la pianta del tricolore italiano! Varietà locali, come la Grossa di Faenza, sono oggi molto rinomate e la ricerca conferma che la melagrana contiene sostanze antitumorali.
Friuli Venezia Giulia - Barbatella di vite
La barbatella è la madre del vino: una giovanissima pianta di vite, già innestata e pronta per essere piantata. Nei decenni fra Ottocento e Novecento il flagello della fillossera devastava i vigneti europei, attaccando le radici. Ci si accorse che l’unico rimedio era innestare le varietà europee su viti americane, non attaccate dall’insetto. In Friuli nacquero i primi vivai per il reimpianto e Rauscedo ne divenne la capitale. Oggi una barbatella su quattro, nel mondo, parla friulano! Grazie a ricerca, innovazione e qualità.
Lazio - Carciofo
La ninfa Cynara rifiutò le attenzioni di Zeus e fu trasformata in pianta spinosa. Forse originario dell’Etiopia, il carciofo deriva dal cardo selvatico e fu portato in Lazio dagli etruschi. Gli egizi lo utilizzavano in cucina, in medicina e nei riti funebri. Principe della cucina romana secondo il gastronomo Apicio, Plinio il Vecchio ne esaltò le proprietà depurative, toniche e… afrodisiache! Nel Lazio sono tante le varietà coltivate, invernali ed estive, ma il più conosciuto è il carciofo romanesco del litorale laziale.
Liguria - Olivo
Alti, plurisecolari, abbarbicati ovunque: gli olivi hanno trovato in Liguria un microclima particolare. Lo spettacolo degli oliveti liguri e dei terrazzamenti con muretti a secco è unico al mondo, per bellezza e ingegnosità nello sfruttare anche i pendii più scoscesi! È un paesaggio plasmato in questo modo fin dall’epoca romana per produrre un olio pregiato dal sapore delicato. Tante le varietà coltivate da Ponente a Levante, come l’oliva taggiasca, pazientemente selezionata dai monaci benedettini del convento di Taggia.
Lombardia - Gelso
Un tempo gli argini di campi e vigne di Lombardia erano contornati da file di gelsi. La pianta fu introdotta in Italia dai bizantini e diffusa nei domini lombardi dagli Sforza nel Quattrocento: le foglie dei “mori”, altamente proteiche, nutrivano i bachi da seta. Il gelso è resistente, ornamentale e produce more benefiche: una pianta umile e utilissima! Oggi le robuste varietà di gelso portate dagli emigranti lombardi in Sudamerica fanno il viaggio di ritorno: non solo per la bachicoltura, ma anche per foraggio e biomasse.
Marche - Roverella
Fusto contorto e ampia chioma, la roverella è più piccola di altre querce caducifoglie ed è diffusa nei pendii marchigiani soleggiati, dal livello del mare fino ai 1100 metri d’altitudine. È buona come legna da ardere, ma presenta una ben più redditizia e rara proprietà: dove c’è lei ci sono anche i tartufi! Allo stato naturale stringe simbiosi con quasi tutte le specie di tartufo presenti sul territorio, ma predilige i tartufi neri, in particolare il tartufo nero pregiato, il tartufo scorzone e quello uncinato.
Molise - Leguminose
Un tempo le leguminose locali, come le lenticchie di Capracotta, i fagioli di Castel San Vincenzo e Conca Casale, le cicerchie di Baranello, i ceci di Riccia, erano parte essenziale della biodiversità agricola molisana. I loro semi contengono una quantità di proteine molto elevata, talvolta superiore a quella contenuta nella carne! Abbandonate per motivi economici, oggi vengono riscoperte e conservate, anche perché rappresentano preziose colture di rinnovo nelle rotazioni agricole, grazie al loro effetto fertilizzante.
Piemonte - Nocciolo
Pietro Ferrero un secolo fa coltivava l’idea di realizzare un companatico per il pane che gli operai si portavano in fabbrica: una crema spalmabile di cioccolato con aggiunta di
nocciole tipiche del Piemonte. La progenitrice della nutella (da “nut”, nocciola) si chiamava Pasta Giandujot ed era prodotta ad Alba: diventerà poi un enorme successo internazionale! La varietà di nocciolo coltivata in Piemonte è la Tonda Gentile Trilobata, la migliore al mondo per conservabilità, forma, gusto e aroma dopo la tostatura.
Puglia - Frumento Duro
Il grano duro nacque dalla fusione di due specie selvatiche nella Mezzaluna Fertile e trovò nel clima caldo e secco del Tavoliere un ambiente ideale. Da quello pugliese, presente già nel V secolo a.C. e oggi prodotto soprattutto nelle province di Foggia, Bari e Taranto, si ricavano semole a granuli grossi ricchi di glutine e proteine, adatte per produrre pani tipici cotti in forni a legna, come il pane di Altamura e il pane di Laterza, o le tipiche frise salentine! Ma, soprattutto, paste di grano duro per le celebri orecchiette.
Roma Capitale - Lauro
Nella mitologia greco-romana l’alloro era una pianta sacra che simboleggiava sapienza, gloria e abbondanza. Una corona trionfale di Laurus cingeva la fronte dei generali che tornavano vittoriosi a Roma e poi degli imperatori. Portarla era il massimo onore anche per un poeta, che diveniva così “laureato”! Cresce spontanea nelle regioni mediterranee. Boschetti di questa pianta aromatica sempreverde sorgevano vicino ai santuari e ai luoghi di purificazione. Troviamo l’alloro raffigurato in splendidi affreschi di età imperiale.
Sardegna - Sughero
La quercia da sughero cresce spontanea in tutto il bacino occidentale del Mediterraneo. Se ne ricava un tessuto vegetale impermeabile e isolante. Per avere il sughero “femmina”, il più pregiato, ci vogliono abilità, per non rovinare con i tagli la corteccia sottostante, e tanta pazienza: l’albero, per poter essere decorticato senza danni, deve avere almeno vent’anni e il prelievo successivo deve attendere almeno dieci anni! L’estrazione e la lavorazione del sughero sardo è concentrata in Gallura, in particolare a Calangianus.
Sicilia - Ficodindia
È maestra nell’accumulare acqua, come tutte le piante succulente. Nasce in Messico ma da cinque secoli il ficodindia è siciliano di adozione. Resiste dove altri soccombono. Dai semi si spreme olio per cosmesi, le sue pale spinose sono commestibili, viene usato come foraggio e per biomassa. Se ne ricavano persino pigmenti naturali per celle fotovoltaiche
di nuovissima generazione! Ma i più amati sono i suoi deliziosi frutti, che Elio Vittorini così descrive: “Frutti coronati di spine che crescevano, corallo, sulla pietra”.
Toscana - Castagno
Originario dell’Asia minore, il plurisecolare “albero del pane” era indispensabile per la vita in montagna. Regalava legno, farina, frutti e buon miele. “Pan di legno” e “vin di nuvoli”: il povero pasto a base di polenta di castagne e acqua di fonte diventava più saporito chiamandolo con nomi poetici! I castagneti da frutto un tempo ricoprivano 150.000 ettari di Toscana. Le invasioni della vespa cinese e della robinia hanno ridotto molto la produzione recente, motivo in più per difendere le varianti tipiche toscane.
Trentino - Mirtillo
Blu intenso, gustosi e carnosi: i mirtilli crescono bene in montagna anche oltre i 1000 metri, in terreni acidi. Si raccolgono tra luglio e ottobre nei boschi e nelle vallate del Trentino, che vanta una produzione di piccoli frutti di altissima qualità, per consumo diretto, marmellate e liquori. Le antocianine sono pigmenti con un’elevata attività protettiva antitumorale e i mirtilli ne sono ricchi! La specie maggiormente coltivata in Trentino è il mirtillo gigante nordamericano ed è suddivisa in varietà particolari come Brigitta.
Umbria – Lenticchia
Sugli splendidi piani carsici di Castelluccio di Norcia, nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, a circa 1500 metri di altitudine, si coltiva una varietà speciale e rara di lenticchia. I suoi semi sono stati trovati in tombe neolitiche del 3000 a.C. Proteine vegetali, vitamine, fibre e sali: la piccola “Lénta” ha tutto ciò che serve per una dieta nutriente e sana! Abituata al freddo, resiste ai parassiti. I germogli si mangiano in insalata. Grazie alla buccia tenera, può essere cotta senza ammollo, per deliziose creme e zuppe.
Valle d’Aosta - Melo
Lungo la Dora Baltea, le fertili terrazze alluvionali sono un paradiso per il melo. Piove poco e il territorio valdostano, benché circondato dai massicci delle Alpi, è inondato di sole e di vento, anche in settembre e ottobre, quando maturano le mele. Un ambiente unico, che ospita più del 40% di tutte le piante italiane! Da secoli le mele, renette e non solo, sono presenti in tante ricette, nel sidro, nei riti e nelle feste.
Veneto - Vite
Nel 2013 l’Italia era detentrice del maggior numero di vitigni al mondo, con quasi 380 varietà tipiche, 25 delle quali solo in Veneto. La Dorona è un vitigno autoctono coltivato esclusivamente nella piccola isola lagunare di Mazzorbo: è un’antica e dorata uva bianca veneziana, una delle più rare che esistano! In Veneto si coltiva la vite dal VII secolo a.C. Secondo i romani, il vino retico delle colline veronesi era secondo soltanto al Falerno. Nel Cinquecento comparvero nel vicentino i vini “piccanti”, cioè frizzanti.
Redazione Floraviva
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- Scritto da Andrea Vitali
1300 visitatori al giorno per un totale che supera le 20.000 persone in due settimane di presenza ad Expo Milano 2015.
Sono queste le cifre sull'affluenza allo stand della Toscana all'interno di Expo secondo i dati di Toscana Promozione, l'agenzia della Regione che ha curato la presenza della Regione all'esposizione universale. Cifre che fanno della Toscana la protagonista dell'Expo per l' Italia. Lo stand regionale è infatti il più visitato tra quelli italiani presenti sul Cardo, la strada su cui si affaccia il Padiglione Italia e poco distante c'è anche lo stand della Toscana.
La cosa che da' maggiore soddisfazione sono i tanti commenti entusiasti lasciati sul libro firma di uno spazio regionale che ha incantato tanto gli studenti delle scolaresche in visita, quanto il pubblico straniero. Apprezzatissimo il concept, che ha permesso di divertirsi e di scoprire gli aspetti meno noti della Toscana. "Un bellissimo progetto, coinvolgente" scrive una visitatrice italiana, mentre una ragazza statunitense commenta: "It was perfect. I love it".
Un elenco lunghissimo di complimenti provenienti da tutto il Mondo: "Very Good!" scrive Sang-hee dalla Korea, a cui si associa anche una coppia giapponese - "Cool!" - E poi: francesi, inglesi, brasiliani, cinesi, canadesi, australiani. Tutti conquistati dalle immagini e dagli oggetti presenti nello stand; dai tavoli dell'esperienza, dai profumi (tantissime le lodi per quello creato appositamente da Lorenzo Villoresi) e dalla possibilità, grazie alla parete interattiva dello stand, di portarsi a casa un po' di suggestioni toscane: video, suoni, percorsi. E tra i commenti non mancano neanche gli apprezzamenti per le hostess, sempre accoglienti e preparate, che in questi giorni hanno guidato i gruppi e i singoli visitatori alla scoperta delle meraviglie toscane.
In Regione c'è molta soddisfazione per il successo che nasce da un grande lavoro corale che ha visto tutta la Toscana impegnarsi per cogliere le opportunità offerte da questo evento e si inviano ringraziamenti a tutti i territori toscani e ai partner che hanno sostenuto questa avventura. Grazie a questo lavoro di squadra la Toscana sta portando a casa un importante risultato.
La presenza toscana ad Expo proseguirà fino al 28 maggio, ma anche nei mesi successivi la Toscana avrà altri momenti di visibilità: il 14 giugno presenteremo il progetto Piccoli Grandi Musei realizzato dalla Regione assieme all'Ente Cassa di Risparmio con lo scopo di valorizzare i beni culturali del territorio. Mentre a settembre si terrà un laboratorio didattico gestito dall'Ospedale pediatrico Meyer di Firenze, ci sarà un incontro sulle Architetture del Vino dedicato alle cantine d'autore e sarà esposto un carro realizzato dalla Fondazione Carnevale di Viareggio su progetto originale di Leonardo da Vinci.
Un successo, quello della Toscana a Expo 2015, a cui fa eco quello del Fuori Expo ai Chiostri dell'Umanitaria. Dopo due settimane sono circa 12.000 i visitatori che, fino ad oggi, hanno potuto scoprire le bellezze, i sapori e i colori di Firenze e di Quarrata. Mentre da martedì prossimo toccherà al Mugello, terzo capitolo di un racconto che andrà avanti fino al 2 novembre.
Redazione Floraviva
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- Scritto da Andrea Vitali
Al via il Programma di Sviluppo Rurale della Regione Toscana per il settennato 2014-2020. La Direzione generale agricoltura della Commissione ha infatti inviato la "comfort letter" che consente alla Regione di partire con l'attuazione delle misure previste in attesa dell'approvazione formale che avverrà dopo l'adozione del nuovo quadro finanziario europeo. In Regione c'è soddisfazione per un traguardo che viene considerato importante e per niente scontato: la Toscana è infatti nel gruppo delle prime 4 regioni italiane ad aver ottenuto l'ok dall'Europa. Questo risultato è frutto di un lungo lavoro di squadra tra l'assessorato all'agricoltura e tutti i partner più rappresentativi del mondo agro-alimentare, forestale, sociale ed economico, che si è articolato attraverso diverse fasi di concertazione, tutte caratterizzate da un forte spirito di condivisione e di proficua partecipazione.
L'approvazione del PSR si aggiunge a quella dei Programmi Operativi (POR) sui fondi europei per imprese e formazione: FESR (Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale) e FSE (Fondo Sociale Europeo), già operativi da qualche mese.
Il PSR mette a disposizione oltre di 961 milioni di euro, 91 in più rispetto al precedente periodo di programmazione 2007-2013. La quota comunitaria delle risorse è pari al 43,12%, la restante parte è cofinanziata dalla Regione e dallo Stato.
Il principio di base del nuovo PSR è quello di mettere non solo l'agricoltore, ma gli anche altri soggetti del mondo rurale, al centro delle azioni del Programma. Le azioni hanno l'obiettivo di permettere alle aziende di migliorare la competitività, contribuire alla conservazione dell'ecosistema e all'adeguamento ai cambiamenti climatici, allo sviluppo economico e sociale dei territori rurali, con particolare riferimento a quelli montani. Il tutto caratterizzato da un concetto trasversale che accompagni tutti gli interventi: l'esigenza di innovare i comportamenti e gli attori del sistema rurale, in un ambito di semplificazione delle politiche regionali.
Già con la conclusione della fase di negoziazione informale, prima della comfort letter ufficiale, la Regione ha dato il via ad alcuni bandi in anticipazione, condizionati all'approvazione del PSR, fra i quali i premi a superficie per le indennità compensative in zone svantaggiate e per l'agricoltura biologica. La Giunta Regionale ha inoltre approvato specifiche delibere per l'avvio della progettazione integrata attraverso i PIF (progetti integrati di filiera) e per il pacchetto giovani ed a breve usciranno i relativi bandi. Successivamente si prevede di dare il via alla misura sulla formazione, relativamente ai corsi necessari per l'ottenimento dei tesserini fitosanitari.
Focus su: Pacchetto Giovani, progetti di filiera, redditività e innovazione
Il Programma di sviluppo rurale 2014-2020 della Toscana, in coerenza con la nuova strategia Europa 2020, è basato su 6 priorità, che in estrema sintesi si riassumono in: innovazione, redditività, filiere, tutela dell'ambiente, promozione fonti energetiche rinnovabili, integrazione sociale. Di conseguenza il 45,62% dei finanziamenti, pari a 438,8 milioni di euro, è destinato alla redditività delle imprese agricole, alle tecnologie innovative, all'ammodernamento delle aziende e alla diversificazione, a promuovere l'organizzazione della filiera agroalimentare. Queste risorse pubbliche consentiranno di sostenere interventi per una spesa totale pubblico-privato di circa 1 miliardo di euro.
Il 30,9% delle risorse, pari a circa 297,3 milioni sarà destinato all'ambiente, ovvero alla conservazione, al ripristino e alla valorizzazione degli ecosistemi connessi all'agricoltura e alla silvicoltura, alla tutela della biodiversità, alla prevenzione dell'erosione dei suoli e alla loro migliore gestione.
L'11,8% dei finanziamenti, pari a 113,3 milioni serviranno ad incentivare l'uso più efficiente delle risorse idriche e dell'energia e a favorire l'uso di energie rinnovabili per ridurre le emissioni di gas serra. Le risorse per lo sviluppo economico e per l'inclusione sociale delle comunità rurali ammontano a 98 milioni di euro (10,2% del totale). Di queste 40 milioni andranno ad implementare la banda larga e ultralarga.
Il programma LEADER (interventi per promuovere lo sviluppo sostenibile delle aree rurali più fragili) avrà a disposizione 58 milioni di euro. La percentuale di risorse destinata all'assistenza tecnica è pari all'1,4%.
Una dotazione importante, pari a 81 milioni, che viene "spalmata" su tutte le misure, è destinata a promuovere il trasferimento di conoscenze e l'innovazione, con attività di formazione, informazione, servizi di consulenza e per stimolare la cooperazione e lo sviluppo di conoscenze nelle zone rurali. Un 'altra fetta importante sarà destinata alla progettazione integrata che verrà attivata sia con i Progetti Integrati di Filiera, sia con il Pacchetto Giovani. Si tratta di bandi multimisura, volti a promuovere progetti in cui vengono attivate più misure contemporaneamente.
Il primo bando sui PIF – in uscita nei prossimi giorni - stanzierà per l'anno in corso 90 milioni di euro. Il bando sul Pacchetto Giovani, che uscirà entro il mese di maggio, prevede uno stanziamento di 40 milioni. Per incentivare l'avvio di nuove imprese agricole sostenute da giovani (tra i 18 e i 40 anni non compiuti) è previsto un premio di primo insediamento di 40 mila euro, che diventa di 50 mila per le zone montane.
Grazie al nuovo Programma di Sviluppo Rurale la Regione conta di offrire opportunità finanziarie importanti agli agricoltori, ma anche offrire stimoli a creare qualcosa di nuovo, oltre ad offrire uno strumento per aggredire i problemi strutturali dell'agricoltura, come l'invecchiamento degli agricoltori e la perdita di aziende agricole, il dissesto idrogeologico, la frammentazione aziendale e le difficoltà ad impostare strategie di filiera.
Redazione Floraviva
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Secondo Repubblica, il Governo sembra essere intenzionato a puntare sull’utility statale Enel, per lo sviluppo del progetto della banda ultralarga.
Come già ventilato nelle scorse settimane il Governo punta ad affidare a Enel la regia della banda ultralarga. La conferma arriva oggi da un articolo pubblicato su Repubblica, secondo cui la mossa di Palazzo Chigi è volta a mettere l’ex monopolista Telecom Italia con le spalle al muro nella partita della fibra.
Oggi il Premier Matteo Renzi getta acqua sul fuoco pur non smentendo nulla di quanto trapelato.
L’intento del Governo, secondo Repubblica, sembra quindi riaffermare il ruolo statale nelle grandi reti d’ infrastrutture tlc ed Enel è il veicolo ad hoc individuato per realizzare questo piano. L’utility a controllo pubblico (controllata dal ministero del Tesoro ndr.) e guidata da Francesco Starace aveva annunciato il 14 aprile, nel piano sulla banda ultralarga, la sua disponibilità ad avviare sinergie con gli operatori Tlc per accelerare i tempi, offrendo le proprie infrastrutture per la posa della fibra soprattutto nelle aree del paese a fallimento di mercato.
Il Governo sembra ora orientato sulla compagnia di rete elettrica per la cabina di regia del progetto. Il punto di forza dell’utility è sicuramente la capillarità e la ramificazione della sua rete. Infatti, il cavo elettrico raggiunge tutte le case e basterebbe soltanto affiancare alla rete già esistente la fibra ottica. Operazione in cui Enel sarebbe comunque facilitata e spronata ad agire, dal momento che deve sostituire i vecchi contatori elettronici (33 milioni di contatori in Italia ndr.) installati nei primi anni del 2000, con i nuovi contatori digitali di seconda generazione, dotati di SIM per la trasmissione dati di ogni singola utenza e che pertanto ricadranno in via naturale nella sfera dell’Internet delle Cose.
Secondo il documento di aprile inviato ad AGCOM, l’Enel opererebbe sia sui Cluster C e D e le aree industriali attraverso la ‘posa’ dei cavi in fibra ottica anche sui tralicci elettrici già esistenti. Mentre, per i Cluster A e B, Enel punta alla sinergia con le reti e i cabinet già esistenti e con i piani di sviluppo degli operatori di telecomunicazioni. L’ipotesi di una reale entrata di Enel nella partita della fibra potrebbe far vacillare la posizione di Telecom Italia in quanto investitore in solitaria.
A questo si aggiunge anche la questione –determinante- della tempistica. Enel avrebbe infatti dato a intendere di essere disponibile a lavorare in tempi stretti. In tre anni e con parte dei 6,5 miliardi di euro di fondi messi a dipsosizione dal Governo, sarebbe possibile cablare l’intero paese rispettando le direttive europee, che prevedono la copertura a 100% del 50% della popolazione entro il 2020.
Questo significherebbe anche accelerare l’archiviazione della ‘vecchia’ infrastruttura in rame, mantenendo il controllo dello Stato e non dei singoli operatori sulle reti di nuova generazione.
Molteplici i commenti in giornata, a partire dalla presidente dell’Enel Patrizia Grieco che alle domande sul coinvolgimento della società elettrica nel piano per la banda ultralarga ha risposto “L’energia è il nostro mestiere e questo faremo. Certo è chiaro che le infrastrutture devono evolvere anche nel mondo dell’energia”.
A seguito il commento critico su Twitter da parte del giornalista Oscar Giannino a cui poi ha risposto il sottosegretario allo Sviluppo, Antonello Giacomelli.
Non passa inosservato il commento di risposta al tweet di Renzi da parte di Franco Bassanini, presidente di Cdp e Metroweb.
In tardo pomeriggio anche Angelo Marcello Cardani, presidente Agcom ha commentato la lettera ricevuta dall’Enel alcune settimane: “Io appartengo alla scuola che privilegia la concorrenza rispetto a qualsiasi intervento: se aumenta è un fatto positivo di per sé”. Ha poi continuato, “se l’Enel dice che potrebbe farlo vuol dire che si è fatta due conti e che la cosa è fattibile”. “La rete” ha concluso Cardani, “può essere sviluppata in mille modi, ma se arriva qualcuno che dice ‘lo faccio io a un prezzo competitivo va benissimo”.
“Il Governo, che in questi mesi rispondeva no alle sollecitazioni del Movimento 5 stelle ad investire in un piano per la banda ultra larga con una rete pubblica, sembra ora aver fatto un repentino cambio di rotta”, lo affermano i deputati della commissione Telecomunicazioni e Trasporti del M5S.
"L’apertura ad Enel – proseguono i pentastellati – non vorremmo che si trattasse solo di una mossa strategica per indurre Telecom a ripensare al proprio ruolo in Metroweb dopo gli eventi delle scorsesettimane. Certo, rileviamo il segnale positivo, che se confermato, evidenzierebbe l’importanza strategica dell’infrastruttura pubblica di cui il Paese ha bisogno. Registriamo come nella discussione delle due mozioni sul tema alla Camera e al Senato il Governo, al contrario di quanto proposto dal MoVimento, abbia sempre negato la possibilità di un intervento pubblico che ora invece sembra propiziare. Se il Governo presenterà un piano serio e che preveda tempi certi con un marcato ruolo pubblico nella realizzazione dell’infrastruttura a banda ultralarga in tutte le aree del Paese (e non solo in quelle più remunerative), noi faremo la nostra parte” concludono i deputati a 5 stelle.
Redazione Floraviva
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- Scritto da Andrea Vitali
Il mercato ortofrutticolo vede ancora protagonista la fragola: l’offerta nazionale, elevata e con un buon profilo qualitativo, viene premiata dal mercato a prezzi soddisfacenti, grazie alla minore pressione del prodotto spagnolo e al ritardo di maturazione delle ciliegie, per le basse temperature delle scorse settimane.
Lo rileva l’Ismea nell’Overview di questa settimana. Sul circuito dei prodotti di stagione, buon avvio di campagna per le angurie; riscontri positivi anche per il melone, le cui quotazioni, sebbene in lieve flessione sulle settimane precedenti, dovrebbero rimanere più elevate di quelle dell’anno scorso. Per mele, pere e kiwi, l’andamento del mercato prosegue in un clima di sostanziale regolarità, con quotazioni che non dovrebbero registrare variazioni di rilievo.
L’aumento delle temperature degli ultimi giorni sta favorendo l’offerta di zucchine, pomodori, melanzane e asparagi che a fronte di una buona domanda verranno scambiati a prezzi più contenuti. Per la patata novella del Salento, le cui superfici investite si sono contratte del 15% rispetto all’anno scorso, le quotazioni dovrebbero invece mantenersi su livelli superiori rispetto alla scorsa campagna, come anche nel caso del fagiolino del salernitano.
Nei mercati delle produzioni zootecniche, la situazione rimane in generale difficile. Nel settore suinicolo nazionale persiste un eccesso di offerta a fronte di una domanda stagnante, anche per la presenza di prodotto estero, soprattutto tedesco, proposto a prezzi fortemente competitivi. I listini nazionali potrebbero quindi accusare ulteriori flessioni sia per i capi vivi che per i principali tagli industriali. Anche nel comparto bovino sono previsti ribassi per i tagli meno pregiati (quarti anteriori e mezzene), per la presenza sempre più pressante di carni estere. Le macellazioni procedono a ritmi lenti sebbene l’offerta si trovi nel periodo di picco massimo. Per quanto riguarda i ristalli, invece, le attese sono di ulteriori rincari per i broutard francesi, la cui offerta risulta particolarmente limitata. Nel segmento delle carni bianche si prevedono rialzi nei listini di polli e tacchini, grazie ad una domanda vivace, allineata alle attese di periodo degli operatori; potrebbero invece registrare ulteriori flessioni le quotazioni dei conigli e delle uova, in ragione di un’offerta abbondante.
Per i lattiero-caseari, il mercato dei grana rimane in una situazione di attesa, a fronte di una buona tenuta dell’export e di una contrazione della produzione nazionale (Grana padano in calo del 3% nei primi quattro mesi del 2015). Situazione difficile per le materie grasse, per le quali, dopo la forte flessione della scorsa settimana (meno 15-20 centesimi per il burro), sono previsti ulteriori cedimenti. Il mercato internazionale, d’altronde, risulta penalizzato dal calo della domanda cinese (nel primo trimestre, su base annua: burro -46%; latte intero in polvere -50%) e da una produzione di latteaustraliana e neozelandese che si conferma superiore alle attese.
Nel settore dei cereali, sono previsti ulteriori ribassi per frumenti, mais, orzo e soia. Nel caso del granturco, le ultime stime dell’International Grains Council prevedono per la campagna 2015-1016 una flessione delle produzioni (del 4% a livello mondiale; del 10% nell’Ue), che dovrebbero comunque rimanere superiori ai livelli medi degli ultimi 5 anni. Sostanzialmente stabile, infine, il mercato del riso, in un contesto più dinamico di quello dello scorso anno, come confermato dagli ultimi dati dell’Ente nazionale Risi (la quantità assorbita dal mercato è pari all’83% del prodotto nazionale disponibile, in aumento sul livello del 2014).
Redazione Floraviva