Filiera vite-vino

Stabiliti i periodi entro i quali sono consentite le fermentazioni e le rifermentazioni in deroga al normale periodo di vendemmia con riferimento alla campagna viticola 2020-2021.
Nei giorni scorsi, come comunicato dal Ministero delle politiche agricole, in Conferenza Stato-Regioni è stata raggiunta l’intesa sul decreto ministeriale che definisce tali periodi.
Così è fissato al 30 giugno il termine ultimo per le fermentazioni e rifermentazioni dei vini a denominazione di origine e indicazione geografica con le menzioni "passito", "vin santo", "vendemmia tardiva" oppure che facciano ricorso a uve appassite o stramature nonché per i mosti di uve parzialmente fermentati con sovrapressione.
Per i vini senza denominazione di origine e indicazione geografica, quali i vini ottenuti da uve appassite o vini per i quali il processo di vinificazione avviene in contenitori di terracotta o altre tipologie di recipienti riempiti di uva pigiata unitamente in bucce, il termine ultimo per le fermentazioni e rifermentazioni è fissato al 30 giugno.
Per il vino Doc Colli di Conegliano "Torchiato di Fregona", infine, la data ultima per il procedimento è fissata al 31 agosto.
«Il decreto ottempera ad una specifica disposizione del Testo Unico sul vino – ha commentato il sottosegretario alle Politiche agricole Giuseppe L'Abbate - Come ogni anno il Mipaaf individua con un proprio provvedimento, d'intesa con le Regioni, le tipologie di particolari vini per le quali possa essere consentita la fermentazione o la rifermentazione oltre il termine ultimo del 31 dicembre».

Redazione

 

 

L’Unione italiana vini comunica le nuove date de Salone internazionale macchine per enologia e imbottigliamento di bevande: dal 15 al 18 novembre 2022. L’Italia è leader mondiale del settore con un fatturato di 2,9 miliardi di euro l’anno (il 70% da export).

La 29esima edizione di Simei, la manifestazione di Unione italiana vini (Uiv) leader mondiale delle tecnologie per l’enologia e l’imbottigliamento di bevande, inizialmente prevista dal 16 al 19 novembre 2021, è stata posticipata a causa della pandemia al prossimo anno, sempre a Fiera Milano, dal 15 al 18 novembre.
Il rinvio e la riprogrammazione della rassegna sono frutto di un’attenta riflessione e condivisione con l’associazione di riferimento per il settore (Anformape) e con le imprese del comparto, e sono diretta conseguenza dell’emergenza sanitaria. Allo stato attuale non è infatti possibile garantire la consueta qualità del business che ha permesso al Salone internazionale macchine per enologia e imbottigliamento di diventare negli anni la manifestazione internazionale di riferimento per il settore.
La fiera biennale Simei, cresciuta molto anche sul fronte delle tecnologie per l’imbottigliamento di altre bevande (birra, olio, spirits, succhi), ha chiuso l’edizione 2019, fa sapere Uiv, «con 33 mila operatori provenienti da oltre 90 Paesi e più di 500 espositori». E «l’Italia è leader mondiale del settore con un fatturato di circa 2,9 miliardi di euro l’anno: di questi, il 70% è destinato all’export, per una bilancia commerciale attiva di circa 1,8 miliardi di euro».

Redazione

 

 

Le elaborazioni di Ismea (su dati Istat) sulle esportazioni di vino italiano nei primi dieci mesi del 2020. La riduzione degli incassi soprattutto fuori dall’Unione europea: in Usa (-5,9%) e Uk (-9,5%) in primis, ma in termini relativi ancora di più in Giappone (-18,6%) e Cina (-33,6%). Ismea stima a fine 2020 un volume di 20,8 mln di ettolitri esportati per 6,2 mld di euro (nel 2019 erano 6,4 mld) e comunica che Francia e Spagna stanno facendo peggio dell’Italia.


«Si conferma anche ad ottobre il calo delle esportazioni di vino italiano, maturato soprattutto nei primi mesi della crisi sanitaria ma che il periodo autunnale non è riuscito a contenere. Il dato puntuale del mese fa segnare, infatti, una flessione in volume del 6% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, a fronte di una perdita in valore limitata al 3%».
Si apre con il risultato dell’ottobre 2020 il report di Ismea (su dati Istat), che è stato diffuso il 20 gennaio, sull’export di vino italiano nei primi 10 mesi dell’anno scorso. Periodo che ha visto «varcare le frontiere un quantitativo di 17,2 milioni di ettolitri di vino (-2,7% su base annua) per 5,11 miliardi di introiti complessivi». Con una perdita in valore che è stata più che proporzionale: «meno 3,4% sullo stesso periodo del 2019».
«Tra le destinazioni, tenuto conto che il Regno Unito è ormai a tutti gli effetti fuori dai confini comunitari, - si legge nella nota di Ismea - le perdite più pesanti sono state registrate nei Paesi extra Ue dove al -2,3% in volume si affianca un -5,7% in valore. Di contro, all'interno della Ue, la riduzione dei volumi del 3% si è tradotta in una sostanziale tenuta degli incassi. L'export italiano ha avuto battute d'arresto di una certa entità in due dei principali Paesi clienti: Stati Uniti (-5,9% in valore) e Regno Unito (-9,5%), e perdite rilevanti in estremo Oriente ( -18,6% in Giappone e -33,6% in Cina)». Al contrario si evidenziano aumenti del fatturato in Germania (+4%, nonostante il -1,5% in quantità), che è la seconda più importante destinazione delle cantine tricolori, nei Paesi Bassi (+17% in quantità e + 16,30% in valore), nella Penisola Scandinava, in Svizzera e in Canada, a fronte di una tenuta sul mercato russo.
«Se tale trend fosse mantenuto – osserva l’Ismea - il 2020 potrebbe chiudersi con 20,8 milioni di ettolitri spediti oltre frontiera, per un controvalore di 6,2 miliardi di fatturato. Una perdita rispetto al record dei 6,4 miliardi del 2019, tutto sommato contenuta se valutata alla luce della forte riduzione degli scambi internazionali di vino e delle performance più deludenti dei principali competitors. Dalle elaborazioni Ismea su dati IHS emerge infatti per la Francia una perdita del 7% delle esportazioni in volume e di oltre il doppio in valore (-15%), mentre la Spagna ha ceduto rispettivamente il 10 e il 5 per cento».

L.S.

 

Dal 15 febbraio al 31 marzo sarà possibile fare domanda per l'autorizzazione all'impianto di nuovi vigneti in Toscana.
La giunta regionale ha definito i criteri di priorità ed è stata individuata la superficie massima richiedibile e la superficie minima garantita per il rilascio delle autorizzazioni. Le domande devono essere presentate al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf) in modalità telematica nell'ambito del Sian.
Possono accedere al bando tutti coloro che hanno in conduzione una superficie agricola almeno pari o superiore a quella per la quale chiedono l'autorizzazione per l'impianto di un nuovo vigneto. In ogni caso, la superficie massima richiedibile per ciascuna domanda è pari a 30 ettari.
Le autorizzazioni vengono poi concesse dalla Regione sulla base di un elenco predisposto dallo stesso Mipaaf e hanno una validità di tre anni dalla data di rilascio. La pubblicazione dell'atto di approvazione dell'elenco ministeriale sul Bollettino ufficiale della Regione Toscana (Burt) assume valore di comunicazione alla azienda.
Qualora le richieste ammissibili complessivamente riguardassero una superficie superiore a quella  disponibile, ai singoli richiedenti verrà comunque garantita una superficie minima di nuovo impianto pari a 2.500 metri quadrati. Qualora venisse concessa un’autorizzazione per una superficie inferiore al 50% della superficie richiesta, il beneficiario potrà rifiutare l’autorizzazione entro 30 giorni dalla data di pubblicazione dell'elenco dei beneficiari sul Burt dandone comunicazione tramite Sian.
«Con questo intervento intendiamo assecondare la spinta delle imprese a rafforzare il “Vigneto Toscana” - ha detto la vicepresidente e assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi - a conferma della vivacità e del valore del settore che anche negli ultimi anni ha continuato a crescere in qualità, grazie al continuo impegno profuso dai produttori, sia in campo che in cantina. Anche le ultime performances sui mercati esteri, con le vendite oltre confine, sembrano confermare il trend di crescita degli ultimi anni. Perciò, l’invito che faccio ai viticoltori e imprenditori è caloroso, andiamo avanti così».

Redazione

I Giovani di Confagricoltura – Anga organizzano domani martedì 26 gennaio alle 17 in diretta sulla propria pagina Facebook un convegno online sul tema “Viticoltura sostenibile: vitigni resistenti o resistenza ideologica?”.
Interverranno Michele Morgante, docente dell’Università degli Studi di Udine, che affronterà in particolare la questione delle “Tecnologie genetiche per una viticoltura sostenibile”, Yuri Zambon, dei Vivai Cooperativi Rauscedo, che parlerà di “Vitigni resistenti: il primo passo verso una viticoltura sostenibile” e infine Eugenio Sartori, sempre dei Vivai Cooperativi Rauscedo, che parlerà delle resistenze ideologiche che ci sono verso le tecnologie genetiche applicate alla viticoltura e all’agricoltura più in generale.
A moderare l’incontro sarà il delegato Anga alla Federazione nazionale di prodotto vitinicola di Confagricoltura, Bernardo Giannozzi.
L’appuntamento rientra in un ciclo di incontri online di formazione organizzati dai Giovani di Confagricoltura – Anga, che rappresenta i giovani imprenditori agricoli aderenti a Confagricoltura ed è membro permanente a Bruxelles del Consiglio europeo dei giovani agricoltori - CEJA.

Redazione

Il segretario generale di Uiv Castelletti apprezza lo stop del Governo: «un gesto di apertura verso la nuova amministrazione Biden per trovare un accordo multilaterale» ed evitare il rischio di azioni ritorsive sull’export in Usa dei nostri prodotti vitivinicoli. Il vino made in Italy esportato in Usa vale circa 1,7 miliardi di euro (il 30% delle esportazioni vitivinicole italiane).


«Lo stop temporaneo alla digital tax da parte del nostro Consiglio dei ministri accoglie l’indicazione di Unione italiana vini per un gesto di apertura nei confronti della nuova amministrazione Biden, che si insedierà il 20 gennaio, affinché sia trovato già nei primi mesi del 2021 un accordo multilaterale su questa complessa materia. Non è un caso che proprio in questi giorni sia la Commissione europea sia l’Ocse abbiano pubblicato le loro nuove distinte proposte in tema di tassazione digitale».
Lo ha dichiarato ieri il segretario generale di Unione italiana vini, Paolo Castelletti, sul rinvio – approvato venerdì scorso dal Consiglio dei ministri (Cdm) – del termine per i versamenti relativi all’imposta sui servizi digitali per il 2020 dal 16 febbraio al 16 marzo 2021 e il rinvio del termine per la presentazione della relativa dichiarazione dal 31 marzo 2021 al 30 aprile 2021.
«Per il mondo del vino italiano – ha aggiunto Castelletti – la decisione presa in Cdm è tanto saggia quanto importante, perché il rischio di vedere, ancora una volta, i prodotti vitivinicoli travolti da una disputa internazionale e da potenziali misure penalizzanti in un momento di estrema indecisione per il contesto economico internazionale era alto».
La tassa sui servizi digitali (Dst) era destinata ad avere definitivamente i suoi effetti in Italia a partire dal 16 febbraio. Sul tema ha fatto seguito il report del Rappresentante per il Commercio Usa (Ustr) che ha ritenuto discriminatoria l’imposizione italiana nei confronti delle imprese digitali americane, che rappresentano i 2/3 delle aziende da tassare. Secondo Unione italiana vini (Uiv), tale impostazione sarebbe stata a forte rischio di azioni ritorsive già arrecate (e poi sospese) ai danni della Francia, anch’essa promotrice della stessa imposta.
Con la tassa sui servizi digitali l’Italia prevede di concretizzare un corrispettivo di circa 700 milioni di euro; il vino italiano, che negli Stati Uniti vende il 30% del proprio export a valore (circa 1,7 miliardi di euro), sarebbe uno dei maggiori indiziati tra i prodotti tricolore a rischio ritorsione. Secondo l’Osservatorio di Unione italiana vini (base dogane), le importazioni di vini fermi italiani hanno chiuso i primi 11 mesi del 2020 in sostanziale pareggio (-0,1%) sul pari periodo 2019, per un corrispettivo di quasi 1,35 miliardi di dollari. Un risultato che ha permesso al Belpaese di allungare su Francia (-31,3% a valore), Spagna (-12,3%) e Germania (-33,4%), su cui gravano i dazi aggiuntivi del 25% sui vini disposti dall’Ustr per la vicenda Airbus.

Redazione