Filiera vite-vino
- Dettagli
- Scritto da Andrea Vitali
«La categoria vino chiude a -41% penalizzata da una ristorazione serale “scomparsa” e da un ridimensionamento della pausa pranzo, per effetto dello smart working», mentre «la birra in fusti perde il 42% dei volumi; un po’ meglio la birra confezionata -38%».
E’ quanto specificato su vino e birra nella nota pubblicata venerdì scorso da Federvini, sulla base di dati forniti dalla società di consulenza Formind, sull’andamento dei consumi di bevande nei canali Horeca (Hotel-ristoranti-caffè/bar) nel 2020. Annata che si è chiusa con «un pesantissimo -37,25% a volume e 39,29% a valore» per il comparto del beverage fuori casa.
«L’universo dei consumi serali (più penalizzati dalle chiusure) – si legge - perde oltre il 43% dei volumi mentre quello dei consumi diurni perde oltre il 37%. In questo scenario tengono meglio i bar -36%, peggio la ristorazione -40% e l’after dinner -47%. In senso più ampio: locali notturni ed alberghi sono gli esercizi in maggiore difficoltà».
«Le grandi città d’arte, così come i luoghi turistici ad alta ponderata di frequentazione estera, - aggiunge la nota - lasciano sul piatto anche il 60% dei consumi nei momenti più caldi della stagione. Non va meglio nelle zone montane dove lo stop alla stagione sciistica nel periodo delle festività sta mettendo a rischio oltre il 40% dei consumi. Meglio i litorali “nostrani”, frequentati maggiormente dal turismo residente che in stagione hanno performato positivamente +6%. Per fortuna il consumatore italiano non ha fatto mancare il suo apporto in stagione».
Il comportamento del consumatore, con a settembre «una propensione positiva alla frequentazione non lontana dalla situazione ante-Covid» fa «supporre che, quando sarà possibile, anche per il 2021 il consumatore residente non farà mancare il proprio apporto al canale, che resta il luogo unico in grado di coniugare esigenze di servizio a necessità edonistiche di consumo».
Andamento nei diversi periodi dell'anno
1 trimestre: -32,07% a volume, -31,49% a valore
2 trimestre: -61,11% a volume, -65,02% a valore
3 trimestre: -33,93% a volume, –35,18% a valore
4 trimestre: -51,62% a volume, -55,30% a valore
Redazione
- Dettagli
- Scritto da Andrea Vitali
Presentate in un webinar dei Giovani di Confagricoltura Anga tecniche genetiche (non Ogm) capaci di ridurre del 70% l’uso di fitofarmaci in viticoltura. Con esse vitigni più resistenti anche ai cambiamenti climatici.
«Le tecniche della cisgenesi e del genome editing (come Crispr-cas9) applicate alla viticoltura, ovvero due diverse modalità di intervenire per rendere resistenti i vitigni».
Questo l’argomento centrale di un appuntamento organizzato dai Giovani di Confagricoltura Anga (vedi), per avvicinare ai temi della genetica applicata all’agricoltura i soci e i non addetti ai lavori. E lo si è fatto con il mondo accademico, in particolare con il Prof. Michele Morgante dell’Università di Udine e della Società Italiana di Genetica Agraria.
Entrando nel dettaglio delle cosiddette TEA (Tecniche di Evoluzione Assistita), Morgante ha illustrato le modalità di interventi parlando sia di cisgenesi, ovvero il trasferimento di geni tra varietà della stessa specie, sia di genome editing, ovvero la modifica del genoma della pianta senza apportare materiale genetico esterno.
Si parte dai “genitori nobili” (vitigni originari) per ottenere, con tecniche non OGM – ha posto in evidenza l’Anga – vitigni resistenti a mutamenti climatici e ad agenti patogeni e che quindi permettono di ridurre fino al 70% l’uso di fitofarmaci; risultati che ricalcano quello che avviene in natura quando si ha una mutazione genetica.
Tecniche precise quindi dall’innegabile valore, verso cui tuttavia - ad avviso dei Giovani di Confagricoltura - permangono troppi pregiudizi. E gli ostacoli principali a queste nuove frontiere della sostenibilità sono di carattere ideologico e vengono in primis dalla legislazione europea che le equipara agli OGM, bloccandone di fatto la diffusione, e poi dalla burocrazia con iter autorizzativi lunghi e complessi.
Puntiamo a vitigni resistenti, ma molto spesso ci troviamo davanti a resistenza ideologica perché – ha concluso Bernardo Giannozzi, delegato Anga presso la FNP Vitivinicola di Confagricoltura - fino ad oggi non si è fatta chiarezza dal punto di vista scientifico e normativo.
Ci auguriamo che il Programma nazionale di ricerca 2021 – 2027 dia risposte puntuali alle necessità della ricerca e della sperimentazione su tali tematiche, come anche si attendono risposte positive dal Recovery Plan per favorire investimenti che permettano all’agricoltura italiana di progredire avvalendosi pure della scienza e della ricerca genetica.
Redazione
- Dettagli
- Scritto da Andrea Vitali
Stabiliti i periodi entro i quali sono consentite le fermentazioni e le rifermentazioni in deroga al normale periodo di vendemmia con riferimento alla campagna viticola 2020-2021.
Nei giorni scorsi, come comunicato dal Ministero delle politiche agricole, in Conferenza Stato-Regioni è stata raggiunta l’intesa sul decreto ministeriale che definisce tali periodi.
Così è fissato al 30 giugno il termine ultimo per le fermentazioni e rifermentazioni dei vini a denominazione di origine e indicazione geografica con le menzioni "passito", "vin santo", "vendemmia tardiva" oppure che facciano ricorso a uve appassite o stramature nonché per i mosti di uve parzialmente fermentati con sovrapressione.
Per i vini senza denominazione di origine e indicazione geografica, quali i vini ottenuti da uve appassite o vini per i quali il processo di vinificazione avviene in contenitori di terracotta o altre tipologie di recipienti riempiti di uva pigiata unitamente in bucce, il termine ultimo per le fermentazioni e rifermentazioni è fissato al 30 giugno.
Per il vino Doc Colli di Conegliano "Torchiato di Fregona", infine, la data ultima per il procedimento è fissata al 31 agosto.
«Il decreto ottempera ad una specifica disposizione del Testo Unico sul vino – ha commentato il sottosegretario alle Politiche agricole Giuseppe L'Abbate - Come ogni anno il Mipaaf individua con un proprio provvedimento, d'intesa con le Regioni, le tipologie di particolari vini per le quali possa essere consentita la fermentazione o la rifermentazione oltre il termine ultimo del 31 dicembre».
Redazione
- Dettagli
- Scritto da Andrea Vitali
L’Unione italiana vini comunica le nuove date de Salone internazionale macchine per enologia e imbottigliamento di bevande: dal 15 al 18 novembre 2022. L’Italia è leader mondiale del settore con un fatturato di 2,9 miliardi di euro l’anno (il 70% da export).
La 29esima edizione di Simei, la manifestazione di Unione italiana vini (Uiv) leader mondiale delle tecnologie per l’enologia e l’imbottigliamento di bevande, inizialmente prevista dal 16 al 19 novembre 2021, è stata posticipata a causa della pandemia al prossimo anno, sempre a Fiera Milano, dal 15 al 18 novembre.
Il rinvio e la riprogrammazione della rassegna sono frutto di un’attenta riflessione e condivisione con l’associazione di riferimento per il settore (Anformape) e con le imprese del comparto, e sono diretta conseguenza dell’emergenza sanitaria. Allo stato attuale non è infatti possibile garantire la consueta qualità del business che ha permesso al Salone internazionale macchine per enologia e imbottigliamento di diventare negli anni la manifestazione internazionale di riferimento per il settore.
La fiera biennale Simei, cresciuta molto anche sul fronte delle tecnologie per l’imbottigliamento di altre bevande (birra, olio, spirits, succhi), ha chiuso l’edizione 2019, fa sapere Uiv, «con 33 mila operatori provenienti da oltre 90 Paesi e più di 500 espositori». E «l’Italia è leader mondiale del settore con un fatturato di circa 2,9 miliardi di euro l’anno: di questi, il 70% è destinato all’export, per una bilancia commerciale attiva di circa 1,8 miliardi di euro».
Redazione
- Dettagli
- Scritto da Andrea Vitali
Le elaborazioni di Ismea (su dati Istat) sulle esportazioni di vino italiano nei primi dieci mesi del 2020. La riduzione degli incassi soprattutto fuori dall’Unione europea: in Usa (-5,9%) e Uk (-9,5%) in primis, ma in termini relativi ancora di più in Giappone (-18,6%) e Cina (-33,6%). Ismea stima a fine 2020 un volume di 20,8 mln di ettolitri esportati per 6,2 mld di euro (nel 2019 erano 6,4 mld) e comunica che Francia e Spagna stanno facendo peggio dell’Italia.
«Si conferma anche ad ottobre il calo delle esportazioni di vino italiano, maturato soprattutto nei primi mesi della crisi sanitaria ma che il periodo autunnale non è riuscito a contenere. Il dato puntuale del mese fa segnare, infatti, una flessione in volume del 6% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, a fronte di una perdita in valore limitata al 3%».
Si apre con il risultato dell’ottobre 2020 il report di Ismea (su dati Istat), che è stato diffuso il 20 gennaio, sull’export di vino italiano nei primi 10 mesi dell’anno scorso. Periodo che ha visto «varcare le frontiere un quantitativo di 17,2 milioni di ettolitri di vino (-2,7% su base annua) per 5,11 miliardi di introiti complessivi». Con una perdita in valore che è stata più che proporzionale: «meno 3,4% sullo stesso periodo del 2019».
«Tra le destinazioni, tenuto conto che il Regno Unito è ormai a tutti gli effetti fuori dai confini comunitari, - si legge nella nota di Ismea - le perdite più pesanti sono state registrate nei Paesi extra Ue dove al -2,3% in volume si affianca un -5,7% in valore. Di contro, all'interno della Ue, la riduzione dei volumi del 3% si è tradotta in una sostanziale tenuta degli incassi. L'export italiano ha avuto battute d'arresto di una certa entità in due dei principali Paesi clienti: Stati Uniti (-5,9% in valore) e Regno Unito (-9,5%), e perdite rilevanti in estremo Oriente ( -18,6% in Giappone e -33,6% in Cina)». Al contrario si evidenziano aumenti del fatturato in Germania (+4%, nonostante il -1,5% in quantità), che è la seconda più importante destinazione delle cantine tricolori, nei Paesi Bassi (+17% in quantità e + 16,30% in valore), nella Penisola Scandinava, in Svizzera e in Canada, a fronte di una tenuta sul mercato russo.
«Se tale trend fosse mantenuto – osserva l’Ismea - il 2020 potrebbe chiudersi con 20,8 milioni di ettolitri spediti oltre frontiera, per un controvalore di 6,2 miliardi di fatturato. Una perdita rispetto al record dei 6,4 miliardi del 2019, tutto sommato contenuta se valutata alla luce della forte riduzione degli scambi internazionali di vino e delle performance più deludenti dei principali competitors. Dalle elaborazioni Ismea su dati IHS emerge infatti per la Francia una perdita del 7% delle esportazioni in volume e di oltre il doppio in valore (-15%), mentre la Spagna ha ceduto rispettivamente il 10 e il 5 per cento».
L.S.
- Dettagli
- Scritto da Andrea Vitali
Dal 15 febbraio al 31 marzo sarà possibile fare domanda per l'autorizzazione all'impianto di nuovi vigneti in Toscana.
La giunta regionale ha definito i criteri di priorità ed è stata individuata la superficie massima richiedibile e la superficie minima garantita per il rilascio delle autorizzazioni. Le domande devono essere presentate al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf) in modalità telematica nell'ambito del Sian.
Possono accedere al bando tutti coloro che hanno in conduzione una superficie agricola almeno pari o superiore a quella per la quale chiedono l'autorizzazione per l'impianto di un nuovo vigneto. In ogni caso, la superficie massima richiedibile per ciascuna domanda è pari a 30 ettari.
Le autorizzazioni vengono poi concesse dalla Regione sulla base di un elenco predisposto dallo stesso Mipaaf e hanno una validità di tre anni dalla data di rilascio. La pubblicazione dell'atto di approvazione dell'elenco ministeriale sul Bollettino ufficiale della Regione Toscana (Burt) assume valore di comunicazione alla azienda.
Qualora le richieste ammissibili complessivamente riguardassero una superficie superiore a quella disponibile, ai singoli richiedenti verrà comunque garantita una superficie minima di nuovo impianto pari a 2.500 metri quadrati. Qualora venisse concessa un’autorizzazione per una superficie inferiore al 50% della superficie richiesta, il beneficiario potrà rifiutare l’autorizzazione entro 30 giorni dalla data di pubblicazione dell'elenco dei beneficiari sul Burt dandone comunicazione tramite Sian.
«Con questo intervento intendiamo assecondare la spinta delle imprese a rafforzare il “Vigneto Toscana” - ha detto la vicepresidente e assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi - a conferma della vivacità e del valore del settore che anche negli ultimi anni ha continuato a crescere in qualità, grazie al continuo impegno profuso dai produttori, sia in campo che in cantina. Anche le ultime performances sui mercati esteri, con le vendite oltre confine, sembrano confermare il trend di crescita degli ultimi anni. Perciò, l’invito che faccio ai viticoltori e imprenditori è caloroso, andiamo avanti così».
Redazione