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Un'mportante risoluzione dell'Agenzia delle Entrate che chiarisce il regime fiscale applicabile: Coldiretti Pistoia commenta così l'ottima notizia per il vivaismo pistoiese, «premiato il nostro impegno». Concimazione, zollatura, potatura e invasatura rientrano tra le attività di manipolazione delle piante ornamentali ed il regime fiscale a cui sono assoggettati i relativi ricavi è quello su base catastale, analogamente all'attività di produzione.


Concimazione, zollatura, potatura e invasatura rientrano tra le attività di manipolazione delle piante ornamentali ed il regime fiscale a cui sono assoggettati i relativi ricavi è quello su base catastale, analogamente all'attività di produzione. Lo ha chiarito l'Agenzia delle Entrate in una propria risoluzione, emanata il 29 gennaio 2018. Ferma restando la prevalenza della produzione propria, un vivaista produttore -che acquista piante da terzi (per ampliare la gamma produttiva), le sottopone ad attività di manipolazione e successivamente le rivende- consegue ricavi tassati su base catastale.
«Un vantaggio ed un'ottima notizia per il vivaismo pistoiese -commenta Simone Ciampoli, direttore di Coldiretti Pistoia- che ha visto la nostra Confederazione impegnata a tutti i livelli istituzionali, perché venisse chiarito un equivoco che ha rappresentato un freno all'attività dei nostri imprenditori».
«Le attività di manipolazione a cui si fa riferimento sono -spiega il direttore di Coldiretti Pistoia-: concimazione e inserimento all’interno del terriccio di ritentori idrici; trattamento delle zolle, al fine di eliminare gli insetti nocivi all’apparato radicale; potatura, steccatura e rinvasatura». Si tratta di attività che necessitano della perizia dell'agricoltore e che conferiscono valore aggiunto alla pianta, al pari della crescita. 
«Sono operazioni dirette a mantenere -aggiunge Ciampoli- gli alti standard qualitativi per cui le piante ornamentali pistoiesi sono famose nel mondo. Meritoria per questo di condizioni di vantaggio, anche per i benefici apportati all'ambiente dal settore che emette ossigeno già in fase di produzione».
È di pochi giorni fa l'ennesimo allarme smog in Italia. Di fronte all’evidente cambiamento del clima in atto non si può continuare a rincorrere le emergenze ma –sostiene Coldiretti – bisogna intervenire in modo strutturale favorendo nelle città la diffusione del verde pubblico e privato capace di catturare lo smog. Le piante concorrono a combattere le polveri sottili e gli inquinanti gassosi, ma in Italia ogni abitante dispone nelle città capoluogo di appena 31 metri quadrati di verde urbano, ma la situazione peggiora per le metropoli con valori che vanno dai 22 di Torino ai 17,9 di Milano fino ai 13,6 di Napoli.
Per questo -conclude Coldiretti Pistoia- è importante la risoluzione dell'Agenzia delle Entrate, oltre alle misure di defiscalizzazione degli interventi su giardini e terrazzi, anche condominiali, previsti per il 2018 nell’ultima manovra che introduce un bonus verde del 36%. Una pianta adulta è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili con un ettaro di piante elimina circa 20 chili di polveri e smog in un anno.

Redazione

Il presidente di Cia Toscana Centro, Sandro Orlandini, risponde al segretario di Flai Cgil Baccanelli: Cia non ha criticato il salvataggio dei dipendenti di Bruschi, semmai che si siano ignorati i vivaisti creditori (oltre 30 aziende di Cia): «in realtà sono le piante da loro fornite fino al giorno prima dell’accordo Tesi-Bruschi ad aver tutelato i 42 dipendenti di Bruschi (di cui non si sa peraltro quanti siano ancora attivi)». Per il resto, Baccanelli pare sulla nostra linea di pensiero: «Bruschi dovrebbe procedere celermente a soddisfare equamente la platea di creditori; condizione necessaria per ristabilire quei principi di trasparenza, legalità e correttezza calpestati in questa vicenda».

 
Il presidente di Cia – Agricoltori Italiani Toscana Centro, Sandro Orlandini, replica alle dichiarazioni di oggi alla stampa del nuovo segretario provinciale di Flail Cgil, Francesco Baccanelli - che è intervenuto per difendere l’accordo del 2016 fra Tesi Group e Vivai Sandro Bruschi, in seguito alla crisi di Bruschi - ricordandogli che «la Confederazione italiana agricoltori non ha mai criticato il salvataggio dei dipendenti di Bruschi, ma che si siano di fatto ignorati i vivaisti creditori, che vantano crediti stimati attorno ai 10 milioni di euro. Con quali conseguenze per il distretto vivaistico ornamentale è facile immaginare, visto che la stragrande maggioranza di tali vivaisti (fra cui oltre 30 soci di Cia) è pistoiese».
«In realtà – aggiunge Sandro Orlandini – si può legittimamente sostenere che di fatto siano le piante fornite dai vivaisti creditori all’azienda di Bruschi, fino praticamente al giorno prima dell’accordo con Tesi, ad aver consentito sinora la tutela dei 42 dipendenti (di cui non si sa peraltro quanti siano effettivamente ancora attivi e che prospettive abbiano). In ogni caso non è accettabile l’idea che per tutelare i dipendenti di un’azienda si possano ignorare il dovere di onorare i debiti e il problema della sopravvivenza dei vivaisti fornitori, fra l’altro in numero di gran lunga maggiore rispetto ai dipendenti di Bruschi. Con simili premesse il distretto vivaistico sarebbe destinato ad implodere».
«Per il resto delle sue dichiarazioni al Tirreno – conclude Orlandini -, Baccanelli ci pare sulla nostra linea di pensiero: Bruschi dovrebbe procedere celermente a definire il piano di ricomposizione del debito al fine di soddisfare equamente la platea dei creditori (cosa che non ha ancora fatto nonostante che sia passato ben più di un anno). Tale ricomposizione è la condizione necessaria per ristabilire nell’ambito del distretto vivaistico di Pistoia quei principi di trasparenza, legalità e correttezza che sono stati calpestati in questa vicenda».
 
Redazione

A Ipm Essen assegnati i premi del 2018 di Aiph (l’associazione internazionale dei florovivaisti). Il “Produttore internazionale dell’anno 2018” è l’azienda leader delle orchidee Phalaenopsis, Ter Laak Orchids. Esulta Royal FloraHolland: «una pioggia di premi alle imprese olandesi».

 
Il premio “International Grower of the Year 2018” (Produttore internazionale dell’anno 2018) e la categoria “Sostenibilità” a Ter Laak Orchids. La categoria “Fiori recisi” a Jub Holland, con il 4° posto a Holla Roses. La vittoria della sezione “Inspiring Business” (business stimolante) a Kwekerij van Wijgerden.
E’ stata una pioggia di successi olandesi alle premiazioni di Aiph (l’associazione internazionale dei produttori florovivaistici) del 23 gennaio scorso nell’ambito di Ipm Essen, la fiera numero uno al mondo del settore. A sottolinearlo è stata oggi una nota di Royal FloraHolland, partner dei premi di Aiph, che ha voluto rimarcare il primato orange nel florovivaismo.
Del resto è olandese anche il presidente di Aiph, Bernard Oosterom (vedi nostra intervista), che ha così commentato i risultati dei premi: «vorrei congratularmi sinceramente con Ter Laak Orchids e con tutti i nostri vincitori, dopo quella che è stata una favolosa cerimonia di premiazione e la celebrazione del meglio del nostro settore. L'industria dell'orticoltura ornamentale può essere orgogliosa delle numerose e straordinarie imprese che contiene, leader mondiali in materia di innovazione, sostenibilità e sviluppo tecnologico».
In effetti Ter Laak Orchids può essere definita senza timore di smentite una leader mondiale dell’innovazione, grazie alle sue serre di Phalaenopsis dove tutto è automatizzato e digitalizzato, con un macchinario capace di fotografare e archiviare i dati di ogni orchidea in produzione, in uno scenario da Grande Fratello (vedi nostro servizio). Winnar Eduard ter Laak ha così commentato la vittoria: «cerchiamo ogni giorno la massima qualità. Questo è il motivo per cui investiamo continuamente in innovazioni tecniche e nello sviluppo del nostro prodotto. Lo facciamo sempre in modo sostenibile, perché il rispetto per gli esseri umani e il loro ambiente è semplicemente nella nostra natura. Lavoriamo a stretto contatto con i nostri clienti, fornitori e dipendenti per alzare l’asticella ogni giorno un po’ più in alto. Non investiamo solo nel nostro prodotto, ma anche in relazioni durature. Che i nostri sforzi siano ora premiati con questo importante premio è fantastico!».
 
Ecco l’elenco dei premi:
 
Fiori recisi
ORO – JUB Holland (Jac. Uittenbogaard & Zonen BV). – The Netherlands
ARGENTO – AYURÁ SAS Pride / Eclipse Flowers – Colombia
BRONZO – Saidi-Ronen – Israel
4° POSTO – Holla Roses – The Netherlands / Ethiopia
 
Giovani piante
ORO – Van Belle Nursery Inc. – Canada
ARGENTO – Yunnan YinMore Flower Industry Co., Ltd. – China
 
Piante e alberi
ORO – Ter Laak Orchids – The Netherlands
ARGENTO – Van Belle Nursery Inc. – Canada
BRONZO – Yunnan Weijunkai Garden Engineering Co., Ltd. – China
 
Sostenibilità
VINCITORE – Ter Laak Orchids – The Netherlands
 
Business stimolanti
VINCITORE – Kwekerij van Wijgerden – The Netherlands
 
A questo link altre informazioni e un filmato www.aiph.org/groweroftheyear .
 
L.S.

Sarà la Bulgaria ad avere la presidenza di turno per la prima sessione del Consiglio Agricoltura dell'Unione europea che si terrà il 29 gennaio a Bruxelles. Verrà presentato il programma di lavoro per il semestre e, come da anticipazioni già circolate, in primo piano ci sarà la comunicazione sulla politica agricola comune post 2020.
Sono previsti una serie di dibattiti allo scopo di approfondire il livello dei cambiamenti proposti nel testo delle'Esecutivo della Ue e i risultati verranno redatti a giugno durante la prima riunione informale del Consiglio.
La vecchia Pac potrebbe cambiare, infatti a maggio saranno rese note le proposte di Bruxelles sul prossimo quadro finanziario pluriennale dell'Unione 2021-2027 e di conseguenza anche il destino finanziario della politica agricola potrebbe mutare. Molto dipenderà dall'ammontare dei futuri finanziamenti e su questo ci sono sostanziali differenze di pensiero tra i vari paesi. L'Italia ha puntato sull'ipotesi di cofinanziare gli aiuti diretti per diminuire gli effetti dei possibili tagli, Spagna e Francia sono su posizioni opposte. La Germania risulta quindi decisiva. Qui il rilancio del progetto europeo potrebbe fare da collante per la nuova coalizione.
Grazie ai rapporti della Commissione il Consiglio continuerà a monitorare i mercati con particolare attenzione ai cambiamenti dei prezzi e della produzione del settore bieticolo-saccarifero, per la prima volta alle prese con la campagna di commercializzazione senza quote.
Si spera di iniziare ad esaminare la proposta di regolamento, che verrà presentata ad aprile, e che riguarderà il rafforzamento del settore agricolo all'interno della filiera e il contrasto alle politiche commerciali sleali. Inoltre la Francia presenterà le conclusioni della conferenza sulla Xylella che si è tenuta lo scorso 1 dicembre a Parigi.

Redazione

Il battesimo di Cia Agricoltori Italiani Toscana Centro il 19 gennaio a Campi Bisenzio: la fusione di Cia Pistoia e Cia Firenze-Prato porta in dote oltre 4500 soci agricoltori. Il direttore è Sandro Piccini e il neo presidente è Sandro Orlandini, che commenta: «sì all’agricoltura multietnica per sostenere il ricambio generazionale, ma solo nel rispetto delle leggi, che devono essere più semplici per favorirne la piena applicazione». Il presidente nazionale di Cia, Scanavino: lavoriamo a una norma attuativa del nuovo regolamento europeo fitosanitario che lo snellisca. Il presidente toscano Brunelli: Toscana Centro rappresenta più della metà del Chianti Classico.

 

Tra i punti del programma: no ad Atc con contributi per i danni dei selvatici che escludono molti agricoltori; agli olivicoltori (1500 soci) supporto nella sfida della qualità e innovazione; per la viticoltura (oltre 500 soci) rivitalizzazione dei consorzi; sul florovivaismo (388 soci) una piattaforma per le piccole e medie imprese vivaistiche piegate da caso Bruschi e tempi di pagamento; buone prospettive per i 160 agriturismi e per la filiera del bosco; sì convinto al biologico, ma c’è spazio anche per altri tipi di agricoltura. 
Un soggetto di rappresentanza agricola con oltre 4500 soci che ha un bacino di potenziale utenza agricola molto grande sia per numero di aziende sia per livelli di fatturato e la quota più alta, fra le articolazioni territoriali in Toscana, della produzione lorda vendibile (plv), grazie soprattutto alla forte presenza di aziende vivaistiche, vitivinicole e agrituristiche. E che abbraccia, oltre a tutta l’area metropolitana pianeggiante Firenze-Pistoia, la montagna pistoiese e il Montalbano, il Mugello e il Chianti. Con due elementi che più lo contraddistinguono, pur in un sistema agricolo policentrico e diversificato in cui sono presenti un po’ tutti i comparti, dal bosco fino alla zootecnia: 1) la concentrazione di aziende florovivaistiche (distretto vivaistico ornamentale di Pistoia più una parte del distretto floricolo interprovinciale Pistoia-Lucca: la Valdinievole); e 2), in una regione dove l’olivicoltura è diffusa ovunque, la specificità di coprire l’intera filiera olivo-olio (vivaismo, coltivazione, estrazione, commercializzazione), dal vivaismo olivicolo di Pescia ai produttori e frantoi e stabilimenti di confezionamento nelle sue tre province (da Valdinievole e Montalbano alle colline intorno a Firenze, compreso il neo distretto biologico di Fiesole, in gran parte vocato all’olivicoltura).
Questo, in sintesi, l’identikit di Cia Agricoltori Italiani Toscana Centro (in breve Cia Toscana Centro), la nuova articolazione territoriale della Confederazione italiana agricoltori, nata per la fusione di Cia Firenze-Prato e Cia Pistoia e battezzata oggi con l’assemblea elettiva che ha sancito la presidenza del candidato unico Sandro Orlandini, ex presidente di Cia Pistoia; con la direzione affidata a Sandro Piccini, proveniente da Cia Firenze. Un’assemblea che si è svolta a Villa Montalvo, a Campi Bisenzio, e che ha visto la partecipazione di importanti esponenti istituzionali e politici locali e nazionali, proprio a pochi giorni dalla scandalosa scoperta nella piana circostante di coltivazioni di ortaggi cinesi illegali. Tema scottante su cui, in linea con quanto affermato dal presidente di Cia nazionale Dino Scanavino qualche settimana fa all’Accademia dei Georgofili, il neo presidente di Cia Toscana Centro Sandro Orlandini si è così espresso: «sì all’agricoltura multietnica per sostenere il ricambio generazionale, ma solo nel rispetto delle leggi, che devono essere più semplici per favorirne la piena applicazione».
Il programma di mandato presentato da Sandro Orlandini si prefigge di dare risposte efficaci sia ai problemi trasversali dell’agricoltura nelle tre province di Firenze, Pistoia e Prato, sia a quelli specifici emersi in ciascuno dei principali settori. Fra i primi, Orlandini ha citato i danni alle attività agricole degli animali selvatici, in particolare gli ungulati. Fra indennizzi insufficienti da parte degli Atc (ambiti territoriali di caccia), selvatici in sovrannumero e “opere di prevenzione” facilmente violate da essi, ha fra l’altro detto Orlandini, «i nostri agricoltori si sentono letteralmente “disarmati” ed impotenti di fronte a questo flagello. Ci sarà molto da lavorare sugli Atc appena riformati e un punto da chiarire al più presto è quello del passaggio dal sistema degli indennizzi a quello dei contributi, che per via della soglia minima rischia di mettere fuori gioco molti agricoltori».
Altro grande problema trasversale sono le calamità naturali conseguenti al cambiamento climatico, che Orlandini ha analizzato in relazione all’impatto che hanno sull’olivicoltura, ambito in cui Cia Toscana Centro può vantare, contando anche i piccoli olivicoltori, circa 1500 associati (1000 da Firenze e Prato, 500 da Pistoia). «Gelate tardive, colpi di calore primaverili ed estati troppo umide e piovose (o troppo calde e siccitose) – ha detto - hanno di fatto portato, a volte combinate agli attacchi di insetti nocivi e vari agenti patogeni, un forte ridimensionamento produttivo. Proprio quando, nonostante i costi di produzione spesso ancora troppo alti, c’è una domanda disponibile a riconoscere agli oli di qualità prezzi remunerativi». Per Orlandini le risposte ai problemi dell’olivicoltura stanno nella qualità e negli oli a denominazione (Toscano Igp ecc.), nella tracciabilità e nell’innovazione, ma «è necessario anche realizzare nuovi impianti e aumentare le superfici olivate».
Riguardo alla viticoltura, che in Cia Toscana Centro significa oltre 500 aziende (318 a Firenze-Prato e 188 a Pistoia) «nonostante i grandi investimenti realizzati dal settore agricolo nel rinnovamento dei vigneti, i problemi non mancano», ha affermato Orlandini, a cominciare dalla «grande volatilità dei prezzi», che non consente di fare programmi a lungo termine. «Il ruolo dei consorzi in questo momento è determinante e la Cia, tramite le proprie espressioni, deve essere di pungolo a rivitalizzare questi strumenti indispensabili nella programmazione. I consorzi non possono essere visti solo come una gabella dai produttori, ma devono essere a fianco del mondo della produzione per stabilizzare i prezzi, rendere remunerativo il prodotto vino e consentire alle nostre imprese di essere in grado di sostenersi economicamente».
Grandissima attenzione, poi, al florovivaismo, che da solo contribuisce in maniera imponente alla plv agricola regionale e anche a quella delle imprese di Cia Toscana Centro (che conta 388 aziende orto-florovivaistiche: 339 a Pistoia, 49 a Firenze-Prato). Sul vivaismo ornamentale del distretto pistoiese è stato presentato un ordine del giorno dedicato all’impatto negativo del caso Bruschi sulle piccole aziende fornitrici, in cui è scritto che per salvare i 42 dipendenti della Vivai Bruschi tramite il subentro di Giorgio Tesi Group si sono sostanzialmente messe a rischio circa 400 persone delle aziende creditrici, e alla necessità di una «piattaforma» per risollevare le sorti della piccola e media impresa vivaistica piegata dalla lunghezza dei tempi di pagamento, Riguardo alla floricoltura della Valdinievole, due sono gli obiettivi del programma: rilancio del Mercato dei fiori di Pescia e della cooperativa Flora Toscana.
Anche nella filiera del bosco Cia Toscana Centro, ha detto Orlandini, «continuerà ad avere un ruolo guida (già espresso a nome di Cia nazionale nel Tavolo della filiera del legno). Grazie anche al supporto di Aiel-Cia (l’associazione italiana delle energie agroforestali di Cia), si punterà allo sviluppo delle imprese forestali e alla valorizzazione delle biomasse legnose, continuando ad utilizzare ove possibile lo strumento dei Pif (Progetti integrati di filiera)». Molto interessanti poi i numeri degli agriturismi di Cia Toscana Centro: già in partenza sono associate 160 aziende agrituristiche nelle tre province. «Alcune di queste sono già fattoria sociale o fattoria didattica – ha ricordato - e hanno chiesto un’attenzione particolare che riteniamo doverosa nei confronti di un segmento che ha buone prospettive future, vista l’esigenza di servizi di tipo sociale nelle aree rurali, a cui l’ente pubblico da solo fa fatica a dare risposte adeguate. La multifunzionalità nel suo insieme è ormai un valore aggiunto della nostra agricoltura, una componente che garantisce nuove attività e un reddito in altro modo improbabile da raggiungere, specialmente nelle aree svantaggiate e marginali».
Da ricordare inoltre il capitolo agricoltura biologica, che vede Cia all’avanguardia da anni grazie ad Anabio, organizzazione che ha precorso i tempi. Questo settore è in costante crescita e la Toscana oggi, con oltre 4 mila operatori, è tra le prime cinque regioni italiane e la prima per numero di trasformatori di prodotti bio. Cia Toscana Centro crede nel vantaggio competitivo dei metodi di coltivazione biologica, vista l’alta domanda dei consumatori «sempre più consapevoli e attenti alla salubrità dei prodotti alimentari» e alla «gestione sostenibile e virtuosa del suolo e dell’ambiente». Via libera dunque alla promozione dei distretti biologici, che possono essere un valore aggiunto, ma senza posizioni oltranziste, perché c’è spazio per altre forme di agricoltura e per la qualità produttiva anche fuori dai confini del biologico.
Il presidente nazionale di Cia Dino Scanavino, concludendo i lavori, ha commentato il programma ricordando fra l’altro, sul florovivaismo, che il «nuovo regolamento fitosanitario europeo, che impone di trattare e tracciare le piante quasi come fossero animali, potrebbe significare un appesantimento burocratico enorme per le aziende florovivaistiche, per questo si sta lavorando alla definizione di una norma attuativa italiana che corregga per quanto possibile gli eccessi burocratici comunitari». Sull’olivicoltura ha detto: «dobbiamo individuare, anche con l’aiuto del vivaismo olivicolo, un’olivicoltura capace di livelli produttivi più alti pur conservando la biodiversità che la contraddistingue».
Mentre Luca Brunelli, presidente di Cia Toscana, ha rimarcato che la creazione di Cia Toscana Centro è «una razionalizzazione che consente economie di scala, e di rafforzare l’offerta di servizi qualificati ai soci, con benefici anche sul livello politico-sindacale». Riguardo alla nuova articolazione territoriale, ha osservato che essa «rappresenta la parte maggiore del Chianti Classico, un onore ma anche una importante responsabilità» e che l’unificazione in essa di tre grandi comparti produttivi come vitivinicoltura, olivicoltura e florovivaismo, può dare un grosso contributo a quella promozione unitaria dell’agricoltura toscana che auspico».
 
Redazione