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Sono stati due ibridatori italiani e due stranieri, uno tedesco e uno statunitense, ad aggiudicarsi i primi quattro posti del 60° Concorso internazionale dell’Iris, il fiore simbolo di Firenze, conclusosi il 12 maggio scorso con la cerimonia di premiazione a Palazzo Vecchio. 
La competizione annuale di Iris barbate ibride provenienti da tutto il mondo, organizzata dalla Società Italiana dell’Iris presieduta da Vincenzo Corti, ha visto come vincitore assoluto l’ibrido “Anima cara” di Angelo Garanzini, a cui è andato il Fiorino d’oro del Comune di Firenze. Al secondo posto si è classificato invece “Sina at Home” di Klaus Burkhardt (Germania), che ha ricevuto il premio della Regione Toscana.
Ma ecco l’elenco di tutte le categorie di premi assegnate (e non assegnate) in questa edizione del concorso, per ospitare il quale nel 1954 è nato il Giardino dell’Iris sotto piazzale Michelangelo, dove le varietà vengono coltivate per tre anni prima di poter partecipare alla gara.
 
Categoria barbate alte
1° – Fiorino d’oro offerto da Luca, Ilaria e Chiara Martinelli in ricordo di Anna e Sandra Dodi a “Anima cara” di Angelo Garanzini (Italia)
2° – Premio della Regione Toscana a “Sina at Home” di Klaus Burkhardt (Germania)
3° – Premio Associazione Industriali di Firenze a “Esabella’s” di Tiziano Dotto (Italia)
4° – Medaglia “Piero Bargellini” della Società Italiana dell’Iris a “Wicked Cool” di Jim Hedgecock (USA)
 
Menzioni onorevoli
5° –  “Baba Jaga” di Tiziano Dotto (Italia)
6° –  “Mille tre” di Augusto Bianco (Italia)
7° –  “Poco di buono” di Angelo Garanzini (Italia)
8° –  “Long Play” di Augusto Bianco (Italia)
9° –  “Lucomone I°” di Simone Luconi (Italia)
10° – “Almast” di Tiziano Dotto (Italia)
 
Premi speciali
- Premio Comune di Firenze per la migliore varietà di colore rosso a “Lucomone I°” di Simone Luconi
- Premio Camera di Commercio di Firenze per la migliore varietà commerciale a “Sina at Home” di Klaus Burkhardt
- Premio Amici dei fiori “Silvio Bidallo” per la miglior varietà di un ibridatore Italiano ad “Anima cara” di Angelo Garanzini
- Premio Louise Branch per la varietà con migliore ramificazione a “Mille due” di Augusto Bianco
- Premio Garden Club di Firenze per il colore più originale a “Il canto delle sirene” di Lorena Montanari
- Premio Garden Club di Perugia per la varietà più profumata a “Esabella’s” di Tiziano Dotto
- Premio Rora e Luciano Bausi per la migliore varietà di colore blu NON ASSEGNATO
- Premio Giorgio Saviane per la migliore varietà precoce a “Wicked Cool” di Jim Hedgecock
- Premio Antonio del Campana per la migliore varietà tardiva a “Mille due” di Augusto Bianco
- Premio Laura Tancredi per la migliore varietà di colore rosa NON ASSEGNATO
 
Categoria barbate da bordura
- Premio Società Toscana di Orticoltura per la migliore varietà barbata da bordura a “Valdarno” di Augusto Bianco
 
Redazione

Euroflora 2018 si è conclusa il 6 maggio a Genova con 285 mila ingressi, di cui 246 mila paganti. Nel Secolo XIX si è parlato di 5 milioni di euro da bigliettazione, mentre Repubblica di Genova ha indicato in 205 mila biglietti l’obiettivo originario di pareggio, anche se, come ha ricordato l’Ansa, il sindaco a inizio manifestazione aveva esternato un ancor più ambizioso target di 250 mila biglietti. Ecco i dati relativi ad allestimenti, piante e manutenzione. La prossima edizione sarà nel 2021. 

 
Per il consuntivo preciso di Euroflora 2018, la 11^ esposizione internazionale del fiore e della pianta ornamentale, conclusasi ieri l'altro a Genova nei parchi di Nervi, ci vorrà ancora qualche giorno. Ma nella stampa locale ligure sono venute fuori alcune indiscrezioni e stime anche su incassi e bilancio: nel Secolo XIX online di ieri si parlava ad esempio di circa 5 milioni di euro lordi di ricavi da bigliettazione (con un costo della manifestazione che è stato di quasi 4 milioni di euro) e in un articolo di Repubblica.it di Genova si affermava che con 246 mila biglietti venduti si è ampiamente raggiunto e superato l’obiettivo di pareggio, fissato a quota 205 mila tagliandi, mentre l’Ansa ha scritto ieri che il numero di 246 mila ingressi paganti sfiora l’obiettivo 250 mila biglietti che il sindaco di Genova si era posto, alzando ottimisticamente l'asticella della sfida, nella conferenza stampa inaugurale della manifestazione (vedi nostro articolo).
Fatto sta che le cifre ufficiali che sono state fornite ieri dagli organizzatori di Euroflora in conferenza stampa e con un successivo comunicato sono già ragguardevoli: 246.095 biglietti venduti (il prezzo pieno era di 23 euro, ma esistevano varie forme di riduzioni), con cinque giornate di sold out (domenica 22, mercoledì 25, sabato 28, domenica 29 e lunedì 30 aprile), presenze complessive pari a circa 285 mila (numero che include, oltre ai biglietti venduti, gli ingressi gratuiti riservati ai bambini fino a 8 anni, ai disabili [100%] e ai loro accompagnatori, i pass di servizio e dei giornalisti accreditati e spesso rientrati più volte), ingressi nei musei (dove c’erano esposizioni di fiori recisi) pari a 92.335 e 1400 partecipanti a tour guidati. Tutte queste presenze a fronte di 250 espositori fra florovivaisti, maestri fioristi, decoratori floreali e progettisti prevalentemente italiani, con presenze estere da Francia, Spagna, Taiwan, Cina, Stati Uniti e una rappresentanza del Corpo consolare con 56 Paesi presenti.
Interessanti anche i numeri della ristorazione, vale a dire dei 14 punti ristoro di varie dimensioni disponibili: il pre-bilancio registra un fatturato complessivo di 1 milione e 150 mila euro.
Ecco inoltre alcuni dati organizzativi che possono interessare florovivaisti, giardinieri, architetti e altri addetti ai lavori:
- Allestimenti: 15mila metri quadrati di tappeto erboso, 14mila margherite rosse per il Red Wave 430 photiniae per il labirinto, 10mila tra solanum jasminoides e lithodora blu, 1500 metri di juta, 1440 metri quadrati di tappeto rosso, 4 chilometri di tubo per innaffiare i parchi, 25 corpi illuminanti a led da oltre 50mila lumen cadauno.
- Installazioni artistiche: 21 i peperoncini in resina e bronzo realizzati dallo scultore sardo Giuseppe Carta, 23 i Coquelicots sospendus (papaveri) di Alain Micquiaux.
- Manutenzioni: 13.500 ore di lavoro in 17 giorni, 5000 mq di prato per le sostituzioni nelle aree calpestate, 1.200 piante di solanum jasminoides, 300 lithodora blu per il quadro di ingresso, 565 calanchoe. Per quanto riguarda le composizioni floreali sono state manutenute e rinnovate quotidianamente utilizzando in parte le fioriture conservate nei 3 container frigoriferi messi a disposizione dall’organizzazione. Le fioriture sono state monitorate e manutenute ogni giorno dall’organizzazione e dai singoli espositori.
Già indicate le date della prossima edizione, la 12^: dal 24 aprile al 9 maggio 2021.
 
L.S.

Beauveria bassiana è già utilizzato in Francia ed è in grado di distruggere l’80% degli insetti “nemici numero uno” delle palme. L’importanza di ricostruire palmeti tenendo conto della biodiversità, visto che il 90% delle palme uccise dal punteruolo rosso sono della specie palma delle Canarie.

 
Un ceppo di fungo, già testato in Francia e in fase di autorizzazione in Italia, è la risposta biologica che può salvare le palme dal loro nemico numero uno: il punteruolo rosso. 
Si chiama Beauveria bassiana ed è stato il protagonista di un incontro tenutosi oggi a Euroflora sulla salvaguardia delle palme. Quelle palme di cui la manifestazione genovese, che prosegue fino al 6 maggio nei parchi di Nervi, presenta alcuni esemplari meravigliosi, come ad esempio la rara palma a quattro stipiti di Viveros Palme, vincitrice di un premio a Euroflora 2018.  
All’incontro è intervenuto Claudio Littardi del Centro studi e ricerche per le palme di Sanremo, un’autorità in materia, che ha presentato i risultati di un lavoro di ricerca durato circa 7 anni e conclusosi a marzo. «Non è possibile rendere "immuni" le palme – ha spiegato Littardi - né avere una soluzione una volta per tutte (la biologia vegetale è molto diversa da quella animale), ma è possibile lavorare attraverso sistemi naturali di contrasto e prevenzione».
La ricerca in laboratorio ha consentito di selezionare un ceppo di questo particolare fungo, che cresce naturalmente nei nostri suoli e che è già un controllore naturale delle popolazioni di insetti, particolarmente aggressivo nei confronti del punteruolo rosso: è in grado di distruggere l'80% degli insetti attaccandone direttamente l'intestino. Il fungo Beauveria bassiana è già utilizzato in Francia da qualche tempo e si somministra in forma granulare, sotto forma di spore, che, a contatto con l'insetto, lo uccidono in 4/5 giorni e sviluppano nel corpo dell'insetto il loro ciclo vitale producendo nuove spore. Il corpo dell'insetto diventa a sua volta elemento di contaminazione presso altre palme e nel lungo periodo si può giungere a una sorta di contaminazione ambientale molto limitante per il punteruolo rosso. In questo modo è possibile controllare il punteruolo rispettando tutti gli altri insetti che vivono con le palme e nel giardino, al contrario della lotta chimica che agisce in modo indiscriminato. Allo stesso tempo consente di ottenere buoni risultati senza provocare ferite alle palme, come in altre tecniche che utilizzano la perforazione degli stipiti.
Durante l’incontro Littardi ha ricordato che è importante, oltre alla lotta al punteruolo, la ricostruzione dei palmeti, considerando anche l'aspetto della biodiversità. Una strada che hanno iniziato a percorrere le città di Nizza, Sanremo e Bordighera, piantando palme di specie differenti - oltre il 90% delle palme uccise dal punteruolo appartengono alla specie “palma delle Canarie” (Phoenix canariensis) - e selezionando quelle meno appetibili per l'insetto. «Il pregiudizio e la paura causati dal diffondersi del punteruolo rosso - ha sottolineato Josè Luis Giner - hanno influito in maniera pesantemente negativa sul mercato delle palme in Spagna e anche in altri paesi europei. Un'informazione corretta e diffusa sulle metodologie biologiche per contrastarlo è fondamentale».
 
Redazione

Il documento d’attuazione del Regolamento Omnibus di revisione della Pac, per la parte dei pagamenti diretti, è stato notificato dall’Italia alla Commissione europea il 30 marzo 2018. Tra le novità, diritti di aiuto più consistenti per i giovani imprenditori agricoli e varie misure di semplificazione, compresa la verifica dei requisiti per l’agricoltore attivo. I terreni a riposo con copertura vegetale di piante mellifere diventano aree d’interesse ecologico.

Dopo una consultazione che ha coinvolto le amministrazioni regionali, Agea e le diverse rappresentanze degli agricoltori, è stato predisposto dal Governo italiano un documento unitario contenente le scelte nazionali di attuazione del Regolamento Omnibus per quanto riguarda i pagamenti diretti. Tale documento è stato notificato alla Commissione europea il 30 marzo 2018.
A renderlo noto è stato nei giorni scorsi il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. Nel documento sono introdotte «alcune novità particolarmente significative soprattutto per i giovani imprenditori». Essi, infatti, a partire dal 2018, «potranno beneficiare di diritti di aiuto più consistenti, avendo innalzato la percentuale di incremento dall’attuale 25% al 50%». Sempre a beneficio dei giovani, «è stato deciso il prolungamento dell’erogazione del “pagamento giovani agricoltori”, anche in favore di coloro che hanno concluso il quinquennio dal primo insediamento, ma non dalla prima domanda del pagamento giovani».
Altre modifiche riguardano aspetti di carattere tecnico agronomico, come l’introduzione del criterio dell’aratura per interrompere il conteggio dei cinque anni per la classificazione a prato permanente delle superfici coltivate ad erba ed altre erbacee da foraggio fuori avvicendamento. «Questa semplificazione – viene precisato - avrà incidenza sul carico amministrativo relativo al sistema autorizzatorio per la conversione del prato permanente in altri usi, necessario ai fini del rispetto dei requisiti greening».
Non sono invece state apportate modifiche agli attuali meccanismi di riduzione e capping, né alla regola sulla flessibilità tra pilastri.
Riguardo al greening, «oltre alle semplificazioni per leguminose, erba medica in particolare e riso che sono direttamente applicabili dal 1° gennaio 2018, si è deciso di includere tra le aree d’interesse ecologico (EFA) i terreni a riposo con copertura vegetale di specie mellifere, redigendo anche una lista delle colture seminabili».
Altre modifiche, sempre finalizzate a semplificare l’attuale complesso impianto normativo dei pagamenti diretti della Pac, riguardano la verifica dei requisiti per l’agricoltore in attività.

Redazione

Sandro Orlandini, presidente di Cia – Agricoltori Italiani Toscana Centro (Firenze – Pistoia – Prato), favorevole alla proposta avanzata ieri in un incontro a Pistoia. Un marchio di distretto darebbe più valore alle piante prodotte nella patria del vivaismo ornamentale. Da valutare bene l’esatta tipologia di marchio anche in relazione a come verrà attuato in Italia il Regolamento Ue 2016/2031 per la protezione delle piante da organismi nocivi.

«Sono decisamente favorevole all’idea di dare vita a un marchio delle piante del distretto vivaistico ornamentale di Pistoia. Consentirebbe ai nostri vivaisti di valorizzare meglio la qualità delle loro produzioni e il patrimonio delle loro competenze».
A dichiarare il suo sì a tale proposta, avanzata nell’ambito dell’iniziativa “Vivaismo, la fabbrica del verde” organizzata ieri dal Tirreno, è il presidente di Cia – Agricoltori Italiani Toscana Centro (Firenze – Pistoia – Prato), Sandro Orlandini, che ha presenziato all’incontro all’Antico Palazzo dei Vescovi di Pistoia.
«Non sono d’accordo con il collega Fabrizio Tesi, presidente di Coldiretti Pistoia, sul fatto che un marchio di distretto non sia realizzabile perché presupporrebbe un prodotto standardizzato che ancora non c’è. Dipende dal tipo di marchio e dal disciplinare che si definisce. Ad esempio, si potrebbe pensare, ma circoscrivendolo al solo distretto rurale vivaistico ornamentale di Pistoia, a un marchio d’origine di prodotto simile a quello dell’Associazione nazionale Piante e fiori d’Italia (espressione delle camere di commercio) (vedi nostro servizio), che certifichi in buona sostanza nel nostro caso la provenienza pistoiese delle piante e ovviamente il rispetto di tutte le norme e regole di settore vigenti sul nostro territorio (normativa italiana, toscana e regolamenti locali). Il marchio Piante e fiori d’Italia, nonostante i desideri del presidente dell’associazione Cristiano Genovali di proporlo come marchio inclusivo di tutte le tipologie di piante e fiori che sono prodotti in Italia, è stato ignorato finora dai vivaisti ornamentali di Pistoia, quanto meno fra quelli aderenti a Cia Toscana Centro, perché non è vero che in tutto il territorio nazionale siano garantiti quegli stessi livelli qualitativi raggiunti nell’ambito del Distretto vivaistico pistoiese e ai nostri vivaisti non converrebbe essere confusi con gli altri. In conclusione, il livello nazionale è sbagliato per un marchio in questo comparto e comunque non conviene ai vivai del nostro distretto, ma l’idea del marchio d’origine di prodotto legata al solo territorio del distretto pistoiese potrebbe funzionare».
«Preferisco comunque non sbilanciarmi ancora – aggiunge Sandro Orlandini – sull’esatta tipologia di marchio da adottare per il distretto vivaistico di Pistoia, sia perché ne dobbiamo ancora discutere con il Gruppo dei vivaisti di Cia, presieduto da Roberto Chiti, sia perché ci sono altre considerazioni di cui tenere conto e altri nodi da sciogliere. Ad esempio, come suggerito recentemente anche dal nostro presidente nazionale Dino Scanavino, che per inciso è un vivaista, la cosa più importante, alla luce delle emergenze fitosanitarie degli ultimi anni, è offrire garanzie su questo fronte e quindi sarebbe molto utile un marchio teso a certificare la sicurezza fitosanitaria, a garantire cioè contro i rischi fitosanitari chi acquista le piante (vedi nostra intervista). E questo tipo di garanzie potrebbero essere giocate, forse, a livello nazionale, oppure in maniera più stringente e autonoma a livello distrettuale. Senza dimenticare che bisogna aspettare che vengano definite in Italia le norme attuative del Regolamento Ue 2016/2031 contenente le misure per la protezione delle piante da organismi nocivi, su cui stanno lavorando anche le associazioni dei vivaisti (vedi nostra intervista e nostro servizio). Insomma, è una partita complessa che richiede ancora alcuni passaggi e approfondimenti, ma l’obiettivo di arrivare a un marchio del distretto vivaistico pistoiese lo condivido pienamente. Direi che è indispensabile sia per dare più valore ai nostri prodotti che per facilitare una comunicazione del nostro distretto che lo renda più competitivo sui mercati internazionali».

Redazione