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195 milioni di euro di cui 22 nel settore vino: questa la somma complessiva erogata agli agricoltori toscani da Artea, l'agenzia regionale per i pagamenti in agricoltura, alla scadenza dell'anno finanziario comunitario scaduto il 15 ottobre

 
I pagamenti sono stati effettuati a valere sul (fondo europeo agricolo di garanzia) e rappresentano il cosidetto "primo pilastro" della politica agricola comunitaria. La quota più consistente, pari a 171 milioni di euro, è costituita dai pagamenti diretti agli agricoltori (pagamento unico) per i quali Artea ha complessivamente erogato 171 milioni di euro a favore di circa 44mila beneficiari.
Di questi oltre 151 milioni di euro sono stati erogati per il pagamento dei cosiddetti "premi disaccoppiati", mentre 19 milioni di euro sono stati pagati come contributi per premi di assicurazione del raccolto, degli animali e delle piante e per il sostegno a specifici tipi di agricoltura importanti per la tutela o il miglioramento dell'ambiente, come l'avvicendamento delle colture e il miglioramento della qualità dei prodotti come carni bovine, ovine e caprine, olio, latte, tabacco, zucchero, fronde recise (danae racemosa).
Altri 24 milioni di euro sono stati invece pagati per le cosiddette "Organizzazioni Comuni di Mercato", fra le quali spicca quella del vino. Infatti nell'ambito delle misure a sostegno del settore vitivinicolo Artea ha erogato in Toscana oltre 22,2 milioni di euro. La gran parte, circa 17,8 milioni di euro sono stati destinati per l'attuazione delle misure di ‘Ristrutturazione e di riconversione dei vigneti', finalizzate ad aumentare la competitività dei produttori di uva, finanziando 773 domande, per una superficie complessiva pari a 1.635 ettari di vigneto. La Toscana in questo ambito è riuscita ad ottenere che le risorse inizialmente messe a disposizione dal Ministero dell'agricoltura (13,7 milioni di euro ) fossero incrementate di ulteriori 4,1 milioni di euro, per un totale, appunto di 17,8 milioni. Per le misure di ‘Investimento in cantina' (trasformazione delle uve e commercializzazione dei vini) sono stati spesi 2,7 milioni di euro e finanziate 63 domande.
Altri 2,9 milioni sono stati destinati alla tutela dei produttori colpiti da calamità naturali, condizioni climatiche avverse, fitopatie e infestazioni parassitarie. Hanno beneficiato del premio 1.393 domande.
Infine 1,4 milioni di euro sono stati destinati ai programmi sull'ortofrutta, 277mila euro per il programma denominato "Latte nelle scuole" e 377 mila euro (45 domande di finanziamento) sono andati ad azioni tese a migliorare la produzione e commercializzazione dei prodotti dell'apicoltura.
Soddisfatto l'assessore all'agricoltura della Regione, Gianni Salvadori. "I risultati ottenuti anche quest'anno – commenta – sono lusinghieri e hanno permesso alla Toscana, ancora una volta, di centrare tutti gli obiettivi, mettendo a disposizione del settore primario una notevole quantità di denaro fresco che è stato importantissimo per gli investimenti e per la vita delle aziende." L'assessore annuncia inoltre che è già stato avviato anche quest'anno l'iter per il pagamento anticipato del 50% della somma spettante per l'anno venturo per quanto riguarda i pagamenti diretti (pagamento unico).
 
Fonte Ufficio Stampa

Micro-filiera d’oro: ogni chilogrammo vale 15-20mila euro. In Toscana cresce l’interesse da parte di giovani e donne: 100 imprese ed un fatturato che supera il milione di euro. In aumento fenomeno contraffazioni, tarocchi e frodi: 80% è importato dall’estero e venduto come prodotto italiano.

 
Nonostante le ultime settimane particolarmente piovose e le condizioni meteo non proprio ottimali in Toscana si produrrà il 20% in più di zafferano rispetto al 2012. Concentrata principalmente nell’area fiorentina, nel senese e nel grossetano, la produzione di “Crocus Sativus”, il bel fiore di colore viola da cui si ricava dopo vari procedimenti naturali lo zafferano, sta trovando in questi anni in Toscana grandissimo interesse ed attenzione da parte del mondo agricolo che grazie all’incredibile rapporto tra superficie impiegata e resa per metro quadrato, ha investito su questa preziosa coltivazione che vale tra i 15-20 mila euro al chilogrammo. In Toscana le circa 100 aziende agricole con “zafferaneto” produrranno complessivamente, dalla prossima ed imminente raccolta prevista tra qualche settimana, tra i 60 ed il 70 chilogrammi di vero zafferano toscano per un fatturato complessivo ci circa 1,2 milioni di euro. Una la Dop regionale dello zafferano riconosciuta: quello di San Gimignano.
 
La previsione è di Coldiretti e dell’Associazione “Zafferano delle Colline Fiorentine” in vista della kermesse “Zafferano: Sapori e Saperi” dedicata al vero oro rosso italiano in programma a Villa Berlosguardo, a Lastra a Signa, dal 19 al 20 ottobre che ha l’obiettivo di valorizzare, promuovere e far conoscere una delle micro-filiere toscane più pregiate e le sue più diverse declinazioni dalla cucina alla cosmetica (per saperne di più su orari, ingresso, location vai su www.toscana.coldiretti.it, www.villacaruso.it e www.zafferanodifirenze.it). “Le previsioni, ad una prima analisi, sono molto positive malgrado il periodo particolarmente piovoso; – fa sapere l’Associazione Colline Fiorentine che aderisce alla rete “Zafferano Italiano” – la pianta è sana così come le spate di colore bianco che proteggono i getti da cui spunteranno, in una secondo momento, le foglie ed i fiori. Avremo un raccolto di qualità e di quantità, in particolare per colore che hanno puntato sullabiennalizzazione del raccolto”.
 
Sono circa 15 gli ettari destinati a zafferaneto in tutta la regione, pari al 27% a livello nazionale, in aumento rispetto al passato con una media per produzione media aziendale tra 1-2 chilogrammi ed una superfici minima di 100 metri quadrati e massimo 3mila. Utilizzato per scopi alimentari e non solo, purtroppo, proprio come molti dei prodotti di eccellenza del Made in Tuscany, lo zafferano è imitato, contraffatto, taroccato, “tagliato” o peggio ancora adulterato chimicamente come hanno dimostrato più e più sequestri avvenuti in Italia ed Europa costituendo un pericolo anche per la salute.
 
Tra i 10 cibi più costosi al mondo - è la spezia più cara in assoluto del pianetasecondo l’Associazione Zafferano delle Colline Fiorentine, il 70%-80% dello zafferano consumato in Italia è importato (Iran è il primo paese) e promosso come prodotto italiano. In pratica 2risotti alla milanese su 3 sono preparati con zafferano “non italiano”. Una differenza enorme tra le quantità prodotte in Italia e le quantità importate che è alla base del forte rischio di "italianizzazione" del prodotto di importazione. L’occasione per rilanciare la battaglia in difesa del vero zafferano partirà proprio da Lastra a Signa con la richiesta da parte di Coldiretti di intensificare i controlli sulla filiera per garantire i consumatori e i produttori del vero zafferano evitando che il prodotto di importazione venga spacciato per italiano.
 
Fonte ufficio stampa

Dopo gli interventi dei giorni scorsi, ed il blocco di 10 carichi d’importazione dal sud Africa, Confagricoltura torna a chiedere di alzare il livello di attenzione sulla pericolosa fitopatia degli agrumi denominata cbs (Citrus Black spot). L'agente causale della “macchia nera” degli agrumi è un fungo, la Guignardia citricarpa (Phyllosticta citricarpa), già inserito nella lista dei patogeni e degli insetti di cui è vietata l’introduzione elaborata dal “European and Mediterranean Plant Protection Organization”. Il patogeno è presente in Africa e in America latina (Argentina e Brasile). 

 
Il presidente della Confagricoltura Mario Guidi sostiene la presa di posizione del Copa-Cogeca, il Comitato delle Organizzazioni Agricole e Cooperative europee che ha ammonito la Commissione Europea sulla mancanza di azioni di protezione atte ad evitare la diffusione del patogeno. 
“La Commissione Europea aveva assicurato che dopo la segnalazione di cinque carichi contaminati sarebbero state prese misure di sospensione delle importazioni dal Sud-Africa – sostiene Mario Guidi -, ma così non è stato, nonostante il numero dei carichi individuati sia salito a dieci” . 
“Abbiamo chiesto al ministro De Girolamo di intervenire sulla materia, anche nei confronti delle istituzioni comunitarie – ha proseguito il presidente di Confagricoltura -. È necessario ed altrettanto urgente che la Commissione mostri in maniera concreta la volontà di salvaguardare un comparto, particolarmente vitale per l’Italia e i Paesi dell’Europa meridionale, che rischia l’estinzione se non si prenderanno dei seri provvedimenti”.

 

Fonte ufficio stampa

bio-distretto: Scambi culturali e di prodotti di qualità tra il bio-distretto del Cilento e quello della Biovallée FranceseLo scorso giovedì 10 ottobre è stato firmato in Francia un interessante e promettente accordo tra il Bio-distretto del Cilento e il Bio-distretto Biovallée del dipartimento francese della Drome.  Un’intesa di tipo culturale, sociale e commerciale che porterà innegabili benefici agli operatori agricoli, turistici e ambientali delle due aree coinvolte nell’iniziativa.  Più in generale saranno tutti i territori d’Europa e del Mediterraneo all’interno dei bio-distretti ad avvantaggiarsi del costituendo network internazionale. Basti pensare che già dal prossimo Natale sarà operativo lo scambio commerciale dei prodotti dei bio-distretti, grazie alle piattaforme “Spazio Bio” presso la Città dell’Altra Economia di Roma e “La Carline” presso la cittadina di Die nella Drome.

Lo scorso luglio, una delegazione di amministratori pubblici e operatori economici aderenti a Biovallée aveva visitato il Bio-Distretto cilentano (che è il primo del genere in Italia e ha sede nel Comune di Ceraso). Dal nove al dieci ottobre scorso è stata la volta dei delegati cilentani di ricambiare la visita, con una rappresentanza di Istituzioni, esperti di marketing, formazione, progettazione, comunicazione, agricoltura sostenibile, turismo responsabile.
La sottoscrizione del protocollo d’intesa è avvenuta nella suggestiva cornice dell’ex Monastero de la Sainte Croix, nella regione di Rhones-Alpes e più precisamente nel Distretto della Drome.  Firmatari sono stati Jean Serret, presidente del Comitato di pilotaggio della Biovallée e Salvatore Basile, Segretario Generale dell’associazione Bio-distretto Cilento.
L’agricoltura biologica e d’inserimento sociale avrà un ruolo privilegiato nell’attuazione della sinergia tra i due biodistretti. Agricoltura, ma non solo. Saranno sviluppate opportunità anche per gli operatori dell’eco-turismo e del turismo culturale e gastronomico. Troveranno inoltre valorizzazione adeguata la commercializzazione di prodotti a chilometro zero, lo sviluppo di energie rinnovabili e la gestione sostenibile dei rifiuti. Tutte attività che si propongono di essere rispettose del territorio e gratificanti per le economie e le culture locali.
Nella Biovallée vi sono stati dunque due giorni fitti di scambi di esperienze e di vedute sulle modalità di attuazione in tempi brevi di un network internazionale dei biodistretti, anche sulla scia del riconoscimento giunto da parte delle Nazioni Unite riguardo alle finalità del progetto.
La sinergia franco-italiana sarà poi estesa ad altre realtà omologhe in Europa e nel bacino Mediterraneo.  Tanto per cominciare, la prossima primavera si svolgerà a Roma e nel Cilento il primo workshop internazionale sui biodistretti. Il cammino verso un network globale dei Bio-distretti è ormai ben tracciato e la prospettiva di estensione ad altre realtà economiche e sociali si va facendo sempre più concreta.
Fonte Ufficio Stampa

L’Agia-Cia ha inviato le sue osservazioni sul disegno di legge 287, ora in esame al Senato, al presidente del Comitato ristretto della Commissione agricoltura di Palazzo Madama, Franco Panizza: è necessario accelerare i tempi e soprattutto assegnare al provvedimento un’adeguata dotazione finanziaria per evitare che resti tutto sulla carta.  

Continua la nota: bisogna procedere a una veloce approvazione del ddl Bertuzzi, che contiene misure per la competitività dell’imprenditoria giovanile e il ricambio generazionale in agricoltura, puntando sulla realizzazione della Banca della Terra e sull’accesso al credito semplificato. Ma soprattutto è necessario che il disegno di legge sia corredato da un’adeguata dotazione finanziaria, altrimenti il rischio è che i provvedimenti restino solo sulla carta.
"Affinché i giovani possano sviluppare con successo il proprio progetto di vita scegliendo la professione di agricoltore, vivendo nelle aree rurali -si legge nella nota dell’Agia- è innanzitutto necessaria la condizione di un agile reperimento del bene terra, al giusto valore”. Per questo serve la Banca della Terra: si tratta di dare vita a un archivio pubblico che raccolga regione per regione tutti i lotti di terra disponibili, a partire da quelli demaniali, da destinare ai giovani agricoltori. Questa sorta di registro pubblico servirebbe come punto di riferimento fondamentale per tutti i giovani che vogliono affittare o comprare un terreno, favorendo in questo modo l’imprenditoria “under 40” e calmierando i prezzi di mercato.
Allo stesso modo, per favorire il ricambio generazionale, serve istituire il ‘tutoraggio’ a favore del giovane che subentra nella conduzione a un over 65 costruendo modelli formativi innovativi. Continua l’Agia-Cia, che serve regolamentare i GAT (Gruppi di acquisto dei terreni), prevedendo forme di agevolazione, in materia di credito e di fisco, per le cooperative gestite in prevalenza da giovani.
Quanto invece alla questione del credito, se oggi tre imprese agricole su cinque denunciano difficoltà enormi nell’accesso ai finanziamenti, tra le aziende “young” la percentuale sale a quattro su cinque. Ecco perché “per rendere più facile l’erogazione di credito da parte del sistema bancario e finanziario -si legge nelle osservazioni dell’Agia- è necessario che gli affidamenti delle banche ai giovani non siano effettuati sulle scorte delle garanzie patrimoniali, ma sulla validità dell’investimento proposto”. Più in generale, serve ottimizzare il sistema delle garanzie pubbliche, costruendo sinergie tra struttura nazionale e strutture regionali e soprattutto potenziando i Confidi sul territorio.
“Le nostre osservazioni al disegno di legge Bertuzzi -conclude l’Agia- vengono proposte interpretando e assecondando la metafora del ‘cacciavite’ che il premier Enrico Letta ha evocato in occasione di provvedimenti emanati per venire incontro alle esigenze delle imprese e che hanno questo denominatore comune: non appartengono alla categoria delle riforme, bensì sono delle intelligenti riparazioni o riordini di normative esistenti”.
 
Fonte Ufficio Stampa