Ispirazioni

In pratica Holi è un arcobaleno di gratitudine per la rinascita primaverile. Conosciuta come la "festa dei colori", è un'esplosione di gioia e colori che segna l'arrivo della primavera in India, Nepal, Pakistan e Bangladesh.

 

Questo evento, atteso con grande entusiasmo, rappresenta non solo il cambiamento di stagione ma anche la vittoria della luce sull'oscurità, del bene sul male. In queste terre, dove l'inverno può essere particolarmente severo, l'Holi assume un significato profondamente spirituale e comunitario.
La celebrazione ha inizio il giorno dopo il dhulhendi, la prima notte di luna piena del mese di Phalgun (febbraio-marzo), quando migliaia di falò illuminano la notte in segno di purificazione e rinnovamento. Questi fuochi, simbolo della luce che trionfa sull'oscurità, preparano lo spirito e l'anima all'accoglienza di una nuova stagione.

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Al sorgere del sole, le strade si trasformano in un mare di colori: polveri vivaci di ogni sfumatura vengono lanciate in aria e sparse su persone e oggetti, in un gioco gioioso che unisce grandi e piccini. Questo rito simbolico di condivisione e fratellanza, dove ogni colore ha un proprio significato, diventa espressione tangibile di felicità e gratitudine verso la natura.
L'Holi è anche un momento di inclusione e perdono, dove le barriere sociali si abbassano e tutti, indipendentemente dalla propria posizione, si uniscono in danze e canti che risuonano per le strade in una festa che abbraccia l'intera comunità.

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Questo fine settimana, la rubrica "Ispirazioni" di FloraViva, curata da Anneclaire, vi porta nel cuore dell'Holi attraverso una galleria fotografica che cattura l'essenza di questa straordinaria festa. Ogni immagine racconta storie di gioia, rinnovamento e speranza, ricordandoci l'importanza di celebrare la vita e i suoi infiniti colori.
Lasciatevi ispirare dalla bellezza dell'Holi e scoprite come, anche nei momenti più bui, la vita può risplendere di mille luci e colori. Un messaggio di ottimismo e forza che arriva direttamente dalle tradizioni di questi popoli, testimoni di come la gratitudine verso la natura possa trasformarsi in un'arte vivente, capace di toccare il cuore di ciascuno di noi.

Ispirazioni è una rubrica curata da AnneClaire Budin

 

Dal fascino remoto della Foresta nebbiosa di Mindo-Nambillo in Ecuador alle vastità dell'Amazzonia, un viaggio tra le foreste più grandi e biodiverse del globo svela la ricchezza di flora e fauna uniche. Tra patrimoni UNESCO e riserve naturali, queste aree vitali affrontano sfide cruciali per la conservazione e la sostenibilità.

 

Foresta nebbiosa di Mindo-Nambillo 192 Kmq
Partiamo dalla'ultima posizione di questa classifica che include la Foresta nebbiosa di Mindo-Nambillo. Sita in Ecuador, essa si estende per circa 192 Kmq, e la fauna da cui è abitata comprende più di 1.600 specie di uccelli, rane e altri animali, il ché la rende biologicamente variegata, considerata anche la diversità geografica della regione.
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Foresta pluviale di Kinabalu 754 Kmq
Il Parco Nazionale di Kinabalu è noto per essere stato il primo patrimonio dell'umanità malese riconosciuto dall'UNESCO nel dicembre 2000. Questo parco, con i suoi 754 Kmq, è il più grande di tutto Singapore, e ricopre le zone circostanti del Monte Kinabalu, sull'isola malese di Borneo. Raggruppa in sè oltre 4.500 specie di animali ed è considerato uno dei più importanti siti biologici in tutto il Mondo. E' inoltre molto popolare tra i turisti per la sua relativa comodità. 
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Foresta pluviale di Daintree 1200 Kmq
Coprendendo il confine nord-orientale del Queensland, quella di Daintree è la più grande foresta continua in Australia. Ampia 1.200 Kmq, essa prende il nome dal famoso geologo e fotografo Richard Daintree, e corre lungo la costa dell'omonimo fiume.Qui risiedono diverse specie: non solo troviamo più del 90% dei pipistrelli e farfalle, ma questa foresta è anche sede di più di 10.000 specie di insetti, diversi rettili ed uccelli. 
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Foresta di Sundarbans 1395 Kmq
Dal 1997 anch'essa patrimonio dell'UNESCO, la foresta di Sundarbans è di circa 1.395 Kmq, per il 60% appartenente al Bangladesh, ed un ulteriore 40% di essa si estende lungo la penisola indiana. Stiamo parlando della più grande foresta di mangrovie del Mondo, riconosciuta in India come parco nazionale, riserva della tigre e della biosfera. Questa è la casa della famosa tigre bianca del Bengala, ed è la più grande riserva della tigre di tutto il pianeta.
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Foresta pluviale tropicale di Xishuangbanna 2042Kmq
La foresta pluviale tropicale di Xishuangbanna è situata nella provincia dello Yunnan, nel sud della Cina. Si tratta di una delle foreste tropicali meglio conservate al Mondo. Copre una superficie di circa 2.402 Kmq, ed è divisa in molti sottotipi di vegetazione, raggruppati da non meno di otto tipi. Di questi sottotipi, cinquantotto sono considerati estremamente rari; qui sono stati scientificamente registrati più di 3.500 tipi di flora. Per la scienza, quest'area è estremamente importante poiché rappresenta una banca del gene, grazie alla sua abbondanza di vegetazione.
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Foresta Nazionale Tongass, 68068 Kmq
Tongass è una foresta pluviale temperata situata nel lato sud-est dell'Alaska. Si tratta della più grande degli Stati Uniti d'America, con un'ampiezza di 68.062 Kmq, vale a dire più delle dimensioni dello Sri Lanka. Tongass è caratterizzato principalmente dalla presenza di cedro rosso occidentale, ed è suddiviso in 19 aree naturali designate che ospitano rarissime specie di flora e fauna, molte in via d'estinzione a causa della sua posizione piuttosto remota.
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Foresta pluviale temperata di Valdivia, 248100 Kmq
Con oltre 248mila Kmq, la foresta pluviale temperata di Valdivia è la terza più grande al mondo. Per rendere l'idea delle dimensioni, stiamo parlando di una massa di terra che comprende in sé tutta la Gran Bretagna. Si estende su una superficie gigantesca nei pressi della costa occidentale del Sud America, principalmente nel Cile, ma copre anche parti dell'Argentina. Prende il nome dalla città di Valdivia, ed è piena di sotto-cespugli di felci e bambù, anche se è coperta principalmente dalle sempreverdi Angiosperme.
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Foresta pluviale del Congo, 1,7 milioni di Kmq
La foresta pluviale del Congo fa parte del bacino del Congo, nel continente africano, e si estende per circa 2 milioni di Kmq (più delle dimensioni dell'Alaska o dell'Arabia Saudita!). Si tratta della seconda più grande foresta tropicale del mondo. Su oltre 10.000 specie di piante identificate, circa il 29% sono proprio di origine congolesi. Qui sono stati registrati quasi 1.000 specie di uccelli, oltre 500 specie di pesci e circa 500 varietà di mammiferi. Questa foresta pluviale tra l'altro è considerata una dei più importanti bilanciatori ecologici.
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Foresta pluviale dell'Amazzonia, 5,5 milioni di Kmq
Il territorio della foresta amazzonica si estende su nove Paesi, rappresentando più della metà delle foreste pluviali rimaste al Mondo. Circa il 70% della superficie forestale totale si trova tra il Brasile ed il Perù. La foresta amazzonica ospita una ricchissima biodiversità, ed enormi risorse di acqua dolce. Non solo svolgono un ruolo fondamentale per la conservazione della biodiversità a livello mondiale, ma fornisce anche servizi ecologici essenziali come pozzi di carbonio.

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La serie di olivi dipinti da Van Gogh come celebrazione della vita e manifestazione dell'energia della natura nella selezione fatta da AnneClaire Budin

 

Vincent Van Gogh ha sempre avuto un legame particolare con la natura, trovando nella campagna un rifugio e una fonte inesauribile di ispirazione. Nel periodo trascorso in Provenza, il pittore olandese si è avvicinato agli ulivi con un misto di rispetto e meraviglia, vedendo in loro non solo soggetti da rappresentare, ma simboli viventi dell'energia che pervade il mondo naturale. "L'effetto della luce diurna e del cielo significa che ci sono argomenti infiniti che si trovano negli alberi di ulivo. Per quanto mi riguarda cerco gli effetti contrastanti del fogliame, che cambia con i toni del cielo," scriveva Van Gogh, descrivendo la sua passione per questi alberi nodosi e venerabili.

Con una pennellata intensa e vigorosa, Van Gogh trasmette il movimento vitale della terra e del cielo, quasi fossero un tutt'uno con il fruscio delle foglie mosse dal vento. Le sue opere diventano così una danza di colori e forme, dove il blu puro del cielo mediterraneo si fonde con il verde e l'arancione delle foglie, fino ai toni viola dell'autunno che contrastano con il calore del sole.

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La National Gallery of Art di Washington osserva che in queste tele "negli alberi di ulivo – nella potenza espressiva delle forme antiche e nodose – Van Gogh trovò la manifestazione della forza spirituale che credeva risiedere in tutta la natura". Questa potenza espressiva non è soltanto una caratteristica stilistica, ma un messaggio profondo: ogni pennellata di Van Gogh è un gesto di riconoscimento verso quella forza spirituale che, secondo l'artista, prende forma tra gli ulivi.

In questi dipinti, Van Gogh non si limita a ritrarre il paesaggio: egli cerca di catturare l'essenza stessa della vita, quell'energia cosmica che anima ogni essere vivente. Gli ulivi diventano dunque metafora di resistenza e resilienza, capaci di sopravvivere alle avversità e di testimoniare la perpetua rinascita della natura. Attraverso la sua arte, Van Gogh ci invita a guardare oltre l'apparenza e a sentire, quasi fisicamente, l'energia pulsante del mondo naturale.

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"Jardin Source de Vie" questo il titolo che dal 24 aprile al 3 novembre i progettisti italiani si troveranno a rappresentare con le loro opere che celebrano la biodiversità e la sostenibilità al Festival International des Jardins di Chaumont-sur-Loire.

 

Il Festival International des Jardins de Chaumont-sur-Loire, previsto dal 24 aprile al 3 novembre 2024, si appresta a essere un crocevia di idee innovative nel campo della progettazione paesaggistica. Con "Jardin Source de Vie", ovvero "Giardino Fonte di Vita" come tema portante dove i progettisti sono chiamati a riflettere sulla crisi globale della biodiversità e a proporre soluzioni che siano sostenibili e rigenerative.

Il team italiano "04.STIGMA", composto dai paesaggisti Arianna Tomatis, Walter Coccia e Davide Cerruto, emerge come una delle collaborazioni più promettenti. Arianna Tomatis, con le sue radici in Piemonte e la formazione svizzera, porta la sua sensibilità internazionale e l'amore per la natura nelle sue progettazioni. Walter Coccia, con la sua esperienza transatlantica, fonde sensibilità artistica e rigore tecnico, mentre Davide Cerruto, appassionato di botanica, contribuisce con il suo occhio per il dettaglio e la scelta delle specie vegetali.

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Un altro collettivo di spicco è "11.CHER JARDIN, PRENDS SOIN DE MOI" di APRUS, un'associazione di menti creative composta da Serena Fabbretti, Giovanna Emanuela Plomitallo, l'agronoma Martina Pedrazzoli e la designer Aurora Giuriati, con l'ingegnere Berardino Buonforte. Il loro lavoro si concentra sulla creazione di spazi che sono allo stesso tempo belli, funzionali e curativi, una simbiosi perfetta tra forma e funzione che rispecchia le necessità del vivere contemporaneo.

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Attraverso la lente dei giardini di Chaumont-sur-Loire, la manifestazione mette in luce l'essenziale connessione tra l'uomo e l'ambiente e la responsabilità che abbiamo di proteggere e valorizzare il nostro patrimonio naturale. In quest'ottica, i lavori dei paesaggisti italiani rappresentano non solo una celebrazione della bellezza e della vitalità dei giardini ma anche un impegno attivo verso la creazione di un futuro più verde e sostenibile.


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La Grande Moschea dello Sceicco Zayed di Abu Dhabi, eredità dello sceicco Zayed bin Sultan Al Nahyan II, è un capolavoro architettonico realizzato grazie al genio e alla maestria delle imprese italiane.

La scelta dell'Italia per questo progetto riflette il riconoscimento globale delle sue eccellenze in campo architettonico e artistico. Sin dal 1996, una joint venture italiana si è fatta carico della costruzione e della manutenzione di questo edificio religioso, rappresentando il più importante contratto mai assegnato in ambito di architettura contemporanea. La moschea, con un'area doppia rispetto alla Basilica di San Pietro a Roma e capace di accogliere fino a 40.000 fedeli, si erge con quattro minareti alti 110 metri, 82 cupole, quasi 150 pinnacoli e migliaia di elementi decorativi.

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I decori floreali realizzati da Fantini, maestro nell'arte del mosaico, sottolineano la profonda competenza e sensibilità nell'uso di materiali pregiati come marmo, vetro e oro. Questo lavoro mette in evidenza come l'Italia sia un punto di riferimento mondiale per l'arte del mosaico, grazie a un'eredità di tradizioni centenarie e collaborazioni artistiche.

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La Grande Moschea, ottavo edificio di culto islamico per grandezza nel mondo, si è affermata come il monumento più amato dai cittadini di Abu Dhabi. Lo sceicco Zayed, scomparso poco dopo il completamento dei lavori, riposa oggi in questo luogo di pace e spiritualità, un simbolo di tolleranza e bellezza che unisce tradizione e innovazione, Oriente e Occidente, in un messaggio di armonia universale.

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