Ispirazioni

I fiori edibili diventano sempre più protagonisti in cucina, un modo naturale, sano e sostenibile per decorare il cibo. Dai prodotti da forno alle scenografiche torte da cerimonia.


Non ci meraviglia il loro impiego in erboristeria e nei rimedi di bellezza ma, in cucina i fiori hanno la facoltà di sorprenderci e affascinarci, oltre che di conquistare il nostro palato. Se nell’attesa dei fiori di zucca estivi ci cimentiamo con fritture primaverili di fiori di sambuco e odorose infiorescenze di acacia (in pastella leggera farina acqua un po’ di sale…), l’uso dei fiori commestibili è sempre più diffuso nelle cucine dei grandi chef, e spuntano nei social network, come protagonisti indiscussi, su prodotti da forno e di pasticceria. Oltre alle loro proprietà nutritive e medicinali gli ingredienti botanici sono utilizzati per la loro bellezza e versatilità come elementi decorativi naturali.

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Sono numerosi i fiori edibili comunemente diffusi nei giardini e negli orti, per esempio le margherite o pratoline che, oltre ad abbellire i prati dalla fine dell’inverno fino all’estate, sono ottime in insalata e come decorazione su pane, focacce e torte, da sole o in buona compagnia. Possiamo dare libero sfogo alla nostra creatività in cucina creando vere e proprie composizioni floreali dove un “peccato mangiarli!” sarà doveroso. Qualche esempio? Le infiorescenze di achillea formate da tanti fiorellini dal buon profumo possono arricchire frittate e risotti, aromatizzare e abbellire formaggi e salse, così come tanti altri fiori con cui decoreremo quiche, schiacciate rustiche, tortini e cracker.
I fiori commestibili più diffusi, anche fuori dal recinto di casa, sono quelli di borragine, camomilla, aglio selvatico, iris, viola del pensiero, papavero, trifoglio, fiori di basilico e carota, garofani spontanei…
Molto scenografici su torte dolci e salate (oltre che nelle aiole del giardino) sono i fiori di nasturzio, il caprifoglio darà vita a decorazioni raffinate, magari su grandi biscotti dorati. 

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Nel variopinto e appetitoso mondo dei fiori in cucina brillano Loria Stern e le sue creazioni botaniche commestibili.  Loria è diventata famosa grazie al suo biscotto con fiori pressati, dal 2016 ha portato i fiori edibili e la sua creatività sulle tavole di personaggi famosi e sulle pagine di pubblicazioni come Vogue e il New York Times, ed è un esempio di sostenibilità ambientale e sostegno agli agricoltori e alla comunità locale. Usa prodotti di qualità, rigorosamente biologici. Molta attenzione riserva anche all’imballaggio, scegliendo carta pergamena riciclata e rivestita con sostanze chimiche non tossiche; implementa  pratiche creative di riduzione dei rifiuti e nel risparmio delle acque. Ma soprattutto i prodotti da forno, le torte, i catering di Loria Stern sono qualcosa d’incredibile, bellissimi da guardare, buoni da mangiare e una grande fonte d’ispirazione.

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Un alimento semplice come il pane può diventare una vera opera d’arte, un elemento di grande effetto decorativo per sorprendere i nostri ospiti e, chi non ha un giardino fiorito a disposizione, può divertirsi a creare fiori con ortaggi e altri elementi vegetali facilmente reperibili, ad esempio le cipolle rosse possono diventare eleganti iris, i ravanelli si trasformano in corolle di grandi margherite, una torta di asparagi diventa un giardino romantico grazie ai fiori di erba cipollina e i peperoni eccoli divenire papaveri!
Insomma, per pranzo una focaccia fragrante che è anche un poetico bouquet di fiori di stagione e tanto formaggio decorato con viole del pensiero e non può mancare un’insalata arricchita da grappoli di glicine. Chissà, forse un giorno i vivaisti organizzeranno corsi di cucina e in pasticceria compreremo dessert decorati con dalie e fiori di passiflora. Intanto buon appetito!

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Rubrica a cura di Anne Claire Budin

Moderni gangster e hip hop, ma anche fiori, miti del cinema e iniziative per salvare il pianeta. Come e perché la firma americana Kith conquista i figli e, alla fine, anche le mamme.

Quando la mattina vostro figlio indossa un’abbondante felpa da rapper con sopra scritto KITH e, prima di mandarlo a scuola, andate a controllare: “Chi è questo Kith?” Ah! Un marchio newyorkese per rapper tosti ma con un allure amichevole grazie ai fiori e, al pensiero rivolto a un futuro sostenibile della Terra.
Sì, lo sappiamo è molto fashion usare la natura per fare leva sul marketing ma, indubbiamente, vi sentite subito rassicurate, vero? “Ora vai pure a scuola!”.
Mentre noi ormai ci siamo incuriositi e andiamo a scoprire qualcosa di più su questo brand di abbigliamento e calzature casual e di tendenza.
I capi della collezione Kith per la primavera 2022 sono un po’ attivista esploratore, molto giocatore di baseball e moltissimo rapper ma con un qualcosa di classico e naturale; i modelli che indossano le collezioni Kith uomo, donna e bambino sono stati fotografati mentre passeggiano in un giardino rigoglioso, in piena fioritura. Un trionfo floreale dove, proprio in mezzo a gerbere solari e romantiche, rose rosse appena sbocciate, bocche di leone dalle sfumature delicate e una miriade di altri fiori colorati, ci accorgiamo come siano passati dai temi poco rassicuranti del gangsta rap alla figura rasserenante di un nonno in mezzo a una fioritura primaverile.
Il nonno rassicurante altro non è che il super testimonial scelto da Kith per questa campagna pubblicitaria, l’attore di Brooklyn Steve Buscemi, pochi anni fa eletto vera e propria icona di stile grazie alla serie TV “Boardwalk Empire”, dove interpretava un gangster, ma questo non è molto rassicurante! Meglio ricordarlo per la sua carriera cinematografica leggendaria e per i suoi esordi in Miami Vice, tra palme e colori pastello.
Per Kith, Steve Buscemi indossa capi comodi, sportivi, con colori e decorazioni prese in prestito all’ambiente naturale e alla primavera e, ovviamente è immerso in un’installazione floreale che riporta alla natura e alla Terra.
Quest’anno il marchio Kith, in occasione della Giornata della Terra, ha partecipato a delle importanti attività. La prima presso un’organizzazione no-profit Kako’o Oiwi, alle Hawaii, che sostiene pratiche culturali e il ripristino delle risorse naturali. Mentre a New York ha contribuito a invasare nuove piante nella serra del Playground Coffee a Brooklyn, uno spazio comunitario in cui è praticato il giardinaggio sostenibile e sono offerti prodotti stagionali.
Attività davvero lodevoli che ci fanno apprezzare Kith e i ragazzi che decidono di indossare il loro marchio, e anche le mamme possono stare più tranquille!

Il simbolo del continuo fluire della vita, Yggdrasil è un robusto frassino, l’albero sacro della cosmologia norrena. Scopriamo com’è diventato una leggenda, un simbolo e ispirazione per decorazioni e tatuaggi.
L’albero rappresenta la verticalità della vita per eccellenza, riassume l’antagonismo tra terreno e celeste, materiale e spirituale. L’albero tende al cielo ma ha radici profondamente fissate al suolo; non stupisce che, ancora oggi, il simbolo dell’albero cosmico della mitologia nordica abbia resistito fino ai nostri tempi e fuori dai suoi tradizionali confini. Oggi lo ritroviamo su ciondoli, magliette, oggettistica e molti lo scelgono come tatuaggio ma, spesso origine e significato di questo simbolo ci sfuggono.
L’albero Yggdrasil viene dalla tradizione degli antichi scandinavi, i popoli germanici provenienti dai territori di Danimarca, Norvegia e Svezia. Le sue origini sono antiche, anzi leggendarie ma il suo significato è ancora attuale, può essere visto come allegoria dell’armonia che dovrebbe esserci tra mente, corpo e spirito umano. E quelle radici che sprofondano nel terreno rappresentano la saggezza più antica.
Il motivo dell’albero cosmico, ricorrente in tradizioni diverse e lontane tra loro, nasce dalla leggenda in cui sono protagonisti l’albero e il padre degli dèi norreni: Odino. Il dio si appese per 9 giorni e 9 notti a un ramo dell’albero cosmico, trafitto da una lancia; Odino sacrificò “sé stesso per sé stesso” per impossessarsi del significato e del potere delle rune. Con il tempo, in suo onore, ai suoi rami erano impiccate vittime sacrificali, da questo ha origine il nome Yggdrasil, che significa cavallo (metafora del patibolo) di Odino (Yggr è uno dei suoi nomi).
L’albero che sostiene l’universo è un possente frassino, l’eccelso tra gli alberi, una metafora del bene e del male, dell’universo concepito come essere organico. Rappresenta il cosmo, la sua origine, crescita e rigenerazione.
Yggdrasil attraversa i 9 mondi dell’Universo norreno: i luoghi in cui vivono le famiglie degli dèi, le divinità primigenie, gli elfi chiari, quelli scuri e i nani, raggiunge la terra di mezzo dove vivono i mortali e arriva ai confini del mondo dove regnano i giganti. Scende dove vivono le forze del male e del fuoco, fino a arrivare al regno dei morti.
Ai piedi di Yggdrasil tre grandi radici.
La prima collega l’albero al luogo in cui si riuniscono gli dèi per i consigli giornalieri e dove vivono le tre Norme, le fanciulle del destino, che si prendono cura del tronco  dell’albero cosmico per impedire che si secchi e muoia, e che rappresentano Passato, Presente e Futuro.
La seconda radice scende alla fonte dei Mimir, dove Odino bevve per accedere alla conoscenza e alla saggezza, lasciando come sacrificio un suo occhio.
Dalla terza radice, abitata da strani animali, nascono tutti i fiumi del mondo.
Oltre che sostegno del cosmo, l’albero sacro è anche un cosmo a sé stante, in continuo rinnovamento; in lui vive una ricca fauna, non sempre benevola. Un’aquila appollaiata tra i rami con un falco tra gli occhi, molte serpi che corrodono le sue radici, lo scoiattolo Ratatoskr che corre in su e giù sul tronco per riportare le maledizioni che, aquila e serpi, si scambiano, poi quattro cervi che brucano i suoi ramoscelli, se non fosse per le tre Norme l’albero cosmico rischierebbe davvero di morire.
Yggdrasil è vita e morte al tempo stesso, e costante ricerca di equilibrio. Un simbolo potente e ricco di significati che continua a essere fonte d’ispirazione, una sorgente di vita e saggezza che ci esorta ad avere basi solide e ben radicate, per poter raggiungere quei traguardi che la sua folta chioma nasconde.
 

Si potrebbe definire come “l’arte di mettere insieme i pezzi” o un metodo per non arrabbiarsi troppo, dopo aver rotto un piatto del servito buono, perché da quei cocci potrebbe prendere vita un capolavoro!

La pique assiette, o trencadís, è una tecnica ornamentale che impiega frammenti di ceramica. Questa arte naif può essere un passatempo piacevole , naturalmente scollegata dalla realtà culturale in cui è prodotta, da non confondere con la tecnica del mosaico, anche se, gli somiglia molto.
Si è detto frammenti di ceramica (possibilmente colorati e lucidi, per giocare meglio con la luce e la tridimensionalità delle superfici), ma anche pezzi di vetro o specchio, materiale di scarto, manici di tazzine da caffè o qualsiasi cosa attiri la nostra attenzione. Il disegno originale di un piatto o di una piastrella, una volta rotto, scomposto e ricomposto, assume tutto un altro aspetto e significato.
Uno degli esponenti più sorprendenti di questa arte naif è stato Raymond Isidore (1900-1964). La sua vedova ha raccontato di averlo visto lavorare per 29.000 ore con circa 15 tonnellate di piatti rotti. Raymond Isidore creò il suo mondo finché non se ne andò! Era una persona semplice, ignorante e solitario, proprio per questo un personaggio straordinario perché fu architetto, costruttore, pittore e mosaicista.
Quando andava in giro, aveva preso l’abitudine di raccogliere pezzi di vetro e terracotta, che poi usava per decorare la sua casa con l’intenzione di abbellirla e, da lì, non riuscì più a fermarsi. Ricoprì le pareti di casa, i muri esterni, mobili e pavimenti e dettagli del giardino. Le sue opere stupiscono per la loro varietà: volti, fiori, animali e per l’incredibile mole di lavoro. Sicuramente visitare la sua casa sarà un modo per trovare ispirazione, così come cercare sui social network  oggetti decorati con questa tecnica, senz'altro più alla nostra portata! Un altro suggerimento che viene da Isidore è di guardarci intorno, perché ovunque possiamo trovare quel frammento di ceramica che stavamo cercando, per iniziare o terminare la nostra opera d’arte!
Questa tecnica era usata anche dagli architetti modernisti, il più famoso è Antoni Gaudì (1852-1926). La prima volta che usò questa tecnica fu per il battente dell’entrata dei Padiglioni Guell, semplicemente furono rotte delle piastrelle quando non potevano essere usate intere, questo offrì un risultato visivo ben diverso  da quello che offriva il disegno originale della piastrella completa.
Partendo da esempi famosi, grazie alle immagini che Floraviva ha selezionato per voi, con fantasia e un po’ di dimestichezza con cemento, spatole, stucco e, soprattutto tanti frammenti colorati e casuali di ceramica, possiamo tutti diventare dei provetti picassiette. Buon divertimento!

Rubrica a cura di Anne Claire Budin

Nasce 20 anni fa, all’interno della Milano Design Week, Green Island, percorso artistico di eco-design. Nell’edizione 2022 ci condurrà ne “Il Giardino di Flora”, racconto visivo e dialogo tra natura, fotografia e arti figurative, la seconda installazione sarà “Nido d’Ape”, un progetto dove tecnologia e sostenibilità daranno vita a arnie per api solitarie.


La Milano Design Week non è propriamente un evento fieristico, nasce come movimento spontaneo nei primi anni ’80, dall’esigenza di aziende e progettisti. Si affianca al salone Internazionale dei Mobile di Milano ma con caratteristiche diverse, non ha una sede ma si dipana nei quartieri della città, cercando di portare ovunque il design, i materiali usati, i suoi protagonisti e ci riesce; perché addirittura trasforma alcuni quartieri in vere e proprie icone.
In questo contesto nasce GREEN ISLAND, il 1° progetto che porta il design per le vie del Quartiere Isola, collegando e mescolando realtà locali e internazionali, con l’intento di valorizzare il territorio, creare laboratori artistici e artigianali, riportare la natura nel quartiere milanese attraverso apicoltura e orti curati dagli stessi abitanti. 
In questa edizione della Milano Design Week (6-12 giugno 2022) GREEN ISLAND compie 20 anni, per festeggiare questo importante traguardo, darà vita a due progetti: il Giardino di Flora e “Nido d’Ape” dello studio di progettazione e design CARACOL.
La natura sarà la protagonista assoluta anche in questa edizione 2022 e sarà ben rappresentata dal Giardino di Flora, installazione originale pensata appositamente per l’atrio della Stazione Porta Garibaldi. In questo luogo creato e inventato saranno evidenziati gli aspetti artistici e botanici attraverso la vegetazione, cresciuta e selezionata dalla Floricoltura Coccetti, un piccolo vivaio a due passi dal lago Maggiore, in cui le piante sono coltivate nel rispetto dell’ambiente, senza l’uso di prodotti chimici.
In modo armonioso nel Giardino di Flora sarà possibile andare alla scoperta di un racconto fotografico curato dal duo Bloom&Me (ovvero Carolina Trabattoni e Valeria Vaselli), dove delicate fioriture dalle diverse forme, dialogano con il verde del fogliame e delle piante. L’obiettivo ci mostrerà il dinamismo botanico vibrante, tangibile dei vegetali ritratti. Un altro mondo parallelo è poi tracciato dai disegni a china, in cui scopriremo il processo d’impollinazione delle api.
Proprio alle api è dedicato il secondo progetto di GREEN ISLAND, “Nido d’Ape” di Caracol: una serie di piccole arnie per api solitarie (osmie), create utilizzando un’innovativa stampa in 3D, con un materiale che deriva dalla trasformazione degli zuccheri di origine naturale, l’acido polilattico o PLA, una bioplastica compostabile e biodegradabile.
GREEN ISLAND è un percorso di eco-design nato grazie a Claudia Zanfi, storica dell’arte e paesaggista, l’anima verde della Milano Design Week di Zona9.
L’obiettivo di questo progetto artistico nato nel 2001 è riportare il cittadino a una dimensione di maggiore armonia tra lo spazio urbano e quello naturalistico. Inoltre va alla ricerca di una forma di dialogo tra società e territorio e vuole compiere una riflessione sul tema degli spazi collettivi e verde pubblico.
Tra le attività di GREEN ISLAND c’è anche l’editoria, molteplici sono le pubblicazioni su erbe spontanee, giardini d’artista, nuovi paesaggi urbani e alveari d’artista.
Nel 2010 Claudia Zanfi fonda lo studio di progettazione e diffusione del verde, “Atelier del Paesaggio”, che si dedica alla riprogettazione e riuso di spazi urbani abbandonati realizzando giardini d’artista, in cui molta attenzione è data all’uso di specie autoctone.
L’appuntamento con GREEN ISLAND 2022 è per il prossimo giugno a Milano, i progetti saranno realizzati in collaborazione con Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS Italia), Comune di Milano, Isola Design District, Bloom&Me, Caracol, Vivaio Coccetti, Consorzio Tutela Lambrusco, Artibrune.

Redazione