Il vivaista

A Flormart 2023 non solo florovivaismo ma tutto il settore green

Al 72° Flormart, a Padova dal 20 al 22 settembre 2023, oltre al florovivaismo sempre più temi green: dalla forestazione ai giardini sostenibili e terapeutici.

«Verde, ambiente, sostenibilità e biodiversità». Questi i «topic trend di assoluto rilievo in Italia e nel mondo» che intende intercettare l’edizione 2023 di Flormart – The Green Italy, come si chiama adesso il salone internazionale del florovivaismo, del verde e del paesaggio di Padova sotto la gestione di Fiere di Parma.
«L’agenda 2030 ci ricorda che la sostenibilità è anche la salvaguardia del territorio, come paesaggio in cui le comunità abitano, – ha dichiarato ieri in un comunicato stampa il ceo di Fiere di Parma Antonio Cellie – per questo Flormart – The Green Italy, si rivolge anche alle pubbliche amministrazioni che governano le scelte infrastrutturali e di conseguenza le ricadute sull’ecosistema».
Così la progettazione e cura del verde, per parafrasare il claim della manifestazione, si fa sempre più spazio nel programma della 72^ edizione della fiera storica del florovivaismo in Italia, in calendario al quartiere fieristico di Padova dal 20 al 22 settembre 2023. E quindi accanto agli stand di produttori di piante e fiori, sempre più attenzione sarà rivolta al «settore green nel senso più ampio del termine. Dal landscape design all’ingegneria ambientale, dalle green city all’arredo urbano, dalla digitalizzazione alle nuove professioni del verde».
Ad esempio in fiera si troveranno «tutte le tendenze del momento per prendere spunti e lasciarsi ispirare» del mondo dei «landscape designer, architetti e paesaggisti, arredatori e giardinieri creativi». Con un occhio di riguardo per il trend verso «i giardini sostenibili che prediligono cactacee e succulente, oleandri, bouganville e ginestre, fiori ed erbe aromatiche che richiedono poca acqua», ma «anche i giardini terapeutici che coinvolgono i medici nella scelta del verde».
Altrettanta attenzione sarà rivolta agli sviluppi tecnologici degli ultimi anni che hanno coinvolto anche il settore agricolo: «pensiamo all’intelligenza artificiale a servizio del monitoraggio del suolo o per la lotta contro parassiti e malattie», ma anche «la bioingegneria rappresenta un altro ramo fondamentale per creare prodotti migliori e selezionati, così come i dispositivi IoT, Internet of Things, che consentono la raccolta e gestione di dati preziosi per le coltivazioni» e i «droni, utilizzati in agricoltura per piantare, seminare, innaffiare le colture».
Fra gli argomenti al centro della fiera anche la questione siccità, con focus sul «settore dedicato alle tecnologie, alle attrezzature e ai mezzi di produzione [per] soluzioni innovative che prevedono maggior riciclo d’acqua e dunque minor spreco possibile». Ma anche l’economia circolare, con i «sistemi all’avanguardia per recuperare i rifiuti, ridurre l’impatto di imballaggi e packaging, incrementare l’utilizzo di materiali innovativi completamente decomponibili».

Redazione

AIPH World Green City Awards - città verdi

L’associazione mondiale dei florovivaisti AIPH annuncia il via alle iscrizioni al World Green City Awards 2024. Invitate tutte le città che puntano sul verde.

 
Sono aperte le iscrizioni all’edizione 2024 dell’AIPH World Green City Awards: il premio rivolto a tutte le città del mondo, dalle grandi alle piccole, che realizzano azioni innovative capaci di sfruttare il potere delle piante e della natura per rendere gli ambienti urbani più sani e resilienti.
Ad organizzarlo, con un’ampia rete di partner, è l’International Association of Horticultural Producers (AIPH), associazione internazionale dei florovivaisti, che mira a valorizzare il ruolo delle piante per il contrasto al cambiamento climatico e per la salute dell’ambiente e di tutti gli esseri viventi. 
«Di volta in volta stiamo vedendo come le piante e la natura forniscono le soluzioni a molte delle sfide che il nostro pianeta deve affrontare - afferma Tim Briercliffe, segretario generale di AIPH -. È inoltre sempre più evidente che le città sono nella posizione privilegiata per sfruttare questo potenziale e guidare la trasformazione. Le iniziative sorprendenti, audaci e innovative presentate durante l'edizione inaugurale degli AIPH World Green City Awards (vedi qui e qui) hanno posto le basi per una dimostrazione ancora più ambiziosa del potere delle piante nell'edizione 2024».
Nel premio si dà riconoscimento alle iniziative urbane basate sull’incremento dell’uso delle piante per creare ambienti urbani migliori, che soddisfano le aspirazioni dei cittadini a una maggiore resilienza economica, sociale e ambientale. Le città sono invitate a partecipare agli AIPH World Green City Awards 2024 per mostrare al mondo i loro risultati e il loro impegno sul fronte delle soluzioni orientate alla natura che sfruttano il potere delle piante e dei servizi ecosistemici associati. La partecipazione ai premi offre alle città visibilità internazionale e l’ingresso in un network di livello mondiale di professionalità all’avanguardia nelle tematiche legate al verde urbano.
L'edizione 2024 degli AIPH World Green City Awards è articolata in 7 categorie, con tre finalisti in ciascuna categoria da cui viene selezionato un vincitore di categoria e con un Grand Winner scelto tra i sette vincitori di categoria. Le iscrizioni vengono compilate e inviate dalle città attraverso un portale online aperto per sei mesi fino alla scadenza del 15 settembre 2023.
Per ulteriori informazioni e per iscriversi cliccare qua.
 

L.S.

sviluppo di varietà vegetali - pirateria varietale in frutticoltura

Al “Salone del vivaismo” di Macfrut il 4 maggio incontro sullo sviluppo di varietà vegetali e la piaga della pirateria varietale nella frutticoltura in Italia.

 
«Il tema dei diritti di moltiplicazione del materiale vegetale, compresi i fruttiferi, non è certo nuovo. Oltre a una normativa italiana, esiste quella europea, tra le più moderne al mondo e che prende in considerazione la protezione legale delle mutazioni e l’uso del materiale genetico ai fini del miglioramento varietale. Nonostante l'importanza della difesa dei diritti di moltiplicazione, l'infrangimento della legislazione è frequente, con danni per tutto il comparto».
Così il prof. Daniele Bassi, docente di vivaismo arboreo all’Università di Milano, introduce la tavola rotonda “Promuovere le varietà in frutticoltura, tra attese messianiche e pirateria: un approccio realistico” che sarà da lui moderata il 4 maggio, dalle ore 13 alle 14,30, presso la sala convegni del Padiglione C2 del Rimini Expo Center nell’ambito del “Salone del vivaismo e dell’innovazione varietale” (vedi) della prossima edizione di Macfrut.
«La pirateria varietale rappresenta da anni un fenomeno dilagante della nostra frutticoltura – viene spiegato nella nota di presentazione dell’incontro -. Nonostante la quasi totalità delle nuove varietà siano oggi protette da brevetti nazionali e privative comunitarie, la moltiplicazione e la coltivazione abusiva delle novità varietali ha assunto dimensioni a dir poco imbarazzanti, con un danno stimato, solo per l’Italia, di oltre 20 milioni di euro all’anno: una minaccia per l’intera filiera ortofrutticola nazionale, un danno inestimabile per il mondo produttivo, con i conseguenti rischi ì legati alla diffusione incontrollata di varie patologie, oltre a costituire un danno morale materiale per i costitutori, i produttori e di commercianti che operano nella legalità».
«Lo sviluppo di una nuova varietà vegetale - specifica Stefano Lugli, coordinatore del "Salone del vivaismo" - richiede tempi lunghi e ingenti risorse finanziarie. Per i fruttiferi, in media, servono da 10 a 15 anni per immettere sul mercato una nuova varietà, partendo dall’incrocio. Per un progetto di breeding l’investimento può tranquillamente superare i 100mila euro. A questi vanno aggiunti i costi di protezione, quelli di certificazione genetico sanitaria e le risorse per lo sviluppo commerciale della varietà». Conti alla mano, creare e diffondere una novità può richiedere 200mila euro e oltre». 
«Nell’attuale ordinamento – conclude Lugli - il riconoscimento del diritto del costitutore attraverso il pagamento di royalty a pianta, a superficie o sul prodotto commercializzato, è condizione essenziale per garantire il proseguimento dei progetti di miglioramento genetico, siano essi soggetti pubblici o privati, offrendo la possibilità a frutticoltori di disporre di nuove varietà, più produttive, resistenti, resilienti e qualitativamente migliorate».
 

Redazione

Confagricoltura (25 marzo): l’andamento delle vendite di piante e fiori all’estero in quantità (kg) è peggiore di quello in valore (€) per l’aumento dei prezzi.

«I dati sull’andamento in valore dell’export di piante ornamentali del polo florovivaistico pistoiese nel 4° trimestre del 2022 diffusi la settimana scorsa non giustificano alcun entusiasmo. È vero, come rilevato dai colleghi di Coldiretti, che c’è stata nell’ultimo trimestre una significativa frenata alla tendenza negativa dei trimestri precedenti, ma il segno è risultato ancora negativo sia nel 4° trimestre che ancor di più su base annuale. E soprattutto va ricordato che, per via dell’aumento dei prezzi, come dimostrato ad esempio dai numeri dell’Istat sul florovivaismo nazionale, i dati delle quantità di piante esportate non possono che essere nettamente peggiori dei dati dei valori di vendita (in euro). Perciò non siamo ancora fuori dal tunnel».
Ad affermarlo è il presidente di Confagricoltura Pistoia Andrea Zelari in un comunicato stampa del 25 marzo scorso teso a prevenire una erronea percezione dell’opinione pubblica sul reale stato del comparto florovivaistico, segnato dall’aumento dei costi di produzione a causa di un incremento medio dei prezzi d’acquisto degli agricoltori del 28% generato dalla guerra in Ucraina, con conseguenze sui prezzi di vendita (+11,3% medio) e sulle quantità di piante e fiori esportati (oltre che sui margini di guadagno, dato che l’aumento dei prezzi di vendita della piante è stato assai inferiore all’aumento dei costi). 
«Non ho in mano le proiezioni sul polo florovivaistico pistoiese dei dati Istat nazionali sulle piante e fiori esportati in chilogrammi – precisa Andrea Zelari -, ma la lettura dei dati nazionali lascia poco spazio al facile ottimismo. Infatti, anche se a livello nazionale l’export di piante e fiori è aumentato in euro l’anno scorso del +2,20%, passando da 1 miliardo e 215 milioni di euro del 2021 a 1 miliardo e 242 milioni di euro del 2022 (+26,7 milioni di euro), tuttavia il dato delle quantità vendute è stato molto peggiore, passando da 654.956.723 kg del 2021 a 598.407.392 kg del 2022 (-56.549.331 kg), che equivale a un calo percentuale pari a -8,63%».
Molto rilevanti per far capire lo stato di salute del settore, secondo il presidente di Confagricoltura Pistoia, anche i dati nazionali sui saldi commerciali (differenza fra export e import) sia in valore che in quantità. Infatti, riguardo alle quantità o masse, il saldo commerciale ha registrato -44.841.258 kg (cioè -11,92%) passando da un saldo nel 2021 di +376.318.976 kg a un saldo nel 2022 di +331.477.718 kg. E ancora peggiore è stato l’andamento del saldo commerciale in valore, dal momento che da un saldo positivo pari a +559.693.301 € nel 2021 si è passati a solo +368.653.134 € nel 2022, con una riduzione del saldo pari a -191.040.167 € (cioè in percentuale: -34,13%).
«Ripeto, si tratta di dati del florovivaismo nazionale – conclude Andrea Zelari -, ma rispetto a tale divaricazione fra i risultati in euro del valore delle vendite di piante all’estero e in chilogrammi delle quantità esportate, causata dal rialzo dei prezzi, il Distretto vivaistico ornamentale pistoiese non fa eccezione, per cui al -8,25% annuale in valore del 2022 (con 363,3 milioni di euro), segnalato correttamente la settimana scorsa da Coldiretti, corrisponde purtroppo un calo nettamente maggiore delle quantità di piante vendute».

Redazione

Scatta la raccolta dati per lo studio di fattibilità del progetto “Comunità Energetiche Rinnovabili” nel florovivaismo pistoiese: incontro online il 5 aprile.


Le Comunità di Energia Rinnovabile o Comunità Energetiche Rinnovabili (CER; in inglese Renewable Energy Community, abbreviato REC), anche chiamate semplicemente Comunità Energetiche, sono gruppi di soggetti (pubblici o privati) localizzati in una stessa area che si organizzano per produrre e condividere l'energia prodotta da fonti rinnovabili. Più precisamente i soggetti di una CER collaborano per produrre, consumare, condividere, vendere e stoccare l’energia attraverso uno o più impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. In questo modo generano risparmi e benefici per ambiente e rete di distribuzione. Le CER, oltre al risparmio legato al fatto di consumare energia autoprodotta, godono di incentivi economici legati all’energia condivisa.
Il Tavolo di coordinamento tecnico politico per il Piano Strategico di sviluppo del territorio provinciale di Pistoia e per il PNRR, dopo aver verificato l’interesse delle categorie economiche, ha deciso di promuovere studi di fattibilità tecnico-economica per la realizzazione di uno o più modelli di comunità energetiche sul territorio, e la Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia si è resa disponibile a sostenerne il costo. L'incarico è stato affidato alle società SINLOC ed Energy4Com, che si occuperanno della redazione degli studi di fattibilità e dello sviluppo dei progetti pilota di CER nel territorio pistoiese.
In questo contesto l’Associazione Vivaisti Italiani ha manifestato «la volontà delle aziende vivaistiche del Distretto di farsi promotrici di un percorso di costituzione di comunità energetiche aperto anche ai soggetti pubblici, vista l'opportunità offerta dai fondi del PNRR per la realizzazione di impianti fotovoltaici».
Così SINLOC ed Energy4Com hanno avviato una progettazione dedicata al settore del florovivaismo e nel novembre del 2022 hanno presentato un «Piano d'azione per la creazione e implementazione di Comunità Energetiche Rinnovabili nel territorio pistoiese» per il «Distretto floro-vivaistico».
Adesso, secondo questo piano di azione, è scattata la raccolta dei dati per l’avvio dello studio di fattibilità. Gli obiettivi della raccolta dati sono A) mappare e caratterizzare i siti di produzione di energia rinnovabile (in particolare fotovoltaica) ottimali, esistenti o potenziali del territorio; B) mappare il fabbisogno energetico del territorio.
Pertanto il 22 marzo scorso i presidenti dell’Associazione Vivaisti Italiani (AVI) Luca Magazzini e della Fondazione Caript Lorenzo Zogheri hanno inviato una lettera alle aziende vivaistiche socie di AVI della provincia di Pistoia nella quale ha invitato quelle «interessate a realizzare impianti per la produzione di energia elettrica da fonti energetiche rinnovabili o con impianti preesistenti a fornire ai referenti operativi di SINLOC SpA e Energy4Com: dati anagrafici aziendali, censimento delle superfici (coperte e scoperte) e degli impianti attivi o da attivare, diagnosi energetiche o audit energetici, consumi energetici ed eventuali dati di produzione di energia» (tramite bollette o dati da monitoraggio, come specificato nell’anteprima della raccolta dati di Energy4Com). «Il conferimento dei dati è facoltativo – hanno ricordato i due presidenti nella lettera - ma necessario e strumentale alla definizione dei benefici attesi e alla stima dell’impatto economico, sociale e ambientale del progetto sul territorio e sui cittadini».
Per facilitare la raccolta dati e sciogliere eventuali dubbi, SINLOC ed Energy4com organizzano il 5 aprile alle ore 17 un incontro tecnico online (a numero chiuso) in cui verranno spiegati meglio alle aziende interessate i dati necessari per partecipare allo studio di fattibilità. Per maggiori informazioni su questo incontro online e per iscriversi (fino all’esaurimento dei posti disponibili) si può contattare la segreteria dell’Associazione Vivaisti Italiani (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) oppure direttamente il referente di SINLOC Dott. Marmiroli (e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; telef. 049-8456911).
«Le comunità energetiche – affermano nella lettera del 22 marzo ai vivaisti Luca Magazzini e Lorenzo Zogheri - possono essere una straordinaria opportunità per facilitare la transizione ecologica nel paese e superare l’attuale modello centralizzato di produzione energetica verso l’energia diffusa, l’autoproduzione e la condivisione dell’energia attraverso processi di partecipazione. Grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, la partecipazione delle aziende vivaistiche allo studio di fattibilità e allo sviluppo del progetto sarà completamente gratuita». 

Redazione

Coldiretti (15 marzo): la reattività delle nostre imprese fa ben sperare per il futuro. Ma attenzione all’aumento dell’import. I dati 2022 dopo un 2021 record.

«Problemi importanti permangono, ma il vivaismo ornamentale pistoiese mantiene sostenuto il livello del suo export. L’ultimo trimestre del 2022 ha infatti quasi pareggiato il 4° trimestre del 2021, anno record per polo florovivaistico le cui aziende rappresentano oltre il 90% dell’export regionale, che a sua volta è oltre il 40% di quello nazionale».
Inizia così un comunicato stampa del 15 marzo scorso di Coldiretti Pistoia. «Siamo contenti della reattività dimostrata dalle nostre imprese – afferma in esso Fabrizio Tesi, presidente di Coldiretti Pistoia, commentando i dati Istat sull’export appena diffusi -. Dopo un 2021 da record c’è stato un rallentamento importante nel 2022 anche a causa del conflitto in Ucraina».
I dati Istat elaborati da Coldiretti Pistoia raccontano che l’export degli ultimi tre mesi del 2022 di piante ornamentali delle aziende pistoiesi è stato di 74,8 milioni di euro, appena l’1% in meno rispetto allo stesso periodo del 2021, una performance che ha limato il calo totale del 2022 all’8,25%, con 363,3 milioni di euro; la diminuzione era del 10% nei primi nove mesi.
«Nell’ultimo trimestre – spiega Tesi - abbiamo frenato il calo, impresa non semplice viste le difficoltà derivanti dall’aumento generalizzato dei costi, e dai rapidi mutamenti nei mercati. Sempre più richiesti i prodotti ‘certificati sostenibili’, mantenendo un rapporto qualità prezzo ottimale, pena la perdita di fette di mercato a vantaggio di altri paesi produttori, sempre più agguerriti. Gli ultimi dati - conclude Tesi-, dimostrano che il polo produttivo pistoiese ha saputo rispondere innovando, nei prodotti e nei processi».
Nel dettaglio, spiega Coldiretti Pistoia nel comunicato, l’ultimo trimestre 2022 ha realizzato il 75% del proprio export nei Paesi Ue27, con 56 milioni di euro (in linea con l’anno precedente). Il resto del Mondo, con 18,8 milioni di euro ha visto una contrazione del 3,16%. In questa contrazione parte importante ha avuto il Regno Unito che dopo un’impennata inaspettata nel post Brexit ha ritracciato, passando nel quarto trimestre 2022 a 6 milioni di euro, rispetto agli 8 del 2021.
«Il florovivaismo – afferma Coldiretti Pistoia– è un comparto strategico per l’intera economia e vitale. In linea con quanto avviene a livello nazionale, c’è il balzo delle importazioni di piante vive, che seppur siano ancora una frazione piccola rispetto all’export (10/15%), sono comunque cresciute nel 2022. Una preoccupazione in più che si aggiunge a due problemi ‘globali’». Da un lato ci sono i cambiamenti climatici con lunghi periodi di siccità, caldo anomalo intervallato da gelate improvvise, che stanno mettendo a dura prova le piante, dall’altro ci sono le conseguenze economiche e commerciali della guerra in Ucraina. L’esplosione dei costi di produzione a causa della guerra in Ucraina che pesa su ogni cosa, dai fertilizzanti agli imballaggi, dalla plastica dei vasetti alla carta delle confezioni fino al gasolio per il riscaldamento delle serre. E poi, sottolinea Coldiretti, sono esplose anche le spese di trasporto in un paese come l’Italia dove l’85% delle merci viaggia su gomma.
«Per questo - spiega Francesco Ciarrocchi, direttore di Coldiretti Pistoia - a livello nazionale e locale ci stiamo attivando perché la politica del verde pubblico abbia una svolta, dando salubrità alle nostre città e opportunità di sostegno per le aziende del vivaismo, che potrebbero meglio affrontare l’aumento esponenziale dei costi dell’energia. Occorre agire come sistema per creare un Paese diverso e migliore rispetto al passato, usando i fondi per gli accordi di filiere con l’utilizzo di piante italiane per creare valore e bellezza sui territori, nelle grandi città come nei piccoli comuni».
«Rafforzare il mercato interno da un lato e dall’altro - conclude Ciarrocchi - non sottovalutare la linea di tendenza dell’incremento dell’import in quanto potrebbe essere la manifestazione di una incipiente perdita di competitività nei confronti di produttori emergenti. Questo ci porta a dire, prima che sia troppo tardi, che il florovivaismo ha l’urgente necessità di avere condizioni di accesso ai fondi della programmazione europea pari a quelle dei settori tradizionali».

Redazione