Il vivaista

Allarme (Bemisia tabaci) su Mandevilla da Olanda a Regno Unito

Lo dichiara NVWA (Agenzia per la sicurezza alimentare e dei consumatori Olandese) che aumenta le ispezioni per la Mandevilla destinata al Regno Unito a causa della presenza della (Bemisia tabaci).


Il Regno Unito ha riscontrato un aumento significativo della presenza della tabakswittevlieg (Bemisia tabaci) sulle Mandevilla (Dipladenia) provenienti dai Paesi Bassi durante il primo semestre dell'anno. Mentre nel primo semestre del 2022 questo organismo è stato individuato 8 volte, quest'anno è stato trovato ben 21 volte, nonostante il numero di spedizioni di Mandevilla nel 2023 sia diminuito rispetto all'anno scorso. Di conseguenza, l'NVWA (Agenzia per la sicurezza alimentare e dei consumatori Olandese) ha deciso, in accordo con i servizi di ispezione, di intensificare le ispezioni sulle varietà di Mandevilla a partire dall'11 luglio 2023.

La (Bemisia tabaci) è considerato un organismo in quarantena nel Regno Unito, con una tolleranza zero. Le spedizioni in cui viene individuato questo organismo non sono ammesse nel Regno Unito. Il Regno Unito effettuerà ispezioni approfondite per individuare la presenza della (Bemisia tabaci) e ad agosto i britannici faranno un'ispezione nei Paesi Bassi per valutare la situazione.

Secondo l'NVWA è compito dell'esportatore assicurarsi che le piante e i prodotti vegetali soddisfino i requisiti di importazione del paese di destinazione.

Redazione

Il prof. Nicese (UNIFI) sullo stato della filiera vivaistica toscana e del distretto pistoiese

Una valutazione dello stato di salute della filiera vivaistica toscana e in particolare del distretto ornamentale di Pistoia, alle prese con la transizione ecologica, del prof. Nicese dell’Università di Firenze dopo il suo intervento alla Conferenza regionale dell’agricoltura del 22 giugno. Nicese riscontra un più diffuso uso del Miscanthus al posto del glifosate in vasetteria e un processo ben avviato di riconversione in direzione dell’agroecologia. Sempre più trappole per il controllo biologico degli insetti, ma è necessaria gradualità su questo fronte vista l’ampia gamma di specie presenti nei vivai.

Sottovalutazione da parte dell’opinione pubblica, sia in termini quantitativi che qualitativi, della leadership e del livello di innovazione produttiva raggiunti. Forte concentrazione territoriale e spiccata vocazione all’export, con oltre il 50% del fatturato legato a vendite di piante fuori dai confini nazionali.
Sono questi, in estrema sintesi, i tratti distintivi della filiera vivaistica toscana e in particolare del suo polo leader, il Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia, messi in evidenza dal prof. Francesco Paolo Nicese, docente di Coltivazioni arboree e di Tecnica Vivaistica presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali (DAGRI) dell’Università di Firenze, il 22 giugno scorso nel suo intervento alla tavola rotonda sul tema “Le produzioni agricole della Toscana e lo sviluppo delle filiere” della Quarta Conferenza regionale dell’agricoltura. Un distretto, quello vivaistico ornamentale pistoiese, che si accinge ad affrontare la principale sfida attuale per tutti gli agricoltori: la transizione ecologica, cioè verso un modello produttivo sempre più eco-compatibile, senza però abbassare qualità, competitività e primato sui mercati.
Floraviva ha sentito il prof. Nicese dopo il suo intervento, incentrato come tutta la Conferenza regionale sulla prospettiva dello sviluppo della filiera vivaistica «in un’ottica di incremento della sostenibilità», cercando di approfondire alcuni dei temi toccati. Francesco Nicese, ribadito che «mentre gli abitanti della nostra regione sono consapevoli del peso e ruolo di viticoltura e olivicoltura, non vale lo stesso per il ruolo del vivaismo ornamentale in cui la Toscana è leader soprattutto grazie al Distretto vivaistico di Pistoia», ha così sintetizzato la sfida dell’eco-sostenibilità per il nostro vivaismo: «tenere lo stesso livello qualitativo raggiunto cercando di ottimizzare al massimo l’impiego delle risorse».
Sì, perché come spiegato anche nella relazione, «si tratta di una realtà produttiva abbastanza straordinaria» e «il livello qualitativo delle produzioni è top», al punto da rappresentare «uno standard in Italia e non solo». Il settore, ha detto Nicese, ha portato avanti negli ultimi anni un notevole «processo di ammodernamento» abbracciando le strade dell’innovazione. E in molti vivai c’è un livello molto avanzato di controllo tecnologico delle produzioni, con ad esempio casi di gestione dell’irrigazione a distanza tramite cellulare. In tale qualità e innovazione stanno le ragioni del successo dei prodotti vivaistici pistoiesi sui mercati esteri. Adesso, anche nel percorso verso un ulteriore grado di eco-sostenibilità, «il gioco è mantenere tutto questo, perché non è possibile rinunciare a tali livelli qualitativi se si vogliono conservare le quote di mercato e di esportazione raggiunte».
A che punto è di preciso il vivaismo ornamentale della Toscana e di Pistoia sul fronte della transizione ecologica, prof. Nicese?
«Non mi azzardo a lanciarmi in percentuali senza dati confortati da ricerche serie. Sicuramente però una riduzione c’è stata. Questo lo vedo visitando i vivai. Ad esempio le ultime visite per motivi didattici e di ricerca le ho fatte la settimana scorsa: sono entrato in due vivai che non conoscevo, di vasetteria, e sulla superficie dei vasi ho visto il Miscanthus, quel prodotto organico che viene utilizzato per il controllo delle malerbe, che va in sostituzione del famoso glifosato. Il Miscanthus si è molto diffuso nel distretto. Quindi anche solo questo basterebbe a dire che passi avanti ne sono stati fatti».
Altri fronti di miglioramento riscontrati?
«Nei substrati per la vasetteria già da qualche anno si assiste a una progressiva riduzione dell’uso della torba, i cui costi ambientali in termini di emissione di CO2 sono molto elevati, grazie all’impiego di altre matrici organiche, per lo più derivanti da altri settori produttivi nei quali tali matrici rappresentano scarti o sottoprodotti (ad es. cocco, fibra di legno), in una logica, molto positiva, di riutilizzo delle risorse. Sulla questione della nutrizione e quindi della fertilizzazione probabilmente ci sono margini di sviluppo e bisognerebbe ritornare, dove possibile, verso una matrice più organica di fertilizzazione. Ma in generale va bene. Sulla difesa poco so, però vedo che c’è attenzione. Comunque al momento eviterei di parlare di vivaismo biologico, ma piuttosto di un vivaismo che si muove in una direzione agroecologica. È già nei fatti. E lo sarà ancora di più per forza di cose. Perché poi si coniuga con la sostenibilità. Sono due cosette che praticamente vanno a braccetto. Questa è la direzione e sono abbastanza ottimista».
A proposito di sorveglianza fitosanitaria, è vero che nel vivaismo ornamentale è più necessaria che in altri comparti una gradualità nel passaggio al controllo biologico, reso molto complesso dall’enorme quantità di specie da controllare?
«Sempre nelle mie visite a giro per i vivai sto vedendo molte trappole per il controllo biologico degli insetti. Cosa che non esisteva nel passato. Anche questo sicuramente va nella direzione di un maggiore rispetto dell’ambiente. Resta un po’ tutta la questione delle batteriosi e degli attacchi fungini: quelli sono più complicati, ma anche lì, attenzione, ci sono delle iniziative. E in un caso stiamo cercando di fare una proposta anche a livello europeo per l’impiego di biostimolanti che, più che allo sviluppo della pianta in senso quantitativo, siano in grado di irrobustire le piante in coltivazione in modo tale che possano, non dico autodifendersi, ma consentire di ridurre moltissimo altri prodotti. Questa è una prospettiva che mi piacerebbe portare avanti, perché ho avuto degli incontri con dei colleghi europei che ci stanno lavorando».
Scusi se insisto: è una richiesta logica dei vivaisti quella di una gradualità nell’applicazione del controllo biologico, viste le difficoltà di applicazione di certi metodi legate al numero così alto di specie di piante nei vivai?
«Sì, anche questa è una peculiarità del vivaismo ornamentale. Non c’è azienda che non abbia in catalogo, pensiamo a un’azienda dalla media dimensione in su, almeno 200 o 250 fra specie e varietà. Le grandi aziende, non ne parliamo, non lo sanno neanche loro quante varietà hanno. E quindi fare un controllo del tutto biologico efficace su tutte le specie per tutte le stagioni dell’anno, mamma mia…».
… ci vuol tempo?
«Ci vuol tempo e vediamo fin dove si arriva. Ma il meccanismo è sicuramente avviato. C’è però bisogno di una gradualità. Su questo io sono totalmente dalla parte dei produttori. Lei pensi al vivaismo viticolo: chi fa vivaismo viticolo ha Vitis vinifera. Fine della storia. No, non è vero. Ha anche i portinnesti americani, ma insomma sono sempre Vitis. Hanno 4, 5 specie diverse del genere Vitis».
Quindi i parassiti sono meno?
«Più che altro sono specifici, per cui tu sai che c’è una lista x di parassiti da gestire per quella specie. Ma quando nel tuo vivaio hai cose che vanno dalle oleacee alle fagacee, alle simarubacee, alle conifere, in una lista sterminata di specie. Ci sono valanghe di famiglie botaniche nei vivai pistoiesi. Quindi è effettivamente complicato. Se viene chiesto ai vivaisti di muoversi in questa direzione io sono d’accordo, ma ribadisco che c’è bisogno di tempo e di una gradualità».
Ma il prof. Nicese ha voluto mettere in evidenza, in conclusione, anche un altro aspetto importante per lo sviluppo del vivaismo: «l’incrocio di informazioni scientifiche, soprattutto a livello europeo, è fondamentale. Dovremmo, e questa è una critica che faccio anche a me stesso, fare più incontri e più scambi di informazioni a livello di ricerca e di confronto e trasferimento nelle rispettive filiere».

L.S.

Piano nazionale per il florovivaismo: promozione, logistica, PNRR, PAC e formazione per valorizzare un settore che contribuisce con oltre 2,5 miliardi di euro e 100.000 addetti.


Il Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste ha annunciato l'approvazione di un disegno di legge finalizzato a dare nuova centralità al florovivaismo e a fornire un quadro normativo chiaro per il settore.

Durante una conferenza stampa successiva al Consiglio dei Ministri, il Ministro Francesco Lollobrigida ha sottolineato l'importanza di valorizzare il florovivaismo, un settore strategico per l'economia italiana. Il Governo Meloni si impegna quindi a elaborare un Piano nazionale specifico per il comparto florovivaistico al fine di promuovere azioni innovative per la comunicazione e la promozione dei prodotti.

Il piano prevede l'istituzione di piattaforme logistiche per macroaree, al fine di migliorare la logistica nel settore. Saranno inoltre promosse attività di formazione che permettano di sviluppare la qualità dei prodotti e valorizzare la produzione nazionale. Il settore florovivaistico contribuisce con oltre 2,5 miliardi di euro all'economia italiana e impiega oltre 100.000 addetti in 27.000 aziende.

Il Ministero si impegna a tutelare e promuovere il settore, facilitando l'accesso ai finanziamenti previsti sia nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che nei fondi della Politica Agricola Comune (PAC).

Floraviva seguirà attentamente l'evoluzione di questa iniziativa e continuerà a fornire aggiornamenti sulle azioni concrete che verranno intraprese per valorizzare il florovivaismo italiano e promuovere la qualità dei prodotti.

Redazione

Distretto di Canneto sull'Oglio: il Florovivaismo tra novità e opportunità

Un incontro esclusivo dedicato alle novità fiscali e alle attività connesse al florovivaismo, rivolto agli operatori del settore. Venerdì 9 giugno, Sala Civica - Piazza Gramsci, Canneto sull'Oglio (MN).


Il distretto consortile Plantaregina di Canneto sull'Oglio si prepara ad ospitare un importante evento dedicato al florovivaismo, rivolto agli operatori del settore. Venerdì 9 giugno, nella suggestiva cornice della Sala Civica in Piazza Gramsci, si svolgerà un incontro B2B che offrirà interessanti spunti di discussione sulle novità fiscali e le attività connesse al florovivaismo.

L'incontro avrà inizio alle ore 17:00 con il saluto di Paolo Arienti, Presidente del Consorzio Plantaregina | Distretto Vivaistico. Sarà l'occasione per approfondire le tematiche legate alle aziende associate e alla produzione di piante caducifoglie all'interno del territorio vivaistico di Canneto sull'Oglio.

Gianni Allegretti, Presidente della Fondazione GianPaolo Tosoni, guiderà l'introduzione e la conclusione dell'incontro, offrendo un'ampia prospettiva sulle opportunità e le sfide del settore florovivaistico.

Le relazioni durante l'evento approfondiranno argomenti di grande rilevanza per gli operatori del settore. Alessandra Caputo dello Studio Associato Tosoni parlerà delle novità fiscali nell'agricoltura, fornendo informazioni utili per gestire al meglio le attività agricole.

Alberto Tealdi, Presidente della Commissione Agricoltura e Cooperative dell'Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, illustrerà le attività agricole connesse al florovivaismo, offrendo spunti di riflessione e strategie per affrontare le sfide del settore.

L'incontro rappresenta un'importante occasione di networking e confronto per gli operatori del settore florovivaistico a Canneto sull'Oglio.

L'evento è organizzato con il patrocinio del Comune di Canneto sull'Oglio e della Giunta Regionale Direzione Generale Agricoltura, Sovranità Alimentare e Foreste.

Per partecipare all'evento, clicca qui.

Redazione

 

Alessandro Michelucci nuovo presidente dell’Associazione Vivaisti Italiani

È stato nominato ieri nella prima riunione del nuovo consiglio direttivo dell’Associazione Vivaisti Italiani (AVI), che ha scelto come vice presidenti Gilberto Stanghini e Simone Ferroni. Il neo presidente Michelucci: «il mio predecessore ha fatto un ottimo lavoro e proseguiremo, con un direttivo molto ringiovanito, sulle linee già tracciate verso il Laboratorio di autocontrollo fitosanitario preannunciato, un progetto per il bando di distretto del Pnrr e una soluzione alla questione dell’approvvigionamento idrico». 

 
«È una grande soddisfazione e un onore guidare un gruppo che rappresenta la prima attività a Pistoia, un polo importantissimo di lavoro, competenze e fatturato, per di più impegnato in un settore come la produzione del verde».
Lo ha dichiarato ieri mattina Alessandro Michelucci, vivaista classe 1971 con vivaio al Bottegone nel Comune di Pistoia, non appena nominato nuovo presidente dell’Associazione Vivaisti Italiani (AVI), il soggetto referente del Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia, durante la prima riunione del nuovo consiglio direttivo. 
Il consiglio direttivo era stato votato il 26 maggio scorso, in occasione dell’assemblea di AVI che ha segnato il termine del precedente mandato sotto la guida di Luca Magazzini. Il nuovo direttivo è stato rinnovato per 7 membri su 9 e si è molto ringiovanito, con diversi consiglieri sotto i 40 anni. 
Oltre a nominare il presidente, ieri il consiglio direttivo di AVI ha scelto anche i due vice presidenti: Gilberto Stanghini, uno degli unici due consiglieri riconfermati insieme a Massimo Bartolini, e Simone Ferroni. Presidenza e consiglio direttivo resteranno in carica fino al 2025.
«Siamo fortunati a fare questo lavoro – ha affermato Alessandro Michelucci - perché produciamo il verde, la natura e il bello. Qualsiasi opera che viene costruita, finché non arrivano le piante, non è finita. Possono realizzarla i migliori architetti, ma è solo quando arriva il verde che il lavoro è davvero compiuto. Dovremmo da un lato sentirci privilegiati noi a svolgere questa attività e dall’altro essere soddisfatte le amministrazioni pubbliche per avere sul proprio territorio i vivai, attività all’aria aperta che producono verde e ossigeno».
«Bisogna continuare il buon lavoro svolto nei consigli precedenti – ha aggiunto il neo presidente di AVI Michelucci -. Magazzini ha fatto un ottimo lavoro e proseguiremo, con questo direttivo molto ringiovanito, lungo la sua traccia. Quindi i primi tre obiettivi saranno il Laboratorio di autocontrollo fitosanitario preannunciato, un progetto per i bandi del Pnrr e una soluzione alla questione dell’approvvigionamento idrico nel territorio, per portare la tranquillità dell’irrigazione ai vivai anche nei periodi siccitosi. Poi vedremo più avanti».
«Questo ricambio – ha detto il riconfermato vice presidente Gilberto Stanghini, l’unico “anziano” rimasto nel direttivo - è stato voluto da tutti noi: abbiamo cercato dei giovani che volessero impegnarsi nell’Associazione. Io darò il contributo della mia esperienza, dato che è 18 anni che sono in AVI».
Mentre l’altro vice presidente, Simone Ferroni, dopo aver ricordato che è il suo esordio nel consiglio direttivo di AVI, ha detto: «ci metterò tutto il mio impegno». A livello tematico per Ferroni le priorità nel breve saranno «per prima cosa il laboratorio e poi il nuovo progetto del Pnrr».
 

Redazione 

Risultati di “Mosaico Verde”: in 5 anni piantati oltre 322 mila alberi

Il punto annuale sulla campagna “Mosaico Verde” di AzzeroCO2 e Legambiente: piantati 322.000 alberi in 17 regioni e riqualificati 3 milioni di mq di aree verdi.


Messi a dimora oltre 322.000 alberi - grazie ai quali si stima un assorbimento di circa 226.000 tonnellate di CO2, «considerando il potere di assorbimento medio di un albero nel suo ciclo di vita di 100 anni» - e riqualificati più di 3 milioni di mq di aree verdi, coinvolgendo oltre 100 comuni e 20 enti parco in 17 differenti regioni italiane.
Questi i risultati dei primi 5 anni di “Mosaico Verde”: la «campagna nazionale per la forestazione di aree urbane ed extraurbane e la tutela dei boschi» promossa da AzzeroCO2 e Legambiente in sinergia con aziende ed enti pubblici, allo scopo di «restituire valore al territorio e contrastare i cambiamenti climatici».
I dati di Mosaico Verde, che ha finora ottenuto la partecipazione attiva di 40 aziende impegnate - sotto la voce “responsabilità sociale d’impresa”- nella riqualificazione dei territori in cui operano, sono stati illustrati a Roma il 25 maggio da AzzeroCO2 nel corso del convegno “I grandi cambiamenti cominciano da piccoli alberi”.
«Non piantiamo semplicemente alberi - ha dichiarato Sandro Scollato, amministratore delegato di AzzeroCO2 -, semmai cerchiamo di moltiplicare il valore complesso che possiedono: ambientale, per la loro evidente capacità di contribuire ad un mondo più sostenibile; economico, per la possibilità di sviluppo del territorio favorendo la crescita di un indotto green; sociale, perché dagli alberi passa anche l’uguaglianza e la cultura della protezione del bene comune».
Durante il convegno è stato tracciato un bilancio del primo quinquennio di Mosaico Verde in termini di promozione della biodiversità vegetale, creazione di habitat per animali e insetti, messa in sicurezza di aree colpite da calamità e creazione di spazi di aggregazione sociale. Per AzzeroCO2 e Legambiente, gli elementi chiave che fanno di Mosaico Verde un ottimo investimento per la natura sono i seguenti.
Valorizzazione del patrimonio naturale e culturale
In Italia le foreste coprono circa 12 milioni di ettari di territorio ma solo il 18% della superficie forestale italiana può contare su un piano di gestione ad hoc (RaFItalia 2019 e Rapporto Ispra SNPA 2020). Piantare oltre 322 mila alberi in cinque anni significa lavorare per favorire lo sviluppo di ecosistemi sani: boschi urbani, parchi e foreste riqualificati grazie a tutti gli stakeholder e agli enti pubblici che hanno creduto nella campagna per costruire, tassello dopo tassello, un mosaico verde in cui la natura torna ad essere protagonista. In tal modo si è riusciti a ridare valore ai territori, riqualificando ambienti naturali degradati e a volte poco accessibili e restituendo alle comunità locali la fruibilità di patrimoni ambientali e culturali del Paese.
Rendere i territori più resilienti agli effetti dei cambiamenti climatici
Tra il 2010 il 2022 si sono registrati in Italia 1.503 fenomeni climatici estremi che hanno provocano danni, 780 i Comuni colpiti e 279 le vittime (Rapporto Città Clima 2022). Incrementare la resilienza dei territori per contrastare gli effetti della crisi climatica è una delle azioni più efficaci nel lungo periodo. Le piante sono un vero e proprio strumento di adattamento perché operano come dei climatizzatori naturali mitigando le alte temperature estive, sono naturali "purificatori d'aria" che assorbono e filtrano numerose sostanze inquinanti e favoriscono, grazie alle loro radici, un suolo più stabile contro i fenomeni di dissesto idrogeologico. Le attività di gestione forestale delle aree verdi e dei boschi preesistenti consentono anche la messa in sicurezza di zone in condizioni di fragilità.
Preservare la biodiversità animale e vegetale
Contrastare la perdita di biodiversità per difendere e salvaguardare gli ecosistemi è tra le mission della campagna. Oggi circa il 20-30% degli ecosistemi terrestri sono degradati (Legambiente Biodiversità a rischio 2022) e circa 1 milione di specie animali e vegetali - un quarto di quelle conosciute - è a rischio estinzione, mentre sono quasi 500 mila quelle definite “dead species walking” (Ipbes). La scelta di alberi e arbusti negli interventi di riqualificazione è quindi finalizzata alla valorizzazione della biodiversità e al recupero di specie autoctone e pioniere, in grado di restituire ricchezza ai terreni e creare dei micro habitat per l’avifauna soprattutto in contesti urbani.
Oasi per le api e gli altri insetti impollinatori
Le api e gli insetti impollinatori sono essenziali per la salute dell'ecosistema, dipendendo da loro circa il 70% dell'impollinazione di tutte le specie vegetali esistenti e una parte rilevante della produzione globale di cibo. Inquinamento, perdita di habitat e cambiamenti climatici ne stanno riducendo sensibilmente la popolazione. Secondo i dati dell’UE una specie su dieci di api o farfalle è a rischio di estinzione in Europa. Diventa quindi fondamentale creare oasi come quelle realizzate con le piante aromatiche e mellifere (orti, giardini, bee house, ecc.) che possono offrire loro ospitalità e rifugio. Questi interventi sono sempre raccontati con apposita segnaletica al fine di costruire percorsi educativi con l’obiettivo di incrementare la cultura della tutela ambientale.
Servizi ecosistemici delle foreste
Un bosco che cresce genera beni e servizi ecosistemici che hanno un valore economico, ambientale e sociale, quantificabile anche in termini monetari, che fa capire come investire in natura oggi sia non solo essenziale per il futuro, ma anche economicamente conveniente per la collettività. Secondo uno studio realizzato da AzzeroCO2 nel 2021 che presenta l’elaborazione di una metodologia per il calcolo del valore economico derivante dei servizi ecosistemici delle foreste, gli interventi realizzati con Mosaico Verde possono generare benefici per oltre 1 milione e 700 mila euro all’anno, valore che nell’arco dei cinque anni di attività è stimabile in circa 8,5 milioni di euro (L’Atlante delle foreste, 2021).
«Siamo orgogliosi dei risultati straordinari raggiunti in questi 5 anni - ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente -. Nel suo percorso, la campagna Mosaico Verde ha anche sostenuto il progetto europeo Life Terra, di cui Legambiente è l'unica referente italiana, con circa 19mila alberi messi a dimora in diverse regioni e città italiane. Un impegno che ha coinvolto associazioni, enti pubblici e privati e cittadini e che ha come protagonista la natura. In questi anni, albero dopo albero, abbiamo reso le nostre città più verdi e resilienti ai cambiamenti climatici, ripristinato boschi e parchi in stato di abbandono, ricreato oasi naturali di biodiversità, offerto rifugio e ospitalità alle api e agli insetti impollinatori».

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Nel corso del suo intervento, il presidente di Legambiente ha consegnato ad AzzeroCO2 il premio Life Terra Climate Awards 2022-2023 per la categoria “Most Involved Tree Planting Partner” (partner più impegnato nella messa a dimora di alberi). Un premio che riconosce il contributo concreto della campagna Mosaico Verde nello sviluppo di iniziative di forestazione in Italia e all'interno del progetto europeo Life Terra, del quale AzzeroCO2 è sostenitore.

Redazione