Filiera vite-vino

Oiv + produzione mondiale di vino

L’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv) stima il calo delle quantità prodotte quest'anno rispetto al 2022 a causa delle condizioni climatiche estreme nell’emisfero del Sud e in alcuni grandi Paesi produttori, fra cui l’Italia. La Francia è il 1° produttore, gli Usa in crescita. Per Oiv, in un contesto di declino globale dei consumi e scorte elevate, la bassa produzione «potrebbe riportare equilibrio nel mercato mondiale». 

 
La produzione mondiale di vino (esclusi succhi e mosti) nel 2023 si attesterà tra 241,7 milioni di ettolitri e 246,6 milioni di ettolitri, con una stima media quindi pari a 244,1 milioni di ettolitri. Ciò significa un calo del 7% rispetto alla quantità del 2022, già inferiore alla media. Si tratterebbe della produzione più bassa dal 1961 (214 milioni di ettolitri), inferiore, per restare ai tempi recenti, al volume di produzione storicamente molto basso del 2017 (248 milioni di ettari).
Sono le prime stime, fornite il 7 novembre dal capo del Dipartimento di statistica e trasformazione digitale dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv) Giorgio Delgrosso, intervenuto tramite conferenza web dalla sede dell’Oiv a Digione in Francia. Stime, come puntualizza una nota stampa di Oiv, basate sulle informazioni raccolte in 29 paesi che rappresentavano il 94% della produzione mondiale nel 2022 e che vanno prese con una certa cautela, sia perché ci sono ancora grandi paesi come la Cina le cui informazioni non sono ancora disponibili, sia per l’elevata volatilità dei volumi di produzione osservata negli ultimi anni a livello nazionale e regionale.
Questo scenario negativo può essere attribuito a cali significativi nei principali paesi produttori di vino in entrambi gli emisferi.
Nell’Unione Europea è previsto un basso volume di produzione, con l’Italia e la Spagna (ma anche la Grecia) che registrano un calo significativo rispetto al 2022 a causa di condizioni climatiche sfavorevoli che hanno portato peronospora e siccità. In tale contesto la Francia diventerà il più grande produttore mondiale del 2023, con quantità leggermente superiori alla propria media quinquennale, mentre alcuni paesi quali Germania, Portogallo e Romania hanno registrato condizioni climatiche favorevoli che hanno portato a volumi stimati nella media o superiori alla media.
Nell’emisfero australe la quantità di vino prodotta dovrebbe essere ben al di sotto delle cifre del 2022, dal momento che Australia, Argentina, Cile, Sudafrica e Brasile, tutti pesantemente colpiti da condizioni meteorologiche avverse, hanno registrato variazioni su base annua comprese tra il -10% e il -30%. L’unica eccezione è la Nuova Zelanda, il solo paese dell’emisfero del sud con un livello di produzione nel 2023 superiore alla sua media quinquennale.
Discorso diverso negli Stati Uniti d’America, dove le condizioni climatiche sono state favorevoli e le prime previsioni di raccolto indicano che il volume di produzione sarà non solo superiore a quello del 2022, ma anche superiore alla media osservata negli ultimi anni.
  
«Ancora una volta, le condizioni climatiche estreme, come gelate precoci, forti piogge e siccità, hanno avuto un impatto significativo sulla produzione del vigneto mondiale – conclude la nota di Oiv -. Tuttavia, in un contesto in cui il consumo globale è in calo e le scorte sono elevate in molte regioni del mondo, la bassa produzione prevista potrebbe riportare equilibrio nel mercato mondiale». 
 

L.S.

Lollobrigida, dovere Stato sostenere le aziende colpite dalla peronospora

Il ministro Lollobrigida interviene in Campidoglio agli Stati generali del vino indetti dalla rappresentanza italiana di Parlamento e Commissione Ue.

"Il Governo è in prima linea per sostenere il settore vitivinicolo. Con l'approvazione dell'emendamento al Decreto asset mettiamo altri sei milioni di euro per sostenere gli interventi previsti dal Fondo di solidarietà nazionale a favore delle aziende colpite dalla peronospora, dando loro ristoro economico ma chiedendo al contempo di curare bene le piante con le buone pratiche previste dalla PAC. Abbiamo inoltre operato anche un altro intervento in deroga, dal punto di vista normativo che permette di usare, su un periodo biennale, le quantità di vino prodotto e che risolve anche in parte il problema degli eccessi di stoccaggio, come segnalato dalle associazioni. Credo che sia un dovere per lo Stato garantire chi meglio cura ed evita i danni a sé stesso e alle proprie aziende". Così il ministro dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, intervenendo in Campidoglio agli Stati generali del vino indetti dalla rappresentanza italiana di Parlamento e Commissione Ue.

"Il Parlamento europeo ha accantonato alcune opinioni che noi non condividevamo, come il divieto di promozione del vino, ma dovrebbe fare di più per far rispettare la libera circolazione e vietare etichette allarmistiche", ha aggiunto il ministro. "'Europa dovrebbe ragionare su etichette che informino sul corretto uso di qualsiasi alimento, compreso il vino".
Quanto alla promozione, "con il bando OCM vino abbiamo creato un procedimento che garantisce la trasparenza, necessaria in ogni azione che preveda uno stanziamento economico europeo, soprattutto a seguito di problematiche che hanno fatto perdere risorse all'Italia".

"Tante Nazioni producono vino di buon livello, ma l'Italia è insuperabile, tanto che il nostro export sta continuando a crescere. Sul turismo enogastronomico, è uno degli attrattori principali: i turisti vengono per mangiare e bere bene. Questo è un grande valore, ma dobbiamo mettere in sinergia tutti i nostri sistemi", ha concluso il ministro.

Redazione

Il Mondial des Vins Extrêmes celebra la biodiversità enologica globale

La 31esima edizione del Mondial des Vins Extrêmes, il prestigioso concorso internazionale dedicato alla viticoltura eroica, si svolge attualmente in Valle d’Aosta. Questo evento mette in luce i vitigni autoctoni provenienti da tutto il mondo, rivelando come la viticoltura estrema sia fondamentale per la biodiversità enologica. Con il 90% dei vini prodotti da vitigni autoctoni, questi tesori enologici rappresentano le radici profonde dei territori vitivinicoli.

In Valle d’Aosta, si sta svolgendo la 31esima edizione del Mondial des Vins Extrêmes, un evento unico nel suo genere che celebra la viticoltura eroica e la ricchezza della biodiversità enologica. Organizzato dal Cervim (Centro di Ricerca, Studi, Tutela, Coordinamento e Valorizzazione per la Viticoltura di Montagna), questo concorso internazionale è l'unico dedicato esclusivamente ai vini prodotti in aree caratterizzate da condizioni viticole estreme.

Le stelle indiscusse di questa manifestazione sono i vitigni autoctoni provenienti da ogni angolo del mondo. Da Prié Blanc in Val d’Aosta al Koshu in Giappone, dal Rkatsiteli in Georgia al Dabouki in Palestina, si tratta di vitigni unici, ciascuno con la propria storia e peculiarità. Questi vitigni autoctoni, insieme ad altri come il Negramoll in Spagna, il Merweh in Libano, il Pais in Cile e il Gellewza a Malta, compongono una selezione eclettica e diversificata di vini eroici.

Quello che rende questo concorso così straordinario è l'attenzione dedicata alla biodiversità enologica. Il 90% dei vini presentati è prodotto utilizzando vitigni autoctoni, caratterizzati da terroir unici che plasmano in modo indelebile i profumi e i sapori dei vini risultanti. Questa diversità riflette la varietà di paesaggi, culture e tradizioni legate alla viticoltura eroica in tutto il mondo.

Stefano Celi, il presidente del Cervim, sottolinea l'importanza di questo concorso nel promuovere la viticoltura estrema come un autentico scrigno della biodiversità. Questi vini rappresentano il 5% della produzione vinicola mondiale, ma il loro valore va ben oltre le cifre. I vitigni autoctoni sono essenziali per preservare la biodiversità e per creare vini che sono autentici ambasciatori dei territori di provenienza.

Il mercato dei vini estremi sta crescendo sia in Italia che all'estero. I consumatori stanno sempre più apprezzando queste produzioni, alla ricerca di nuove esperienze enologiche che raccontino la storia e la passione dei produttori.

Il Mondial des Vins Extrêmes non è solo un concorso di vini, ma una celebrazione della diversità, della tradizione e della resilienza delle comunità vinicole di tutto il mondo. Questo evento unico è un tributo ai viticoltori eroici che, nonostante le sfide straordinarie, continuano a produrre vini straordinari.

Redazione

Lonato del Garda si unisce all'Associazione Nazionale Città del Vino

Un territorio di eccellenza enologica abbraccia l'Associazione Città del Vino per promuovere il suo patrimonio vitivinicolo e il turismo sostenibile.
 

Lonato del Garda, un Comune situato nella provincia di Brescia, celebre per la sua vocazione vitivinicola e la produzione di vini DOC del Garda, è entrato a far parte dell'Associazione Nazionale Città del Vino come socio ordinario, una decisione applaudita da tutti gli amanti del vino e della cultura locale.

L'Associazione Città del Vino, fondata nel 1998, conta oggi 500 comuni in tutta Italia tra i suoi membri. La sua missione è di assistere i Comuni nella creazione di iniziative e progetti che ruotano attorno al vino e ai prodotti enogastronomici locali. Questi sforzi mirano a migliorare la qualità della vita nei territori coinvolti, promuovere lo sviluppo sostenibile e creare opportunità di lavoro.

Lonato del Garda, un gioiello enologico immerso in un paesaggio di straordinaria bellezza, porterà il suo contributo all'Associazione, concentrandosi sullo sviluppo del turismo del vino. Questa forma di turismo combina la bellezza dei paesaggi, la qualità dei prodotti tipici, e le offerte delle cantine locali e degli operatori del settore.

L'Assessore all'Agricoltura, Massimo Castellini, sottolinea l'importanza di questa adesione, evidenziando il forte legame tra il territorio e la tradizione enologica. "Il nostro comune ha deciso di aderire all'Associazione Città del Vino per promuovere e sostenere la qualità del nostro territorio. Oggi siamo una realtà in crescita in grado di fare proposte di livello per attrarre sempre più turisti interessati al vino come prodotto di eccellenza e come espressione di cultura."

Il Presidente di Città del Vino, Angelo Radica, dà il benvenuto a Lonato del Garda e sottolinea il valore di unire le forze per promuovere l'Italia del vino. "Un benvenuto ed un ringraziamento al Sindaco Roberto Tardani, che ha sposato il progetto di Città del Vino entrando nella nostra grande associazione. Insieme per dare maggiore forza all'Italia del vino: continuiamo a fare sistema e a stare vicino ai nostri territori, comuni e cantine."

Questa adesione è un passo importante per Lonato del Garda nella promozione del suo patrimonio enologico e nella creazione di un futuro sostenibile basato sulla cultura del vino.

Redazione

Vendemmia: Ismea conferma calo generale -12% rispetto al 2022

Le previsioni vendemmiali di Assoenologi, ISMEA e Uiv: raccolto a 2 velocità, stabile al Nord, giù al Centro-Sud (-27%). A 44 milioni di ettolitri, -12% sul 2022

Scende di poco sotto i 44 milioni di ettolitri la produzione vitivinicola italiana, in calo del 12% rispetto ai 50 milioni dello scorso anno. Secondo le previsioni dell'Osservatorio Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini (Uiv), presentate oggi al Masaf, quella del 2023 potrebbe rivelarsi la vendemmia più leggera degli ultimi 6 anni, ancora una volta caratterizzata dagli effetti ormai cronici dei mutamenti climatici che, con i relativi decorsi meteorologici incerti e spesso estremi (+70% le giornate di pioggia sui primi 8 mesi dell'anno scorso), hanno determinato importanti differenze quantitative lungo tutto lo Stivale. È infatti un vigneto Italia spaccato a metà quello fotografato dall'Osservatorio, che vede il Nord confermare i livelli dello scorso anno (+0,8%), mentre al Centro, al Sud e nelle Isole si registrano flessioni rispettivamente attorno al 20% e 30%. Protagonista dell'annata, la Peronospora, malattia fungina determinata dalle frequenti piogge che non ha lasciato scampo a molti vigneti soprattutto del Centro-Sud. I tecnici dell'Osservatorio ribadiscono però come la Peronospora non influisca direttamente sulla qualità delle uve sane, i primi grappoli raccolti destinati alle basi spumante presentano infatti buoni livelli di acidità e interessanti quadri aromatici, che danno positive prospettive enologiche. Per le altre tipologie saranno determinanti le condizioni meteo del mese di settembre e ottobre quando si svolgerà il grosso della raccolta.La contrazione volumica complessiva comporterebbe la cessione del primato produttivo mondiale alla Francia, la cui produzione è stimata attorno ai 45 milioni di ettolitri a -2% sul 2022. Un "puro dato statistico", sottolinea l'Osservatorio, che potrebbe dimostrarsi più o meno incisivo a seconda dell'andamento climatico delle prossime settimane, cruciali per portare a maturazione ottimale soprattutto le uve delle varietà più tardive.

Per il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella: "È una vendemmia molto complessa quella che stiamo affrontando, caratterizzata soprattutto dagli effetti dei cambiamenti climatici che sul finire della primavera e l'inizio dell'estate sono stati causa di malattie patogene come la Peronospora, alluvioni, grandinate e siccità. La fotografia che emerge dalle previsioni vendemmiali ci indica un calo della produzione di uve piuttosto significativo, soprattutto laddove la vite è stata ripetutamente attaccata dalla malattia. Sul fronte della qualità, il discorso è più complesso. Dalla vendemmia 2023 otterremo sicuramente vini di buona qualità, con punte di eccellenza. Molto - ha concluso il presidente di Assoenologi - dipenderà dal lavoro, a cominciare da quello degli enologi, eseguito in vigna e in cantina. È proprio in queste annate così strane che occorre mettere in campo tutte le conoscenze tecniche e scientifiche per mitigare i danni di un clima sempre più pazzo".
"La contrazione produttiva di quest'anno non deve costituire un elemento di preoccupazione, visto il livello elevato di giacenze, che ha superato i 49 milioni di ettolitri, posizionandosi come il dato più alto degli ultimi sei anni - ha commentato il Commissario straordinario di Ismea, Livio Proietti -. Il tema non è tanto la perdita della leadership italiana in termini di volumi prodotti, piuttosto il rallentamento della domanda interna ed estera, che sta deprimendo i listini soprattutto dei vini da tavola e degli Igt. Dobbiamo lavorareper ridurre il gap in termini di valore tra noi e la Francia e per rafforzare il posizionamento competitivo dei vini di qualità, facendo sì che anche i vini comuni siano sempre più caratterizzati rispetto ai competitor".

Per il presidente di Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi: "Non ci possiamo più permettere di produrre 50 milioni di ettolitri come nelle ultime vendemmie, e non può essere una malattia fungina a riequilibrare una situazione che ha portato di recente al record di giacenze degli ultimi anni. Sorprende, a questo proposito, come molti si preoccupino ancora di rimanere detentori di uno scettro produttivo che non serve più a nessuno: oggi più che mai si impongono scelte politiche di medio e lungo periodo, a favore della qualità e di una riforma strutturale del settore. Tra le priorità, occorre chiudere finalmente il decreto sulla sostenibilità e ammodernare il vigneto Italia, mediamente vecchio, difficile da meccanizzare e costoso da gestire. Serve anche revisionare i criteri per l'autorizzazione "a pioggia" di nuovi vigneti in base alle performance delle denominazioni, oltre a ridurre le rese dei vini generici e rivedere il sistema delle Dop e Igp, compresa la loro gestione di mercato. Questi sono gli strumenti per consentire al vino italiano di fare il salto di qualità necessario ad affrontare sia la situazione congiunturale dei mercati che i cambiamenti strutturali della domanda e delle abitudini di consumo. Infine - ha concluso Frescobaldi - occorrerà cambiare marcia sul piano commerciale, a partire dalla semplificazione dell'Ocm Promozione e da una promozione di bandiera capace di coinvolgere le imprese sin dalla sua pianificazione".

Geografia del vigneto Italia 2023
Sebbene la peculiarità della stagione non permetta di formulare previsioni omogenee neanche nello stesso areale, quest'anno si può comunque dire che, anche con i dovuti distinguo, il Nord abbia tenuto decisamente bene, confermando sostanzialmente i livelli dello scorso anno. Scendendo al Centro, le flessioni sono in media di oltre il 20%, mentre al Sud e nelle Isole si sfiorano riduzioni del 30%. Un quadro generale - cita il report dell'Osservatorio realizzato anche con il monitoraggio del ministero dell'Agricoltura e delle Regioni - in cui si è riscontrata qualche difficoltà aggiuntiva per le produzioni biologiche.
Nel Nord Ovest si assiste all'importante ripresa della Lombardia, seguita da quella più moderata di Liguria e Valle d'Aosta con una sostanziale tenuta del Piemonte. Il Nord-Est è trainato dalla locomotiva Veneto, nonostante tutto in lieve crescita rispetto allo scorso anno grazie anche all'entrata in produzione dei nuovi impianti. Il Trentino-Alto Adige non si discosta di molto dai livelli dello scorso anno, mentre perdono qualche punto percentuale Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna. Più omogenea la situazione al Centro-Sud caratterizzata da flessioni che vanno dal 20 fino al 45 per cento, con vendemmie previste molto più scariche soprattutto sulla dorsale Adriatica (Marche, Umbria, Abruzzo, Molise, Puglia, Calabria, Basilicata) ma anche in Toscana, Lazio, Campania, Sicilia e Sardegna.

Andamento climatico e vegetativo
Le abbondanti e frequenti precipitazioni primaverili hanno creato le condizioni favorevoli all'insorgere delle malattie della vite e soprattutto della Peronospora che non ha risparmiato molti vigneti specialmente del Centro-Sud. Le continue piogge, infatti, in molti casi hanno impedito di entrare in vigna per fare i trattamenti e in altri ne hanno vanificato gli effetti. A questo si aggiungano altre malattie come Oidio e Flavescenza Dorata, oltre a grandine e altri eventi climatici avversi durante l'estate e il quadro della situazione viticola si colora a tinte non certo brillanti per la produzione nel complesso, ma soprattutto per quelle biologiche. Un'annata dal meteo pazzo che ha messo in evidenza ancora una volta come il grande potenziale tecnico professionale consenta alle imprese che si sono affidate alla tecnica e alla scienza dei molti enologi e tecnici viticoli di ottenere una qualità in linea con la media delle ultime annate.

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Redazione

Vendemmia 2023 calo produttivo del Vino Chianti

Il Consorzio Vino Chianti Classico fa sapere che in alcune aziende il danno produttivo «sfiora il 40% a causa della Peronospora», ma che la «qualità resta buona». Il presidente Busi: «imprese tartassate dall'aumento dei costi di energia e materie prime».

 
«Si registra in media un calo di produzione del 20% per il vino Chianti, con valori diversi da territorio a territorio».
Ad annunciarlo oggi il presidente del Consorzio Vino Chianti Giovanni Busi, che ha fornito un breve aggiornamento sull’andamento della vendemmia 2023: «abbiamo iniziato a vendemmiare i bianchi e, dalla prossima settimana, vendemmieremo le uve rosse. In questo momento registriamo aziende che hanno avuto un buon raccolto, grazie ai pronti trattamenti fatti contro la Peronospora, fungo che attacca il grappolo e lo fa seccare, e altre che risentono invece di un calo di quantità. Ci sono aziende che registrano anche un danno produttivo che sfiora il 40%. Ma attenzione, da un punto qualitativo non ci sono problemi, la qualità rimane quella tradizionale del Chianti».
Busi si è soffermato anche sul problema dell’aumento dei costi di produzione: «le nostre imprese continuano ad essere tartassate dagli enormi aumenti dei costi di energia e materie prime. Il prezzo del gasolio, per far muovere i nostri trattori, è quasi raddoppiato, così come i prezzi di cartone, bottiglie, anticrittogamici. La ciliegina sulla torta è stato il rincaro del costo del denaro a causa dell’inflazione».
 

Redazione