Filiera olivo-olio

I tappa “Sulla strada per il Congresso mondiale dell’olio di oliva”, che sarà nel 2024 a Madrid. Dal convegno gli esperti: non mancherà olio. Gli ultimi dati.

Con il convegno “Olive hoy” tenutosi il 27 febbraio a Toledo è iniziato il cammino verso il primo “Congresso mondiale dell’olio di oliva” (Olive Oil World Congress: in sigla OOWC), che si terrà nel 2024 a Madrid allo scopo di promuovere nell’opinione pubblica internazionale la consapevolezza del valore e i benefici dell’olio di oliva.
Durante la prima tappa di questo percorso promozionale, denominato “On the Road to OOWC 2024” (sulla strada per il OOWC 2024), è stato fatto il punto della situazione generale del comparto olivicolo e di tutta la filiera delle olive e dell’olio a livello internazionale, che, come sottolineato nel comunicato post convegno degli organizzatori, sta attraversando una fase complicata e «una campagna olearia con molte sfumature» e vede la Spagna nella posizione di soggetto più influente grazie a circa il 40% della produzione globale. “Olive hoy”, hanno riferito gli organizzatori, «è servito per esaminare la situazione attuale dalla produzione alla percezione dei consumatori, passando per l'industria, e cercando di intravedere il futuro di questo settore molto importante per tutti i paesi produttori di olio d'oliva».
Come affermato dal coordinatore del Congresso mondiale dell’olio di oliva - OOWC Ricardo Migueláñez in apertura del convegno di Toledo, il Congresso OOWC - che è sponsorizzato da Agrobank, Junta de Castilla-La Mancha attraverso il marchio Campo y Alma, Grupo Interóleo, Balam Agriculture, Agrocolor e Kubota - è un’iniziativa internazionale nata in Spagna come «un progetto di collaborazione per l'intero settore dell'olio d'oliva, che mira a riunire tutti i paesi produttori». «Ecco perché – ha aggiunto - abbiamo la presenza di Italia e Portogallo in questa prima giornata, poiché è impossibile analizzare il settore dell'olio d'oliva senza sapere cosa sta accadendo in due importanti operatori mondiali come questi Paesi».
Sempre in apertura dei lavori, è intervenuto Francisco Martínez Arroyo, ministro dell'agricoltura, dell'acqua e dello sviluppo rurale del governo regionale di Castilla-La Mancha, sottolineando che «la Castilla-La Mancha ha più di 80.000 olivicoltori ed è la seconda regione spagnola in termini di produzione». Il ministro ha anche ricordato che la stagione olivicola di quest'anno è stata breve, «con una produzione di 70 milioni di chili, anche meno di quanto previsto».

Radiografia del comparto olivicolo internazionale
A fare il punto della situazione è stato Juan Luis Vicente, capo del Dipartimento di studi economici e statistici del Consiglio oleicolo internazionale (Coi) con la relazione “Radiografia del settore dell'olio d'oliva nel mondo”. Nei paesi dell'Unione Europea, ha messo in evidenza per prima cosa Vicente, la produzione è diminuita del 33,8% rispetto alla stagione precedente. Nel caso della Spagna, la produzione è scesa da 1.412.000 tonnellate della scorsa stagione a 780.000 tonnellate nella stagione 2022/2023: un calo del 47,7%. Tendenza negativa anche in Italia e Portogallo, dove la produzione è scesa rispettivamente del 28,6% e del 39,4%. In Grecia, invece, la produzione è aumentata in questa stagione del 50,9%. Il calo produttivo, ha detto Vicente, è un dato globale e secondo le stime del Coi, «nella campagna 2021/2022 la produzione si è attestata a 3.724.000 tonnellate, mentre per la campagna 2022/2023 i dati indicano una produzione di 2.730.000 tonnellate».
Per quanto riguarda invece le importazioni, Vicente ha riferito che i Paesi al top all'interno dell'Unione Europea sono Spagna e Italia, con un aumento del 38,6% e del 32,2% rispetto alla stagione 2021/2022. Sul fronte dell'export, nell’attuale campagna olearia in Francia si è verificato un calo del 63,9% rispetto al 2021/2022, seguito da quelli della Spagna (-35,8%) e dell'Italia (-20,9%), mentre in Grecia è cresciuto del 14,3%. A livello globale si è registrato un calo del 16,6%.
Con una stagione molto breve, ha spiegato ancora Vicente, i prezzi dell'olio d'oliva alla fonte in Spagna sono di nuovo in aumento e il calo storico della produzione minaccia di continuare a spingere i prezzi verso l'alto. «Nel caso della Spagna – ha specificato - gli ultimi dati del Coi danno l'olio extravergine di oliva a 527,5 euro per 100 kg, il 58,2% in più rispetto allo stesso periodo del 2021/2022. Una situazione simile a quella di altri paesi produttori».
Dal lato consumi, i dati forniti dal Coi mostrano che i consumi mondiali nella stagione 2022/2023 sono inferiori del 5,7% rispetto alla stagione precedente. La Spagna è in cima alla lista dei Paesi dell'Unione Europea che hanno visto calare i propri consumi, con il 27,6% in meno rispetto alla stagione precedente. A notevole distanza altri produttori come Francia e Portogallo, i cui consumi sono diminuiti rispettivamente del 5,1% e del 3,2%.

Le sfide e opportunità per il comparto
È seguita una tavola rotonda intitolata “Sfide e opportunità per il settore”, moderata da Pedro Antonio Martínez, direttore di Agrobank DT Castilla-La Mancha, con la partecipazione di Esteban Momblán, manager di Interoleo, Mariana Matos, segretaria generale della Casa do Azeite de Portugal, Nicola Carbone, addetto economico dell'Ambasciata d'Italia a Madrid, e Felipe Medina, segretario tecnico generale di Asedas.
In generale, sempre a quanto riferito nel comunicato conclusivo del convegno, fra le principali sfide per i professionisti del comparto olivicolo emerse durante la tavola rotonda vi sono «l'internazionalizzazione delle imprese del settore» e «l'impegno per la sostenibilità economica». Inoltre, «i partecipanti hanno evidenziato la necessità di instaurare strutture più competitive, sia in campo e nella produzione che nella commercializzazione dell'olio di oliva, e, dall’altro lato, la ricerca di relazioni commerciali stabili e la collaborazione dei diversi anelli della catena della comunicazione e promozione di questo prodotto rivolto al consumatore».
Mariana Matos ha sottolineato che in Portogallo «oltre il 60% delle esportazioni sfuse sono destinate all'Italia e alla Spagna» e ha aggiunto che nel suo Paese coesistono due realtà: «un settore dell'olio d'oliva nuovo e altamente professionalizzato e il 75% delle superfici con problemi strutturali, in cui è necessario intervenire per crescere in dimensione e mantenere la sostenibilità sociale e ambientale di queste regioni». Altre priorità per Matos sono «guadagnare consumatori, laddove il trend mondiale è in calo, e continuare a lavorare allo sviluppo dei mercati».
Nicola Carbone ha ricordato che le sfide dell'Italia includono «investire in ricerca e sviluppo per prevenire le malattie che possono colpire le colture, ringiovanire gli oliveti e meccanizzarli per ridurre il prezzo del lavoro e convincere i produttori a unire le forze per aumentare la competitività». L'Italia esporta il 3% della sua produzione annuale di olio d'oliva su mercati esteri come Stati Uniti, Francia, Germania e Giappone. Carbone si è poi soffermato, come riferito nel comunicato, sul fatto che in Italia si coltivano tantissime varietà di olivi e che «abbiamo 49 denominazioni di origine di oli di oliva», pari al «40% di tutte le denominazioni di origine dell'Unione Europea».

I nuovi consumatori di olio di oliva
Infine, la seconda delle tavole rotonde aveva come titolo “I nuovi consumatori di olio d'oliva” e ha visto la partecipazione di José Zafrilla, nuovo manager di Kantar WorldPanel, e Fernando Móner, presidente di Avacu.
Zafrilla ha spiegato che il comportamento del consumatore è influenzato da diversi fattori, «non solo il prezzo, ma anche la fiducia nel prodotto, i diversi formati in cui viene presentato, ecc.». Questo, ha aggiunto, «è il caso anche dell'olio d'oliva, prodotto influenzato da una moltitudine di fattori che devono essere seguiti per correggere e lavorare sulla percezione del consumatore, ed è necessario controllare la visione globale del consumatore».
Moner si è soffermato sul fatto che i consumatori «sono andati perdendo potere d'acquisto da 18 mesi» a questa parte e ciò, ovviamente, «ha colpito anche il settore dell'olio d'oliva». Inoltre parlato della necessità di un messaggio comune dell'intero settore ai consumatori «soprattutto per combattere le fake news che possono colpire il consumatore di olio d'oliva». L’olio di oliva, ha detto, «gode di un punteggio molto alto», ma nonostante ciò bisogna continuare a dare informazioni sulle sue proprietà nutrizionali, soprattutto tra i giovani.

Redazione

ASSITOL su mercato e scienza a Olio Officina

A Milano dal 2 al 4 marzo all’Olio Officina Festival 2023 tre incontri a cura di ASSITOL su stato del comparto, campagna olearia, analisi dei composti volatili.

 
La situazione generale del comparto, fra condizioni di mercato, andamento dell’ultima campagna olearia e ricerca scientifica. Ruoterà attorno a questi temi la partecipazione di ASSITOL, l’Associazione Italiana dell’Industria olearia, alla prossima edizione di “Olio Officina Festival”, la manifestazione dedicata alla cultura olearia in programma dal 2 al 4 marzo al Palazzo delle Stelline di Milano. Evento che quest’anno avrà per filo conduttore il claim “l’olio è progresso”.
«L’appuntamento milanese – spiega una nota di ASSITOL del 24 febbraio - giunge in un momento molto delicato per tutti i protagonisti della filiera olivicolo-olearia, in difficoltà a causa di inflazione e rincari energetici, oltre che per le conseguenze di una campagna olearia tra le peggiori degli ultimi decenni. Per queste ragioni, ASSITOL ritiene sia giusto approfondire alcuni grandi temi in occasione dell’evento milanese, che rappresenta da anni un punto di incontro e dibattito sul prodotto-olio».
Si comincia giovedì 2 marzo, alle ore 17,30, con la conferenza “Lo stato del comparto oleario nel 2023. Una visione d’insieme” di Andrea Carrassi, direttore generale di ASSITOL, che cercherà di «tracciare l’attuale scenario del mondo dell’olio d’oliva, mettendone in evidenza le ombre, come il deficit produttivo ed il cambiamento climatico, ma anche le luci, come l’attrattività dei consumatori, italiani ed esteri, nei confronti di questo prodotto e le sue potenzialità ancora inespresse sui mercati internazionali».
Venerdì 3 marzo alle ore 12,15 si scenderà ancora di più nello specifico con l’incontro “Extra vergini di oliva: le difficoltà della campagna olearia raccontate da industria e Gdo”. Il dialogo coinvolgerà Laura Stefanini, responsabile commerciale  reparto oli e conserve di Coop, Mauro Tosini, direttore commerciale di Salov SpA, e Andrea Carrassi. «I ridotti quantitativi di olio d’oliva dell’ultima campagna – sottolinea in anticipo ASSITOL - hanno costretto le aziende a lavorare con il 50% in meno di olio rispetto agli standard abituali, sempre con lo “spettro” delle vendite sottocosto, fenomeno che danneggia l’intero comparto e che ASSITOL contrasta da tempo».
Sempre venerdì 3 marzo, alle ore 17, saranno di scena la scienza e l’innovazione, indispensabili sia per far ripartire la produzione che, al tempo stesso, valorizzare le qualità dell’olio extra vergine. Nell’incontro “Composti volatili: cantiere aperto a sostegno dell’olio extra vergine” si farà il punto sull’analisi dei composti volatili, «sistema di analisi che una task force, creata ad hoc da ASSITOL, studia da alcuni anni per valutarne, in particolare, gli aspetti applicativi nell’ambito del controllo di qualità». «Questo nuovo sistema – spiega ASSITOL - consentirebbe di identificare, attraverso l’analisi chimica, le molecole alla base delle caratteristiche organolettiche dell’extra vergine, aprendo quindi la strada ad una migliore descrizione del profilo sensoriale dell’olio e al rafforzamento del panel test». Su questo argomento si confronteranno Anna Cane, presidente del gruppo olio d’oliva di ASSITOL, e Lanfranco Conte, presidente della Società italiana per lo studio delle sostanze grasse.
Ulteriori informazioni sul programma di Olio Officina Festival 2023 qua.
 

Redazione

tavolo di filiera dell'olio di oliva - La Pietra

Le reazioni di Assitol, Copagri, Uci al tavolo di filiera dell’olio di oliva del 16 febbraio col sottosegretario La Pietra, che ha promesso rilancio produttivo.

 
«Rilanciare il settore produttivo dell’olio d’oliva italiano non è una possibilità, ma un preciso impegno del ministero dell’Agricoltura». 
Lo ha dichiarato in un post sulla propria pagina Facebook il 16 febbraio sera il sottosegretario all’agricoltura Patrizio La Pietra a suggello del tavolo di filiera dell’olio di oliva tenutosi presso la sede del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf) alla presenza dei principali attori del comparto olivicolo-oleario italiano. «Dobbiamo recuperare – ha aggiunto La Pietra - i 33mila ettari di terreno coltivato ad olivi persi negli ultimi 10 anni e aumentarli ulteriormente nei prossimi cinque anni. Maggiore produttività di un’eccellenza agroalimentare qual è quella dell’olio d’oliva italiano favorirà la crescita dell’esportazione, la diminuzione delle importazioni e un conseguente beneficio economico per il comparto e per tutto il Made in Italy, grazie al valore aggiunto di un prodotto 100% italiano».
Ma quali sono state le reazioni dei soggetti presenti all’incontro? Tre dei soggetti partecipanti si sono espressi pubblicamente il giorno seguente attraverso specifici comunicati stampa. 
Assitol, l’Associazione italiana dell’industria olearia, ha manifestato «grande soddisfazione» e la «massima disponibilità a collaborare» con il Masaf per risolvere i problemi del comparto. Secondo quanto riferito da Assitol, le due linee di intervento messe in luce da La Pietra includono «la difesa del territorio e del valore sociale dell’olivicoltura» e «l’aumento della produzione nazionale in un’ottica di innovazione e apertura a nuovi e più efficienti sistemi olivicoli, investendo anche nella ricerca di cultivar italiane adattabili alle nuove esigenze agronomiche». «Condividiamo le linee strategiche proposte dal Sottosegretario – ha commentato Anna Cane, presidente del Gruppo olio d’oliva di Assitol – e il ruolo centrale dell’unità di filiera nel raggiungimento degli obiettivi indicati. Da tempo invochiamo la necessità di fare squadra contro la progressiva perdita di posizioni dell’Italia olearia rispetto ai suoi competitors. Da questo tavolo crediamo che debba e possa nascere invece un percorso virtuoso, capace di rivitalizzare l’intero settore». Anna Cane si è detta «totalmente d’accordo» con il sottosegretario La Pietra anche sulla urgenza di lavorare insieme pure attraverso un’interprofessione unica.
Positivo anche il parere sull’incontro del presidente di Copagri Tommaso Battista: «l’olivicoltura italiana – ha detto - sta vivendo una fase molto complessa, caratterizzata da una congiuntura negativa che ha portato a un sensibile calo della produzione, dovuto all’andamento climatico sfavorevole, alla delicata congiuntura di mercato, con rincari record per i costi di produzione e dell’energia, e non da ultimo alle ripercussioni ancora tangibili della drammatica epidemia della Xylella, che non accenna a placarsi». Per tali ragioni è stata importante una riunione del tavolo dell’olio di oliva dopo diversi mesi dall’ultimo confronto. Anche secondo Battista «il settore necessita di un rapido e deciso intervento che riporti la barra a dritta sulla necessità di incrementare la produzione, recuperando il terreno perduto nei confronti dei nostri competitor comunitari, e che punti con sempre maggiore decisione sulle innumerevoli possibilità offerte dall’innovazione e dalla ricerca applicata all’agricoltura […] per aumentare la produttività, andando al contempo a tutelare il territorio e il valore sociale dell’olivicoltura». Copagri ritiene prioritario «strutturare e rendere permanente il Tavolo di filiera, facendo sì che si riunisca e si confronti periodicamente per valutare le strategie da attuare per incrementare la produzione di olio extravergine d’oliva italiano e che, in particolare, si occupi di redigere il tanto atteso Piano olivicolo nazionale, strumento principe nel quale incardinare tutte le iniziative da mettere in campo». Con tale Piano per Copagri si potrebbero anche realizzare «politiche di medio-lungo periodo» che consentano di «stabilizzare produzione e prezzi» e di agire su questioni strutturali del comparto quali «reperimento della manodopera», «recupero dei terreni abbandonati» ed «eccessiva burocrazia».
Tra le priorità indicate dall’Unione coltivatori italiani (Uci) «la valorizzazione dell’olivicoltura delle aree interne del Paese a rischio abbandono, il miglioramento della capacità e della qualità dello stoccaggio e la concentrazione dell’offerta, l’invito a procedere con lo strumento dei contratti di filiera puntando ad una comunicazione istituzionale che possa mettere in evidenza le qualità dell’evo, e dunque porre le aziende italiane nelle condizioni di poter ambire a mercati sempre più importanti». L’Uci si è poi soffermata sulla necessità di intervenire, per ridurre gli effetti della Xylella, sul sostegno al reddito degli olivicoltori del Salento. Nello specifico ha chiesto al Sottosegretario di «intervenire prontamente con alcune deroghe per consentire l’applicazione dell’ecoschema del tipo 3, rendendo ammissibile tale tipologia di pagamento destinato alla manutenzione degli olivi per i produttori che manifesteranno impegno al reimpianto di nuovi olivi».
 

Redazione

Il 14 febbraio a Roma incontro sull’esperienza Confagricoltura-Carapelli Firenze e sulle prospettive dell’olio di oliva. Conclude il sottosegretario La Pietra.

“Olio di Oliva: Impresa, Sostenibilità, Mercati. L’esperienza Confagricoltura e Carapelli Firenze: le opportunità di filiera”.
Questo è il titolo dell’incontro che Confagricoltura e Carapelli Firenze organizzano domani 14 febbraio mattina, dalle ore 10,30 alle 13, a Roma presso Palazzo della Valle, sede di Confagri.
A introdurre i lavori sarà Vincenzo Lenucci, direttore Area Politiche di Sviluppo economico delle Filiere agroalimentari di Confagricoltura. Seguiranno gli interventi su “Il mercato e le tendenze di consumo” di Denis Pantini, responsabile agroalimentare Nomisma, e su “L’orientamento legislativo europeo sulla sostenibilità” di Pasquale Di Rubbo, policy analist della DG AGRI della Commissione europea. 
Poi sarà la volta di una tavola rotonda intitolata “Una storia di successo: l’accordo di filiera Confagricoltura Carapelli Firenze. Attualità e prospettive del settore”, con gli interventi di Walter Placida, presidente della federazione nazionale di prodotto Olio per Confagricoltura; Anna Cane, direttore scientifico e agli affari pubblici di Carapelli Firenze - gruppo Deoleo; Tommaso Loiodice, presidente di Unapol; Paolo Mariani, direttore dell’OP Confoliva; Luigi Polizzi, DG delle politiche internazionali e dell’Unione europea – MASAF.
Concluderanno i lavori il presidente di Deoleo Ignacio Silva, il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti e Patrizio La Pietra, sottosegretario al ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste con delega, fra l’alto, alla “filiera olivicola” (vedi).
Per partecipare è necessario registrarsi all'e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Redazione

export Olio Toscano IGP - agropirateria web

Il Consorzio Olio Toscano IGP lancia l’allarme: al boom d’export s’abbina balzo d’inserzioni fraudolente sul web. Filippi: in Usa registrata la certificazione.

 
«Con 41 milioni di euro di prodotto esportato all’estero (+8 milioni di euro) secondo l’ultimo rapporto Qualivita-Ismea 2022 l’olio Toscano IGP è il primo olio di qualità italiano, il più famoso ed apprezzato ed anche per questo uno dei prodotti dell’agroalimentare Made in Italy oggetto di numerosi tentativi di contraffazione ed inserzioni fraudolente».
A lanciare l’allarme su questo effetto collaterale del trend positivo dell’export è stato ieri il Consorzio per la tutela dell'Olio Extravergine di Oliva Toscano IGP, in occasione dell’appuntamento promosso con Coldiretti Toscana e Unaprol nell’ambito di Taste, il salone del gusto organizzato a Firenze da Pitti Immagine sul fenomeno dell’italian sounding (l’uso di espressioni che richiamano l’Italia per commercializzare prodotti che italiani non sono). Un fenomeno riassunto in questo caso con i seguenti dati: «+25,1% di esportazioni per l’olio Toscano IGP» ma al contempo un balzo in avanti delle inserzioni fraudolente sul web: «137 i casi di riferimenti illeciti in due anni sulle piattaforme di e-commerce». Problema da non sottovalutare per il Consorzio dell’Olio Toscano IGP, che con i suoi 8 mila operatori, tra produttori e trasformatori, su 23.160 totali a livello nazionale, e 7 milioni di piante iscritte, «è la più importante realtà olivicola consortile».
«L’interesse per l’olio toscano è in crescita. Siamo arrivati ad esportare il 60% di prodotto certificato IGP, più del 40% negli Stati Uniti – ha dichiarato il presidente del Consorzio Olio Toscano IGP Fabrizio Filippi -. Per il consumatore straniero è più difficile difendersi dalle contraffazioni perché in alcuni paesi non ci sono accordi bilaterali, regolamenti o controlli. Per alzare il livello di protezione dai tentativi di contraffazione negli Stati Uniti dopo un lungo percorso legale siamo riusciti a registrare anche il processo di certificazione. La tutela non si limita più e soltanto a quella del marchio di impresa, che già avevamo ottenuto, ma anche come il nostro olio viene prodotto nel rispetto del disciplinare. Questo ci consentirà di avere maggiore capacità di difesa nei confronti di chiunque utilizzerà falsamente ed impropriamente il brand Toscano IGP sia dal punto di vista figurativo che evocativo. L’Italian Sounding è un grande danno per le imprese ma che paradossalmente certifica la grande voglia di Toscana nel mondo».
L’altra strada avviata per tutelare i consumatori e quindi le imprese che producono prodotti di qualità è quella culturale. La Evooschool di Coldiretti ha proprio questo obiettivo: «denunciare il falso Made in Italy sensibilizzando l’opinione pubblica e coloro che devono scrivere le regole», come ha detto il direttore generale di Unaprol Nicola Di Noia, che ha poi sottolineato l’importanza di «lavorare sulla riconoscibilità del prodotto». «Con la nostra Evooschool – ha detto - spieghiamo la differenza tra un olio buono ed un olio cattivo: se il consumatore capisce la differenza, per quanto vestito di italianità, l’olio non sarà più acquistato con lo stesso slancio». «Dobbiamo essere onesti nei confronti del mercato – ha aggiunto Di Noia - perché creiamo di fatto in Italia il mercato internazionale. Dobbiamo vigilare affinché anche che le nostre regole, quelle italiane, vengano applicate. Quelle comunitarie sono deboli. Prima di affrontare il mercato internazionale dobbiamo lavorare sul fronte interno ed essere i primi a dare l’esempio. Quando arrivano i turisti in Italia dobbiamo fare i modo che abbiamo un’esperienza reale dei nostri prodotti. Ma spesso sulle tavole dei ristoranti trovano un olio di scarsa qualità, mal conservato, che non offre quell’esperienza reale. Lo stesso fa la grande distribuzione che non ci sta aiutando. Se non mettiamo in condizioni le imprese di fare reddito non ci sarà futuro».
 

Redazione

Fino al 21 marzo (con sconto fino al 28 febbraio) 2023 possibile iscriversi al premio oleario Japan Olive Oil Prize, che apre una porta sul mercato giapponese.


«Il Giappone è il più grande mercato asiatico per il consumo di olio extravergine di oliva (Evo) e il 4° a livello mondiale al di fuori dell'Unione Europea. L'olio EVO di alta qualità sta rapidamente guadagnando un ruolo da protagonista nella fiorente scena della cucina raffinata di Tokyo e nella lunga tradizione giapponese del regalo. Inoltre, i consumatori giapponesi sono sempre più inclini all'idea di fare un uso quotidiano di olio EVO, sia per migliorare le proprie condizioni di salute sia per aggiungere un sapore in più alla loro dieta, occidentale o giapponese».
Così gli organizzatori del Japan Olive Oil Prize (JOOP) presentano agli olivicoltori italiani e non solo le ragioni per iscriversi alla 11esima edizione di questo premio dedicato agli oli EVO di qualità, che si svolgerà nell'aprile 2023 a Tokyo. La scadenza per iscriversi è il 21 marzo, ma se ci si iscrive entro il 28 febbraio si avrà uno sconto di 30 € sulla quota di iscrizione di 180 €. 
Il sistema di valutazione, decimale, è basato su punti compresi tra un minimo di 8 e un massimo di 10 e garantisce un'equa attribuzione del premio basata sulla qualità complessiva degli oli.
I premi saranno così assegnati:
- tra 8 e 8,99: premio d’argento
- tra 9 e 9,49: premio d’oro
- tra 9,50 e 10: “best in class”
Gli oli EVO concorreranno nelle seguenti categorie: biologici, blend, monocultivar, Dop e Igp.
Gli oli con il punteggio più alto di ogni Paese saranno premiati come “Best of Country” (Migliore del Paese) e gli oli con altre qualità distintive saranno premiati con il Certificato di Eccellenza.
Ulteriori informazioni sulle modalità di partecipazione e le quote di iscrizione si trovano qua o anche contattando il project manager Gino Ciccognani qua Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Redazione