Filiera olivo-olio

Andrea Zelari

Andrea Zelari, presidente di Confagricoltura Pistoia, replica al sindaco Giurlani: «d’accordo sul ruolo centrale da assegnare all’Istituto Anzillotti, centro di riflessioni sull’olivicoltura di livello nazionale, ma pensiamo a un distretto strettamente specializzato sulle piante di olivo quale è già di fatto. L’olio è e deve restare made in Toscana, non pesciatino. Puntare sull’integrazione verticale “olivi – olio della Valdinievole” è contrastante, dal punto di vista del marketing, con l’obiettivo di rilanciare Pescia come luogo di produzione di olivi d’eccellenza a disposizione dei produttori d’olio di tutta Italia, a cominciare da quelli della nostra regione. Ciò non deve impedire, comunque, progetti di filiera specifici extra distrettuali e di dimensione locale. Siamo desiderosi di parlarne a un eventuale incontro con Giurlani e i colleghi delle altre associazioni di categoria agricole». 


«Apprezziamo il fatto che il sindaco di Pescia Giurlani abbia subito replicato e rilanciato (sia pure senza citarci) la nostra proposta-appello del 26 novembre di istituire un distretto del vivaismo olivicolo della Valdinievole e siamo pronti a dialogare con lui nel merito del progetto. Condividiamo inoltre la sua idea che un ruolo centrale in tale distretto debba essere attribuito all’Istituto agrario Anzillotti, che da tanti anni è un centro di riflessioni di livello nazionale sull’olivicoltura. Però non condividiamo l’idea di Giurlani di farne un distretto dell’olio oltre che dell’olivo o, per usare le sue parole, “un distretto riservato all’ulivo, sia sotto l’aspetto vivaistico che di filiera successiva”. Noi pensiamo invece a un distretto strettamente specializzato nella produzione di piante di olivo destinate agli olivicoltori, cioè i produttori d’olio d’oliva, di tutta la Toscana e il resto d’Italia. Un distretto che formalizzi quindi e dia forza a una realtà già esistente, che però rischia di essere fortemente ridimensionata non solo dalla concorrenza internazionale di matrice spagnola, ma anche da quella interna di altre regioni italiane, con buona pace dell’immenso patrimonio di competenze radicato nel territorio di Pescia e dintorni».  
Così il presidente di Confagricoltura Pistoia Andrea Zelari replica alle dichiarazioni del sindaco di Pescia Oreste Giurlani pubblicate fra ieri e oggi nelle testate locali. «Senza entrare nei dettagli, che rimando al momento di un eventuale incontro con Giurlani, esponenti della Regione Toscana e i colleghi delle altre associazioni di categoria agricole – aggiunge Zelari -, faccio notare infatti che la produzione dell’olio extravergine di qualità non è ovviamente prerogativa solo pesciatina, ma di tante aree della nostra regione: l’olio è e deve restare toscano, made in Toscana. Inoltre puntare sull’integrazione verticale “olivi della Valdinievole – produttori di olio della Valdinievole” è parzialmente contrastante, dal punto di vista del marketing, con l’obiettivo di rilanciare Pescia come luogo di produzione di olivi d’eccellenza a disposizione degli olivicoltori o produttori di olio di tutta Italia, a cominciare dalla Toscana». 
«Questo non significa – conclude il presidente di Confagricoltura Pistoia - che non ci siano ottimi produttori di olio anche in Valdinievole e che non siano possibili, al di fuori della cornice distrettuale, progetti di filiera olivo-olio di dimensione più locale, ma l’obiettivo della creazione di questo distretto è rilanciare un vivaismo olivicolo, una produzione di olivi di livello nazionale, non di vendere più olio nei mercati di zona e fare concorrenza agli altri produttori della Regione Toscana. Almeno, se si crede ancora davvero nella forza ed eccellenza di questa produzione pesciatina di piante di olivo, che opportunamente sostenuta e comunicata potrà ribadire il suo appeal nel mercato nazionale e, all’interno di precise strategie nazionali che non danneggino la nostra olivicoltura ma anzi puntino a rafforzarla all’estero, persino al di fuori dei confini d’Italia».

Redazione


Giurlani e Panico

La proposta di Oreste Giurlani, sindaco di Pescia, all’indomani della giornata dedicata al prezioso albero: «l’eccellenza pesciatina e della Valdinievole per l’ulivo diventi distretto».


Il giorno successivo alla giornata mondiale degli ulivi proclamata dall'Unesco, che si celebra il 26 novembre in tutto il mondo, è arrivata dal sindaco di Pescia Oreste Giurlani una proposta rivolta alla regione Toscana ma, soprattutto, alla Valdinievole: «la creazione di un distretto riservato all’ulivo, sia sotto l’aspetto vivaistico che di filiera successiva». 
«Sulla base dell’esperienza tuttora in corso per il florovivaismo che ci vede collaborare con Lucca e le sue realtà produttive, qualcosa di analogo potrebbe essere realizzato per l’ulivo – ha sostenuto ieri Oreste Giurlani -. Il nostro territorio ha da sempre sviluppato una coltivazione di qualità di questa pianta, anche introducendo l’aspetto degli innesti e incroci altamente particolari. Soprattutto ora che il pericolo Xylella ha creato in tutta Italia tanta apprensione per il futuro di questa pianta e ovviamente per la produzione di olio, una delle eccellenze alimentari del nostro paese».
Giurlani ha intenzione di portare questa idea sul tavolo regionale, forte del fatto che ha già in casa la soluzione all’aspetto logistico e scientifico di questo auspicabile distretto. 
«Sì, noi abbiamo l’istituto agrario Anzilotti che da anni sviluppa studi e produzione sull’ulivo e potrebbe davvero essere il nostro riferimento in caso di creazione di un distretto apposito – ha detto Giurlani-. I presupposti ci sono tutti e la Valdinievole aggiungerebbe una struttura istituzionale importante a sancire questa ulteriore eccellenza alle molte già esistenti».

Redazione


I produttori di piante di olivo di Pescia e Valdinievole sono un’eccellenza di livello internazionale che rischia di scomparire senza adeguate politiche di sostegno e promozione. Il presidente provinciale di Confagricoltura Zelari rivolgendosi ai colleghi delle altre associazioni agricole e alle istituzioni dichiara: «come dimostra l’esempio del distretto vivaistico ornamentale di Pistoia, la nuova legge dei distretti rurali offre opportunità di innovazione e rilancio sui mercati da cogliere per mantenere la leadership del vivaismo olivicolo pesciatino almeno sul piano qualitativo».



«Nel territorio di Pescia e dintorni si concentra un gruppo di aziende specializzate nella produzione di piante di olivo di altissima qualità destinate ai produttori di olio di tutta Italia (e non solo) che rappresenta un’eccellenza di livello internazionale la cui leadership rischia di essere fortemente ridimensionata dalla concorrenza interna ed estera. Eppure il momento è propizio, perché il comparto è in evoluzione nel mondo, come ribadito anche oggi dal Coi (Consorzio oleicolo internazionale), e sono tanti i Paesi che vogliono investire in oliveti e aumentare il consumo di olio d’oliva. Bisogna rilanciare questo comparto di nicchia istituendo un “distretto del vivaismo olivicolo della Valdinievole” in conformità con la legge quadro regionale n. 17 del 2017 sui distretti rurali, in modo da rafforzarne l’identità e avviare progetti e investimenti nell’innovazione e promozione che siano co-finanziabili tramite fondi regionali ed europei».
E’ quanto sostiene e propone alle altre associazioni di categoria agricole provinciali e ai vari livelli istituzionali, Regione Toscana in primis, il presidente di Confagricoltura Pistoia Andrea Zelari in occasione del primo anniversario della “Giornata mondiale dell’olivo” istituita l’anno scorso, 26 novembre 2019, dall’Unesco per celebrare questa pianta così antica e importante anche sul piano simbolico e dell’odierno seminario sull’“Avvenire del settore oleicolo” organizzato a Madrid e sul web dal Coi, che riunisce il 94% dei Paesi produttori di olio di oliva e di olive da tavola e il 95% dell’intera produzione mondiale. Un seminario in cui sono state ribadite le varie opportunità commerciali sul mercato internazionale per i produttori di piante di olivo, visto che diversi Paesi, ad esempio Egitto e Georgia, stanno investendo in oliveti sia per ragioni produttive che ambientali e turistiche. Ma nel corso della quale è stata confermata anche l’egemonia sia economica che politica esercitata dalla Spagna, il primo produttore mondiale di olio, anche su questo terreno, un po’ come l’Olanda in campo floricolo. Tendenze a cui l’olivicoltura italiana potrà rispondere in maniera competitiva solo attraverso significativi investimenti nei propri oliveti, con infittimenti e sostituzioni di piante secondo precisi progetti mirati all’affermazione sui mercati dei nostri oli d’oliva.
«In questo contesto molto dinamico della filiera olivicola internazionale – sostiene Andrea Zelari – i vivaisti olivicoli della Valdinievole potrebbero giocare un ruolo molto più significativo innanzi tutto aumentando le forniture di piante certificate di qualità e di varietà ad hoc ai produttori di olio di tutta Italia per aiutarli ad essere più competitivi, ma dall’altro anche non disegnando di andare a presidiare meglio le olivicolture nascenti in molte parti del mondo per sottrarle all’influenza spagnola (nuove olivicolture possono significare spesso infatti anche nuovi consumatori di olio italiano). Ma per realizzare questi obiettivi è necessario rafforzare la propria identità e immagine investendo ulteriormente in ricerca, certificazioni e comunicazione. Tutto ciò si potrebbe realizzare meglio nel contesto di una cornice distrettuale specializzata analoga, in piccolo, al distretto vivaistico ornamentale pistoiese, che con l’adeguamento alla nuova disciplina dei distretti rurali, sotto la regia del nuovo soggetto referente, l’Associazione vivaisti italiani, sta avviando diversi progetti innovativi come ad esempio Autofitoviv per l’autocontrollo fitosanitario».
«Sediamoci a un tavolo e ragioniamo insieme ai vivaisti olivicoli di Pescia e di tutta la Valdinievole – conclude Zelari rivolgendosi ancora alle associazioni agricole e alla Regione Toscana – su come impostare la creazione di un vero e proprio distretto, superando le conflittualità fra imprese per il bene di tutti, pur nel rispetto degli spazi di autonomia e legittima concorrenza tra le singole aziende».

Redazione

Gli imprenditori agricoli, i dipendenti delle imprese agricole e i coltivatori diretti potranno spostarsi per e dai frantoi anche durante le ore di coprifuoco, cioè dopo le 22 fino alle 5, a condizione che la frangitura venga effettuata in favore di coloro che raccolgono le olive a titolo professionale.
Lo ha fatto sapere la vicepresidente e assessore all’agroalimentare Stefania Saccardi con una lettera inviata ieri alle organizzazioni professionali del settore dell’olio, alle associazioni dei Frantoiani e alle cooperative e organizzazioni professionali agricole e ai Consorzi delle DOP e IGP dell’olio.
«Consapevole del periodo particolare dell’anno che riguarda il settore olio – ha spiegato la vicepresidente Saccardi – raccolgo le preoccupazioni manifestatemi dagli imprenditori agricoli e olivicoltori e in una lettera che ho inviato a tutti loro preciso che gli spostamenti per e dai frantoi rientrano tra le situazioni di necessità, in applicazione dell’articolo 1, comma 3 del DPCM 3 del novembre 2020 che prevede che “dalle 22.00 alle 5.00 del giorno successivo siano consentiti esclusivamente gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative, da situazioni di necessità ovvero per motivi di salute”».
Le condizioni da osservare sono, oltre al fatto che la frangitura venga effettuata in favore di coloro che raccolgono le olive a titolo professionale, che gli spostamenti avvengano nel rispetto di tutte le indicazioni sanitarie previste dall’emergenza Covid.

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Frantoi in funzione anche durante il coprifuoco e possibilità di movimento per gli olivicoltori professionali. Lo ricorda Confagricoltura Pistoia agli olivicoltori associati in una nota di commento al Dpcm del 3 novembre 2020 con le nuove disposizioni di contrasto alla pandemia. «La frangitura, rientrando fra le attività del settore agricolo e di trasformazione agroalimentare di filiera che ne fruisce servizio – spiega la nota - è comunque sempre possibile esercitarla anche nelle ore di coprifuoco, purché siano osservati, correttamente e coerentemente, i protocolli di sicurezza anti contagio». «Pertanto – continua la nota - anche gli olivicoltori professionali, i loro dipendenti ed i compartecipanti possono, nel rispetto dei protocolli anti contagio, recarsi presso i frantoi a fare frangere le olive prodotte in azienda».

Redazione

Le stime per il 2020 sulla produzione d’olio d’oliva del Centro Studi di Confagricoltura: in totale +5% nell’Ue-28. La contrazione italiana dipende dalla Puglia, che vale circa la metà della produzione nazionale. Il 32% dell’export italiano nel 2019 è stato verso gli Stati Uniti. Nell’attuale situazione del mercato mondiale con forti giacenze di prodotto che frenano le quotazioni, per Confagricoltura necessarie «politiche efficaci di promozione per incrementare la domanda di olio EVO nazionale in Italia e sui mercati internazionali». [in foto l'evoluzione della produzione italiana x000tonnellate]   


Forte riduzione della produzione italiana di olio d’oliva nel 2020. Il Centro Studi di Confagricoltura stima un meno 26% rispetto all’anno precedente. Il calo, in questo anno difficile, però non è esclusivamente italiano: a perdere terreno sono anche il Portogallo (meno 35%) e la Grecia (meno 25%). La Spagna, in controtendenza agli altri Paesi mediterranei, consolida la sua leadership con un aumento del 27%, cifra che nonostante la consistente diminuzione registrata per gli oli italiano, portoghese e greco, fa chiudere positivamente il bilancio produttivo europeo con un +5% sul 2019.



Le stime 2020 della produzione nazionale di olio d’oliva del Centro Studi di Confagricoltura, valide se non si verificheranno nell’ultima fase del ciclo importanti avversità meteorologiche o fitopatie, indicano «un anno di “scarica” con solo 270mila tonnellate» e tengono conto di una resa media in olio della produzione di olive di circa 15%, così come riscontrato nel 2019. Peraltro, la resa media olive-olio presenta variazioni anche sensibili, da Regione a Regione, legate non solo alla varietà di olive coltivate, ma pure all’andamento climatico dell’anno. Nel 2019 la resa massima si era registrata in Liguria (17,6%), la minima in Trentino Alto Adige (11,8%). [vedi sotto Tabella 3]
«Questa contrazione – spiega Confagricoltura con riferimento alle stime 2020 - sembra essenzialmente dovuta alla forte diminuzione riscontrata in Puglia, regione che produce praticamente la metà dell'olio italiano. Decisamente più confortante, per quantità e qualità, la situazione rilevata nelle aree del Centro Nord, dove si prevedono mediamente buone produzioni, ma la cui incidenza sul totale nazionale si aggira intorno al 20%».
«Il 50% delle esportazioni nazionali – sottolinea il Centro Studi - sono concentrate su quattro Paesi, in primis gli Stati Uniti (che hanno un valore di 420milioni di euro e rappresentano il 32% del totale dell’export italiano) e la Germania (168 milioni, pari al 12,8%); seguono il Giappone (8%) e la Francia (7,4%)». [Tabella 6] L’Italia, secondo Paese esportatore nel 2019, nettamente dopo la Spagna e altrettanto nettamente davanti a Portogallo e Tunisia, realizza prezzi medi di vendita del 59% superiori a quelli della Spagna, ma la sua produzione copre mediamente il 15% di quella mondiale, a fronte del 45% di quella spagnola. Si tenga tuttavia conto del fatto che i dati sulle esportazioni riguardano olio confezionato non necessariamente proveniente dalla produzione agricola del paese esportatore. [Tabella 4]
Confagricoltura evidenzia che il comparto olivicolo italiano è caratterizzato da una disponibilità di prodotto in continuo calo e ampiamente insufficiente a soddisfare le esigenze interne o di esportazione. La forte concorrenza degli altri oli comunitari ed extracomunitari a prezzi stracciati fa sì che restino in giacenza nei nostri frantoi forti quantitativi di prodotto. Occorre pertanto, a parere di Confagricoltura, avviare politiche efficaci di promozione per incrementare la domanda di olio EVO nazionale in Italia e sui mercati internazionali, anche attraverso politiche mirate che puntino sulla qualità del prodotto, il cui valore va comunicato in modo efficace, per essere recepito dal consumatore.
Del resto il settore olivicolo, a livello mondiale, sta affrontando una fase di importanti cambiamenti strutturali in una difficile congiuntura di mercato, caratterizzata da ormai un anno da forti giacenze di prodotto che frenano le quotazioni. Con il suo patrimonio di poco più di un milione di ettari a uliveto e oltre 400 varietà, l’Italia – conclude Confagricoltura - deve impegnarsi per invertire questa tendenza negativa e recuperare tutte le sue potenzialità.

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