Filiera olivo-olio

filiera olivicola olearia italiana FOOI

Il 14 luglio mattina convegno della FOOI trasmesso in diretta su Zoom sul tema “Le sfide della filiera olivicolo-olearia: Pac e Recovery Fund per dare futuro al settore”. Apre il direttore Giuliano Martino, chiude il presidente Paolo Mariani. Tra i relatori il viceministro dello Sviluppo economico Pichetto Fratin, il presidente della Commissione Politiche dell’Ue del Senato Stefano, il presidente della Commissione Agricoltura della Camera Gallinella. E i presidenti di Cia, Gruppo Olio di Oliva Assitol, Italia Olivicola, Unapol, Assofrantoi e Aifo.


Le sfide della PAC prossima ventura e del PNRR per il settore olivicolo italiano, con interventi tecnici ed istituzionali di importanti esponenti della filiera e rappresentanti istituzionali. 
Mercoledì 14 luglio, dalle 10,30 alle 12,30, si svolge, in presenza per i relatori e sulla piattaforma Zoom per il pubblico interessato, un convegno organizzato dalla Filiera Olivicola Olearia Italiana (FOOI) col titolo "Le sfide della filiera olivicolo-olearia: Pac e Recovery fund per dare futuro al settore". 
«Il mercato domestico e internazionale dell’olio di oliva mondiale – si legge nella presentazione del convegno - è in continua evoluzione e richiede capacità di analisi e risposte adeguate ed efficaci da parte degli operatori economici dell’intera catena del valore. La filiera nazionale olivicolo-olearia poggia il suo successo e può puntare a mantenersi competitiva alla condizione di fare sistema e di mettere in campo una politica condivisa di tipo interprofessionale basata sulla qualità e sull’immagine della autentica produzione italiana». Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), continua l’introduzione, guarda con una linea progettuale specifica, che presenta qualche limite ma è un buon punto di partenza, al comparto olivicolo-oleario. E la nuova PAC con la pianificazione unica a livello nazionale degli interventi di regolazione e di sostegno del mercato è un’occasione per affrontare in maniera organica i nodi del settore olivicolo italiano.
Per la FOOI è pertanto utile mettere a fuoco lo stato dell’arte della programmazione 2023-2027 e chiedersi in che modo sia possibile formulare interventi capaci di rafforzare la produttività, competitività e sostenibilità della produzione olivicola italiana. 
Dopo l’introduzione di Giuliano Martino, direttore FOOI, si terranno alcune relazioni tecniche, fra le quali quella di Tiziana Sarnari dell’Ismea su “Il contesto della filiera olivicola-olearia alla luce delle sfide del settore”, di Emilio Gatto, ICQRF – direttore generale prevenzione e controllo delle frodi agroalimentari su “Le attività di controllo dell’ICQRF nel settore oleario” e del responsabile Ufficio Comunicazione e Relazioni esterne dell’ICE Giovanni Rodia sulla “Valorizzazione del made in Italy sul mercato internazionale”.
Poi a dare voce al ruolo della rappresentanza agricola nel comparto saranno il presidente di Cia – agricoltori italiani Dino Scanavino e il Copresidente della Alleanza Cooperative Italiane Agroalimentare Giampaolo Buonfiglio.
Dopo si svolgeranno gli interventi istituzionali del Senatore Gilberto Pichetto Fratin, vice ministro dello Sviluppo economico, del Senatore Dario Stefano, presidente della Commissione Politiche dell’UE al Senato e del deputato Filippo Gallinella, presidente della Commissione Agricoltura della Camera.
Infine gli interventi dei rappresentanti della filiera olivicola: Anna Cane, presidente Gruppo “Olio di oliva” di ASSITOL; Gennaro Sicolo, presidente di Italia Olivicola; Tommaso Loiodice, presidente di Unapol; Paolo Mariani, presidente di Assofrantoi; Elia Pellegrino, presidente di AIFO. Con le conclusioni del presidente di FOOI Paolo Mariani.
Ulteriori dettagli a questo link.


Redazione



Il Consiglio Oleicolo Internazionale stima nella campagna olearia 2020/21 un calo della produzione mondiale di olio di oliva pari a -6,9%, mentre i consumi sono rimasti stabili a -0,2%. La Spagna incrementa il primato con 1 milione e 400 mila tonnellate, al secondo posto a pari merito Italia e Grecia con 270 mila tonnellate. Maglia gialla dell’import gli Usa con il 33% del totale, mentre l’Ue è al 21%. Per Confagricoltura «la riduzione della produzione italiana è diventata endemica, ci vuole un Piano olivicolo nazionale che dia sostegno ai nuovi impianti e al recupero degli oliveti abbandonati».

Consumo stabile, ma produzione diminuita di ben oltre il 5% nella campagna olearia 2020/21, «mentre il settore si riprende dalla pandemia» e «l’andamento dei prezzi riflette l’oscillazione fra domanda e offerta».
Sono le stime comunicate tre giorni fa dal Consiglio Oleicolo Internazionale (COI), l’organizzazione intergovernativa che riunisce i maggiori Paesi produttori di olio di oliva del mondo.
Secondo il COI, i dati della campagna 2020/21, seppur provvisori, proiettano la produzione mondiale a 3.034.000 tonnellate di olio, con un calo pari a -6,9% rispetto alla campagna precedente. Meglio invece il consumo, che si attesta intorno a 3.211.000 t (-0,2%). Le importazioni sono previste intorno a 1.074.000 t (-9,3%), mentre le esportazioni dovrebbero raggiungere 1.132.000 t (-8,8%).
La produzione è concentrata nei Paesi membri del COI, che da soli produrranno 2.834.000 t, ovvero il 93,4% del totale mondiale, nella campagna 2020/21. La produzione europea dovrebbe attestarsi a 2.057.000 t, in aumento del 7% rispetto all'anno precedente. A guidare il gruppo UE c'è la Spagna, che dovrebbe registrare un aumento del 24,4%, con una produzione stimata di 1.400 000 t. Seguono l'Italia con 270.000 t (-26,2%), la Grecia con 270.000 t (-1,8%) e il Portogallo con 100.000 t (-28,8%). La produzione negli altri Paesi membri del COI è prevista pari a 777.000 t (-32,4%). In Tunisia la produzione dovrebbe raggiungere circa 140.000 t (-68,2%), in Turchia 210.000 t (-8,7%), in Algeria 90.000 t (-28,7%), mentre in Marocco con 160.000 t si dovrebbe avere un +10,3%.
Altre 200.000 t sono attese da Paesi non ancora membri, come Siria, Australia e Cile.


Riguardo alle importazioni, la maglia gialla va agli Stati Uniti con il 33% del totale prodotto importato nell'annata 2020/21. Seguono l'UE con il 21%, il Brasile con il 9%, il Giappone con il 6%, il Canada con il 5%, la Cina con il 4% e l'Australia con il 3%, Messico e Russia con il 2% e altri paesi con il 15%.
Anche i prezzi sono diminuiti nella prima parte dell'annata agricola, passando da 480€/100kg a Bari (Italia) a 200€ a Chania (Grecia).
«La forte riduzione della nostra produzione – ha commentato Walter Placida, presidente della Federazione (FNP) olivicola nazionale di Confagricoltura – è ormai diventata endemica. Occorre risolverla presto con un approccio pragmatico e fattivo». «La nostra olivicoltura – ha aggiunto Placida - è un patrimonio inimitabile che vive difficoltà strutturali e commerciali nonostante la qualità dei prodotti. Siamo primi al mondo per biodiversità, con oltre 500 cultivar che danno vita ad oli con profili aromatici unici nel panorama mondiale, senza contare la cultura, la qualità delle produzioni, la salvaguardia ambientale e paesaggistica, lo sviluppo e la ricerca tecnologica», ma «è necessario un Piano olivicolo nazionale che consenta di impiantare nuovi oliveti e recuperare quelli abbandonati. Serve garantire, su tutto il territorio nazionale, valore al lavoro dei nostri agricoltori, riconoscendo un giusto sostegno alla filiera agricola impegnata nella produzione di un olio extravergine di oliva di qualità, garantendo un prezzo equo, adeguato e remunerativo».

Redazione

 

 

Per Cia – agricoltori italiani l’olivicoltura italiana deve giocare bene la carta Piano nazionale di ripresa e resilienza puntando sulle seguenti parole chiave per dare prospettiva al comparto olivicolo: ecosostenibilità, innovazione tecnologica e produttività/competitività. Ma solo 1/3 delle nostre aziende olivicole ha investito in nuovi macchinari e attrezzature. Scanavino elenca alcune delle opportunità del Pnrr per gli olivicoltori.

Come dare prospettiva di lungo termine alla produzione olivicola italiana? Con la recente approvazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) italiano da parte della Commissione europea, il comparto ha una grande occasione di rilancio puntando sul concetto di sostenibilità ambientale e spingendo sul pedale dell'innovazione tecnologica per aumentare la produttività. Sono dunque tre le parole chiave per la ripresa: ecosostenibilità, innovazione e competitività.
E’ quanto emerso dal recente webinar sul tema “Dalla produzione alla trasformazione: la transizione ecologica per il settore olivicolo”, in cui sono intervenuti, fra gli altri, il presidente di Cia-Agricoltori Italiani Dino Scanavino, il presidente di Italia Olivicola Gennaro Sicolo, Benedetto Fracchiolla di Finoliva, l’assessore all’agricoltura della Regione Puglia Donato Pentassuglia e il professor Luca Sebastiani, direttore dell’Istituto Scienze della Vita alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Alla tavola rotonda hanno anche partecipato alcune aziende italiane e produttori olivicoli dell’intera area del Mediterraneo, illustrando le migliori pratiche già attuate nel settore olivicolo-oleario.
«La sostenibilità è un concetto dinamico, che deve essere sempre strettamente legato all’aspetto tecnologico – ha esordito il prof. Sebastiani -. C’è spesso un’erronea percezione dell’innovazione come nemica della sostenibilità ecologica e il desiderio di un ritorno arcaico alle origini per le buone pratiche agricole. In realtà, l’agricoltura è sempre stata frutto dell’innovazione e senza questa è impossibile raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile». L’innovazione tecnica e tecnologica, oltre a quella organizzativa e sociale, è dunque uno strumento indispensabile, ma nella realtà italiana c’è ancora molta strada fare. Meno della metà delle aziende agricole, infatti, ha finora affrontato il tema dell’intelligenza artificiale e dell'agricoltura di precisione. Nel settore olivicolo, solo un terzo aziende ha investito in nuovi macchinari e attrezzature, vuoi per scarsa capacità finanziaria che per mancanza di incentivi. «Nel comparto dell’olio – ha ricordato Sebastiani - il climate change e la mancanza di risorse idriche hanno avuto un pesante impatto sulla produttività, nonostante la domanda e i consumi mondiali siano in costante aumento. Per essere più competitivi nel mercato internazionale e cogliere tutte le opportunità di mercato, gli imprenditori dovranno, dunque, evolversi verso un’intensificazione sostenibile, utilizzando sistemi digitali per aumentare la propria efficienza». Favorire l’agricoltura di precisione è decisivo anche per il contrasto alle fitopatie e la riduzione dei fitofarmaci, come pure la meccanizzazione può ridurre i costi di produzione ed efficientare i processi.
«L’olivo è una delle colture che più rappresentano l’identità del nostro Paese, occorre investire per valorizzare la qualità del made in Italy e le oltre 300 cultivar autoctone – ha spiegato Gennaro Sicolo -, ma per fare tutto queste sfide occorrono ingenti leve finanziarie». Sul tema degli investimenti nell’innovazione tecnologica è intervenuto anche Dino Scanavino, per discutere le importanti opportunità connesse al PNRR. «Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza – ha dichiarato Scanavino - ci sono diverse proposte interessanti per gli olivicoltori. Dal rinnovo del parco automezzi al fine di ridurre le emissioni, alla promozione dei contratti di filiera, agli incentivi all'installazione di pannelli fotovoltaici e alla logistica, oltre alle opportunità di ammodernamento dei macchinari agricoli utili alla molitura delle olive. In un’ottica di economia circolare, infine, il piano include anche l’ammodernamento della lavorazione, stoccaggio e confezionamento dei prodotti alimentari, col riutilizzo dei sottoprodotti a fini energetici, particolarmente rilevanti nel processo di trasformazione dell’olio».

Redazione

 

 

Il 21 giugno alla cerimonia finale della Selezione degli oli evo Dop e Igp di Toscana 2021 il meglio del comparto olivicolo regionale, che conta 50 mila aziende per 80 mila ettari, una produzione media annua di 150.000 quintali che generano circa il 5% del valore dell’agricoltura toscana. Gli oli selezionati sono stati 71: 25 Dop (Chianti Classico 18 oli, Seggiano 4 oli, Terre di Siena 2 oli e Lucca 1 olio); ben 46 gli oli Igp Toscano, di cui otto con la menzione ‘Colline di Firenze’, uno ‘Colline di Arezzo’ e uno ‘Colline della Lunigiana’. L’assessore Saccardi: «una partecipazione così numerosa dimostra la volontà dei produttori di riservare attenzione alle certificazioni di qualità, quale importante valore aggiunto e per il contrasto alle frodi». Il direttore di FST Palumbo: «registriamo una continua crescita di richieste di viaggio legate al turismo dell'olio».
 

La cerimonia conclusiva della “Selezione degli oli extravergine di oliva Dop e Igp della Toscana 2021” del 21 giugno scorso, tenutasi in modalità mista fra presenza alla Camera di Commercio di Firenze e partecipazione in remoto, è stata l’occasione per gettare lo sguardo sul peso e il valore della filiera olivicola regionale. Ben 71, sui 103 presentati, gli oli evo Dop e Igp selezionati per l’eccellenza qualitativa raggiunta nella campagna olearia 2020-21, in generale di alto livello, in questa iniziativa promossa dalla Regione Toscana in collaborazione con Camera di Commercio di Firenze, PromoFirenze e Fondazione Sistema Toscana.
Il comparto olivicolo, come è stato sottolineato alla cerimonia, riveste una grande importanza nella nostra regione, anche per le insostituibili funzioni ambientali, paesaggistiche, di presidio del territorio e della biodiversità che ha la coltivazione degli olivi. In Toscana l’olivicoltura conta «più di 80 mila ettari di superficie, oltre 15 milioni di piante, ben 80 varietà di olivo autoctone, delle quali le più diffuse sono: Frantoio, Moraiolo, Leccino, Maurino e Pendolino». Ma «negli oliveti toscani ci sono anche numerose altre varietà minori, censite e studiate attraverso approfondite indagini. Un immenso patrimonio genetico, selezionato e riprodotto localmente nel corso dei secoli, che forma con l'ambiente naturale un insieme inscindibile. In questo contesto in Toscana nasce l'olio extravergine di oliva, con il suo gusto inconfondibile».
«Le aziende agricole che si dedicano alla coltivazione dell’olivo – ha ricordato la Regione Toscana - sono oltre 50 mila: quasi 2 mila applicano il metodo della produzione biologica. Circa 400 i frantoi attivi e numerose imprese di confezionamento. A monte della filiera, significativa la presenza di imprese vivaistiche specializzate nella produzione di piantine di olivo, concentrate soprattutto nella zona di Pescia (PT), uno dei principali poli del vivaismo olivicolo a livello nazionale. La produzione regionale si attesta mediamente sui 150 mila quintali annui (circa il 5% di quella nazionale), per un valore di quasi 130 mln di euro (circa il 5% del valore totale della produzione agricola regionale)».
«Principale punto di forza del settore – secondo la nota regionale - è l’elevata qualità delle produzioni, per la quale la Toscana è ampiamente conosciuta e apprezzata a livello internazionale. Nel panorama nazionale delle Dop e delle Igp degli oli extravergini di oliva, la Toscana emerge per i quantitativi di oli certificati, che rappresentano una quota rilevante del totale nazionale. Sono cinque le Dop e Igp degli oli extravergini di oliva, registrate dall’Unione Europea, che si riferiscono a zone di produzione comprese nel territorio regionale: Toscano Igp, Chianti Classico Dop, Terre di Siena Dop, Lucca Dop, Seggiano Dop».
Senza dimenticare, a completamento della filiera e riprova della grande diffusione della cultura della qualità dell’olio di oliva, gli «oltre 80 corsi professionali per assaggiatori di olio di oliva autorizzati dalla Regione dal 2000 ad oggi, gli 850 assaggiatori di olio di oliva iscritti nell’articolazione regionale dell’elenco dei tecnici ed esperti degli oli di oliva vergini e extravergini, i 20 panel di assaggio professionali riconosciuti dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf) operanti in Toscana.

La Selezione di oli evo Dop e Igp toscani 2021
Le richieste erano state moltissime. Per cui, come ha puntualizzato l’assessore all’agroalimentare della Regione Toscana Stefania Saccardi, la Regione è stata costretta ad «ampliare la platea dei campioni ammessi alla Selezione per consentire a tutti gli oli presentati di partecipare». Il bando infatti inizialmente riservava la partecipazione ad un numero massimo di 80 campioni di olio. In totale ne sono stati ammessi 103, provenienti da 93 aziende (10 ne hanno presentati 2).
Il lavoro congiunto di Camera di Commercio di Firenze, Promofirenze, Consorzi delle DOP e IGP e Laboratorio Analytical ha reso possibile l’esecuzione in totale sicurezza, anche grazie ai particolari protocolli anti Covid adottati, dei lavori delle Commissioni di Assaggio, nelle quale si sono alternati assaggiatori provenienti dai Panel riconosciuti di tutta la Toscana. Gli oli selezionati sono stati 71: 25 appartengono alle Dop (Chianti Classico – 18 oli, Seggiano – 4 oli, Terre di Siena – 2 oli e Lucca – 1 olio); ben 46 gli oli Igp Toscano, dei quali 8 con la menzione geografica ‘Colline di Firenze’, 1 ‘Colline di Arezzo’ e 1 ‘Colline della Lunigiana’.
«Una partecipazione così numerosa – ha commentato Stefania Saccardi - è un segnale significativo che dimostra, una volta di più, la volontà dei produttori di riservare grande attenzione alle certificazioni di qualità, quale importante valore aggiunto per l’economia del settore ed il contrasto alle frodi alimentari». Alla Selezione hanno potuto partecipare infatti tutti i produttori toscani di oli evo certificati in una delle 5 Dop e Igp, ognuno al massimo con 2 oli. L’analisi sensoriale è stata affidata ad apposite Commissioni regionali di assaggio: i 71 selezionati rappresentano il meglio della produzione regionale per l'ultima campagna olearia, frutto della particolare attenzione dedicata dalle aziende alle fasi di coltivazione, raccolta, trasformazione, conservazione e confezionamento del prodotto.
Nel corso dell’evento, oltre ai risultati della ‘Selezione 2021’, sono stati consegnati gli attestati alle aziende produttrici degli oli che si sono aggiudicati le consuete ‘Menzioni speciali’ per la ‘Selezione Origine’ (i 5 oli che hanno ottenuto i punteggi più alti all’esame organolettico) e per i primi 3 oli classificati nelle selezioni ‘Bio’, ‘Biofenoli’ e ‘Monocultivar’. Assegnati, per la prima volta, anche gli attestati relativi ai nuovi riconoscimenti per i migliori oli di ciascuna Dop e Igp per la quale sono stati selezionati almeno 3 oli.
«Vorrei sottolineare – ha concluso Saccardi - il livello di eccellenza raggiunto dalle produzioni toscane: i 71 oli selezionati, e le menzioni e riconoscimenti assegnati dimostrano che lo standard qualitativo ha compiuto un ulteriore passo in avanti. E’ un buon viatico per tutto il settore e un ottimo biglietto da visita per le attività di promozione sui mercati mondiali: questi oli saranno infatti ambasciatori della qualità toscana nel mondo».
«Siamo lieti di contribuire attraverso i canali di Fondazione Sistema Toscana (Fst) ad ampliare la visibilità dell'appuntamento annuale con la Selezione degli Oli – ha detto il direttore di Fst Francesco Palumbo -. Si tratta di un prodotto ambasciatore della Toscana nel mondo, di un vero e proprio prodotto turistico innovativo con grande richiamo per la ripresa del turismo post COVID e di cui sosteniamo la comunicazione tutto l'anno attraverso intoscana.it, Vetrina Toscana, Buyfood e Visittuscany. Sul portale di promozione, infatti, registriamo una continua crescita di richieste e apprezzamento delle proposte di viaggio legate al turismo dell'olio».
Per il Segretario generale della Camera di commercio fiorentina, Giuseppe Salvini, «l’olio per noi toscani è passione, territorio, socialità. Insieme al vino e agli altri prodotti toscani a qualità certificata è uno straordinario biglietto da visita della nostra terra. Promuovere l’olio è quindi una attrattiva in più per il turismo nel nostro territorio e una componente importante per la ripresa economica».
Il Catalogo 2021 è stato pubblicato unicamente in formato elettronico: in lingua italiana ed inglese, raccoglie tutte le schede descrittive di ogni olio selezionato. Vedi qua.  

Redazione

 

 

«Ci attende un lavoro importante per il futuro del settore e per la ripartenza dell’olivicoltura nazionale, a partire dalla nuova Ocm olio e dal piano nazionale di ripresa e resilienza che dovranno vedere la produzione protagonista di una strategia organica di rilancio».
Lo ha affermato Gennaro Sicolo che ai primi di giugno è tornato alla guida di Italia Olivicola, succedendo a Fabrizio Pini che ha guidato l’organizzazione di produttori di olio di oliva nei 18 mesi difficili della pandemia. L’imprenditore agricolo pugliese, che aveva condotto la società nata dalla fusione fra Cno e Unasco fino al dicembre 2019, è stato eletto presidente dal consiglio di amministrazione di Italia Olivicola, che ha scelto come vicepresidente Luigi Canino.
«Le sfide di questi mesi, da condividere e portare avanti in sinergia con le organizzazioni agricole di riferimento, - ha aggiunto Gennaro Sicolo - saranno diverse e difficili: dovremo concentrarci sul rinnovamento degli impianti e sull’aumento della quantità di olio extravergine d’oliva di qualità necessario per poter competere sui mercati nazionali e internazionali».
«Abbiamo il dovere di organizzare i produttori in vista della prossima campagna – ha continuato Sicolo - garantendo depositi adeguati e accordi commerciali in grado di riconoscere valore al lavoro straordinario degli agricoltori. Per questo motivo dovremo continuare a investire, così come fatto con i contratti di filiera finanziati dal Ministero delle Politiche Agricole, su strutture come Finoliva Global Service, che ogni giorno raccoglie e confeziona il prodotto dei nostri soci, valorizzandolo attraverso partnership con aziende nazionali e internazionali per far arrivare l’olio extravergine d’oliva italiano di qualità sulle tavole dei consumatori in quasi 50 Paesi del mondo».
«Continueremo a lavorare sulla tracciabilità del prodotto – ha concluso il presidente di Italia Olivicola - anche attraverso l’ausilio delle nuove tecnologie, sulla qualità e soprattutto sulla sostenibilità delle produzioni per rilanciare l’olio extravergine d’oliva italiano».

Redazione

 

 

Ieri tra Unaprol e Università Campus Bio-medico di Roma intesa per formare nuovi specialisti della qualità e delle proprietà nutraceutiche dell’olio extravergine di oliva e per diffondere la cultura di questo prodotto tipico della dieta mediterranea. Previsti tirocini presso le aziende associate a Unaprol. Il rettore Calabrò: l’olio va riconosciuto «come alimento, non condimento». Granieri: «c’è bisogno di specialisti fuori dalla cerchia degli esperti tradizionali per allargare i consumi del nostro patrimonio di oli e olive, che conta ben 52 Dop e Igp».


«In Italia 9 famiglie su 10 consumano olio extravergine d’oliva perché lo ritengono indispensabile per la salute: la nostra sfida culturale, attraverso la formazione messa in campo in sinergia con i nostri partner come Università Campus Bio-Medico di Roma, con Coldiretti e la nostra Fondazione Evoo School, è quella di portare i consumatori a scegliere consapevolmente un olio di grande qualità riconoscendo tutti i pregi tipici di questo straordinario prodotto».
E’ quanto dichiarato ieri dal presidente di Unaprol David Granieri in occasione della convenzione quadro stipulata a Roma con l’Università Campus Bio-Medico di Roma per «formare nuovi specialisti dell’olio extravergine di oliva, nel nome della qualità e delle straordinarie proprietà nutraceutiche del prodotto simbolo del Made in Italy e della Dieta Mediterranea», come recita il comunicato stampa congiunto.
Si tratta di un accordo pluriennale che prevede diverse iniziative congiunte volte alla valorizzazione della filiera olivicola, all’individuazione di nuove strategie e all’innovazione tecnologica del settore. Tra le attività comprese, lo sviluppo e il coordinamento di programmi di ricerca, l'organizzazione di convegni, seminari ed attività formative e la promozione di tirocini presso le aziende associate ad Unaprol. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di favorire i contatti e gli scambi tra mondo accademico e produzione olivicola nazionale, dare impulso ad un approccio professionale e multidisciplinare all'olio e alle olive da tavola, promuovere la conoscenza e la crescita economica e sociale dell’intera filiera, nel rispetto dell’uomo e dell’ambiente.
«La convenzione quadro tra Ucbm e Unaprol rappresenta un momento importante per rafforzare la cultura dell’olio extravergine di oliva all’interno del nostro Paese con l'impegno del nostro Ateneo – ha detto Raffaele Calabrò, rettore dell’Università Campus Bio-Medico di Roma -. L’Italia è uno dei principali produttori europei di olio di oliva e possiede produzioni di altissima qualità non sempre conosciute. Vogliamo dare il nostro contributo per far conoscere di più le grandi qualità dell’olio extravergine di oliva, farlo uscire dalle nicchie di mercato, farlo riconoscere come alimento e non come condimento, indissolubilmente legato alla storia, alla cultura e al territorio italiano, come è stato fatto per il vino».
«La partnership con Università Campus Bio-Medico di Roma ci consente di proseguire quel percorso formativo su cui Unaprol sta puntando in maniera decisa attraverso accordi con scuole ed enti – ha aggiunto David Granieri -. Abbiamo bisogno di formare nuovi specialisti dell’olio extravergine d’oliva e delle olive da tavola italiane, al di fuori della ristretta cerchia degli esperti tradizionali, se vogliamo alzare l’asticella dei consumi e migliorare la percezione della qualità del nostro prodotto e di un patrimonio composto da 540 varietà di olivo e ben 52 fra oli extravergini di oliva e olive da tavola certificati Dop o IGP».

Redazione