Filiera olivo-olio
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Nel seminario del 10 settembre a San Casciano Val di Pesa (Firenze) organizzato da Cia Toscana in collaborazione con IBMA Italia si è parlato anche dell’impatto dei cambiamenti climatici sulla gestione dell’oliveto.
La “Gestione dell’oliveto tra cambiamenti climatici e tecniche di biocontrollo”, ovvero di «difesa fitosanitaria senza l’uso di sostanze chimiche». Questo il tema del seminario organizzato il 10 dicembre scorso, presso il Frantoio Sociale del Grevepesa di San Casciano Val di Pesa in provincia di Firenze, da Cia Agricoltori Italiani della Toscana in collaborazione con IBMA Italia, l’associazione delle aziende che operano nell’industria della bioprotezione.
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Secondo le previsioni della Direzione Generale (DG) Agricoltura della Commissione Europea, la produzione e il commercio di olio d'oliva continueranno a crescere fino al 2030.
La stima è il frutto di uno studio presentato il 26 novembre da Gabriel Vigil, capo del settore Olio di Oliva della DG Agricoltura della CE, durante il seminario internazionale organizzato a Tbilisi dal Consiglio Oleicolo Internazionale (COI) in occasione della Giornata Mondiale dell’Olivo 2021.
Vigil, rende noto un comunicato di oggi del COI, ha comunque messo in evidenza che il settore dovrà superare una serie di sfide, tra cui il cambiamento climatico e le modifiche di comportamento dei consumatori.
«L'Unione Europea - si legge nel comunicato - ha una superficie totale di 4.476.200 km quadrati, di cui meno di 6.000.000 di ettari adibiti all'olivicoltura». L'UE è sia il più grande produttore che, fino ad oggi, il più grande consumatore di olio d'oliva. Rimane quindi un forte punto di riferimento nel quadro del COI, in quanto principale protagonista del settore.
Ulteriori informazioni sulla relazione di Gabriel Vigil qua.
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All'incontro dell’assessora regionale all’agroalimentare Saccardi con i rappresentanti del Consorzio Olio Toscano IGP, il vicepresidente del Consorzio Cresti ha reso note le stime sulla campagna olearia di quest’anno in Toscana: circa 90 mila quintali in tutto, con il calo percentuale dell’olio di oliva certificato nettamente inferiore. Saccardi: contrasteremo «i punti deboli del settore olivicolo toscano, che si chiamano cambiamenti climatici, debolezza del sistema irriguo, rischio falsificazione».
L’andamento della campagna olivicola-olearia 2021 è stato al centro di un recente incontro fra l’assessora regionale all’agroalimentare della Toscana, Stefania Saccardi, e i rappresentanti del Consorzio Olio Toscano IGP.
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La FNP “Olivicoltura” di Confagricoltura ha scattato alla vigilia della Giornata mondiale dell’olivo una fotografia a tinte scure della filiera italiana in questa campagna olearia: produzione a sole 315 mila tonnellate, prezzi in calo con punte ribassiste di 3,5 € al kg. Confagricoltura chiede ammodernamento degli impianti olivicoli e della logistica. Il 26 novembre ASI, CREA, Coldiretti e Unaprol hanno annunciato il lancio con gli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale fra cui la Cristoforetti di una selezione di 4 oli italiani extravergini destinati sia ai loro pasti che a un esperimento sugli effetti della permanenza nello spazio. Anche Granieri e Prandini chiedono nuovi uliveti, impianti di irrigazione e meccanizzazione.
Olio d’oliva al centro dell’attenzione venerdì 26 novembre scorso, “Giornata mondiale dell’olivo 2021”. Albero che rappresenta una cultura antica, come osserva Confagricoltura, caratterizza il paesaggio ed è simbolo di pace e tratto comune dei popoli del Mediterraneo.
Olio extravergine di oliva nello spazio
Riguardo al lancio dell’olio di oliva made in Italy nello spazio quale “bonus food” degli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale, annunciato da Crea e Coldiretti e ASI nella Giornata mondiale dell’olivo e che si svolgerà nella primavera del 2022, si tratta di un progetto che vuole valorizzare un patrimonio dell’export nazionale e della Dieta Mediterranea messo a rischio dal batterio della Xylella fastidiosa e dalle etichette a colori Nutriscore. Si tratta di una selezione di quattro oli extravergini italiani di altissima qualità provenienti da diverse regioni e ottenuti ciascuno da una singola tipologia di olive, in rappresentanza delle 533 varietà che rendono unico il nostro Paese. Parte degli oli sarà destinata ai pasti dell’equipaggio delle Expedition 67/68, di cui è parte l’astronauta di nazionalità italiana del corpo astronauti dell’Esa, Samantha Cristoforetti. Gli extravergini selezionati sono accomunati da un alto contenuto in antiossidanti naturali, essenziali per chi, come gli astronauti, è sottoposto a condizioni di intenso stress psico-fisico. Ma alcuni campioni di olio saranno protagonisti di un inedito esperimento sugli effetti della permanenza nello spazio su questo importante alimento.
Secondo il direttore generale del Crea, Stefano Vaccari: «l’olivicoltura ha bisogno di ricerca e innovazione: il CREA sta investendo fortemente per fornire soluzioni che rendano sempre più competitivo e apprezzato l’olio extravergine di oliva italiano. L’Accordo tra CREA, ASI, Coldiretti e Unaprol è scientificamente molto importante per verificare la conservabilità e la gradevolezza dell’olio extravergine d’oliva in determinate condizioni e per confermare le straordinarie proprietà organolettiche dell’olio stesso. Il progetto verrà seguito dal Centro CREA OFA, sede di Rende, in Calabria, che già si è distinto per il recentissimo completamento della mappatura genomica del cultivar Leccino».
Grazie anche a numerosi studi scientifici sugli effetti positivi sulla salute associati al consumo di olio di oliva, sostiene Coldiretti, i consumi mondiali sono raddoppiati in 30 anni, con l’Italia che vanta il maggior numero di oli extravergine a denominazione in Europa (43 Dop e 4 Igp) e una produzione nazionale di oltre 300 milioni di chili nel 2021 grazie a una filiera che conta oltre 400 mila aziende agricole specializzate. L’Italia, con una media negli ultimi 5 anni di 504 milioni di chili consumati, è seguita dalla Spagna con 483 milioni di chili e dagli Stati Uniti con ben 320 milioni di chili. Purtroppo negli ultimi 30 anni l’Italia ha perso il 46% del proprio potenziale produttivo a causa del clima pazzo, che ha alterato l’ecosistema tradizionale, ma anche dell’abbandono degli uliveti.
Per conservare il primato qualitativo dell’olio di oliva italiano e sostenere la produzione nazionale di extravergine, secondo il presidente di Unaprol David Granieri e il presidente di Coldiretti Ettore Prandini è necessaria «la realizzazione di nuovi uliveti, di impianti di irrigazione e costruzione di pozzi o laghetti, anche in maniera consorziata, favorendo la raccolta meccanizzata delle olive con macchinari che riducano i tempi e costi di raccolta».
Redazione
TABELLE
SUPERFICIE OLIVETATA IN ITALIA 2021
% superficie |
||
Piemonte |
0,01% |
|
Liguria |
1,38% |
|
Lombardia |
0,21% |
|
Trentino Alto Adige |
0,03% |
|
Veneto |
0,46% |
|
Friuli-Venezia Giulia |
0,02% |
|
Emilia-Romagna |
0,37% |
|
Toscana |
7,79% |
|
Umbria |
2,33% |
|
Marche |
0,82% |
|
Lazio |
7,11% |
|
Abruzzo |
3,60% |
|
Molise |
1,23% |
|
Campania |
6,49% |
|
Puglia |
32,74% |
|
Basilicata |
2,28% |
|
Calabria |
15,82% |
|
Sicilia |
13,84% |
|
Sardegna |
3,48% |
|
Fonte: Centro Sudi Confagricoltura (elaborazione dati Istat)
EXPORT OLEARIO 2020
Fonte: Centro Sudi Confagricoltura (elaborazione dati Istat)
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Il direttore di Confagricoltura Pistoia Daniele Lombardi chiede tavolo di crisi e piano di riconversione degli impianti olivicoli. Il frantoio della coop. PAM, a cui conferiscono quasi 700 soci olivicoltori, registra un calo pari a -87,5% sul 2020, con l’unica consolazione della resa (18%) delle poche olive e dell’ottima qualità dell’olio. Il titolare di Ager Oliva, startup che recupera uliveti tramite un sistema di adozione a distanza, parla di 4 milioni di olivi abbandonati in Toscana e chiede sovvenzioni per il recupero; necessari anche aiuti per la realizzazione di impianti di irrigazione.
«Produzione di olio crollata tra il -70% e il -90% rispetto all’anno scorso a livello provinciale, a seconda delle stime. Olive non raccolte e oliveti abbandonati, alcuni addirittura usati come discariche, come si è appreso oggi. L’olivicoltura in provincia di Pistoia è al collasso».A denunciare lo stato di crisi è il direttore di Confagricoltura Pistoia Daniele Lombardi che lancia un appello agli operatori della filiera olivicola e alle istituzioni: «ci vuole un tavolo di crisi di filiera per affrontare la situazione e predisporre aiuti e in particolare un piano di riconversione degli impianti olivicoli». «E’ vero infatti – argomenta Lombardi - che fra le cause di questo crollo produttivo ci sono gli eventi climatici. Ma intanto non si tratta solo di olive non raccolte quest’anno bensì anche di oliveti abbandonati da anni e poi perché dove gli oliveti sono nuovi e ben tenuti i danni sono minori».
Il grido di allarme del direttore di Confagricoltura Pistoia arriva dopo una verifica della situazione con due soci della Confederazione impegnati in due segmenti distinti della filiera olivicola e ben posizionati per avere il polso esatto della situazione. Innanzi tutto, riguardo alla produzione olearia, con Riccardo Pretelli, olivicoltore che è consigliere provinciale di Confagricoltura, ma soprattutto presidente della cooperativa Produttori Agricoli Montalbano (PAM) di Quarrata, nel cui frantoio portano a frangere le olive quasi 700 soci produttori. Il dato di quest’anno è disastroso: «per la nostra cooperativa in oltre 40 anni è l’annata peggiore, peggio che nel 2003 quando furono 3 mila quintali di olive conferite: quest’anno siamo a 2 mila, mentre l’anno scorso erano 16 mila. Da due settimane il nostro frantoio lavora con solo una delle due macchine e a giorni alterni». Un crollo pari a -87,5%. Peggiore delle stime di altre realtà del pistoiese, che Pretelli proietta a livello provinciale. «La situazione è tragica in tutta la provincia – dice -. Tante aziende non hanno raccolto nemmeno perché non meritava e hanno lasciato il raccolto in campo per non spendere di manodopera. Altri non avevano nulla, se si pensa a Casalguidi e Larciano, dove c’stata una grandinata e con quella è andato via quel poco. A Quarrata aziende con 4 mila olivi hanno portato un centinaio di quintali (1/4 del solito). Sopra Pistoia, dal Giaccherino fino a Montale, lì proprio nulla. A Pescia un po’ meglio. Però nel Livornese e a Grosseto in certe zone è stata annata piena, mi hanno detto dei soci che hanno oliveti pure là». Unica consolazione: «la qualità dell’olio è buona, l’olio che abbiamo franto è abbastanza profumato e con la giusta dose di piccantezza e amaro. Inoltre le rese erano già a 18%, mentre l’anno scorso il massimo è stato 15% a dicembre. Forse per le piogge di settembre che hanno favorito la crescita della polpa».
Non può fare confronti sulla produzione olearia Tommaso Dami, titolare di Ager Oliva, startup associata a Confagricoltura Pistoia che recupera oliveti abbandonati tramite un sistema di adozione degli ulivi a distanza a privati e aziende, perché, spiega, «noi siamo aperti dal 2021 e gli oliveti che gestiamo non hanno i dati dell’anno scorso». Ma Dami ha una conoscenza approfondita delle condizioni in cui versano gli oliveti della nostra regione: «in Toscana sono 4 milioni gli ulivi abbandonati e noi ne abbiamo adottati 1200 in otto mesi di attività». Nelle ulivete abbandonate, spiega Dami, «le piante, che sono spesso ricoperte di edera, pruni e altre piante infestanti, hanno sofferto la mancanza di nutrimenti naturali e malattie fogliari. E si è sentita molto in generale la mancanza d’irrigazione in estate». Il lavoro da fare è immenso per risolvere l’emergenza e Dami propone che «questi recuperi straordinari di oliveti vengano sovvenzionati da fondi pubblici, naturalmente solo a fronte di verifiche e documentazioni puntuali dello stato degli impianti prima e dopo il recupero». Per Dami sono necessari anche aiuti per la realizzazione di impianti di irrigazione.
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