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Quattro aziende di Cia Toscana Centro espongono a Myplant & Garden dal 20 al 22 febbraio. Sono florovivaisti di medie dimensioni che rappresentano al meglio le produzioni tipiche e alcune specialità di nicchia dei due distretti della Provincia di Pistoia (vivaistico ornamentale pistoiese e floricolo pesciatino) e pure di quello non istituzionalizzato del vivaismo olivicolo di Pescia. Il presidente Orlandini: «nonostante il momento non ancora facile del mercato interno, queste aziende investono e si fanno conoscere sempre di più in tutta Europa».

Una vasta gamma di piante in vaso e in terra tipiche del migliore vivaismo ornamentale pistoiese e un’ampia selezione di piante fiorite in vaso coltivate in serre d’ultima generazione della Valdinievole. E poi olivi Xylella free del vivaismo olivicolo pesciatino, ma anche prodotti più di nicchia quali piante di agrumi ornamentali di tantissime e preziose varietà (alcune risalenti all’epoca dei Medici) oppure piante acquatiche, erbacee perenni, graminacee, peonie arboree e arbusti. Sono le specializzazioni produttive di quattro aziende florovivaistiche di Cia – Agricoltori Italiani Toscana Centro (Firenze-Pistoia-Prato) che parteciperanno come espositori dal 20 al 22 febbraio presso Fiera Milano a Myplant & Garden – International Green Expo, la principale manifestazione commerciale italiana del settore florovivaistico e di tutta la filiera del verde. Quattro aziende di medie dimensioni che ben esemplificano la base associativa di Cia e che rappresentano al meglio l’eccellenza produttiva dei due distretti rurali veri e propri presenti nel territorio provinciale pistoiese (il distretto vivaistico ornamentale di Pistoia e il distretto floricolo interprovinciale Lucca – Pistoia), ma anche del distretto produttivo non istituzionalizzato ma esistente nei fatti del vivaismo olivicolo (la produzione di piante di olivo).



E che, come dice il presidente di Cia Toscana Centro Sandro Orlandini, «nonostante il momento non ancora facilissimo del mercato interno, investono, partecipano alle fiere internazionali, come appunto Myplant & Garden, e si fanno conoscere sempre meglio in tutta Europa e non solo». Ma vediamo quali sono le aziende in questione. Cominciando con quella che più rappresenta le produzioni tipiche del Distretto vivaistico ornamentale, la Peverini Piante, con sede a Pistoia appunto.

Qui troviamo  una ricchissima varietà di piante in vaso e in terra coltivate con passione e professionalità. L’elenco delle piante in catalogo è sterminato. Fra queste, nel sito web aziendale, sono messe in evidenza: “Lavanda, Gazania, Viburnum opulus, Rosa Sevillana e Rosa the Fayri”. (http://www.peverinipiante.it).

Passando alla floricoltura di Pescia, Bonini Piante Toscana, con sede a Veneri, produce sia in campo libero che in serre d’ultima generazione piante in vaso fiorite d’una vasta gamma di varietà e olivi da vivaio. Bonini Piante, che quest’anno celebra il 100° anniversario, annovera fra le sue coltivazioni, oltre ad olivi Xylella free di varie cultivar e stelle di Natale (Poinsettie): “Rincospermum, mimose, Sandeville (famiglia dipladenie) gerani (parigino, zonale, edera), Carillon Trix, veranda, ranuncoli, Schizanthus; e fra le annuali: verbena, petunia, nemesia, Coleus, amante del sole, vinca, campanula, Gazania, lobelia, tagete, zinnia, Garofano Peman (Dianthus), mesembriantemo rifiorente, dalia, Salvia splendens”. (http://boninipiante.it/it)

oscar Tintori Floraviva

Oscar Tintori, con sede a Castellare di Pescia, è leader europeo nella produzione di agrumi ornamentali, e ha una collezione di piante di oltre 200 varietà, fra cui anche antiche piante toscane risalenti all’epoca dei Medici, che lanciarono la moda della coltivazione degli agrumi nel XVI secolo. Oscar Tintori ha nella collezione di aranci, bergamotti, cedri, chinotti, limoni, mandarini e ibridi vari anche varietà provenienti da tutte le parti del mondo. Inoltre offre servizi di vario genere ai propri clienti. (https://www.oscartintori.it/)

tesi fabio floraviva

Tesi Fabio, con sede a Pistoia, è specializzato in piante acquatiche e palustri, erbacee perenni, graminacee bambù e phormiacee, vari arbusti e, “ultima passione”, le peonie arboree dai “grandi fiori colorati che sbocciano in primavera …, facili da coltivare, molto resistenti alla siccità”. Un ampio assortimento di piante pensato in primo luogo per rendere unici i giardini e i laghetti. (http://www.fabiotesi.it/).

Redazione 

Oltre un italiano su tre (34%) regala un mazzo di rose rosse o altri fiori, che si confermano l’omaggio preferito per San Valentino. E’ quanto emerge dalla rilevazione condotta dal sito www.coldiretti.it divulgata in occasione della giornata dedicata alla festa degli innamorati.

Quasi la metà (42%) delle persone per l’appuntamento del 14 febbraio ha deciso di non regalare niente, o almeno nulla di materiale mentre tra gli altri doni, troviamo – sottolinea la Coldiretti – cioccolatini o altri dolciumi (13%), gioielli o altri oggetti di valore (6%) mentre il 5% punta su un vestito o un altro capo di abbigliamento. L’omaggio floreale si conferma quindi simbolo della festa degli innamorati ma – sottolinea la Coldiretti – rischia di essere fonte di equivoci se non se ne conosce il linguaggio.
Il mazzo di rose infatti deve essere sempre composto in numero dispari di fiori che nei loro colori possono comunicare sensazioni differenti. Se le rose rosse significano passione ardente, quelle bianche – spiega la Coldiretti – testimoniano l’amore puro e spirituale mentre il color corallo rivela il desiderio. Ancora la rosa muschiata significa bellezza capricciosa, il color pesca palesa un amore segreto, l’arancio esprime fascino, il rosa amicizia, affetto e gratitudine. Particolare attenzione – avverte la Coldiretti – va prestata alla rosa di colore giallo perché oltre a simboleggiare un amore disperato e geloso, potrebbe anche comunicare tradimento o amore in declino.
Ma non ci sono solo le rose. Il ranuncolo simboleggia bellezza malinconica e la calendula è ambasciatrice di dedizione, ma anche di pene d’amore e potrebbe rappresentare la sofferenza per un sentimento non corrisposto. Il garofano bianco – continua la Coldiretti – significa fedeltà, quello giallo eleganza, quello rosa amore reciproco e quello rosso amore vivo e intenso; per il tulipano, invece il colore rosso esprime una dolce dichiarazione d’amore, lo screziato complimenti per gli occhi della persona amata e il giallo amore disperato. E il papavero, per esempio, simbolo di tranquillità e serenità, è perfetto per chi, in questa occasione, voglia rassicurare il partner e comunicargli che tutto procede per il meglio.
Acquistare fiori italiani – sottolinea la Coldiretti – significa anche contribuire alla valorizzazione del territorio e alla salvaguardia dell’ambiente sostenendo al tempo stesso un settore importante del Made in Italy che conta 27mila aziende con 100mila addetti e vale complessivamente 2,5 miliardi di euro. I fiori italiani peraltro – continua la Coldiretti – sono senza dubbio i più profumati, non solo perché non devono affrontare lunghi viaggi come invece avviene per quelli stranieri che arrivano meno freschi alla meta, ma anche perché molti produttori nazionali sono impegnati a selezionare varietà che regalano profumi più intensi e caratteristici.
Per valorizzare la produzione Made in Italy – conclude la Coldiretti – è stata ideata anche l’etichetta “Piante e fiori d’Italia” perché Coldiretti ritiene importante che anche nel settore florovivaistico il prodotto italiano possa essere riconosciuto e scelto da consumatori ed addetti ai lavori, in coerenza con il processo di trasparenza ormai da anni in corso nel settore agroalimentare.

Redazione

Nonostante i tagli alla geotermia imposti dal governo è stato siglato il nuovo accordo da Luigi Parisi (responsabile geotermia Enel Green Power) e Marco Cappellini (amministratore delegato di Floramiata). Con questo accordo Floramiata ridurrà i costi di riscaldamento di circa 10 volte rispetto ai tradizionali combustibili fossili. Riscaldare le serre con il calore geotermico infatti consentirà un risparmio di circa 50mila tonnellate all’anno di anidride carbonica e grandi vantaggi economici che renderanno Floramiata più competitiva sui mercati. L’accordo prevede l'aumento del calore geotermico ceduto da Enel Green Power all'azienda floricola dell’Amiata per un totale di 175mila Mwh termici annui.

Attualmente la fornitura prevede 175 mila Mwh termici annui a prezzi vantaggiosi (circa 10 volte in meno rispetto al costo dei combustibili fossili), che garantiscono a Floramiata grosse economie produttive e d’investirne i ricavi in tecnologie produttive, nell’occupazione ed essere quindi più competitiva. Floramiata oggi conta di oltre 27 ettari di serre riscaldate e più di 100 dipendenti ai quali si aggiungono anche gli addetti stagionali. Frutto dell’accordo tra Enel Green Power e Floramiata è la sigla di un ulteriore contratto che prevede l’inizio a breve dei lavori per la realizzazione del teleriscaldamento residenziale nel comune di Piancastagnaio. Purtroppo - si legge nella nota stampa- nonostante i benefici che questa fonte di calore naturale produce nei territori in cui viene applicata, la geotermia in Toscana rischia di subire pesanti contraccolpi dal governo, che dopo aver tagliato gli incentivi di cui il settore godeva, ora vorrebbe escludere dal piano di investimenti Fer2 i finanziamenti per la geotermia tradizionale. Sull’argomento è intervenuta Federica Fratoni, assessore all’ambiente di Regione Toscana: «Non introdurre nel Fer2 i finanziamenti per la geotermia a media e alta entalpia sarebbe quanto di più irresponsabile l’esecutivo possa mettere in campo in materia di fonti rinnovabili. Dimostrando in questo modo di calpestare i diritti di migliaia di lavoratori, di non dare alcuna importanza al tema dello sviluppo sostenibile e di piegare qualsiasi politica di sviluppo alla mera propaganda elettorale, scellerata e distruttiva».
I tagli del governo giallo-verde contro la geotermia sono infatti in linea con le proteste che i comitati toscani dell’Amiata da anni mettono in campo per contrastare le centrali geotermiche dell’Enel. In Toscana Enel Green Power gestisce il più antico complesso geotermico del mondo e detiene il know how della geotermia che esporta in tutto il pianeta: delle 34 centrali geotermoelettriche (per un totale di 37 gruppi di produzione) di Enel Green Power, 16 sono in provincia di Pisa; 9 a Siena per 10 complessivi gruppi di produzione; altre 9 a Grosseto per un totale di 11 gruppi di produzione. Enel ha sempre sostenuto, sorretto dagli studi scientifici, che si tratta di energia pulita. Proprio nei giorni scorsi la Regione ha varato la nuova legge sulla geotermia che prevede di potenziare il sistema di monitoraggio della qualità dell’aria e del funzionamento degli impianti. Punta inoltre a garantire la massima utilizzazione possibile dell’energia residua, assicurandone l’impiego di almeno il 50% di quanta prodotta annualmente, nonché dell’anidride carbonica emessa, in una percentuale pari ad almeno il 10%.

Redazione

Dal 13 al 14 febbraio, a Pordenone Fiere, prenderà il via NovelFarm, la mostra-convegno internazionale dedicata alle nuove tecniche di coltivazione fuori suolo e vertical farming.

Per gestire l’agricoltura del futuro si parla di sensori che attraverso lo spessore e colore delle foglie capiscono le necessità della pianta di acqua e di nutrimenti; di droni che fotografano e monitorano dall’alto la secchezza dei terreni; di Robot che raccolgono fragole mature.
NovelFarm inizierà proprio con una fotografia delle implicazioni che questa rivoluzione ha sul lavoro degli agronomi e sul cambiamento delle professionalità richieste per gestire un’agricoltura 4.0. Non basteranno le conoscenze dei campi, dei nutrienti, delle serre, ma servirà una preparazione sul funzionamento dei led per l’indoor farming, sull’interpretazione dei dati di sensori altamente tecnologici dotati di Intelligenza Artificiale.

Di questo tema si parlerà alla conferenza "Automazione: Hardware e Software per un fuori suolo economicamente e ambientalmente sostenibile". Interverrà, tra gli altri, Isabella Righini, ricercatrice della Wageningen University, per palare di "Serre autonome: uso di Intelligenza Artificiale e sensori per il controllo remoto di clima e irrigazione in una coltivazione in serra di cetriolo". Una ricerca, infatti, ha evidenziato come una serra gestita in remoto tramite dati raccolti da sensori sia profittevole oltre che altamente sostenibile.
Un'altro esempio ci arriva da PlantGeek, un progetto di ricerca sull’acquaponica in ambiente controllato, che ha l’obiettivo di analizzare l’interazione tra pesci, batteri e piante per sviluppare un modello di acquaponica automatizzato; la serra-container autonoma e automatica realizzata da Idromeccanica Lucchini e ENEA.
 Ma i dati non servono solo ad aumentare la produzione, anche a garantire la qualità dei prodotti e la sicurezza alimentare, come ci spiegherà Vasileios Vallas CEO e co-funder di PlantHive.

Dall’intelligenza artificiale passiamo poi ai Robot che possono aiutare il lavoro dell’uomo soprattutto in condizioni in cui l’automazione tradizionale è impossibile per le caratteristiche geomorfologiche del territorio. In questo caso la robotica risulta essere l’unica soluzione per evitare l’abbandono delle zone. L’intervento è tenuto dalla professoressa Rezia Molfino, dell’Università degli Studi di Genova.
Marcello Donatelli, direttore del Centro di Ricerca Agricoltura e Ambiente del CREA, racconterà della piattaforma che stanno realizzando insieme a Microsoft, per potenziare la ricerca a supporto della filiera agroalimentare italiana grazie al Cloud Computing, l'Internet of Things, l'Artificial Intelligence e la Blockchain.
 Oltre alla tecnologia a NovelFarm si parlerà anche delle potenzialità dell’idroponica nel mondo medicale e della nutraceutica; della cannabis; di come si può produrre birra con luppolo idroponico; dell’uva e di molto altro ancora.
Maggiori informazioni su www.novelfarmexpo.it. La partecipazione all’evento è gratuita.
La pre-registrazione è attiva al link: www.novelfarmexpo.it/visitare

Redazione

E’ una grande vittoria per agricoltori e consumatori il via libera all’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti per valorizzare la produzione nazionale, consentire scelte di acquisto consapevoli ai cittadini e combattere il falso Made in Italy. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nell’esprimere apprezzamento per l’approvazione, nelle Commissioni Lavori pubblici e Affari costituzionali del Senato, dell'emendamento “Made in Italy” che dispone l'obbligo di indicare in etichetta l'origine di tutti gli alimenti nel DL semplificazione. Purtroppo sui prodotti succedanei, come ad esempio succhi di frutta, insaccati provenienti dagli altri paesi della comunità europea persiste la non obbligatorietà di apporrre la provenienza in etichetta. 
La norma consente di adeguare ed estendere a tutti i prodotti alimentari l’etichettatura obbligatoria del luogo di provenienza geografica degli alimenti come richiesto dal 96 % degli italiani che hanno partecipato all’ultima consultazione pubblica del Ministero delle Politiche Agricole. L’obiettivo – spiega la Coldiretti – è dare la possibilità di conoscere finalmente la provenienza della frutta impiegata in succhi, conserve o marmellate, dei legumi in scatola o della carne utilizzata per salami e prosciutti fin ad ora nascosta ai consumatori, ma anche difendere l’efficacia in sede europea dei decreti nazionali già adottati in via sperimentale in materia di etichettatura di origine di pasta, latte, riso e pomodoro. “In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti in una situazione in cui ad oggi grazie alla mobilitazione della Coldiretti sono stati fatti molti passi in avanti nella trasparenza dell’informazione ai consumatori ma purtroppo ancora 1/4 della spesa degli italiani resta anonima” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “l’Italia si pone così all’avanguardia in Europa nella battaglia per la trasparenza dell’informazione ai consumatori”. L’etichettatura di origine obbligatoria degli alimenti è stata introdotta per la prima volta in tutti i Paesi dell’Unione Europea nel 2001 dopo l’emergenza mucca pazza nella carne bovina per garantire la trasparenza con la rintracciabilità e ripristinare un clima di fiducia. Da allora molti progressi sono stati fatti anche grazie al pressing della Coldiretti ma resta l’atteggiamento incerto e contradditorio dell’Unione Europea che obbliga a indicare l’origine in etichetta per le uova ma non per gli ovoprodotti, per la carne fresca ma non per i salumi, per la frutta fresca ma non per i succhi e le marmellate, per il miele ma non per lo zucchero.

L’ETICHETTA DI ORIGINE SULLA SPESA DEGLI ITALIANI
 
Cibi con l’indicazione origine                                          
Carne di pollo e derivati                                                 
Carne bovina                                                                   
Frutta e verdura fresche                                                
Uova                                                                                 
Miele                                                                                 
Extravergine di oliva                                                      
Pesce
Derivati del pomodoro e sughi pronti (*)       
Latte/Formaggi (*)                                                           
Pasta (*)
Riso (*)
Tartufi e Funghi spontanei

(*) grazie a norme nazionali

E quelli senza
Salumi
Carne di coniglio
Carne trasformata
Marmellate, succhi di frutta, ecc.
Fagioli, piselli in scatola, ecc.
Pane
Insalate in busta (IV° gamma), sottoli
Frutta e verdura essiccata

Redazione