Un albero, fiore, pianta per...

Tree for a Tree
Ieri nel chiostro di Palazzo Murena, sede del Rettorato della Università di Perugia, si è tenuto un concerto che ha avuto come sorprendente palcoscenico un albero secolare, per la precisione un cedro. Doveva essere l’appuntamento di chiusura di Umbria Jazz 2020, ma l’epidemia da Coronavirus ha cambiato i piani. Però il concerto “Two for Tree and Orchestra” c’è stato e ha colpito nel segno (vedi). Protagonisti, a 12 metri di altezza fra i rami, come autentici tree climber, Paolo Fresu (tromba, flicorno, effetti) e Daniele di Bonaventura (bandoneon), giù, ai piedi dell’albero, l’Orchestra da Camera di Perugia, ma più di tutti lui, il “monumentale Alberto”, come viene scherzosamente chiamato il cedro di Palazzo Murena da quando, per un refuso, comparve in un titolo di giornale con la “t” di troppo. E non poteva mancare nella suggestiva narrazione musicale volta anche a sensibilizzare sui temi della sostenibilità nell’Anno internazionale per la salute delle piante, quasi fosse un omaggio a questa rubrica, l’esecuzione di una rivisitazione di “Ci vuole un fiore” di Rodari, Bacalov ed Endrigo.
Ma che specie arborea è esattamente questa “Pianta per… Umbria Jazz”, che dall’anno scorso è stata inserita nell’elenco nazionale degli alberi monumentali (vedi) custodito dal Ministero delle politiche agricole sia per l’età e le dimensioni (25 metri di altezza per 485 cm di circonferenza) che per l’architettura vegetale che lo contraddistingue? E qui nasce un piccolo giallo. Perché nell’elenco nazionale, così come nella maggior parte delle fonti, è considerato un «cedro dell’Atlante» (nome botanico: Cedrus atlantica). Ma secondo l’esperto arboricoltore e tree climber Marco Rinaldi, paragonato sulla stampa al Barone Rampante di Italo Calvino e socio fondatore dell’associazione “Alberi Maestri” (vedi) che ha adottato dieci anni fa il cedro del Rettorato di Perugia, tale classificazione non è del tutto convincente. Più probabilmente, come confermato anche da un suo collega all’European Arboricultural Council, si tratta di un Cedrus deodara ibrido. Per cui, in attesa di verifiche sul codice genetico, ci ha consigliato di limitarsi all’espressione Cedrus spp. Senza dimenticarci che, a complicare ulteriormente la faccenda, ci sono differenze di vedute botaniche anche su come classificare le specie del genere Cedrus. Come ricorda infatti Wikipedia, molti testi botanici citano 4 specie: Cedrus libani, Cedrus atlantica, Cedrus brevifolia e Cedrus deodara. Altri invece 2 specie soltanto: Cedrus libani e Cedrus deodara, considerando il Cedro dell’Atlante una sottospecie o varietà della prima: Cedrus libani var. atlantica.  

L.S.


L’uso delle piante come distanziatori naturali negli spazi che riaprono al pubblico nella fase 2 dell’emergenza Coronavirus sta diventando di moda. Sono diverse le specie vegetali che ben si prestano a tale funzione, sia per la ramificazione densa e il portamento cespuglioso che per il bell’effetto estetico-ornamentale che donano al contesto in cui vengono collocate.
Un'idea di pianta perfetta a tale scopo la offre l’outlet verde online Agrito (www.agrito.it), che propone in vendita delle belle spalliere in vasi 30 cm x 30 cm di Loropetalum chinense. Si tratta di una delle tre (o quattro) specie di arbusti o piccoli alberi che appartengono al genere Loropetalum, originario dell’Estremo Oriente. Il nome, riferito alla forma dei fiori, che si sviluppano in ricchi grappoli a primavera, deriva dal greco loron (cinghia) e petalon (petalo).
Esistono due varianti di questa specie di arbusto sempreverde di medie dimensioni utilizzato per abbellire bordure e siepi e molto adatto a separare tavoli, divani e poltrone in bar o ristoranti. La prima variante comprende piante dal fiore bianco (o giallo pallido), alte fino a 3,7 metri, con foglie di colore verde. La seconda, coi fiori rosa acceso, alta fino a 1,5 metri, e con foglie dal colore variabile dal bronzo-rosso, quando novelle, al verde-oliva o bordeaux, alla maturità.
Questa seconda variante di Loropetalum chinense, che cresce meglio esposta al sole per molte ore del giorno ma che non teme il freddo e resiste fino a -15 gradi centigradi, è una pianta ornamentale molto popolare e ricercata, anche per la gran quantità di cultivar disponibili sul mercato, alcune molto decorative per il contrasto cromatico che si crea tra il fogliame (in interessanti toni del rosa, del rosso e del viola) e i petali. Anche il contrasto tra le due tessiture aggiunge una nota decorativa. Inoltre la fioritura avviene piuttosto precocemente e ciò la rende preziosa perché dà colore prima di tante altre piante.

Redazione Floraviva
Articolo Publiredazionale

Ci ha lasciati ieri Giampiero Perondi, un esponente di punta della vecchia guardia della floricoltura pesciatina. Da oltre cinquant’anni sul mercato con la sua azienda floricola, Perondi è deceduto ieri in seguito a un arresto cardiaco. Anche se aveva già passato il timone aziendale ai figli Patrizio e Tiziano ed era ormai pensionato, continuava a dare loro una mano e ad affacciarsi al mercato dei fiori di Pescia, il Mefit.
Floraviva lo vuole ricordare con un fiore tipico della produzione floricola e del commercio all’ingrosso di Pescia: la calla, cioè la specie Zantedeschia aethiopica (o Richardia africana). Infatti anche se il suo vivaio era storicamente noto per la produzione di gerbere recise, ultimamente si è concentrato sulla coltivazione e commercializzazione proprio delle calle, specie su cui sono stati annunciati e avviati in Valdinievole progetti di valorizzazione.
La Zantedeschia aethiopica o anche Calla aethiopica, i cui nomi derivano dal botanico italiano Giovanni Zantedeschi (1773-1846), dal greco kalos (bello) e da un nome che richiama la sua origine africana (che però non coincide con l’attuale Etiopia, ma con l’area a sud della Libia e dell’Egitto, cioè l’Africa meridionale), è quella più conosciuta come pianta ornamentale fra le varie specie del genere Zantedeschia. Essa può essere coltivata sia per la produzione di fiori recisi sia in vaso per appartamenti.
A livello internazionale ne sono state selezionate diverse cultivar, un paio delle quali sono state premiate dalla Royal Horticultural Society: “Crowborough” e “Green Goddess”. La Zantedeschia aethiopica è il fiore nazionale dell’isola di Sant’Elena, dove cresce ampiamente. Inoltre è un importante simbolo del repubblicanesimo e nazionalismo irlandese, perché dal 1926 in poi è usata per commemorare i morti dell’insurrezione di Pasqua del 1916.
Nel linguaggio dei fiori la calla può esprimere diversi significati anche contrapposti fra loro a seconda dei contesti, che possono variare dal matrimonio al funerale. Ad esempio, secondo alcune fonti, nelle celebrazioni nuziali significa candore e purezza, mentre nelle cerimonie funebri viene impiegata spesso in ricordo di persone giovani scomparse prematuramente. 

Redazione


Centinaia di piante per un totale di 1200 vasi di Rhododendron hybridum rosa, rossi e bianchi in omaggio a chi è in prima linea contro il Coronavirus.
Vannucci Piante ha voluto ringraziare così in occasione della Santa Pasqua 2020 il personale medico, infermieristico e ausiliario dell’Ospedale San Jacopo di Pistoia regalando ad ognuno di loro una pianta fiorita come segno di rinascita.
“Un piccolo gesto, una pianta in fiore – ha dichiarato il titolare Vannino Vannucci in occasione della cerimonia di consegna alla presenza del sindaco Alessandro Tommasi - per ricordarci di questo drammatico momento e di tutti i sacrifici fatti dal personale ospedaliero e di tutti coloro che hanno dovuto trascorrere un periodo di cura lontano dai propri cari. Spero che questo simbolo della Primavera sia di buon auspicio per tutti noi. Grazie di cuore a tutti”.
“Mi preme ringraziare Vannucci Piante – ha aggiunto il sindaco di Pistoia - per il gesto bellissimo e che dimostra vicinanza a chi in questo momento è in prima linea contro questo nemico invisibile. A tutto il personale dell’ospedale San Jacopo non può che andare la nostra riconoscenza e ammirazione per come sta gestendo questa fase di emergenza”.
A titolo di curiosità si segnala che alle piante del genere Rhododendron è riconosciuta la capacità di purificare l’aria degli ambienti domestici in particolare dalla formaldeide. E non è un caso se le azalee, che ne fanno parte, sono divenute il simbolo della lotta contro il cancro (vedi nostro articolo).

Redazione

Un fiore per... la felicità e la guarigione è l’elleboro che fa parte della famiglia del ranuncolo (Ranunculaceae), come il pomello dorato.
Storia: il nome Helleborus deriva dal latino Elleborum che significa appunto felicità o guarigione. I nostri antenati, infatti, preparavano balsami medicinali dalle sue radici (tossiche).

L'Elleboro bianco è anche chiamato Rosa di Natale. La leggenda narra che alla nascita di Gesù, tutte le piante uscirono dal loro sonno invernale. Si dice che da allora, la rosa di Natale non sia andata a dormire ed suoi fiori, ora, inverno dopo inverno, annunciano il Natale. Anche per tutto il mese di febbraio, grazie anche alle nuove colorazioni che variano dal viola intenso sino alle sue sfumature ed al verde, le vendite sono ottime.
Interessante: l'elleboro è una delle poche piante che fioriscono naturalmente durante l'inverno (e all'inizio della primavera). È per questo motivo che all'elleboro una volta furono attribuiti poteri magici.
Cura: la pianta va mantenuta in luogo fresco e non alla luce diretta del fiore. Come fiore reciso se vuoi mantenerli per lungo tempo, è importante che i fiori siano maturi. Tagliare un'estremità del gambo del fiore e metterlo in acqua pulita con un nutriente per fiore reciso. Anche per il reciso, si consiglia di non posizionarli vicino al riscaldatore o alla luce diretta del sole, ma preferibilmente in un luogo fresco.

Redazione