Un albero, fiore, pianta per...
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- Scritto da Andrea Vitali
Grave e prematura perdita nel florovivaismo toscano e in particolare della Valdinievole. Ci ha lasciati lunedì scorso, a soli 56 anni, dopo aver resistito con coraggio per diversi mesi a una terribile malattia, Paolo Batoni, presidente dal 2014 di Flora Toscana, la cooperativa con sede a Pescia attiva nella produzione e commercializzazione di fiori, fogliame reciso e piante in vaso, dalla talea al prodotto finito.
Numerose mercoledì, giorno dei funerali, le testimonianze di affetto e le attestazioni di stima sia nei giornali pistoiesi che nei canali social per Paolo Batoni, pesciatino di adozione, anche se nato in un piccolo borgo fra Firenze e Siena, che lascia la moglie Sabrina e i figli Pietro e Agnese. A cominciare da quelle dei colleghi in seno a Flora Toscana, dove ha continuato a essere presente fino all’ultimo. Ad esempio, Valter Incerpi, ex direttore, che ha sottolineato alla Nazione Pistoia-Montecatini l’equilibrio di Batoni nell’approcciare i problemi e l’umanità nei confronti di tutti. Oppure l’attuale direttore Simone Bartoli, che al Tirreno Pistoia-Montecatini ha messo in luce, tra l’altro, che Batoni ha voluto rafforzare il carattere mutualistico di Flora Toscana. Senza dimenticare il commosso post di cordoglio sulla pagina Facebook della cooperativa, in cui si leggono queste parole: «resterà impressa in tutti noi l’impronta indelebile della sua forza d’animo e della sua umanità. Faremo tesoro del suo lucido ottimismo e del suo forte senso di responsabilità».
Fra i vari ricordi fuori dal mondo della cooperazione, ricordiamo quello del sindaco di Pescia Oreste Giurlani, che lo ha ricordato come «protagonista dello sviluppo della nostra floricoltura» e come «uno degli artefici del distretto floricolo». E il messaggio di cordoglio di Coldiretti Pistoia, che si è soffermata sulla collaborazione nel corso degli anni con Batoni e ha dichiarato che «Paolo col suo lavoro ha proiettato il settore verso il futuro, un lavoro che ha dato e darà frutti».
Su suggerimento di Simone Bartoli, siccome Paolo Batoni era un valente produttore di camelie e ad esse «ha dedicato tanta passione e fatica» e poiché è un genere di pianta «con forti radici nel nostro territorio e che quindi si lega molto bene al suo ruolo e al suo amore per questo distretto», Floraviva ha scelto come fiore, o più precisamente pianta in vaso da fiore, per ricordarlo, una camelia (la cosiddetta «Japan rose», rosa del Giappone, come la chiamava nel ‘600 il botanico tedesco Engelbert Kaempfer). Per l’esattezza, si tratta di una speciale varietà di Camellia japonica, che è la specie di Camellia più coltivata come pianta ornamentale, con oltre 2 mila nomi di cultivar, in cui anche Paolo Batoni era specializzato.
Ebbene la scelta è ricaduta sulla varietà ‘Orandakō’ (vedi foto), una fra le tante varietà di Camellia japonica che Batoni coltivava. Come ci ha spiegato Alessandro Martini di Flora Toscana, «è una varietà molto antica raffigurata per la prima volta in un’opera giapponese del 1739 (Itō, Jukyū, 1739, Honzō Hanamaki’e, vol.15). L’ottenitore è incerto ma le fonti storiche la collocano nell’area di Kantō in Giappone. Si tratta di una delle prime varietà a fiore doppio perfetto arrivate in Europa tramite la Cina già nel XVIII secolo. Un esemplare nel Pazo de Santa Cruz de Rivadulla è senz’altro fra le piante più vecchie d’Europa messo a dimora alla fine del Settecento. In Toscana un esemplare secolare di ‘Orandakō’ dal tronco enorme che può essere stato piantato nei primissimi anni dell’Ottocento può essere ammirato nel giardino della Villa del Vescovo di Segromigno in Monte (Lucca)».
«Il fiore – aggiunge Martini - è medio-piccolo, rosso porpora con striscia mediana bianca su ciascun petalo. Un gioiello che ben si adattava, durante i primi anni dell’Ottocento a decorare l’occhiello delle giacche degli uomini ed il décolleté delle signore, ed ha contribuito in modo significativo all’accensione della enorme gloria e moda che la camelia visse durante il XIX sec. in tutta Europa».
Lorenzo Sandiford
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A consigliarci questa pianta da fiore è il pubblico dell’edizione primaverile 2023 di PLANTARIUM|GROEN-Direkt, la fiera dedicata alle piante da giardino che si è tenuta dal 7 all’8 febbraio scorsi presso l'International Trade Centre di Hazerswoude/Boskoop nei Paesi Bassi [vedi].
Si tratta dell’ibrido di Rhododendron ‘Grifie’, una novità dell’azienda florovivaistica Jules Block di Lochristi (Belgio), che ha ricevuto il maggior numero di voti dai visitatori professionali della fiera olandese. ‘Grifie’ ha belle foglie grandi, grandi gemme e fiori. A incantare di questa varietà è proprio il fiore bicolore con il bordo seghettato rosso/rosa e l'interno bianco, eccezionale nell’ambito della gamma dei Rhododendron.
‘Grifie’, viene spiegato in un comunicato della manifestazione fieristica, è una varietà a fioritura precoce (inizio marzo) con resistenza al gelo fino a -10°C. Grazie alla sua naturale fioritura precoce, può essere facilmente forzata per San Valentino.
Attualmente è disponibile in vaso C3 per la primavera 2023 e anche in vaso C5 per la primavera 2024. Jules Block detiene i diritti su 'Grifie', che è disponibile per l’acquisto, oltre che presso l’azienda belga di Lochristi, presso un numero limitato di grossisti.
Redazione
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Non può mancare in questa nostra rubrica “Una pianta per…”, resasi autonoma da “Un fiore per…” solo quest’anno, un pezzo su una delle più celebri piante dedicate a festività: la Stella di Natale, conosciuta anche come Poinsettia e il cui nome botanico di specie è Euphorbia pulcherrima. E il giorno giusto per pubblicarlo è oggi, il 12 dicembre, quando si celebra il Poinsettia Day 2022.
In questa sorta di “numero zero” sulla Stella di Natale per la rubrica, ci lasciamo guidare da un recente comunicato di Stars for Europe, la campagna promozionale degli allevatori europei di stelle di Natale Dümmen Orange, Selecta One, Beekenkamp Plants e Syngenta Flowers: un’iniziativa a lungo termine
che è stata avviata nel 2000 ed è in corso in 22 Paesi europei con l’obiettivo di ampliare la platea degli acquirenti, coinvolgendo in particolare anche i più giovani, di questa pianta da appartamento popolarissima, che viene venduta ogni anno in milioni di esemplari nella sola Europa. Ciò, naturalmente, grazie all’apprezzamento estetico, che è legato anche alla disponibilità in moltissime varietà, colori, forme e dimensioni. Ma ultimamente si sta cercando di promuoverla in relazione anche a una certa capacità di depurare l’aria da alcuni inquinanti degli ambienti indoor, secondo quanto riferito da Coldiretti Toscana con l’Istituto di Bioeconomia del Cnr di Bologna, che sarà oggetto di nuove verifiche sperimentali in alcune scuole della nostra regione.
Ebbene, la nota di Stars for Europe racconta la storia di successo, da vera stella nel senso di celebrità come le star del cinema, di questa pianta originaria del Messico e di come sono nati i suoi nomi e del perché si celebri il Poinsettia Day in questa data.
A cominciare da «un'antica leggenda azteca [che] narra che la sua creazione sia il risultato di una tragica storia d’amore: una dea azteca versò le sue lacrime di sangue in forma di gocce sulla terra, dando vita a questa pianta dalle meravigliose brattee rosse». «Gli Aztechi – continua la narrazione - la apprezzavano particolarmente e le diedero il nome di Cuetlaxochitl. Era tanto amata non solo per la sua bellezza decorativa, ma anche per le sue proprietà medicamentose: la sua linfa lattiginosa veniva infatti usata per produrre un preparato antipiretico. Tramite l'estrazione del suo pigmento rosso, gli antichi coloravano tessuti e creavano cosmetici».
Più vicino a noi nel tempo accadde che «Joel Roberts Poinsett, un ambasciatore statunitense, dottore e cultore di botanica, recatosi in Messico nel 1828, portò la Stella di Natale negli Stati Uniti e da allora viene chiamata Poinsettia in suo onore. Il 12 dicembre, giorno in cui Poinsett morì, si celebra la Giornata della Poinsettia (Poinsettia Day), una bella tradizione che si sta diffondendo anche in Europa».
La Poinsettia, prosegue il racconto, è stata «introdotta in Europa nel 19° secolo grazie all'intuito del naturalista Alexander von Humboldt, il quale, dopo un viaggio in America, portò con sé un esemplare dalle brattee rosse vivaci. Il botanico Carl Ludwig Willdenow catalogò la pianta a Berlino, assegnandole il nome botanico di Euphorbia pulcherrima, che significa “la più bella delle euforbie”».
Ma come è nato il successo commerciale di questa specie di pianta? Paul Ecke, viene raccontato nella nota, emigrò dalla Germania agli Stati Uniti d'America, dove, «affascinato dalla bellezza della Poinsettia, che cresceva spontaneamente nella sua azienda agricola californiana, decise di coltivarla e venderne i rami come pianta simbolo del Natale». «Suo figlio, Paul Jr. – continua il comunicato - la mostrò ai negozi più esclusivi di Los Angeles, a Sunset Boulevard e Hollywood Boulevard, sfruttando l'occasione dei mercatini natalizi. E così, proprio vicino alla “Walk of Fame”, dove sono immortalate le star mondiali del cinema internazionale, la fama della Stella di Natale cominciò a diffondersi in tutto il mondo».
«Grazie al grande successo di questa idea – conclude la nota - Paul Ecke continuò a coltivare la Poinsettia nei grandi campi della sua azienda agricola, e decise poi di vendere la Poinsettia sotto forma di fiori recisi avvalendosi di una rete di fiorai. Ma è solo a partire dagli anni '50 che la produzione come di pianta da vaso ha sostituito quella dei fiori recisi, e con essa la Stella di Natale ha guadagnato la capacità di sopravvivere anche negli ambienti riscaldati».
Redazione
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L.S.
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Per una volta il genere di pianta da fiore oggetto della rubrica si capisce fin dal titolo: trattasi di una rosa. Una rosa dedicata a Firenze e quindi di colore rosso per richiamare il colore del giglio posto al centro dello stemma della città.
Questa rosa, denominata “Rosa Firenze” e creata dall’ibridatrice pistoiese Beatrice Barni, titolare del noto vivaio specializzato in rose, è stata messa a dimora ieri nel “Giardino delle Rose” sotto il piazzale Michelangelo di Firenze alla presenza del neo assessore all’Ambiente e transizione ecologica di Palazzo Vecchio Andrea Giorgio e di chi ha detenuto tale delega fino a qualche giorno fa, l’assessora Cecilia Del Re. Con loro c’era anche il presidente della Società Toscana di Orticultura Alberto Giuntoli. Come spiegato dall’assessore Andrea Giorgio, si tratta di una rosa che ha un marchio registrato e che entra ufficialmente nella collezione di rose del Comune, frutto della donazione di Barni alla città.
Il colore, come ha detto a Floraviva Beatrice Barni, «è un rosso vellutato e il colore rosso non è così semplice nella rosa perché nei nostri climi tende un po’ a bruciare durante l’estate, ma in realtà questo è invece un colore molto stabile». «La “Rosa Firenze” – ha spiegato l’ibridatrice pistoiese - è una rosa paesaggistica, un ibrido a cespuglio, che ha un portamento morbido e può essere usato in diverse forme: o in forma libera e quindi tende poi a formare cespugli molto vigorosi anche da copri suolo oppure può essere anche guidato con dei piccoli sostegni come un piccolo rampicante». Da quali varietà deriva? «Sono incroci fatti all’interno della nostra azienda – ci ha risposto Beatrice Barni -, e la madre e il padre sono a loro volta nostri incroci. In particolare la Rosa Firenze porta la forza e resistenza alle malattie del padre, ma soprattutto la rifiorenza o continuità delle fioriture della madre».
L.S.




