Filiera olivo-olio

David Granieri Presidente UnaProl “Senza piano olivicolo 2.0 a rischio migliaia di aziende. Servono immediati finanziamenti per il reimpianto di nuovi oliveti” Questa la posizione di UnaProl a margine dei dati presentati ieri  al villaggio Coldiretti del Circo Massimo sulle stime della campagna olearia che prevedono un calo complessivo del 38% causa meteo (forte vento e gelate). 

Sono state presentate questa mattina, sabato 6 ottobre, al Villaggio Coldiretti del Circo Massimo, le stime della campagna olearia 2018-2019. Secondo Ismea si prevede un calo complessivo del 38% con 265 milioni di chili, un valore vicino ai minimi storici. In netta diminuzione la produzione nelle principali regioni olivicole, a partire dalla Puglia (-58%), da cui arriva circa la metà dell’olio italiano. Campagna che si preannuncia negativa anche in Calabria (-34%), Sicilia (-25%), Campania (-30%), e Lazio (-20%) con un calo provocato dai forti venti durante la fioritura e soprattutto dalle gelate di febbraio che hanno danneggiato 25 milioni di ulivi. Ottimo invece il livello qualitativo della produzione. A livello internazionale si conferma leader mondiale la Spagna che fa registrare un aumento del 23% (circa 1,5-1,6 miliardi di chili).

“Sono dati pesanti che vanno a colpire un settore che sta già attraversando un momento critico per l’aumento delle contraffazioni, la prepotenza sul mercato di alcune multinazionali che fingono di mantenere una parvenza di italianità e l’invasione di olio tunisino. – spiega David Granieri, presidente di Unaprol – A completare il quadro allarmante l’introduzione dei sistemi di etichettatura a semaforo, adottati in Gran Bretagna e Francia, che promuovono cibi spazzatura e bocciano l’olio EVO e l’aggressione di altri Paesi, come la Spagna che, forte di una grande produzione, tenta di conquistare quote di mercato abbassando i prezzi. Per la sopravvivenza di migliaia di aziende agricole, in Italia sono oltre 400 mila quelle specializzate in questo settore, è fondamentale quindi che il governo metta subito in atto iniziative concrete, a partire da  un piano olivicolo nazionale 2.0 che preveda innanzitutto finanziamenti per il reimpianto di nuovi oliveti”.

Redazione 

Le coltivazioni olivicole, e in particolare il campo di piante madri per la propagazione d’olivo certificato “virus esente”, dei Vivai Cinelli e Sonnoli di Pescia sono state visitate oggi dai vertici dell’Aiph, l’organizzazione mondiale del florovivaismo. Luca Cinelli: «abbiamo mostrato anche il nostro clone di Leccino “Minerva” dichiarato resistente alla Xylella dal Cnr di Bari». Il presidente di Anve Capitanio: «in questo momento in cui si parla sempre di più di problemi fitosanitari è ovvio che questo genere di lavoro è molto molto importante». Il presidente mondiale di Aiph, Bernard Oosterom: «siamo tutti parte di un meraviglioso settore, il cui scopo è fornire ai consumatori sia piante ornamentali che bellissime piante di grande qualità per la produzione di olive».

 
Con una dimostrazione di innesto da parte di Luca Cinelli stesso si è conclusa oggi la visita di una delegazione di una cinquantina di vivaisti stranieri dell’Aiph (International association of horticultural producers), compresi il presidente Bernard Oosterom e il segretario generale Tim Briercliffe, presso i Vivai Cinelli e Sonnoli di Pescia, che era iniziata un’ora prima nei bancali di semina, contenenti circa 400 mila semenzali fra canino e mignolo. Oggetto della visita e delle attenzioni dei colleghi vivaisti provenienti da oltre 20 nazioni di tutti i continenti e guidati da Leonardo Capitanio, il giovane presidente dell’Anve (Associazione nazionale vivaisti esportatori), i sistemi di coltivazione degli olivi “Xylella free” dei Vivai Cinelli e Sonnoli e in particolare il nuovo campo di piante madri, l’unico centro di moltiplicazione privato autorizzato in Toscana, per la produzione di materiale di propagazione d’olivo certificato “virus esente”.



«Ho illustrato ai colleghi stranieri la parte iniziale del processo produttivo olivicolo – afferma il titolare Luca Cinelli – dalla preparazione del letto di semina, a quella dei portainnesti, sia tradizionali che clonali, al prelevamento delle marze nel nostro campo di piante madri, fino alla dimostrazione finale di un innesto. Abbiamo mostrato anche il nostro clone di Leccino “Minerva” dichiarato resistente alla Xylella dal Cnr di Bari. Mi ha dato molta soddisfazione vedere l’interesse di vivaisti anche di altri settori, testimoniato dalle precise e puntuali domande che mi sono state rivolte durante la visita».
Il presidente di Anve Leonardo Capitanio spiega come è nata la scelta di far visitare ai vertici e a una nutrita rappresentanza di Aiph, riunita in questi giorni a Padova per il congresso mondiale, oltre ad alcuni grandi vivai pistoiesi, questa piccola ma importante realtà pesciatina specializzata nella produzione di piante di olivo destinata ai produttori di olio. Che può vantare fra i suoi punti di forza dei nuovi portainnesti nanizzanti clonali sperimentati da Attilio Sonnoli, utili a contenere le dimensioni degli olivi (di varietà autoctone locali) in vista di impianti più intensivi di quelli comuni in Italia e predisposti per la raccolta meccanica. «In questo momento in cui si parla sempre di più di problemi fitosanitari, dalla Xylella a tutti gli altri, - ha detto Capitanio - è ovvio che questo genere di lavoro è molto molto importante. Inoltre ci tenevamo a far visitare una piccola azienda italiana per fare scoprire il patrimonio che c’è dietro, perché soprattutto nelle aziende piccole trovi un patrimonio di ricerca, di competenze che nelle aziende grandi magari un po’ si disperde e invece qui può essere valorizzato di più».
«Ho visitato molte aziende in tutto il mondo – ha dichiarato il presidente mondiale di Aiph Bernard Oosterom, d’origine olandese - ed è sempre stupendo vedere e sentire la passione dei vivaisti per le loro coltivazioni. Da un punto di vista olandese, ma credo anche di molti altri Paesi, l’albero di olivo è molto rinomato, con una lunghissima storia alle spalle, e osservare i processi produttivi a partire dai semi fino alla pianta di 1 o 2 anni e immaginare il futuro ultra decennale o magari secolare che hanno davanti questi piccoli alberi, una volta piantati nei campi, e pensare ai preziosi frutti che produrranno per il piacere di consumatori di tutto il mondo riempie sempre il cuore di soddisfazione. Non è solo una questione della varietà delle piante, ma il concetto generale che siamo tutti parte di un meraviglioso settore, il cui scopo è fornire ai consumatori sia piante ornamentali che bellissime piante di grande qualità per la produzione di olive».
 
Redazione
 
 

Saranno da Vivai Cinelli di Pescia, il 21 settembre, per visitare le coltivazioni di olivi “Xylella free”, l’unico campo di piante madri privato della Toscana per la produzione di materiale di propagazione d’olivo “virus esente” (a cui collabora con Vivai Sonnoli), una delegazione di 50 operatori (da oltre 20 Paesi) dell’Associazione internazionale dei produttori del florovivaismo (Aiph). Luca Cinelli: «i nostri sistemi colturali olivicoli sono completi e mostreremo pure i nuovi portainnesti nanizzanti clonali sperimentati da Attilio Sonnoli che vanno adesso in produzione».


Una cinquantina di delegati dell’Aiph (Associazione internazionale dei produttori del florovivaismo) provenienti da oltre 20 Paesi del mondo: Olanda, Germania, Francia, Svizzera, Italia, Regno Unito, Turchia, Stati Uniti d’America, Canada, Cina, Taipei cinese, Australia, Corea, Indonesia, Giappone, Qatar, Pakistan, Bhutan, Grecia, Polonia, Belgio, Kenya e Russia.

E’ la qualificatissima pattuglia di vivaisti e operatori del florovivaismo che venerdì 21 settembre arriverà a Pescia da Padova (dove sono corso sia il 69° Flormart che il 70° congresso annuale dell’Aiph) per visitare i Vivai Cinelli, l’unica azienda socia dell’Anve produttrice di piante ornamentali (mimose e agrumi) e olivi in Valdinievole, con un’attenzione particolare rivolta ai processi produttivi olivicoli e al nuovo campo di piante madri, l’unico centro di moltiplicazione privato autorizzato in Toscana, per la produzione di materiale di propagazione d’olivo certificato “virus esente”, a cui Cinelli collabora presso e con i Vivai Sonnoli. Alla visita, che si configurerà come un vero e proprio evento, con tanto di cocktail di benvenuto, tour aziendale, conferenza stampa e light lunch finale, interverranno il sindaco di Pescia con delega all’agricoltura Oreste Giurlani, il sindaco di Uzzano Riccardo Franchi e il presidente del tavolo tecnico “Pescia agricola e verde floreale” Franco Baldaccini.

«Faremo fare agli illustri ospiti e colleghi un giro in azienda – spiega il titolare Luca Cinelli – mostrando loro in particolare i sistemi colturali olivicoli, che nella nostra azienda sono completi: il prelievo di marze dal campo di piante madri, la radicazione e moltiplicazione in piccole piante, la riproduzione da nocciolo, la produzione con portainnesti nanizzanti da micropropagazione - tra i quali spiccano i nuovi portainnesti nanizzanti clonali che, dopo anni di sperimentazione dell’azienda partner di Attilio Sonnoli, vanno adesso in produzione – e, infine, il nostro fiore all’occhiello del campo di piante madri “virus esenti” che, presentato a novembre 2017, contribuisce da un anno a fornire materiale da riproduzione certificato. Ricordo, inoltre, che l’azienda ha conseguito, a seguito di regolari controlli e verifiche sulle colture, la qualifica Arpat “Xylella Free”».

Redazione

La proposta di puntare su un modello di olivicoltura intensiva col metodo bio è stata lanciata durante Sana 2018 da Cia – Agricoltori italiani e Anabio. Oltre il 20% della superficie olivicola italiana è biologica. Serve un rilancio nazionale con nuovi impianti e maggiore densità a ettaro. Per il presidente di Anabio Marchini: non si può imitare il modello diffuso in Spagna e in Portogallo e Nord Africa, ma bisogna realizzare nuovi oliveti da «400-500 piante per ettaro» usando «l’enorme patrimonio varietale italiano».

«Per recuperare competitività sui mercati e guadagnare sostenibilità ambientale, l’olivicoltura Made in Italy deve intraprendere al più presto la strada della modernizzazione e dell’innovazione. Investendo su un modello produttivo intensivo e tecnologico, che valorizzi al contempo il patrimonio varietale dei diversi territori e utilizzi anche il metodo biologico».
E’ quanto sostenuto da Cia – Agricoltori italiani e Anabio (l’associazione di Cia dedita all’agricoltura biologica) al termine del convegno “L’olivicoltura biologica intensiva, un’opportunità per la competitività dell’olio extravergine d’oliva italiano” organizzato nell’ambito dell’ultimo SANA (Salone internazionale del biologico e del naturale), l’8 settembre a Bologna Fiere.
«Oggi in Italia – affermano Cia e Anabio - l’olivo è coltivato su un milione di ettari, conta oltre 820.000 aziende agricole e circa 5.000 frantoi. Il valore della produzione agricola è di 1,3 miliardi di euro, mentre il fatturato dell’industria olearia è di oltre 3 miliardi di euro. L’olivicoltura “bio”, in particolare, rappresenta oltre il 20% della superficie totale, con più di 222.000 ettari lavorati con il metodo biologico». «Eppure, nonostante questi numeri, - aggiungono - il settore fatica a stare dietro a competitor con sistemi olivicoli più moderni che si stanno espandendo sfruttando un mercato mondiale caratterizzato da domanda crescente».
«È chiaro, in questo contesto, - sostengono Cia e Anabio - che migliorare la produttività dell’olio italiano deve diventare la priorità assoluta: ciò vuol dire investire sugli oliveti, accrescendo per esempio estensione e densità. Tuttora, infatti, l’olivicoltura nazionale è caratterizzata da basse dimensioni medie aziendali (1,3 ettari) con una superficie occupata da oliveti “adulti”: il 63% ha più di 50 anni, mentre solo 1% ha meno di 5 anni. Non solo poche piante e impianti nuovi, rimane anche la questione della bassa densità a ettaro. In Italia c’è solo un 1% di oliveti intesivi con più di 600 piante e un 4% di semintensivi tra 400 e 599 piante, rispetto a un significativo 42% con meno di 140 piante a ettaro».
«Per questo vogliamo proporre un modello di modernizzazione del settore che preveda soluzioni tecniche e linee di indirizzo per il rinnovo degli oliveti italiani - ha detto al convegno il presidente nazionale di Anabio Federico Marchini - così da orientare gli investimenti secondo criteri di convenienza economica, sostenibilità ambientale e resilienza. Ovviamente, non si può ripetere per l’Italia un modello come quello diffuso in Spagna e, su scala minore, in Portogallo e nel Nord Africa, con aziende molto grandi, impianti estremamente meccanizzati e limitate varietà poco caratterizzate. Crediamo, però, che si possano realizzare nuovi oliveti, con il metodo biologico, ad alta densità (400-500 piante per ettaro) utilizzando l’enorme patrimonio varietale italiano fortemente legato al territorio; praticando correttamente potature, irrigazione, difesa fitosanitaria e adottando le nuove tecniche di agricoltura digitale».
«Il Piano strategico della Pac post 2020 - ha chiosato Cristiano Fini della Giunta nazionale Cia - rappresenta l’occasione giusta per definire un vero piano di rilancio del settore, che combini assieme politiche e azioni per rendere l’olivicoltura italiana più competitiva. Condividendo questa scelta d’innovazione tra Ministero e Regioni».

Redazione

Per Sandro Piccini, nuovo direttore del Consorzio nazionale olivicoltori, la concorrenza spagnola in olivicoltura si batte con la tutela e la promozione della diversità degli oli italiani di qualità. Soprattutto in mercati internazionali come quello cinese o statunitense dove c'è ancora poca "cultura" dell'olio.

Sandro Piccini, a lungo direttore della Cia per l’area metropolitana di Firenze e Prato, è stato recentemente nominato direttore del Consorzio nazionale olivicoltori, dopo esserne stato vicepresidente. Le sue idee sono chiare e precise, soprattutto sul tema della concorrenza spagnola: è necessario promuovere e tutelare la diversità degli oli italiani di qualità. Piccini intende creare una filiera nazionale di olio extra vergine di oliva tracciato, rigorosamente 100% italiano. Nel realizzare questo obiettivo la Toscana sarà centrale vista la presenza sul suo territorio di realtà molto esperte e capaci nella commercializzazione dell'olio extra vergine di oliva, anche in ambito internazionale.
In seguito alla fusione con Unasco (Unione nazionale dei produttori olivicoli), il Consorzio nazionale olivicoltori rappresenta il 60% dei produttori di olio extra vergine d’oliva e raggruppa 53 cooperative sul territorio nazionale, dal Lago di Garda, alla Liguria, dalla Sicilia alla Sardegna, per un totale di 330 mila olivicoltori associati. Il primo evento del nuovo Cno, che presto cambierà anche nome, è in programma per il 5 ottobre a Roma, alla presenza del ministro Gian Marco Centinaio: attesi un migliaio di soci per un’assemblea in cui verranno affrontati i temi centrali dell’olivicoltura e saranno presentate al governo le istanze più urgenti del settore.

Redazione

Il presidente dell’Anve Capitanio fa il punto sull’emergenza Xylella in Puglia per frenare le opposte speculazioni: politiche in Italia sulle misure fitosanitarie europee e commerciali all’estero verso i prodotti italiani. Esposto alla Procura di Bari contro chi diffonde false notizie. Ci sono stati ritardi, ma ora assicura Anve: estirpate tutte le piante infette del monitoraggio 2016-17 e in corso di completamento l’estirpazione di quelle individuate nel 2017-18. Mai colpiti i vivai, «ma solo appezzamenti olivicoli».

 
Basta speculazioni in un senso o nell’altro sull’emergenza Xylella fastidiosa, che ha colpito una ristrettissima area della Puglia. Una nota stampa del presidente dell’Associazione nazionale vivaisti esportatori (Anve) Leonardo Capitanio, diffusa ieri in più lingue, fa il punto della situazione in Puglia rivolgendosi da un lato agli operatori della filiera vivaistica internazionale per tranquillizzarli sullo stato di salute delle piante esportate dai vivai pugliesi (e a maggior ragione del resto d’Italia) e dall’altro a quelle forze politiche e movimenti che ostacolano e rallentano l’implementazione da parte delle autorità competenti delle misure fitosanitarie richieste dall’Europa, fra cui le estirpazioni delle piante infette individuate dalle imponenti azioni di monitoraggio attivate.   
«Non sono mai state rilevate piante infette in aziende vivaistiche italiane, contrariamente a quanto accaduto in altri Stati europei ove l’infezione è stata rinvenuta all’interno dei vivai – afferma Leonardo Capitanio -, ma solamente in appezzamenti olivicoli, proprio a dimostrazione della sanità del materiale vivaistico e della professionalità degli operatori. Inoltre, il monitoraggio sia della zona delimitata sia delle zone indenni, è stato fortemente potenziato con il risultato che ad oggi, la Regione Puglia in particolar modo, ma anche le restanti diciannove Regioni italiane, sono i territori maggiormente controllati in tutta Europa».
In Puglia, si legge nel comunicato, le recenti attività di monitoraggio hanno dato i seguenti risultati:
- nella zona cuscinetto di 10 km e nella zona di contenimento di 20 km (interna alla zona infetta) sono stati effettuati monitoraggi con ispezioni visive, campionamenti e analisi. In caso di individuazione di piante infette, è stato poi effettuato il monitoraggio dell'area di 100 m intorno ad esse;
- i campioni prelevati sono stati analizzati e tutti quelli risultati dubbi o positivi, oltre ad una percentuale di negativi, sono stati sottoposti ad ulteriori analisi di conferma;
- il monitoraggio è stato condotto anche nella zona indenne con individuazione di aree con piante ospiti;
- sono state ispezionate le stazioni di servizio lungo le vie di comunicazione che collegano le province di Lecce e Brindisi con Bari e Foggia e le aree adiacenti le linee ferroviarie;
- con il monitoraggio del periodo 2016-2017 sono state individuate piante infette in zona di contenimento tutte estirpate e con quello del periodo 2017-2018 sono state individuate piante infette in zona di contenimento e in zona cuscinetto in parte estirpate e in parte in corso di estirpazione.
«Tutte le pratiche di monitoraggio – precisa il presidente dell’Anve - vengono inoltre effettuate seguendo rigidi standard internazionali fitosanitari applicati nello stesso modo in tutta l'Unione Europea e non solo. Dunque, quello che viene fatto nei Paesi europei viene oltremodo fatto in Italia, anzi con ulteriori risorse e sforzi per il monitoraggio: solamente in Puglia il Servizio Fitosanitario regionale si è dotato di oltre 200 ispettori dedicati esclusivamente al monitoraggio di Xylella fastidiosa».
«Per questo – afferma Capitanio - è opportuno evidenziare che, seppur le estirpazioni delle piante infette abbiano subito dei ritardi, questo non pregiudica la restante parte del territorio regionale e nazionale, ovvero quasi il 100%, dichiarata indenne dalle autorità nazionali ed internazionali; condizione questa che dev’essere chiara e ben nota a tutta l’Europa. Risultano pertanto ingiustificate le azioni di rifiuto del prodotto italiano da parte dei colleghi stranieri che potrebbero peraltro provocare disordini in tutta la filiera internazionale e scenari imprevedibili nella valorizzazione e reperibilità di piante».
Capitanio ricorda che nel tentativo di mettere un freno alle tante false notizie che circolano, Anve ha presentato il 13 luglio scorso un esposto alla Procura di Bari per denunciare una serie di attività fuorvianti quali manifestazioni, assemblee, pagine web, post sui social network, blog e articoli sui media che spesso conducono al turbamento dell'ordine pubblico e ad una istigazione alla disapplicazione della legge, oltre a generare confusione sulla realtà dei fatti. «Perché la diffusione di notizie false e tendenziose – afferma il presidente di Anve - è un reato, e come tale va punito». Inoltre tutto ciò significa anche «mettere in pericolo tanti, tantissimi posti di lavoro e con questi l’intera economia locale e nazionale».
«Vorrei pertanto rassicurare i produttori e i commercianti internazionali – conclude Leonardo Capitanio - sulla sanità, sulla serietà e professionalità sia delle aziende florovivaistiche sia della Autorità di controllo italiane chiedendo loro di documentarsi sempre tramite canali ufficiali (Commissione Europea, Consorzi di ricerca ufficiali XF-ACTORS e PONTE) e di non credere alle tante notizie ingannevoli che circolano su carta stampata e sul web».
 
L.S