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Il 18 luglio a Roma benvenuto del vice ministro delle politiche agricole Andrea Olivero ai delegati del 23° Comitato delle Foreste. Il 19 alla Fao incontro organizzato dal Mipaaf sulle esperienze italiane in materia di “foreste e sviluppo”. Fra gli intervenuti Fulco Pratesi, fondatore di Wwf.

«Il nostro Paese ospita un sistema forestale unico al mondo, che racchiude in una superficie di oltre 300 mila chilometri quadrati un patrimonio inestimabile di diversità. Nel corso di Expo Milano 2015 tante sono state le occasioni per affrontare le tematiche forestali, ambientali e della sostenibilità. È anche grazie all’esperienza maturata nel corso di questa manifestazione che abbiamo deciso di presentare la candidatura di Milano ad ospitare la 15° edizione del Congresso Forestale Mondiale, che si terrà nel 2021».
E’ quanto dichiarato dal vice ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Andrea Olivero che il 18 luglio ha incontrato a Roma e dato il benvenuto ai delegati del 23 °Comitato delle Foreste. Come spiegato dal vice ministro Olivero, la candidatura dell’Italia è «in piena coerenza con il ruolo nella cooperazione internazionale, a partire dal quale intendiamo sviluppare una discussione globale sulle opportunità delle politiche forestali e di una loro stretta connessione con la sostenibilità agricola, alimentare e ambientale. Grazie a iniziative come queste abbiamo la possibilità di mostrare un’immagine dell’Italia quale cerniera socioeconomica ed ecologica ai profondi cambiamenti globali, ponendo l'accento non solo sugli aspetti ambientali e di biodiversità che contraddistinguono la nostra penisola, ma anche sulla sua posizione geografica e il suo ruolo geopolitico».
Il 19 luglio, come fa sapere una nota del Ministero delle politiche agricole e forestali, si è svolto presso la Fao l’incontro “Foreste e Sviluppo: il valore aggiunto delle foreste come strumento di sviluppo economico e sociale – le esperienze italiane”. All’incontro, che rientra tra le azioni organizzate dal Mipaaf in vista della candidatura dell’Italia ad ospitare il Congresso mondiale delle foreste nel 2021, hanno preso parte il fondatore di Wwf Italia, Fulco Pratesi, l’architetto Stefano Boeri, Mauro Agnoletti, professore presso il Dipartimento di Gestione dei Sistemi Agricoli Alimentari e Forestali dell'Università di Firenze, Giuseppe Scarascia Mugnozza e Riccardo Valentini, professori presso la facoltà di agraria dell’Università della Tuscia. Questo appuntamento è stato l’occasione per presentare il patrimonio biologico e culturale rappresentato dalle foreste italiane, ma anche per sottolineare il ruolo che l’Italia può avere nel perseguimento di importanti impegni internazionali in materia di lotta ai cambiamenti climatici e per la conservazione della biodiversità.
 
Redazione

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Se in agricoltura l'occupazione si sta riprendendo, nei boschi sta invece scomparendo: in venti anni si sono dimezzate le giornate di lavoro nelle aree di montagna italiane, passando da 89 milioni a 47 milioni. L'analisi sulla questione svolta da Coldiretti parla chiaro: 320 mila aziende agricole sono state costrette a chiudere e 2,2 milioni di ettari di sau coltivata sono scomparsi.

Non si tratta solo di economia agricola di montagna, ma di tutta la sicurezza del territorio. Il problema infatti coinvolge anche il rischio frane: più dell'88% dei comuni è oggi esposto a questo rischio. A Trento, durante una giornata di mobilitazione per salvare l'economica che ruota attorno al patrimonio boschivo, Coldiretti ha lanciato l'allarme di fronte al ministro dell'Ambiente, agritoshoplogoGian Luca Galletti, e al vice ministro delle Politiche Agricole, Andrea Olivero. Sta diventando sempre più necessario attuare una politica mirata nelle aree boschive per favorire l'inversione di tendenza. Secondo Coldiretti dall'aumento del prelievo di legname dai boschi, che coprono una superficie di quasi 11 milioni di ettari, potrebbero nascere 35 mila nuovi posti di lavoro. In Italia si utilizza solo il 30% della nuova superficie boschiva: su cento nuovi alberi che nascono, se ne tagliano appena trenta, mentre nel resto dell'Europa si preleva mediamente il 60% della nuova biomassa. In Austria addirittura si supera il 90%. In questo modo si andrebbe anche a favorire le importazioni, dato che l'Italia acquista dall'estero più dell'80% del legno necessario per l'industria del mobile, della carta o del riscaldamento per un importo di 3,7 miliardi nel 2015 (con un incremento del 6% nel primo trimestre del 2016). L'Italia risulta inoltre, nell'analisi di Coldiretti, il principale importatore mondiale di legna da ardere per un totale di 3,4 miliardi di chili nel 2015, anche qui con una tendenza all'aumento del 5% nel primo trimestre del 2016. L'industria italiana del legno è la prima in Europa, ma con legna che proviene da altri Paesi come Austria, Francia, Svizzera e Germania.
 
Redazione

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Dal 21 al 23 settembre l'Associazione nazionale vivaisti esportatori sarà a presente a Flormart per il 67° salone del florovivaismo di Padova. Per l'occasione sarà proposto un viaggio nella varietà della produzione nazionale attraverso una selezione di imprese di punta da tutta Italia. Al momento confermate diciassette (ma sono in arrivo altre). Accanto a big come Giorgio Tesi Group e Piante Faro, quindici aziende medio-piccole.

Uno spaccato del florovivaismo italiano dal nord al sud attraverso una selezione di imprese di punta provenienti da oltre la metà delle regioni: Abruzzo, Basilicata, Campania, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria. Imprese di differenti dimensioni e diverse specializzazioni produttive (dalle piante ornamentali e forestali alle piante aromatiche o fiorite, dalle coltivazioni in pieno campo a quelle in vaso e in serra) che ben rappresentano le tante forme in cui si manifesta la produzione florovivaistica di qualità in Italia.
E’ il percorso espositivo di mille metri quadri, a cura dell’Associazione nazionale vivaisti esportatori (Anve), che sarà proposto alla 67^ edizione di Flormart, il salone del florovivaismo, giardinaggio e architettura del paesaggio di Padova in programma dal 21 al 23 settembre 2016, grazie a un accordo siglato nei giorni scorsi fra Anve e il team di Flormart.
«Sono molto orgoglioso della prestigiosa partnership con Anve, a dimostrazione del lavoro che Flormart ha fatto in questi mesi nei maggiori distretti di settoredichiara Daniele Villa, amministratore delegato di PadovaFiere -. Il progetto triennale di rilancio di Flormart che, ricordo, è iniziato già con la scorsa edizione, quest'anno mette in campo ancor più contenuti di grande valore pensati per soddisfare al meglio il business di aziende e operatori.
Un format innovativo per un Flormart in evoluzione. Assieme ad Anve proporremo un vero e proprio viaggio tra le eccellenze del vivaismo italiano riconosciute a livello internazionale e di assoluto interesse per buyer e operatori in arrivo a Flormart da tutto il mondo».
«Questo accordoafferma Marco Cappellini, presidente di Anve - ha un valore politico importante per il vivaismo italiano, perché riunisce in una sola area tante aziende di eccellenza di tutte le regioni d'Italia. L’Anve sarà infatti presente, attualmente, con 17 aziende associate (numero che già a fine settimana sarà aumentato di altre aziende vivaistiche e dei partner di servizio convenzionati con la nostra associazione) rappresentative della maggior parte delle regioni d’Italia e delle diverse produzioni vivaistiche che caratterizzano questi territori. Siamo contenti che ciò avvenga al Flormart, che è storicamente un punto di incontro del vivaismo nazionale ed internazionale. Questa presenza organizzata e rappresentativa di Anve è il miglior esempio di come si possa fare squadra a livello nazionale in questo settore e di come, superando divisioni anacronistiche e egoismi locali, si possa promuovere il vivaismo nazionale».
600x400 sosp flormart ragazza2Le imprese selezionate da Anve che hanno già dato conferma sono 17, ma superano i 20 centri di produzione se consideriamo che una delle aziende in esposizione a Flormart 2016 è la Giorgio Tesi Group, fra le imprese vivaistiche leader in Europa per dimensione e varietà di piante coltivate (oltre 1500), che si articola in cinque filiali produttive: la sede centrale di Pistoia, altre due in Toscana a Grosseto e Orbetello, una a Piadena (Cremona - Lombardia) e una a San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno - Marche). In tutto, diciassette imprese che valgono circa 85 milioni di euro alla produzione.
Al primo posto fra le regioni per numero di imprese presenti in rassegna, la Sicilia e la Toscana, se contiamo appunto i tre centri produttivi di Tesi Group, e Buongiovanni Vivai Piante, azienda pistoiese che, oltre a coltivare piante, realizza giardini e parchi pubblici. Dalla Sicilia arriverà a Flormart un altro big del florovivaismo italiano, Piante Faro di Giarre in provincia di Catania, azienda di punta in Europa per la produzione e commercializzazione di piante mediterranee, subtropicali e per climi aridi, con 600 ettari di superficie coltivata. Accanto all’azienda di Venerando Faro, altre tre imprese del distretto florovivaistico siciliano di Milazzo (provincia di Messina) dedite alle piante mediterranee ornamentali, in primis agrumi e olivi: Sicilia Verde di Giambò Antonino, Vivai Valenti Piante e Piante Imbesi.
L’Abruzzo è rappresentato da due aziende della provincia di Chieti: Vivai De Laurentis di Casoli, specializzata nella «produzione in vaso da 3 a 18 litri di conifere, conifere nane e cespugli in varietà», e Oasi Vivai Piante di Ripa Teatina, che «si pone al vertice della filiera di produzione, poiché propaga per talea piante ornamentali, prontamente utilizzabili da vivaisti». Poi c’è la Lombardia che, oltre ad annoverare la filiale di Piadena di Tesi Group, presenta l’azienda di progettazione e realizzazione di giardini Lambo (San Giovanni in Croce, Cremona).
Tutte le altre regioni coperte sono al momento rappresentate da un’azienda ciascuna. Eccole una per una: Glionna Vivai Piante in provincia di Potenza (Basilicata), che produce piante ornamentali e forestali e realizza opere di ingegneria naturalistica; Vivai Imperatore in provincia di Caserta (Campania), che, nata nel 1870, ebbe tra i suoi clienti la «Real Casa»; Terra Alta di Albenga (Liguria), che produce, accanto alle rose rampicanti, piante aromatiche e fiorite; Vivai Acciarri di Ascoli Piceno (Marche), che coltiva piante adatte al clima mediterraneo (alberi, arbusti fioriti, siepi ecc.); Vivaio Verde Molise a Termoli in provincia di Campobasso (Molise), che coltiva oltre 100 specie di essenze mediterranee e in particolare il Quercus Ilex in contenitore; Compagnia del Lago Maggiore a Verbania nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola (Piemonte), con le sue 200 varietà di camelie e 60 varietà di azalee; Vivai Buemi a Palagiano in provincia di Taranto (Puglia), che produce piante d’olivo (oltre 30 cultivar) e da frutto (oltre 50 cultivar) allevate in vaso di dimensioni diverse; e, infine, Ideaverde a Perugia (Umbria), che coltiva alberature mediterranee in cui trovano ampio spazio il Cipresso (Cupressus sempervirens pyramidalis), differenziato per clone, e il Leccio (Quercus ilex), coltivato nelle forme ad albero, cono e cespuglio.
Per ulteriori informazioni sulla 67esima edizione di Flormart, e sulle modalità di iscrizione come espositori o di partecipazione come visitatori, si può consultare il sito web del salone del florovivaismo, giardinaggio e architettura del paesaggio organizzato da PadovaFiere.
 
Redazione

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La multifunzionalità è la scelta vincente dei nuovi produttori a quindici anni dalla legge di orientamento che ha allargato i confini dell'agricoltura. Secondo uno studio di Coldiretti, il 70% delle aziende agricole guidate da giovani under 35 opera con successo in attività connesse che spaziano da trasformazione in azienda dei prodotti agricoli alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche fino ai corsi di cucina “country”.

Proprio l'integrazione con altre attività decreta una maggior redditività dei giovani agricoltori: secondo i dati Coldiretti, infatti, le aziende guidate dagli under 35 hanno una superficie superiore del 54% rispetto alla media e un fatturato più elevato del 75%, con il 50% in più di occupati. 
ioliveLe tecnologie sono dunque il giusto mezzo per ottimizzare la propria attività agricola e dialogare con i consumatori. Alcuni progetti a firma Coldiretti mettono in campo proprio questa strategia. Ad esempio Ortiamo” permette a tutti di progettarsi un orto con gli ortaggi preferiti ed aspettare a casa la consegna, oppure decidere di coltivare in modo autonomo o assieme al fattore. Chi ama invece i salumi di qualità può affidarsi a “Adotta un maiale”: si può allevare un maiale allo stato semi brado possibilità di scegliere quali tagli destinare ai salumi e quali utilizzare da essere cucinati “freschi”. O ancora, "iOlive": l'app che permette di tracciare la filiera dell'olio, dalla pianta alla bottiglia, tramite sensori appositi sulle piante e identificazione di codici QR sui dispositivi mobili di tutti i consumatori che hanno scaricato iOlive. Esiste poi l'opportunità di leggere direttamente su smartphone l'etichetta del latte fresco con indicazioni sulle bovine da cui proviene. Sono tanti i progetti che stanno rendendo innovativo un settore considerato “vecchio” come quello dell'agricoltura. Secondo l'analisi di Coldiretti, la metà dei giovani agricoltori è laureata, il 54% ha fatto innovazione e il 74% è contento della scelta fatta. Ma non solo, anche parenti e amici concordano nel 57% con i giovani agricoltori. 
 
Redazione

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Il presidente nazionale della Cia Dino Scanavino dopo la riunione a Bruxelles dei ministri agricoli europei: «E’ mancata l’ambizione nelle proposte di un esecutivo sempre più ‘stanco’. Provvedimenti sbilanciati sul Nord Europa e settori in sofferenza che restano fuori dagli aiuti, come cereali e carni suine. Adesso prioritario accelerare i tempi di attuazione».

Gran parte delle speranze che gli agricoltori italiani avevano riposto alla vigilia della presentazione del nuovo “pacchetto Ue anti crisi”, sono state disattese da una serie di misure che Cia definisce di accompagnamento e che poco potranno incidere sulla redditività degli agricoltori. Così il presidente nazionale della Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino, commenta il nuovo pacchetto di azioni per i settori in crisi presentato ieri dalla Commissione a Bruxelles durante il Consiglio dei ministri dell’Agricoltura europei. «In particolare -spiega Scanavino- i 150 milioni di euro stanziati per il contenimento dell’offerta produttiva di latte sembrano essere un risarcimento per quelle imprese, principalmente del Nord Europa, che hanno aumentato le capacità produttive senza misurarsi con il mercato e sottovalutando le conseguenze sugli equilibri economici. Al contrario, riteniamo che una programmazione produttiva duratura, strutturale e non condizionata alla congiuntura, sia una strada percorribile per ridare ossigeno agli allevatori. Per quanto riguarda il plafond di circa 21 milioni di euro assegnati all’Italia -evidenzia il presidente della Cia- sarà prioritario non sprecare in mille rivoli le risorse ma, piuttosto, utilizzarle su iniziative concrete, compresi possibili interventi di ristrutturazione del sistema imprenditoriale localizzato in territori scarsamente vocati».
«Sullo stesso fronte, la tempistica rappresenta un elemento strategico anche perché, per ora, siamo fermi alle note stampa della Commissione. L’estrema volatilità che caratterizza in particolare il mercato del latte, impone invece un’accelerazione nelle fasi di definizione dei regolamenti esecutivi e d’implementazione nazionale -dice Scanavino-. Al contrario, si rischierebbe di adottare misure controproducenti perché calate all’interno di un contesto diverso rispetto a quello attuale».
Quanto alle altre misure del pacchetto Ue, l’aggiornamento dei prezzi di ritiro per i prodotti ortofrutticoli rappresenta una novità positiva, già avanzata nelle proposte di Cia. «A condizionare il giudizio complessivo, però, non può non esserci la mancanza d’interventi sugli altri settori in sofferenza, a partire dalle difficoltà strutturali delle carni suine e dal crollo dei prezzi cerealicoli, che sta mettendo a rischio la produzione di grano Made in Italy. Forse -conclude il presidente della Cia- l’attenzione su questi temi da parte dell’esecutivo Ue che, sempre di più, mostra segnali di debolezza e stanchezza, è stata distolta dal fatto che alcuni Stati membri dell’Unione non hanno ancora avviato la campagna produttiva».
 
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