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Una diminuzione così vertiginosa della produzione di miele non si registrava da decenni. Anche se le cause sono ben note: condizioni climatiche avverse e indebolimento delle api, dovuto a un eccessivo uso di prodotti fitosanitari in agricoltura. 

Una situazione che, in ogni caso, preoccupa gli allevatori riunti nel Conapi (Consorzio anazionale apicoltori) tanto da far lanciare l'allarme: le conseguenze saranno un aumento dei prezzi, stimato intorno al 20%, e un maggiore rischio di sofisticazioni.
La conferenza stampa organizzata dallo stesso Conapi, alla presenza di Andrea Olivero, viceministro delle Politiche agricole con delega al settore, ha messo in evidenza la situazione: «Il raccolto 2016 andrà in archivio come uno dei peggiori degli ultimi 35 anni - ha spiegato il presidente del consorzio, Diego Pagani - La situazione è estesa all'intera Europa, comprese aree geografiche come i paesi dell'Est, solitamente grandi produttori di miele».
I dati evidenziano che la produzione di miele quest'anno è addirittura inferiore a quella del 2008, quando si registrarono numerosi danni legati all'uso dei neonicotinoidi nelle colture del mais e si giunse al varo del progetto di ricerca "Apenet".
Si dovrà dunque lavorare molto per controllare le produzioni, sia da parte delle istituzioni, che da parte delle forze dell'ordine.
Le importazioni di miele in Italia, nei primi cinque mesi di quest'anno, sono aumentate del 13% rispetto allo stesso periodo 2015: uno quota del 20% arriva dalla Cina, dove è consentito l'uso di polline Ogm, così come in Romania, altro esportatore. Anche per evitare che prodotti provenienti dall'estero siano spacciati come made in Italy è stato rifinanziato il progetto "Beenet", con una dotazione per il biennio 2016-17 di 689 mila euro. 
 
Redazione


Cia Padova fa un bilancio del settore florovivaistico padovano nel contesto di quello veneto a sei giorni dal salone del florovivaismo, in calendario dal 21 al 23 settembre. A fine 2015, nella provincia di Padova -0,6% aziende, mentre nel Veneto -2,3%. Il territorio padovano al 1° posto regionale per la quantità di piante prodotte.

Mancano pochi giorni all’avvio della 67° edizione del Flormart, ed è l’occasione per tirare le somme sulla situazione del comparto florovivaistico. I costi di produzione elevati e l’abbassamento dei prezzi del mercato causano una riduzione della redditività delle aziende, anche se il distretto padovano registra risultati positivi rispetto alla media regionale
A fine 2015 le aziende florovivaistiche padovane si sono attestate a 462 unità, con un calo dello 0,6% rispetto all’anno precedente. Una riduzione ben inferiore a quella regionale, pari a -2,3%, con 1.527 aziende del settore. In Veneto, nel corso del 2015, sono state prodotte 1,4 miliardi di piante, in calo dell’1,3% sul 2014, e Padova si conferma la prima provincia a livello regionale. Analizzando la composizione del settore florovivaistico, si evidenzia una diminuzione del 4,6% delle aziende di piccole dimensioni, scese a 727 unità. A questo calo fa seguito una crescita delle aziende accreditate in base alle norme di qualità sui materiali di moltiplicazione (quelli risultanti da parti di piante) che hanno ottenuto la Conformità Agricola Comunitaria (CAC), necessaria per la commercializzazione in Ue. Ad influire maggiormente sul calo generale in Veneto, è la flessione della produzione di piante orticole (-7%); è in calo anche la produzione del florovivaismo viticolo (-4,3%), mentre aumenta quella del fruttifero (+6%).
Ad incidere sulla flessione del settore sono l’aumento dei costi di produzione, in primis del petrolio, indispensabile a mantenere l’attività delle serre, e l’abbassamento del 10% dei prezzi del mercato. Due fattori che concorrono, inevitabilmente, a diminuire ulteriormente la redditività delle aziende.  “Il potere d’acquisto è diminuito in generale e, di conseguenza, anche i nostri clienti più consolidati acquistano meno – dice Gianni Piran, florovivaista di LoreggiaSiamo oberati da costi di produzione sempre più elevati: aumenta il prezzo dei concimi, delle materie prime, del petrolio, e stiamo cercando nuove reti di vendita, per avere nuovi sbocchi commerciali. Abbiamo sempre commercializzato con il Nord Italia, ma stiamo tentando di dirigerci all’estero, partecipando a fiere straniere”.
La Confederazione Italiana Agricoltori di Padova sottolinea che il distretto padovano florovivaistico gode di buona salute, nonostante i tempi che corrono: “La situazione è difficile per tutto il settore primario, e il florovivaismo provinciale sta registrando risultati positivi rispetto a quelli regionalicommenta il Direttore di CIA Padova, Maurizio Antonini. Certo non si devono sottovalutare le conseguenze dell’aumento dei costi, ed è necessario attrezzarsi per ampliare le possibilità di vendita”.
Nell’ottica di favorire i processi di internazionalizzazione, la Cia sta promuovendo il viaggio studio in Olanda, dedicato ai florovivaisti, organizzato dal Cipat Veneto tramite il Fondo Sociale Europeo. Per informazioni consultare il sito www.ciapd.it, o chiamare allo 049 8070011.
 
Redazione

vivai pistoia

Coldiretti ricorda che il florovivaismo toscano rappresenta il 15% della PLV di settore nazionale. Tulio Marcelli: "via Irap da attività connesse e detrazioni fiscali per ristrutturazioni giardini realizzate con materiale ‘Made in Italy’"

“Chiediamo l’abolizione dell’IRAP anche per le attività connesse al settore florovivaistico, come gli interventi di manutenzione dei giardini, perché questa attività è da considerarsi al 100% agricola ed è da comparare ai settori che già beneficiano di questa agevolazione. E’ importante intervenire in modo forte e concreto per dare un segnale tangibile alle reali necessità degli imprenditori del settore”. E’ questo il chiaro e deciso messaggio del Presidente di Coldiretti Toscana, Tulio Marcelli, per il rilancio del settore in vista del Tour2016 che il 29 settembre farà tappa a Firenze.
La Toscana, con il 15% della plv (produzione lorda vendibile) florovivaistica nazionale, risulta essere la prima regione d'Italia per la produzione complessiva di fiori e piante ornamentali. Il florovivaismo rappresenta circa il 30% della plv dell'intero settore agricolo della Toscana, con una superficie di 7.457 ettari, ripartiti tra vivaismo (6.407 ha) e floricoltura (1.050 ha).
flormartOggi la realtà florovivaistica toscana ha riunito tutte le sue componenti essenziali in due distretti rurali riconosciuti ufficialmente anche dalla Regione Toscana: il distretto vivaistico ornamentale di Pistoia e il distretto floricolo interprovinciale Lucca-Pistoia.
L'attività vivaistica ornamentale è concentrata nella Valle dell'Ombrone Pistoiese e interessa oltre 5.200 ettari, 1.500 aziende ed oltre 5.500 addetti diretti. La Toscana, in forza di questa grande tradizione nel settore ornamentale riveste una posizione di rilievo anche a livello europeo, contribuendo per il 6% alla formazione della produzione florovivaistica complessiva dell'Unione.
La Toscana è leader indiscussa in Italia per la quantità e qualità dei prodotti ornamentali. Il vivaismo ornamentale, che ha la sua culla nella piana Pistoiese, oggi rappresenta la punta di diamante del settore e si estende in altre aree della regione, quali le province di Grosseto e di Arezzo. In Toscana si possono trovare fiori e piante ornamentali provenienti da tutte le zone del mondo, da quelle tropicali coltivate in ambienti protetti a quelle dei climi freddi allevate nelle zone più interne e sulla montagna appenninica, a quelle tipiche del clima mediterraneo nelle aziende situate nella parte costiera e in quella meridionale.
“Il florovivaismo sta attraversando un periodo non facile ed occorrono interventi di sostegno. Sempre più la qualità e la gestione del verde dentro e fuori le città rappresenta uno dei parametri di misura più importanti per il benessere di una comunità. Ci auguriamo che il Governo accolga la proposta di rendere possibile la detrazione fiscale per le ristrutturazioni dei giardini, come riconosciuto per gli appartamenti, realizzate con “florovivaismo made in Italy” in modo da dare “ossigeno” – dice Antonio De Concilio, Direttore Coldiretti Toscana – alle imprese florovivaistiche ed ai livelli occupazionali che esse sono in grado di sviluppare”.

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robertomoncalvo

Approvata all'unanimità dalle organizzazioni agricole e cooperative dell'UE, la Task Force Mediterranea parte proprio alla vigilia della ratifica dell'accordo tra Unione Europea e Comunità per lo Sviluppo dell'Africa Meridionale per aumentare il periodo di ingresso agevolato delle arance. Il patrimonio europeo deve essere dunque tutelato e valorizzato per la sua altissima qualità.

«Valorizzare le specificità dell’agricoltura mediterranea e dei suoi prodotti per porli con maggior forza al centro dell’Agenda europea per evitare che venga sacrificata sull’altare di giochi politici internazionali senza alcuna considerazione dell’impatto sul territorio, sulla salute, sull’ambiente e sull’occupazione». È questo l’obiettivo della Task Force Mediterranea voluta dal presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, primo vicepresidente degli agricoltori europei del Copa, e approvata all'unanimità dalle organizzazioni agricole e cooperative dell'UE.
Una iniziativa che - sottolinea Moncalvo - parte proprio alla vigilia della ratifica dell'accordo tra Unione Europea e Comunità per lo Sviluppo dell'Africa Meridionale, in primis il Sudafrica, per aumentare il periodo di ingresso agevolato di arance, dopo che analoghi accordi hanno provocato l’invasione di olio di oliva tunisino, pomodoro marocchino, riso cambogiano e del Vietnam, con un pesante impatto sulle produzioni mediterranee.
Si tratta di tutelare un patrimonio europeo che, non solo genera ricchezza e lavoro grazie a numeri da primato per valore aggiunto ed elevato utilizzo di manodopera rispetto ad altri settori, ma - continua Moncalvo - consente di portare sul mercato UE e mondiale prodotti di altissima qualità come dimostra il riconoscimento della dieta mediterranea come patrimonio immateriale tutelato dall’Unesco. «Il Mediterraneo non è soltanto la culla della civiltà e dei valori che sono alla base della nostra Europa ma offre anche importanti prospettive di sviluppo all’agricoltura e all’economia dell’Unione europea».
 
Redazione

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Il Vice Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Andrea Olivero ha inaugurato, venerdì 9 settembre a Bologna, il 28° Salone internazionale del biologico e del naturale (Sana): «Il bio è la svolta della sostenibilità». I dati del biologico, resi noti dall'Osservatorio Ismea-Nielsen, sono in linea con gli obiettivi del Piano Strategico Nazionale. 

«Il settore ha raggiunto la sua maturità e contribuisce in maniera rilevante alle politiche ambientali nazionali. I dati sono in linea con gli obiettivi del Piano Strategico Nazionale: la crescita della superficie coltivata biologica ha raggiunto un milione e mezzo di ettari, le vendite, in costante crescita, segnalano il consolidamento sul mercato nazionale, accompagnato anche da un trend positivo per l’export. La cultura del biologico appassiona i consumatori sempre più attenti e consapevoli delle loro scelte alimentari», così Olivero a margine dell'inaugurazione.
I dati del bio resi noti dall’Osservatorio Ismea-Nielsen:
Vendite prodotti bio nella grande distribuzione: +20,6% rispetto al primo semestre del 2015 (+20% nel 2015; +11% negli ultimi 5 anni).
Operatori certificati (dati SINAB dicembre 2015): quasi 60 mila aziende (+8% sul 2015) tra produttori e trasformatori, e in misura residuale di importatori.
Superficie coltivata (a dicembre 2015) secondo il metodo biologico: 1.492.579 ettari, con un aumento complessivo rispetto all'anno precedente del 7,5 %. Impegnato il 12% della SAU nazionale (ISTAT SPA 2013), dato che cresce, rispetto allo scorso anno, quasi di un punto percentuale.
 
Redazione