Un albero, fiore, pianta per...

Innanzi tutto bisogna fare una distinzione. Esistono due tipi di peonie: le erbacee; e le arboree o arbustive (in cinese Moutan).
Le prime, come si legge nella scheda del sito web del Centro Botanico Moutan, nei pressi di Vitorchiano in provincia di Viterbo, dove si trova una ricchissima collezione di peonie cinesi («600 tra specie botaniche, varietà e ibridi naturali conosciuti»), «sono annuali perenni che non lignificano ed ogni anno, in autunno, dopo aver emesso i propri getti tra aprile e maggio, scompaiono per riapparire la primavera successiva. A differenza delle arboree di cui si è iniziato ad avere notizia in Europa soltanto all'epoca dei grandi viaggi, le erbacee si conoscono nel nostro continente da sempre».
Le peonie arbustive o moutan, invece, sono piante fuori terra formate da solidi e nodosi arbusti che «ogni anno lignificano una piccola parte dei nuovi getti, creano molto lentamente un cespuglio legnoso che può superare anche i 2 m di altezza e i 3-4 m di diametro. Perdono le foglie durante il periodo invernale e da febbraio, con una sorprendente vitalità, fanno schiudere le nuove gemme; tra aprile e maggio offrono splendidi fiori (di varie forme e che possono raggiungere i 30 cm di diametro) e mantengono poi, fino a settembre, una bella e decorativa fogliatura. Sono piante molto longeve con una vita media di 100-200 anni (in Cina ne esistono esemplari di 300-400 anni)». «La prima citazione in Europa delle peonie arboreespiega ancora il sito web del Centro Botanico Moutan - è nel rapporto di un membro della Compagnia Olandese delle Indie Orientali che, nel 1656, le descrisse come simili alle rose, ma senza spine e con fiori grandi il doppio. Solo a metà dell’Ottocento però, alcuni vivaisti europei iniziarono ad importare peonie dall’Estremo Oriente e a riprodurle da seme. Si trattava sempre di piante molto rare e poco conosciute. Ma in breve tempo, a fine secolo, la peonia divenne una delle piante più amate e diffuse, anche nei giardini del Vecchio Continente».
Dunque scegliamo la peonia arbustiva come “fiore per la Cina” perché «già molti secoli prima di Cristo, nella Cina imperiale, - come ha scritto Olga Buglak in un recente articolo su Agricoltura italiana online – la peonia era amata maniacalmente dall’imperatore, che la faceva raffigurare sulle preziose porcellane dell’epoca e pagava una fortuna a chiunque presentasse una nuova varietà». «Ancora oggi in Cina – aggiunge Olga Buglak – la peonia è considerata “regina dei fiori” e il fiore nazionale della Cina. Nella città di Luoyang, che fu a lungo capitale della Cina, la peonia è al centro di un festival che richiama ogni anno decine di migliaia di visitatori». Della peonia erbacea, già nota nell’antica Roma, diremo in un prossimo “Un fiore per” in relazione ad un’altra funzione.
Intanto, per chi volesse fare una full immersion nelle tante varietà di peonie cinesi, non solo arbustive, può visitare il parco del Centro Botanico Moutan di Vitorchiano nel periodo di fioritura, ossia in aprile e per certe specie anche in maggio.

redazione

[Foto di Giuseppe Cristiano da Wikipedia]

Stavolta l’implicito suggerimento arriva da una notizia e più precisamente da un comunicato di Coldiretti Toscana di un paio di giorni fa. Per il martedì grasso, al Carnevale di Viareggio, fa sapere l’organizzazione agricola, c’è stata una «pioggia di anemoni blu»: 5 mila bouquet preparati da Coldiretti di Lucca in collaborazione con i floricoltori versiliesi sono stati regalati al pubblico del «corso mascherato pomeridiano».
Una scelta di «austerità», quella di questo genere di pianta di cui fanno parte oltre 100 specie, «per denunciare le gravi difficoltà che il settore sta vivendo anche a causa dell’impennata dei costi del gasolio necessari per far funzionare i bruciatori che riscaldano le serre». «L’anemone è infattispiega Coldiretti – un fiore low-cost che permette ai produttori di risparmiare fino all’80% dei costi di gasolio rispetto ad altri fiori tipici coltivati in serra».
Una qualità indubbiamente degna di nota di questi tempi: ben venga “Un fiore per risparmiare gasolio”.

redazione

Un fiore per... scrivilo tu

Acquerello di Luciva

 

Non ero mai riuscita a far durare una pianta nel mio salotto (ampio, anche comodo, ma non luminossissimo), neanche a morire...  finché...

Tutto è nato circa sei anni fa, grazie alla mia quasi improvvisa passione per un fiore che fino a poco tempo prima, quasi detestavo: l'orchidea.

L'orchidea fino ad allora, era considerata da me un fiore snob, un fiore di lusso, parassita, mera dimostrazione di ricchezza.

Finché un giorno mi sono resa conto che qualcosa era cambiato. Andando per caso alla mostra dei fiori che si svolge nel giardino dell'orticoltura di Firenze, mi sono resa conto che esisteva ed era bellissimo, un tipo di orchidea... più accessibile ed alla portata di tutti: la Phalenopsis!

Amore a prima vista (oserei dire reciproco) per questa meraviglia che da subito si è dimostrata resistente, tenace, attaccata, nonostante le mie poche e incompetenti cure. Capace di fiorire e rifiorire poi anche nel famigerato salotto, lei, bianca e delicatamente farfalleggiante, con quel suo animo viola ciclamino... lei, insieme alle altre cinque sorelle di vari colori che in seguito ho acquistato o mi hanno regalato, riconoscendomi tutti il bene supremo di saperle trattare e far vivere alla grande (cosa che evidentemente non è così universale).

Attualmente le orchidee si fanno compagnia in sala, altre due le ho messe in cucina, senza chiedere veramente null'altro se non un po' d'acqua ogni qualche giorno e un'occhiata davvero amorevole che tutti i giorni do loro.

Ah, una cosa dimenticavo, Lei, la mia bellissima prima Phalenopsis ha stimolato in me (nonostante il poco tempo libero che ho a disposizione) la voglia di rappresentarla, dipingendola con una tecnica abbastanza ostica per una dilettante quale sono, cioè l'acquerello (vedi allegato), che stranamente invece in quest'occasione è venuto fuori così... facile facile, proprio come tenere una Phalenopsis...

In fondo non occorre essere dei maghi, in entrambi i casi... basta usare... soltanto un po' d'acqua e di passione!


Luciva

Foto di Keihin Nike da Wikipedia Giappone

 Su Wikipedia Italia della wisteria o glicine ci si limita a dire telegraficamente che «nel linguaggio dei fiori indica amicizia». Più interessante è la spiegazione del valore simbolico di questo fiore fornita dal sito web “giardinaggio.it”: «per i cinesi ed i giapponesi il glicine rappresenta l’amicizia […] si narra, infatti, che gli imperatori giapponesi, durante i lunghi viaggi di rappresentanza, portassero con bonsai di glicine; quando giungevano in luoghi stranieri si facevano precedere dagli uomini del seguito, che sostenevano alberelli di glicine fiorito, al fine di rendere note le proprie intenzioni, amichevoli e di riguardo». Dunque “Un fiore per segno di amicizia”.

redazione

Fotografia di Steffen Mokosh da Wikipedia (1 maggio 2004)

 C’è un fiore che porta inscritta nel nome l’indicazione della propria funzione simbolica (o insieme di funzioni) in modo che più esplicito non si potrebbe. E’ il cosiddetto “non ti scordar di me”, nome scientifico “Myosotis”, un genere di pianta fiorita della famiglia Boraginaceae.
Come spiega bene l’enciclopedia online Wikipedia, versione in inglese, circolano varie leggende su questo fiore e sull’origine del suo nome. In una di queste, di area germanica, si narra che quando Dio aveva ormai denominato tutte le piante, a un certo punto si levò la voce di una piccola pianta rimasta senza nome che disse: «non ti scordar di me, mio Signore». Al che Dio replicò: «questo sarà il tuo nome».
Al di della genesi della sua denominazione, la funzione del “non ti scordar di me” è quella appunto di non far dimenticare qualcosa: nel XV secolo in Germania gli uomini lo indossavano per non essere dimenticati dalle amate, si legge sempre su Wikipedia, e le donne in segno di fedeltà; mentre la massoneria incominciò ad usarlo nel terzo decennio del XX secolo come segno del dovere di non dimenticare i poveri e i disperati, ma oggigiorno lo usa come simbolo per ricordare i massoni che furono vittime del regime nazista.
In ogni caso, indubbiamente “Un fiore per non dimenticare”.

redazione