Un albero, fiore, pianta per...
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[Foto di Silvia Bruno]
Sul Camino del Norte – un itinerario noto anche come Ruta costera che si svolge per 856 km ca. lungo la costa settentrionale spagnola tra Irun e Santiago di Compostela e che attraversa i Paesi Baschi, la Cantabria, le Asturie e la Galizia – incontriamo folti boschi (naturali e di rimboschimento), verdissimi prati e numerosi pascoli che arrivano spesso a toccare il limite del Mar cantabrico. Durante il duro percorso si incrociano numerose specie arboree e arbustive, tra le quali ricordo il pino, le eriche, i cisti, i lentischi, i lecci e gli Eucalipti, questi ultimi (nei Paesi Baschi e in Galizia), noti principalmente per l’uso farmacologico e fitoterapico dell’olio essenziale. Tra i fiori spontanei si incontrano spesso anche le comunemente note campanelle rampicanti, le cui corolle a forma di tromba nascono dalla pianta perenne (Ipomoea purpurea, un genere della famiglia delle Convolvulaceae) che si inerpica “selvaggiamente” formando delle meravigliose spalliere naturali a case o a pareti rocciose. La pioggia fine e frequente – caratteristica della costa settentrionale iberica – nonché il sole che esplode all’improvviso anche solo per poche ore, rendono il terreno cantabrico ed asturiano fertile e ricco di humus. Così mi spiego il colore blu cangiante (per non dire fosforescente) e l’epidermide vellutata delle campanelle che, insieme ad altre attrattive floristiche ed arboree (nonché faunistiche), hanno allietato a ogni “piè sospinto” il mio Cammino verso Santiago.
Silvia Bruno
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[Foto di Cillas da Wikipedia]
Una rosa che «non ha paura del caldo» si leggeva nel titolo del pezzo del 28 luglio scorso della rubrica “Terrazzi fioriti” di Paolo Pejrone su Repubblica. E poi ancora nel testo la rosa in questione veniva descritta fra l’altro come «certamente appagata dei 30 e più gradi di luglio» e tale non solo da non amare il freddo ma addirittura da avere bisogno di «una buona scottatura estiva».
Qualcuno avrà già indovinato il nome della rosa, che qui chiameremo “Un fiore per… il gran caldo”, messa a fuoco da Paolo Pejrone. Si tratta della Rosa bracteata, che a quanto spiega Wikipedia inglese comprende tre specie, di cui due provenienti dalla Cina e una dall’India. Il sito web www.giardinaggio.it ricorda che fu introdotta dalla Cina nel 1793 da Lord Macartney.
redazione
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[Margherita o Leucanthemum vulgare, foto di Carla Nunziata da Wikipedia]
«A Bresso, dove domenica il Papa celebrerà la Messa, verranno realizzate due aiuole di 100 metri quadrati l'una per le quali saranno impiegati quasi 1.700 arbusti di margherite bianche e gialle…» si legge in un articolo pubblicato ieri da Agricoltura italiana online.
In realtà la margherita non sarà l’unico fiore a fare la comparsa a Milano per questa celebrazione del Papa, come spiega l’articolo, e «all'interno della Cattedrale verranno sistemati 4 grandi vasi da 50 centimetri di diametro con delle Phalenopsis (una varietà di orchidee) bianche e gialle, mentre l'esterno sarà arredato con 200 piante di ortensie bianche e di Lantana Camara e di Solanum Jasminoide sempre con i colori del Vaticano».
Ma con due aiuole di cento metri quadrati tappezzate da mille e settecento piante non è fuori luogo l’indicazione della margherita quale “Un fiore per la messa del Papa”.
Redazione
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[Yucca gloriosa, foto di Penarc da Wikipedia]
Il suggerimento ci arriva stavolta dalla rubrica “Giglio Verde” del Corriere Fiorentino a cura di Giulia Premilli, che il 5 maggio scorso ha messo a fuoco come “fiore che regala la fortuna” la Yucca gloriosa. Una pianta che proprio in questi giorni è in fiore, con getti che possono arrivare a fino a due metri.
La Yucca gloriosa, si legge su Wikipedia English, è una specie di pianta fiorita del genere Yucca. E’ originaria delle coste meridionali degli Stati Uniti, dal sud del North Carolina al nord della Florida, e cresce nelle dune sabbiose. Sta attecchendo anche da noi, ad esempio al Parco di San Rossore come spiega Giulia Premilli, ed è venduta in tutto il mondo pure come pianta domestica che richiede poche attenzioni.
Questa pianta, precisa l’enciclopedia online, può provocare reazioni allergiche della pelle al contatto.
Redazione
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[Paeonia officinalis, foto di Francs2000 da Wikipedia]
Come ricordato nel precedente numero di questa rubrica, accanto alle peonie arbustive d’origine orientale, esistono quelle erbacee che sono conosciute in Europa sin dall’antichità.
E’ anzi in riferimento proprio alle varietà selvatiche erbacee europee, fra cui in primis la paeonia officinalis (peonia selvatica) già conosciuta nell’antica Grecia, che molti fanno risalire il nome. Ad esempio, secondo una ipotesi etimologica riportata dal sito web giardinaggio.net, da Paiôn, «allievo di Asclepio (Esculapio per i Romani), il dio greco della medicina», che «venne trasformato in fiore di peonia da Zeus […] per salvarlo dall’ira funesta del maestro, invidioso del suo grande talento».
Le peonie erbacee, si legge su Wikipedia, «comprendono le varietà derivate dalla paeonia officinalis di origine europea, con fiori privi di profumo, portati da steli uniflori, e della paeonia lactiflora originaria della Siberia, con fiori al profumo di rosa portati da steli multiflori, molto decorativi e con una vasta gamma di colori dal bianco al rosso».
Ma quello che qui ci interessa è che, appunto, come ricordato anche da Olga Buglak in un articolo del 28 marzo scorso su Aiol.it (Agricoltura italiana online), «in Occidente, le peonie sono conosciute fin dall'antichità, soprattutto per le loro virtù medicinali: fu Teofrasto a parlarne per primo, non per la bellezza dei fiori, ma come eccellente rimedio contro l'epilessia». Ciò, spiega Wikipedia francese, grazie alla presenza nella sua composizione biochimica di una sostanza alcaloide sedativa e analgesica. Tale funzione, aggiunge l’enciclopedia online francese, è continuata nel Medioevo, quando la paeonia officinalis «veniva coltivata nei giardini dei semplici per le sue proprietà medicinali» e «se ne facevano degli amuleti contro l’epilessia».
Naturalmente questo testo non ha intenti medici e non costituisce un suggerimento ad utilizzare oggi per l’epilessia rimedi così antichi. Si voleva soltanto ricordare una delle tante funzioni che furono associate a questo fiore ricco di storia.
redazione




