Il vivaista
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Nei giorni 23 e 25 febbraio, 2 e 4 marzo 2021 le quattro sessioni online della 2^ “Biostimolanti Conference” organizzata da ARPTRA, l’Associazione Regionale Pugliese dei Tecnici e Ricercatori in Agricoltura. Il primo webinar è sui “Trend evolutivi del mercato dei biostimolanti”, i due successivi sul “Contenimento degli stress abiotici”, l’ultimo sui “Meccanismi d’azione dei biostimolanti funzionali”. Previsti crediti formativi professionali (CFP). Il programma.
Approfondire gli aspetti fisiologici, applicativi e regolatori di una categoria di prodotti in rapida evoluzione e dalla crescita annuale a due cifre come quella dei biostimolanti, che servono a incrementare la resistenza delle colture nei confronti dei vari stress e ad aumentare la qualità delle produzioni. Per permettere agli operatori del settore agricolo di comprenderne meglio i meccanismi d’azione e le peculiarità.
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Nel suo discorso di insediamento il neo presidente del Crea Carlo Gaudio ha sottolineato l’importanza di due progetti quali Biotech, che mira a produrre piante di più elevata qualità e con maggior tolleranza a stress biotici e abiotici attraverso anche «la tecnologia CRISPR/Cas9 per determinare mutazioni in posizioni predeterminate del genoma», e Agridigit, «per un’agricoltura di precisione, mediante la digitalizzazione dei sistemi», che consente di analizzare la realtà agricola e naturale nel dettaglio, supportando il monitoraggio e prevedendone le evoluzioni.
Con l’insediamento del nuovo Consiglio di amministrazione (Cda) presieduto da Carlo Gaudio, fino al giorno prima subcommissario per l'attività scientifica e il coordinamento con i centri di ricerca, è terminata il 15 febbraio scorso la lunga fase di gestione commissariale del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea), durata più di un anno e mezzo. Sono così ricostituiti gli organi del più importante ente di ricerca sull’agroalimentare italiano e si torna ad una gestione ordinaria che permette di guardare al futuro.
Il Cda sarà composto anche da Alberto Basset, professore ordinario di Ecologia presso l'Università del Salento di Lecce e presidente della Società Italiana di Ecologia; Stefania De Pascale, professore ordinario di Orticoltura e floricoltura presso l'Università Federico II di Napoli e componente del Consiglio scientifico del Crea; Enrica Onorati, Assessore all'Agricoltura della Regione Lazio (designata dalla Conferenza Stato Regioni); Domenico Perrone, I tecnologo presso il Centro di ricerca “Difesa e Certificazione” del Crea (eletto dai ricercatori e tecnologi del Centro).
«Agricoltura, ambiente ed alimentazione – ha dichiarato il neo presidente Carlo Gaudio - sono settori sempre più importanti per l’economia e per la società italiana e la ricerca scientifica, l’innovazione, la formazione e la divulgazione in questi ambiti vedono nel Crea il naturale riferimento nazionale, per la notevole competenza del suo personale, tanto è vero che il Crea sta coordinando due dei più importanti progetti di ricerca scientifica in materia: il Biotech, con l’obiettivo di produrre piante di più elevata qualità e con maggior tolleranza a stress biotici e abiotici e l’Agridigit, per un’agricoltura di precisione, mediante la digitalizzazione dei sistemi, consentendo di analizzare la realtà agricola e naturale nel dettaglio, supportando il monitoraggio e prevedendone le evoluzioni».
Più in dettaglio, nel suo discorso di insediamento Carlo Gaudio ha sottolineato che «l’assegnazione del Premio Nobel 2020 per la Chimica a Jènnifer Doùdna ed Emmanuèlle Charpentièr, a seguito della pubblicazione della scoperta della tecnologia CRISPR/Cas9 per determinare mutazioni in posizioni predeterminate del genoma, dimostra l’importanza e l’enorme impatto che le nuove tecnologie possono avere in campo microbiologico, biologico, medico e agrario. Questo nuovo strumento ha contribuito all’emergere di altre scoperte nella ricerca di base: in Medicina, sono in corso prove sperimentali di nuove terapie contro il cancro ed il sogno di poter curare anche le malattie ereditarie non è lungi dal potersi avverare; nell’ambito delle piante, scienziati e ricercatori sono stati già in grado di sviluppare colture che resistono alle muffe, ai parassiti ed alla siccità. Le “forbici genetiche” possono guidare le scienze della vita verso una nuova epoca e, per molti aspetti, portare grandi benefici all’umanità. La ricerca agraria italiana ha colto in pieno le potenzialità di questo nuovo strumento per lavorare al miglioramento genetico delle specie vegetali ed animali, nonché forestali e microbiche, d’interesse del Made in Italy, sempre nel rispetto delle decisioni del Parlamento e delle vigenti normative. Il Crea sta coordinando uno dei più importanti progetti di ricerca scientifica in materia: il Biotech, finanziato dal Mipaaf, cui partecipano diversi centri dell’Ente e altri istituti di ricerca e università italiane, con l’obiettivo, ad esempio, di produrre piante di più elevata qualità e con maggior tolleranza a stress biotici e abiotici, che potranno essere ottenute con metodi molto più sofisticati, grazie ai nuovi modelli sviluppati nell’altro grande progetto ministeriale, l’Agridigit, per un’agricoltura di precisione, mediante la digitalizzazione dei sistemi, consentendo di analizzare la realtà agricola e naturale nel dettaglio, supportando il monitoraggio e prevedendone le evoluzioni».
«In questi ed in altri settori e progetti – ha concluso Gaudio -, quali l’alimentazione e la nutrizione, la creazione di prodotti innovativi, l’individuazione di metodi di coltivazione sostenibili, con bassi input chimici e idrici, il recupero di nutrienti e di molecole bioattive dagli scarti delle filiere agroindustriali, con l’obiettivo di zero residui e di sviluppo di prodotti ad elevato valore aggiunto nei settori dall’alimentazione alla nutraceutica, dalla cosmetica al packaging, mediante una serie di protocolli green con processi ecosostenibili, per la tutela dei consumatori, il benessere degli animali, la protezione dell’ambiente e della biodiversità in un contesto di economia circolare, l’impegno nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie in tali ambiti sarà fondamentale».
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Il 25 gennaio le associazioni degli architetti del paesaggio e dei costruttori del verde hanno siglato un protocollo d’intesa per unire le forze nella promozione di spazi verdi e paesaggi di qualità sia nelle aree urbane che extra-urbane. La presidente di Aiapp Tullio: «il progetto di paesaggio è fondamentale per accrescere la resilienza della città e offre soluzioni di adattamento ai cambiamenti climatici». Il presidente di Assoverde Maisto: «nella convenzione trovano forma e prospettive la complementarità e il raccordo fra progettisti e imprenditori del verde».
Sviluppo di progetti di ricerca e sperimentazioni. Attività di formazione. Tirocini e stage presso le aziende. Organizzazione di iniziative ed eventi divulgativi. Partecipazione a fiere e manifestazioni di settore. Diffusione di buone pratiche e internazionalizzazione.
Sono questi gli ambiti di interesse del protocollo d’intesa siglato il 25 gennaio dalla presidente di Aiapp – Associazione italiana architettura del paesaggio Maria Cristina Tullio e dal presidente di Assoverde – Associazione italiana costruttori del verde Antonio Maisto. Obiettivo: dare una risposta all’esigenza di più spazi verdi e paesaggi di qualità nelle città e nelle aree extra-urbane. Perché, come sottolineano le due associazioni, la qualità del progetto di paesaggio e della sua realizzazione sono uno strumento fondamentale per affrontare le sfide ambientali e sanitarie che abbiamo di fronte.
«Le nostre città sono “giungle d’asfalto”, in alcuni casi veri deserti ecologici e sociali – affermano Aiapp e Assoverde - e invece devono trasformarsi in organismi il più possibile ecosistemici, per far fronte alla crisi climatica e ambientale. Per farlo occorre avviare vere e proprie “grandi opere pubbliche verdi”, corridoi ecologici, spazi di resilienza, infrastrutture verdi e blu! Ma anche favorire lo sviluppo del verde privato: giardini e terrazzi sono anch’essi necessari e il verde connesso alle scuole e ai luoghi sanitari e di uso pubblico. Il settore economico che può contribuire al greening dei nostri centri urbani non è di secondaria importanza: la produzione di fiori e piante nel nostro paese vale oltre due miliardi e mezzo di euro e dà impiego a migliaia di operatori e oggi vive una crisi che non è solo conseguenza della pandemia da COvid19».
In questo contesto la definizione di sinergie diventa indispensabile per poter dare risposte efficaci. Aiapp e Assoverde si sono pertanto raccordate nel coniugare le rispettive competenze e specificità, per promuovere iniziative congiunte che consentano di cogliere al meglio le opportunità in campo; sviluppare ambiti di ricerca, progettualità e sperimentazioni; accrescere i livelli di professionalità e d’intervento, le capacità tecniche ed operative nonché le opportunità di lavoro delle categorie che ciascuna delle Parti rappresenta. Le basi del partenariato tra le due associazioni sono state poste con il “Progetto Strategie Green” (vedi) avviato la scorsa estate in risposta all’emergenza Covid e finalizzato a supportare le amministrazioni nella valorizzazione degli spazi pubblici e privati in diverse città italiane.
«Il progetto di paesaggio in ambito urbano e periurbano in tutte le sue declinazioni – ha dichiarato la presidente di Aiapp Tullio - è fondamentale per accrescere la resilienza della città e offre soluzioni di adattamento ai cambiamenti climatici in atto (contrastandone e/o contenendone gli effetti), ricostruisce gli equilibri ecosistemici, permette la salvaguardia della biodiversità e migliora la qualità della vita. In particolare il cosiddetto verde urbano – che oggi vive una fase di contrazione della domanda in quanto viene considerato un costo e un problema gestionale - ha invece un ruolo essenziale per accrescere la resilienza delle aree urbane, rappresentando uno strumento di rilettura e rilancio delle città, generando anche attività lavorative (di manutenzione e marketing del territorio) e determinando un importante risparmio, in termini di prevenzione di dissesti e catastrofi naturali e sanitarie».
«Una visione comune – ha detto il presidente di Assoverde Maisto – che oggi trova nella convenzione nuova forma, struttura e prospettive, sancendo la complementarità, la condivisione degli obiettivi, il raccordo tra il mondo dei progettisti e quello delle imprese del verde, nei diversi step, in fase di programmazione, alla base della progettazione e per la realizzazione e manutenzione degli interventi nel corso del tempo». In questo accordo vengono infatti ratificate anche le modalità specifiche per i professionisti di Aiapp di raccordarsi alla rete delle imprese di Assoverde e, viceversa, la possibilità per le aziende di Assoverde di riferirsi direttamente ai professionisti di Aiapp nel rispetto della mission e degli obiettivi condivisi tra le due associazioni.
Il testo integrale del protocollo d’intesa fra Aiapp e Assoverde si può leggere qui.
L.S.
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Un’area verde di 2 mila metri quadrati composta da 500 piante certificate di specie autoctone che sono state fornite dall’Ersaf, l’Ente regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste della Regione Lombardia.
E’ la Foresta VMware del Parco Nord di Milano che l’omonima azienda, colosso del settore del software, ha fatto mettere a dimora lo scorso ottobre per dare un contributo concreto alla riduzione della CO2 nell’atmosfera, nel contesto del progetto pubblico Forestami curato da Stefano Boeri che prevede la messa a dimora di 3 milioni di alberi entro il 2030 «per pulire l’aria, migliorare la vita della grande Milano e contrastare gli effetti del cambiamento climatico». Una delle tante iniziative di VMware nel suo percorso per la sostenibilità ambientale all’insegna dell’Agenda 2030.
I cinquecento alberi della Foresta VMware appartengono a 12 specie indicate ai fini della costituzione di boschi naturaliformi secondo la tipologia forestale del querco-carpineto planiziale. Tra queste, Farnia (Quercus robur), Cerro (Quercus cerris), Rovere (Quercus petraea) e altre latifoglie tra cui Aceri (Acer spp), Carpino bianco (Carpinus betulus) e Ciliegio Selvatico (Prunus avium). Le piante sono state messe a dimora, a partire dalla giornata inaugurale del 16 ottobre a cui ha preso parte il country manager dell’azienda Raffaele Gigantino, come piantine forestali dell’età di 2 anni, «volutamente di piccole dimensioni per favorire l’attecchimento, manutenute fino a maturità». Il progetto è stato curato da Rete Clima e Parco Nord Milano, le piante sono state piantate dai volontari e dalle squadre forestali.
Ogni pianta è numerata e verrà regalato un albero a ciascuno degli ospiti che avrà preso parte ad attività ed eventi promossi da VMware. Ognuno può sentirsi così parte attiva di questa forestazione metropolitana attraverso una pianta che sarà il simbolo del proprio personale contributo all’ambiente.
Durante il loro ciclo di vita, le piante assorbiranno 16.750 kg di CO2 ogni anno, che equivalgono a 1 volta il giro della terra percorso in un’auto di media cilindrata oppure a 35 viaggi andata e ritorno da Roma a Londra a bordo di un aereo.
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Approvato dal Consiglio regionale della Lombardia il nuovo piano fitosanitario triennale da 6,4 milioni di euro. L’assessore all’agricoltura Rolfi sottolinea il potenziamento del Servizio fitosanitario con l’assunzione di 20 ispettori, la nuova sede nel cuore del distretto di Canneto sull’Oglio e il ruolo del Laboratorio regionale presso la Fondazione Minoprio. Rolfi: «vigileremo sul nuovo Pan, la soluzione ai problemi non può essere mettere al bando alcuni prodotti fitosanitari al momento senza alternative valide».
«Un Piano triennale da 6,4 milioni di euro. Il fitosanitario è un tema cardine per il futuro dell’agricoltura. Nei mesi scorsi la Regione Lombardia ha assunto 20 funzionari che assumeranno il ruolo di Ispettori per potenziare il servizio e, presto, sarà inaugurata una nuova sede a Canneto sull’Oglio, in provincia di Mantova, nel cuore di una delle zone più importanti del vivaismo europeo. Vogliamo mettere in campo tutte le azioni necessarie per proteggere e conservare le coltivazioni lombarde».
E’ quanto dichiarato nei giorni scorsi dall’assessore all’Agricoltura, alimentazione e sistemi verdi della Regione Lombardia Fabio Rolfi in seguito all’approvazione del Piano fitosanitario triennale da parte della Commissione consiliare.
«Con questa riorganizzazione di funzioni – ha sottolineato l’assessore – sarà la direzione regionale dell’agricoltura a occuparsi di programmazione mentre a Ersaf spetterà l’attività di controllo. Un riordino che renderà più fluide le procedure per costruire interventi di difesa adeguati».
Nel dettaglio gli obiettivi del documento sono: l’applicazione della nuova normativa UE di riferimento, l’individuazione di obiettivi strategici per il triennio, quali: il potenziamento della prevenzione dei rischi derivanti dagli organismi nocivi rafforzando i programmi di sorveglianza del territorio e di gestione delle emergenze, il dialogo con gli operatori professionali.
«Studiare e combattere gli agenti esterni, insetti alieni su tutti, che stanno creando danni milionari all’agricoltura lombarda è fondamentale – ha aggiunto l’assessore – per non vanificare gli investimenti fatti dalle aziende agricole e per difendere il reddito dei lavoratori. Ci sono intere filiere a rischio, in particolare quella della frutta, e non possiamo permetterci di perdere un patrimonio che è parte integrante della nostra economia. Penso alla cimice asiatica, alla maculatura bruna, alla Popillia japonica, alla cascola delle olive: agenti sui quali bisogna intervenire rapidamente. Contro la cimice asiatica abbiamo iniziato la sperimentazione della vespa samurai e nel 2021 sono previsti ulteriori lanci oltre a studi scientifici aggiuntivi». «Ricordo inoltre – ha continuato – il ruolo fondamentale svolto a supporto delle attività fitosanitarie da parte del Laboratorio regionale che ha sede presso la Fondazione Minoprio e che è punto di riferimento nel panorama nazionale».
«Vigileremo in maniera puntuale anche sul nuovo Piano d’Azione Nazionale – ha concluso Rolfi – che per alcuni aspetti sta prendendo una deriva ideologica che rischia di danneggiare l’agricoltura. La soluzione ai problemi non può essere quella di mettere al bando alcuni prodotti fitosanitari che al momento non presentano alternative valide. Vietarli significa lasciare gli agricoltori senza armi per combattere i problemi. L’uso sostenibile di questi prodotti deve incontrare le esigenze delle aziende agricole e la Regione Lombardia continuerà a lavorare per un equilibrio tra questi due fattori».
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