Il vivaista

Negli ultimi anni la maggior parte dei paesi si stanno sensibilizzando al concetto di sostenibilità ambientale, per le sue implicazioni sull'utilizzo dell'energia e sul benessere delle persone. Le linee guida dettate dal Parlamento Europeo, attraverso le direttive EPBD, incoraggiano una spinta verso l’efficientamento energetico degli edifici esistenti per poter raggiungere gli ambiziosi livelli di casa a consumo quasi o totalmente zero (nZEB).
In Italia, il Piano d'azione per la sostenibilità energetica mira a ridurre l'impatto ambientale delle nuove costruzioni e, in proposito, il decreto per i Criteri Ambientali Minimi (CAM), nel suo ultimo aggiornamento del 6/08/2022, specifica che l’utilizzo di coperture verdi deve essere preferito in modo da ridurre l’effetto “isola di calore estiva”. La tendenza è quindi quella di promuovere l’utilizzo di strati verdi nell’efficientamento degli edifici, ma senza effettuare alcuna implementazione ampia e pertinente.
La crescente urbanizzazione, a discapito delle aree verdi, sta cambiando radicalmente le città. Le temperature medie dei centri abitati stanno crescendo a causa del fenomeno dell'isola di calore urbana (UHI), che mette in pericolo i gruppi più vulnerabili della popolazione e amplifica i problemi legati all’inquinamento. L'uso di rivestimenti vegetali consente di migliorare la qualità dell'aria, di mitigare i fenomeni di isola di calore e di ottimizzare l'isolamento acustico oltre che a garantire drenaggio ai fenomeni atmosferici sempre più intensi quali “bombe d’acqua”.
Per quanto riguarda i fabbisogni energetici degli edifici, soluzioni come tetti o facciate verdi si sono dimostrati tendenzialmente efficienti nella riduzione dei consumi, in particolare quelli di raffrescamento. Tuttavia, ogni caso dovrebbe essere progettato e studiato a fondo, prima della sua installazione.
L’obbiettivo di questo articolo è quello di delineare una panoramica sugli apporti energetici ottenuti nella stagione estiva con l’installazione di pareti e tetti verdi su edifici costruiti in area mediterranea.

Pareti verdi
Le performance energetiche di una parete verde sono state analizzate nell’ambito di una ricerca condotta con ENEA su una parete verde, installata su un loro edificio, durante il periodo estivo. L’edificio possiede delle pareti mediamente prestazionali, in blocchi di laterizio con intercapedine isolata con 6 cm di sughero. Grazie ai dati misurati sulla parete siamo stati in grado di creare un modello di simulazione energetica dinamica, usando programmi quali Matlab e Simulink, per predire il comportamento energetico di pareti vegetali in altre città.
I parametri utilizzati per la valutazione della parete sono stati:
- la costante verde media stagionale (Kv), che indica la percentuale di radiazione solare incidente entrante nell’edificio;
- il fattore di attenuazione medio stagionale verde (Fav), che indica di quanto viene ridotta l’onda termica proveniente dal sole (vedi Fig. 1);
- lo sfasamento medio stagionale verde (tv), che indica il tempo di ritardo con la quale l’onda termica entra all’interno dell’edificio (vedi Fig. 1).


Fig 1. Rappresentazione grafica di attenuazione e sfasamento.

I dati misurati a Roma, nell’estate del 2019, hanno mostrato che la coltre vegetale è in grado di diminuire fino a 6 °C la temperatura superficiale interna della parete, rispetto al caso di parete non protetta.
Simulando la collocazione dello stesso edificio nelle città di Palermo e Bolzano, usando i dati climatici dell’estate 2019, abbiamo ottenuto i risultati in Tab 1.

 Città  Kv Fav  tv [h]
 Bolzano  0.27  0.172 16.40
 Roma  0.35  0.161  12.77
 Palermo  0.54  0.151  17.30

Tab 1. Valori medi estivi di Kv, Fav e tv, per le città di Bolzano, Roma e Palermo, durante l’estate del 2019, per l’edificio oggetto di studio.

La costante verde media stagionale Kv indica che la coltre vegetale a Roma impedisce al 65% del flusso termico totale di entrare nell’ambiente interno, rispetto alla configurazione nuda. I fattori di attenuazione si assestano su valori simili in tutte e tre le città. Gli sfasamenti, seppur diversi, permettono di ritardare il picco dell’onda termica giornaliera alle ore notturne, quando soluzioni passive come il “free cooling” possono essere adottate per raffrescare gratuitamente aprendo le finestre.

Tetti verdi
Una campagna di simulazioni energetiche dinamiche è stata effettuata in tre città italiane, con l’obiettivo di confrontare il comportamento energetico di un tetto verde e di un tetto tradizionale ben isolato. L’edificio simulato è uno dei casi studio individuati dal Comitato Termotecnico Italiano per l’Energia e l’Ambiente (CTI) per accreditare software di calcolo energetico; sono state modificate le stratigrafie in modo da rispettare i limiti di trasmittanza imposti dalle normativa Italiana.
Le due stratigrafie di copertura sono state modellate per avere la stessa trasmittanza termica (0,23 W/m2K), al fine di poter valutare la prestazione termica dinamica che risulta influenzata, oltre che dai materiali, anche da altri parametri. In particolare, il comportamento del tetto verde è condizionato dal livello di evapotraspirazione, dall’accumulo di acqua nel terreno, dalla copertura fogliare e dalla radiazione solare diretta. Come mostrato in Fig. 2, i flussi termici estivi entranti gli edifici sono molto diversi e influenzati notevolmente dalla quantità di acqua presente all’interno del tetto verde.

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Fig 2. Energia termica settimanale trasferita per conduzione all’interno delle stratigrafie verso l’intradosso (Inward) e l’estradosso (Outward), in una settimana estiva standard del 2019.

La configurazione più performante è il tetto verde ben irrigato, con un livello di umidità del suolo del 30% o più. Al diminuire dell’umidità del suolo diminuiscono anche le qualità di isolamento termico del tetto vegetativo, producendo risultati sfavorevoli al di sotto di un contenuto d’acqua del 20%, con prestazioni quindi peggiorative rispetto al tetto in laterizio ben isolato.
La Fig. 3 mostra al dettaglio l’andamento e la direzione dei flussi nelle diverse casistiche.

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Fig 3. Diagrammi che mostrano l'energia termica settimanale trasferita per conduzione all’estradosso e all’intradosso dei diversi tipi di tetto simulati con i rispettivi profili di pioggia a Bolzano, Pisa e Palermo durante l'estate 2019; le illustrazioni indicano anche le temperature medie esterne e interne, la percentuale media settimanale di acqua all'interno del suolo del tetto verde e il fabbisogno energetico dell'involucro dell’edificio per m2.

Conclusioni
Si è inteso dunque sommariamente mostrare come il comportamento di strutture vegetative possa influire sull’efficientamento degli edifici durante la stagione estiva.
La parete verde si è dimostrata efficace da Nord a Sud Italia nella riduzione dei flussi termici entranti nell’edificio, abbattendo di almeno il 50% l’onda termica e aumentando lo sfasamento del picco di calore giornaliero alle ore notturne, dove la semplice apertura delle finestre rappresenta una soluzione di raffrescamento a consumo zero: il cosiddetto “free cooling”.
Al contrario, il secondo caso studio ha mostrato che l'installazione di un tetto verde non è sempre da considerarsi la soluzione migliore; prima di utilizzarlo è necessario progettarlo e simularlo adeguatamente in base alle specifiche condizioni climatiche. I risultati hanno dimostrato come la copertura a verde non sia la soluzione ottimale in climi caldi e secchi e che una accurata analisi del contesto climatico, con rilevazione puntuale delle temperature, nonché dei dati di piovosità della zona, siano elementi essenziali ad orientare verso scelte progettuali efficaci.
Infine, per una corretta e completa valutazione dei benefici offerti da una parete verde, e soprattutto di un tetto verde, rispetto alle soluzioni tradizionali, devono essere tenuti di conto i costi di installazione e manutenzione. Ad esempio, per il tetto verde, l’obbligo di installare un impianto di irrigazione, un serbatoio di accumulo e i costi accessori, quali la manutenzione di questi nel tempo e il consumo di risorse naturali. Si suggerisce infine un’attenta analisi del ciclo di vita dei materiali utilizzati.

Prof. Fabio Fantozzi
Ing. Roberto Rugani
DESTeC - Dipartimento di Ingegneria dell'Energia, dei Sistemi del Territorio e delle Costruzioni - Università di Pisa

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Macfrut 2023 - vivaismo e innovazione varietale

Alla prossima edizione di Macfrut (Rimini Expo Center 3-5 maggio) il debutto del nuovo “Salone del vivaismo e dell’innovazione varietale” nella frutticoltura.

 
Vivaismo e nuove varietà di piante da frutto in evidenza nella prossima edizione di Macfrut, la fiera internazionale b-2-b leader del settore ortofrutta in Italia, che si terrà a Rimini Expo Center dal 3 al 5 maggio 2023. Debutterà nell’occasione il nuovo “Salone del vivaismo e dell’innovazione varietale”, che si propone quale punto d’incontro professionale di riferimento per vivaisti, breeder, produttori, tecnici e ricercatori del vivaismo frutticolo: un settore strategico per lo sviluppo della moderna frutticoltura specializzata.
«Al centro del Salone ci sarà un comparto in continua evoluzione, grazie al miglioramento delle tecniche di moltiplicazione delle piante in vivaio, alla transizione in atto dei processi di qualificazione e certificazione dei materiali di propagazione, e dei sistemi di controllo del processo produttivo – spiega Stefano Lugli, coordinatore scientifico della nuova rassegna -. Sono tutti elementi imprescindibili per garantire la massima qualità dei prodotti finali, la piena rispondenza genetica-sanitaria e la completa tracciabilità delle produzioni vivaistiche». «Il settore – ha specificato Lugli - ha saputo cogliere l’opportunità di divenire parte integrante, in molti casi attore principale, dei programmi internazionali rivolti all’innovazione varietale e, più in generale, alla programmazione delle filiere frutticole. Un distretto capace di trasferire il proprio know how nel processo produttivo con l’offerta alle aziende di pacchetti completi di servizi e consulenze per progettare e gestire al meglio i nuovi impianti frutticoli e massimizzare i ritorni degli investimenti. Per questi motivi il mondo vivaistico merita una vetrina internazionale specializzata e dedicata». 
«La novità del Salone del vivaismo – aggiunge il presidente di Macfrut Renzo Piraccini - rappresenta molto bene la specificità di Macfrut nel panorama dell’ortofrutta: per la verticalità dei temi affrontati con focus coordinati dai massimi esperti del settore che ne garantiscono l’alta qualificazione, come nel caso di questo Salone, dell’International Berry Days, Pianeta Rosso e tanti altri eventi; per l’attenzione all’innovazione, sia tecnologica che di prodotto, con particolare riguardo alla salvaguardia dell’ambiente per un’agricoltura più sostenibile, come negli eventi in fiera di Biosolution Events, Acqua Campus ecc.”. 
 
Cosa ci sarà nel nuovo Salone del vivaismo
Nella nuova area espositiva interamente riservata al vivaismo e all'innovazione varietale, all’interno della Fiera di Rimini, i visitatori potranno toccare con mano i risultati raggiunti nel settore, confrontarsi e allacciare rapporti con chi crea e sviluppa innovazione in frutticoltura. Verranno organizzate conferenze, seminari tecnici e workshop su temi di stretta attualità per l'intera filiera. Il tutto con il patrocinio della Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana, presso la quale sono presenti gruppi di lavoro sul vivaismo e sulle novità varietali, e in collaborazione con importanti organizzazioni interprofessionali come il CIVI Italia e alcuni network internazionali che operano nel vivaismo e nell’innovazione varietale e con la presenza delle principali aziende del settore.
In 5 tavole rotonde incentrate sul panorama vivaistico internazionale, si parlerà di certificazione e qualificazione delle produzioni vivaistiche, delle forme di protezione e tutela dei brevetti e di lotta alla pirateria varietale, di club varietali e delle moderne formule di programmazione della filiera frutticola, delle nuove tecnologie di breeding impiegate per creare innovazione, della ricerca e sviluppo di nuove tecniche nel settore vivaistico.
I 5 workshop di aggiornamento varietale faranno il punto sugli ultimi risultati del miglioramento genetico in frutticoltura a livello mondiale: quest'anno si parlerà di innovazione varietale nell'actinidia, ciliegio, fragola, melo e uva da tavola. Ogni seminario sarà introdotto da un esperto di fama internazionale che farà il punto sullo stato dell’arte e sulle prospettive future del miglioramento genetico della specie. A seguire, la parola verrà data a chi crea e diffonde l’innovazione varietale a livello mondiale: società di breeding, editori, consorzi di gestione delle novità varietali. 
Le aziende interessate a partecipare come espositori al salone internazionale del vivaismo e dell’innovazione varietale possono contattare l’organizzazione di Macfrut.
 

Redazione

Convegno dell’Associazione Vivaisti Italiani (AVI) sulle possibilità di miglioramento della gestione delle risorse idriche nel Distretto vivaistico pistoiese.
 

I lunghi periodi siccitosi di quest’anno sono stati ben superati dal Distretto vivaistico-ornamentale di Pistoia, anche perché la gestione dell’acqua sia a livello territoriale che nei vivai pistoiesi non è certamente all’anno zero. Però hanno fatto scattare un campanello d’allarme tra i vivaisti: il clima sta cambiando e bisogna essere preparati a prevenire la carenza d’acqua attraverso un’ulteriore ottimizzazione della gestione delle risorse idriche.  
seratavivaismo22 2Così, ieri l’altro sera, la tradizionale “Serata del vivaismo” organizzata dall’Associazione Vivaisti Italiani (AVI), soggetto referente del Distretto vivaistico-ornamentale di Pistoia, è stata dedicata proprio a un convegno sul tema “Crisi climatica, siccità e gestione delle risorse idriche”. Obiettivo dell’incontro, che si è svolto presso la Sala “Arte Varia Forum” del Bottegone e ha messo a confronto esponenti di vari livelli istituzionali e del mondo della ricerca, era fare il punto sulle strategie e opportunità di miglioramento della gestione delle risorse idriche nel Distretto vivaistico pistoiese in relazione al cambiamento climatico e all’aumentato rischio di siccità: dalla realizzazione di piccoli e medi invasi aziendali, all’innovazione degli impianti di irrigazione, fino all’uso delle acque reflue depurate provenienti dagli impianti di depurazione. Tutto ciò con un occhio anche alle complesse normative in materia, alla costruttiva collaborazione con le istituzioni (Comuni del territorio distrettuale e Regione Toscana) e i consorzi di bonifica e alla disponibilità di bandi e risorse che sostengano gli investimenti.
«Questo incontro – ha detto aprendo i lavori il presidente di AVI Luca Magazzini - è un atto dovuto alla luce di quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo sul fronte dei cambiamenti climatici e della siccità. Ci abbiamo messo un po’ a organizzarlo perché su un tema come questo volevamo interloquire con le istituzioni». «C’è la consapevolezza – ha aggiunto - che quest’anno, bene o male, con mille sacrifici, si è portata in fondo fino alla fine la stagione estiva. Ma non è detto che questo si possa continuare a fare, se non si interviene sapientemente e decisamente e anche velocemente sul tema del risparmio dell’acqua e su quello dell’accumulo. Il nostro è un territorio che storicamente ha una delle maggiori piovosità d’Italia, ma da qualche anno le cose sono cambiate. Bisogna attrezzarci».

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Il presidente del Distretto vivaistico-ornamentale Francesco Ferrini, che ha introdotto e moderato l’incontro, ha innanzi tutto ricordato in cinque punti ciò che rende sempre più ecosostenibili in generale le coltivazioni nei vivai pistoiesi: neutralità climatica, economia circolare, nuove tecnologie, logistica smart e colture resilienti. Poi, per ciò che concerne la gestione sostenibile dell’acqua, ha affermato che riguardo all’irrigazione le strategie da perseguire sono: «modernizzazione della strategia dei sistemi di irrigazione; migliorare il funzionamento e la manutenzione della strategia dei sistemi di irrigazione; implementazione di nuove tecniche e tecnologie per il risparmio idrico; miglioramento delle prestazioni della strategia dei sistemi di irrigazione».
«Ormai è un dato strutturale dovuto ai cambiamenti climatici la carenza di acqua – ha sottolineato Roberto Scalacci, direttore della Direzione Agricoltura della Regione Toscana -. In queste ore la Giunta sta riflettendo sull’opportunità di un nuovo strumento regionale di programmazione, quello che dovrebbe chiamarsi “Programma irriguo regionale strategico”». L’obiettivo è «indirizzare in un contesto programmatico di medio e lungo periodo gli investimenti e interventi necessari per far fronte alle condizioni di criticità che stiamo affrontando» e «assicurare una maggiore valorizzazione della risorsa idrica sia per incrementarne la disponibilità nelle aree di maggiore sofferenza, ma anche per alleggerire in tutte le aree irrigue la pressione che purtroppo necessariamente fin qui è stata esercitata sulle falde».
«Questo non è un dibattito sull’emergenza di domattina, ma un confronto su temi strutturali – ha detto l’assessore al vivaismo del Comune di Pistoia Gabriele Sgueglia -. Questo è importante, perché molto spesso con le istituzioni si arriva invece quando il danno è già stato fatto. Devo dire che questo con il mondo del vivaismo non avviene, perché c’è un confronto stretto». L’argomento di discussione, ha proseguito Sgueglia, «è importante anche perché la nostra città ha in questo senso sia delle emergenze sia delle sensibilità», fra le quali in primo luogo l’attenzione all’integrità della falda.
«Occorrono regole e indirizzi unitari per la gestione delle attività vivaistiche e agricole almeno nei Piani operativi comunali dei Comuni che fanno parte del Distretto – ha detto Alessio Gargini, assessore al Vivaismo e Agricoltura del Comune di Serravalle Pistoiese -. Su questa necessità il Comune di Serravalle che rappresento ha già avviato un confronto con quello di Pistoia e lo chiederemo anche a quello di Quarrata». Gargini nella sua relazione molto tecnica, da ex funzionario del Genio Civile di Pistoia, su “Gli accumuli di acqua per usi irrigui. Il quadro normativo degli invasi in Toscana”, ha messo in luce in particolare «le differenze sostanziali sui requisiti progettuali tra invasi che sbarrano un corso d’acqua oppure alimentati per derivazione».
Il presidente di ANBI Toscana Marco Bottino ha tenuto invece una relazione intitolata “Tra alluvioni e siccità. Acqua: quali prospettive e quali proposte?”. Bottino ha prima evidenziato che in provincia di Pistoia «dal 2016 al 2021 sono stati investiti 36 milioni di euro di contributi consortili e finanziamenti regionali nella gestione idrica» e che quindi il rischio idraulico è stato molto mitigato. Poi però ha rimarcato che l’Europa e il Mediterraneo rappresentano uno degli epicentri dell’emergenza climatica, con temperature medie aumentate di 1,5 gradi (contro l’1,1 gradi del resto del mondo). Pertanto «dobbiamo tutti insieme lavorare 365 giorni all’anno a questo tema». Anche perché con i giusti metodi i risultati si ottengono. Ad esempio «con le tecniche innovative di cui sono in possesso i consorzi abbiamo risparmiato il 40% di acqua in agricoltura dal 1990 a oggi». Che cosa dobbiamo fare? Per Bottino le risposte sono «aumentare la capacità d’invaso dell’acqua (attualmente solo l’11% delle acque meteoriche sono trattenute)», «ampliamento della superficie attrezzata con impianti irrigui collettivi come quelli progettati, realizzati e gestiti dai consorzi di bonifica (attualmente 3,5 milioni di ettari)» e ovviamente «uso oculato ed efficiente della risorsa irrigua».
Il prof. Francesco Paolo Nicese, del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali (DAGRI) dell’Università di Firenze, nel suo intervento intitolato “Verso un impiego ottimale della risorsa idrica nella produzione vivaistica ornamentale”, ha detto che negli ultimi 30 anni sono stati compiuti molti passi in avanti nell’utilizzo dell’acqua nel vivaismo pistoiese. È avvenuta una «ottimizzazione della risorsa idrica» che è consistita in «irrigazioni più risparmiose» (localizzate invece che a pioggia), nella diffusione di sistemi irrigui chiusi (con il recupero e riutilizzo dell’acqua) e di un’impiantistica basata sul controllo in tempo reale tramite sensori (invece che manuali o a timer). Ciò ha consentito di ridurre impieghi idrici, consumi energetici e rischio di inquinamento delle falde. Adesso «il vero salto nel futuro – ha affermato il prof. Nicese - è dato dalla possibilità di conoscere le reali esigenze idriche delle piante in coltivazione in tempo reale, predisponendo l’intervento irriguo un attimo prima che le piante entrino in uno stato di stress idrico».
Per ultimo il prof. Claudio Lubello, direttore del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università di Firenze, è intervenuto con una relazione sul tema “Acque reflue, risorsa per il vivaismo”. Lubello ha spiegato che il vivaismo potrebbe usare per l’irrigazione le acque reflue trattate dagli impianti di depurazione, che rappresentano un’opportunità anche perché «contengono non solo acqua, ma una serie di altre risorse che possono essere recuperate». Grazie a nuove generazioni di depuratori si possono eliminare tutte le sostanze pericolose e recuperare nutrienti e anche produrre bioprodotti innovativi quali i biostimolanti. Finora questa prospettiva, ha spiegato Lubello, era frenata dalla mancanza di una normativa unitaria, ma ora esiste una norma europea che dovrebbe entrare in vigore il prossimo anno e si avrà così una classificazione di riferimento per il riuso dell’acqua a fini irrigui. Da certi studi dell’Università di Firenze in aziende del Distretto vivaistico-ornamentale pistoiese è emerso che l’uso di acque reflue per l’irrigazione delle piante in vaso è sostenibile: esistono impianti di depurazione non troppo distanti, i nutrienti presenti nelle acque reflue (azoto e fosforo) hanno un effetto positivo nella crescita delle piante e «l’assenza (per le acque reflue urbane) di azioni fitotossiche rendono questa pratica tecnicamente possibile e auspicabile». Ci vogliono però naturalmente delle reti di distribuzione: delle tubazioni sottoterra che hanno un costo.
A concludere l’incontro è stata una relazione dell’azienda Wolf System Srl / GmbH, che realizza fra l’altro vasche circolari per lo stoccaggio di acqua molto versatili ed ecologiche.

Redazione

IPM Essen 2023 - Gran Bretagna

Un focus sul florovivaismo della Gran Bretagna sarà al centro della fiera leader mondiale di settore IPM Essen, in programma dal 24 al 27 gennaio 2023. 

 
«In qualità di paese partner di questa importante fiera internazionale, stiamo promuovendo la competenza, la diversità e le tecnologie innovative che la Gran Bretagna può portare nel mondo e nel settore florovivaistico».
Questa la dichiarazione di CHA - Commercial Horticultural Association, che sarà responsabile dei preparativi e delle attività collaterali alla partecipazione della Gran Bretagna come Paese partner di IPM Essen 2023 (con il supporto del Dipartimento britannico per il commercio internazionale e dell'Ambasciata britannica), nel comunicato di presentazione del focus 2023 della fiera tedesca leader mondiale del settore florovivaistico. Fiera che si svolgerà dal 24 al 27 gennaio prossimi e che prevede appunto, oltre un padiglione tutto "made in the UK", un “International Horticultural Forum” di aggiornamento e approfondimento sugli attuali sviluppi nel settore verde in Gran Bretagna.
Grazie alla sua varietà di climi, viene sottolineato nel comunicato, la nazione britannica è in grado di produrre una vasta gamma di prodotti florovivaistici. Molte nuove piante viaggeranno a Essen per la fiera. Whetman Plants International lancerà due Choisya compatte, profumate, amiche delle api e resistenti alla siccità: Choisya x dewitteana 'Little Bee' PBR e Choisya x dewitteana 'Little Honey Bee' PBR. Le nuove cultivar di clematidi compatte del programma Raymond J. Evison "The Duchess of Cornwall Evipo118", "Tsukiko™ Evipo110", "Ravel™ Evipo122", "Issey™ Evipo081" e "Poseidon™ Evipo113" saranno presentate da Guernsey Clematis Asilo. Ci sarà come espositore Fairweather's Nurseries della contea inglese meridionale dell'Hampshire, specializzato nella coltivazione di Agapanthus: il suo assortimento comprende più di 50 varietà e sarà presentato in fiera.
Oltre alle piante, i visitatori professionali possono attendersi anche innovazioni nel campo della tecnologia e delle attrezzature: dai vasi riutilizzabili di Caledonian Trees, ecologici e che promuovono la crescita, e le soluzioni di illuminazione a LED a basso costo di INDO, alle etichette personalizzabili, gli imballaggi e materiali per la vendita di PPC Labels, fino alle forniture per il giardinaggio prodotte in modo sostenibile da Tyne Molds & Machinery.
 

Redazione

Annunciate il 14 ottobre in Sud Corea le città che hanno vinto le 6 categorie di premi e il primo premio generale degli AIPH World Green City Awards del 2022.

«AIPH celebra questo fantastico traguardo per la città di Hyderabad. Siamo orgogliosi di mostrare il suo stimolante lavoro di inverdimento (greening) urbano. Con questo riconoscimento globale possiamo affermare con sicurezza che Hyderabad è una leader mondiale negli approcci alla progettazione, forma e funzione delle città orientati alla natura».
Così Tim Briercliffe, segretario generale di AIPH – International Association of Horticultural Producers (l’associazione internazionale dei florovivaisti), ha salutato il 14 ottobre scorso, alla cerimonia di premiazione della prima edizione del “AIPH premiati aiphWorld Green City Awards” (il suo nuovo premio mondiale per le città più verdi), che si svolgeva nella provincia sudcoreana di Jejula città indiana vincitrice del riconoscimento più prestigioso: il “Grand Winner” (il grande vincitore). 
La città di Hyderabad, una metropoli di 10 milioni di abitanti che dovrebbero diventare 19 milioni nel 2041 e che è famosa per i suoi 1350 laghi in un’area di 2 mila ettari, si è aggiudicata il primo premio generale presentando il suo progetto “Green Garland to the State of Telangana” (Ghirlanda verde per lo Stato di Telangana). Hyderabad è l'unica città dell'India ad essere stata riconosciuta, nel 2020, fra le “Tree Cities of the World” (le città degli alberi del mondo) grazie al suo impegno nell’accrescimento e nel mantenimento delle foreste urbane. Dal 2011 al 2021 la copertura verde del territorio provinciale di Hyderabad è cresciuta di circa il 250%, grazie a varie piantagioni fra cui il programma di punta “Ghirlanda verde per lo Stato di Telangana” avviato nel 2015, che prevede l’incremento della copertura arborea di quello Stato dal 24% al 33% dell’intera superficie. Sono stati piantati alberi nei viali, nei parchi industriali, sotto i cavalcavia. Sono stati creati giardini verticali, rain garden e tanti altri spazi verdi.
Questa città “Grand Winner” è stata selezionata dalla giuria internazionale dell’AIPH World Green City Awards a partire dalla lista di 6 città vincitrici delle seguenti 6 categorie di premi:  
- Living Green for Biodiversity (Vivere [nel] verde per la biodiversità): “Reverdecer Bogotá” (Bogotà verde) in Colombia
- Living Green for Climate Change (Vivere [nel] verde per il cambiamento climatico): “Programma per l’ambiente e il cambiamento climatico” di Città del Messico in Messico
- Living Green for Health and Wellbeing (Vivere [nel] verde per la salute e il benessere): “Trasformazione di terreni degradati in microparchi urbani” della città di Fortaleza in Brasile
- Living Green for Water (Vivere [nel] verde per l’acqua): “Le stazioni di fitotecnologia presso il Giardino Botanico di Montréal – Spazi per la vita” della città di Montreal in Canada
- Living Green for Social Cohesion (Vivere [nel] verde per la coesione sociale): “Progetto OASIS cortili delle scuole” della città di Parigi in Francia
- Living Green for Economic Recovery and Inclusive Growth (Vivere [nel] verde per la ripresa economica e la crescita inclusive): “Ghirlanda verde per lo Stato di Telangana” della città di Hyderabad in India.
«Gli AIPH World Green City Awards danno un riconoscimento alla leadership ispiratrice e all’azione di successo sulle questioni chiave che devono affrontare le città per essere sostenibili e per favorire la natura, il clima e le persone – ha dichiarato Bruno Oberle, direttore generale dell’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) -. L'ampiezza delle azioni intraprese dai vincitori mostra il ruolo cruciale che gli ecosistemi sani hanno nel fornire le soluzioni di cui le città hanno bisogno per prosperare nel futuro».

L.S.

Dal 21 al 23 ottobre al Parco di Masino nel Torinese la 30^ mostra-mercato “Tre giorni per il giardino”. Tema: spazi verdi adatti al nuovo clima e sostenibili.


Circa 100 vivaisti, provenienti da tutta Italia e anche dalla Francia, scelti in collaborazione con l’Accademia Piemontese del Giardino per il loro riconosciuto lavoro di ricerca, selezione, autoproduzione e attenzione alla sostenibilità ambientale, accoglieranno il pubblico da domani a domenica 23 ottobre (orario 10-18) al Castello e Parco di Masino, Bene del FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano) a Caravino nel Torinese, con le loro migliori collezioni e tanti spunti per gli amanti del giardinaggio.
L’occasione è la 30esima edizione della mostra-mercato “Tre giorni per il giardino”, che avrà per filo conduttore anche nel ricco programma di incontri e dialoghi con ospiti speciali, fra cui ad esempio Paolo Pejrone ed Emanuela Rosa-Clot, il tema “Il giardino possibile: adattamento, creatività e sostenibilità”. Un argomento di grande attualità dal momento che, come scrivono gli organizzatori, «giardini e orti sono tra i primi testimoni del cambiamento climatico in atto e dei drammatici effetti del caldo e della siccità» e «il giardiniere si trova a misurarsi oggi con una natura in trasformazione ed è portato a interrogarsi su come coltivare in queste difficili condizioni ambientali, come continuare a creare, seminando e piantando, e come favorire il germogliare, il fiorire e il fruttificare a fronte dell’emergenza idrica e dei limiti che ne derivano». Per cui «servono adattamento, creatività e sostenibilità, tematiche al centro di una serie di appuntamenti con esperti che si confronteranno, ad esempio: sui giardini e gli orti liberati dall’ordine e dagli schemi formali tradizionali per accogliere più natura e biodiversità; sul ruolo ecologico di giardini, orti e terrazzi nell’arricchimento della complessità biologica, in particolare nei contesti urbani; sul giardino a basso consumo d’acqua e attrattivo per la “natura di ritorno”; sugli animali da “invitare” nei giardini, sui terrazzi e in città, anche a partire da alcuni progetti di valorizzazione attualmente in corso nei Beni del FAI». E sempre legate a tale filo conduttore sono altri argomenti, più specificamente botanici, che verranno affrontati: «dai prati aridi, che selezionano una maggiore varietà di specie fiorite e uniscono bellezza e biodiversità per gli impollinatori, alle piante utilizzate per ampliare, anche nei giardini più piccoli, la stagione di fioritura e l’offerta di nettare, fino ai bulbi e alle sementi da mettere a dimora per garantire la diversità genetica e la riproducibilità per gli ospiti animali».
Tra le novità botaniche in mostra da segnalare quindi «numerose varietà di achillea, agastache, echinacea, eryngium e sedum - piante fiorifere resistenti all’aridità e in grado di fronteggiare le temperature sempre più al rialzo - e le insolite Dalea purpureaDierama pulcherrimumEuphorbia dendroidesEuphorbia donii ‘Amjillasa’, Euphorbia griffitii ‘Fern Cottage’. Ancora, tra le nuove piante per terreni aridi, un’interessante collezione di cisti, come i rari e originali Cistus halimifolius (Cisto giallo) e Cistus ladanifer, medicinale e aromatico. Tra le piante di particolare interesse per la vegetazione e la fioritura autunnale ci saranno il maestoso Eupatorium capillipes ‘Elegant plume’ e il Phellodendron amurense, rutacea proveniente dall’Asia, albero deciduo rustico, con corteccia sugherosa, coltivato per il bel portamento e il fogliame aromatico.
Per informazioni sul programma qua, mentre per indicazioni su come arrivare, biglietti e accesso qua

Redazione