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- Scritto da Andrea Vitali
Dal Pnrr 4 milioni di euro per i progetti di restauro del Parco di Pinocchio e il Giardino Garzoni della Fondazione Collodi. Gli interventi previsti sul verde.
Nell’ambito del Pnrr saranno finanziati con 4 milioni di euro complessivi due progetti di restauro conservativo e potenziamento del giardino storico di Villa Garzoni e del Parco di Pinocchio di Collodi, situati nel comune di Pescia in provincia di Pistoia.
Ad annunciarlo nei giorni scorsi è stato il presidente della Fondazione Nazionale Carlo Collodi e della società Villa e Giardino Garzoni Pier Francesco Bernacchi, che ha messo in evidenza che si tratta di «due progetti volti allo sviluppo, salvaguardia e restauro» dei due poli monumentali del Parco policentrico Collodi-Pinocchio, creato dalla Fondazione Collodi per congiungere in un unico sistema i due siti principali legati allo scrittore e giornalista Carlo “Collodi” Lorenzini e al suo capolavoro Le avventure di Pinocchio.
I due progetti rientrano nei “Programmi per valorizzare l’identità dei luoghi: parchi e giardini storici” (Pnrr M1c3 Turismo e Cultura 4.0) del Ministero della Cultura finanziati dall’Unione Europea. Il finanziamento per il Giardino Garzoni è di 2 milioni di euro, mentre l’importo per il Parco monumentale di Pinocchio è di 1 milione e 995 mila euro. Entrambi sono luoghi della cultura riconosciuti e tutelati dal ministero e dalla sovrintendenza alle Belle Arti.
A coordinare il progetto del Giardino Garzoni è stata la professoressa/architetto Maria Adriana Giusti. A coordinare quello del Parco di Pinocchio l’architetto Giuseppe Lunardini.
Concentriamoci sugli interventi sulle opere a verde previsti nei due progetti.
Interventi nel Parco di Pinocchio
Il Parco di Pinocchio (vedi), che è un unicum a livello internazionale come esempio virtuoso di connubio tra arte, letteratura, architettura, natura e gioco, un «luogo magico dove il filo conduttore tracciato da Carlo Lorenzini si intreccia con le opere di alcuni tra i più grandi artisti del secondo dopoguerra italiano», è oggi in una situazione precaria specialmente nelle opere a verde, che sono considerate «elemento portante del Parco».
La struttura pensata dall’architetto paesaggista Pietro Porcinai, spiega la Fondazione Collodi, «ha ormai raggiunto un livello di vetustà tale da richiedere un intervento di rinnovo per le masse arbustive ed una serie di interventi mirati sugli elementi arborei. Conseguenti e complementari a questi interventi verrà realizzato un impianto di irrigazione e un sistema informatizzato di monitoraggio del verde». «Il progetto di restauro delle opere a verde, partendo dalla struttura disegnata da Porcinai, - viene precisato - si pone l'obiettivo di ricreare masse vegetali sempreverdi come separazione netta tra i precorsi basandosi “...non solo sull'adattabilità delle piante ai vari ambienti, sulla funzionalità, facilità ed economicità di manutenzione, ma anche alla sua relazione simbolica con gli elementi architettonici-scultorei che rappresentano i vari episodi della storia del burattino...”».
Entrando più nel dettaglio dell’intervento previsto, «dopo il rilievo, il censimento e la classificazione della dotazione arborea ed arbustiva, si provvederà ad un'attenta valutazione sugli interventi da effettuare sulla vegetazione» spiega la Fondazione Collodi. «Gli alberi, presenti con oltre 200 esemplari, - continua - sono generalmente in buono stato fitopatologico anche se hanno perso l'impostazione a “ragnaia” prevista nel progetto originario. Non è proponibile intervenire per ovviare a questa deriva ma si propongono potature mirate, da effettuare con l'ausilio di tree climbers, per razionalizzare e indirizzare gli accrescimenti futuri e garantire la salute e sicurezza delle piante stesse». Tuttavia, viene aggiunto, «in alcuni casi si provvederà alla sostituzione di esemplari a rischio stabilità con altri della stessa specie. La dotazione arbustiva, costituita da massivi di Quercus ilex, Laurus nobilis, Pittosporum tobira e un vasto parterre con Bambuseae, a parte quest'ultimo, ha ormai raggiunto un livello di vetustà tale da non permettere più la chiusura vegetale delle quinte così come disegnate da Porcinai. Il progetto prevede la sostituzione di buona parte degli arbusti con altri della stessa specie previa lavorazione del terreno e trattamento con opportuni ammendanti. Si propone, inoltre, la reintroduzione di alcune specie arbustive, già previste da Porcinai, ma oggi non più presenti, utili per aumentare la biodiversità e migliorare gli habitat dell'entomofauna, dell'aviofauna e dei piccoli mammiferi oltre a dare luce e colore alla preponderanza della vegetazione sempreverde». Come già detto, «la nuova dotazione arbustiva sarà servita da un sistema di subirrigazione a goccia, gestita in remoto da centraline elettroniche e interfaccia con sensori, in modo da nutrire adeguatamente i nuovi impianti senza sprechi idrici. L'infrastrutturazione tecnologica del Parco sarà permessa dalla realizzazione di un anello di sotto servizi che comprenderà sia le tubature idriche principali che i cavidotti dell'impianto elettrico e da una fitta rete di diramazioni per raggiungere tutte le aree. Lo scavo in traccia per i corrugati, le tubature e i relativi pozzetti d'ispezione dovrà muoversi a slalom tra gli alberi e le sovrastrutture artistiche ed architettoniche presenti senza interferire con esse, e grazie alla loro georeferenziazione, sarà possibile interrarli completamente in modo da risultare invisibili».
Il risultato più importante che si intende raggiungere con questi interventi è il «recupero iconografico del Parco»: il «sinuoso susseguirsi di opere d'arte sul tracciato disegnato da Porcinai deve essere riportato agli originari splendori: Pinocchio, sculture e vegetazione sono sapientemente miscelati in un unicum artistico, architettonico, letterario che, se non rinnovato, rischia di andare perduto».
Interventi nel Giardino Garzoni
Il Giardino di Villa Garzoni (vedi) è un palinsesto storico complesso costruito tra XVII e XVIII secolo e autonomo ma collegato al palazzo da un sistema di visuali secondo la concezione seicentesca di Muzio Oddi. «Tale dispositivo prospettico che sfocerà nell’eccezionale artificio illusionistico della scena centrale – spiega il testo di presentazione del progetto della Fondazione Collodi - incide sul rimodellamento collinare determinando il carattere teatrale del giardino, completato nel secondo Settecento su progetto di Ottaviano Diodati coeditore dell’Encyclopédie e architetto di teatri, che seppe trasformare vegetazione, acqua, roccia, in una grandiosa scenografia». Il parco giardino si sviluppa ascensionalmente attraverso platea a “campana”, parterre en broderie, collezione di agrumi e rose, scalinata monumentale, viale degli Imperatori (cipressi in forma, con “finestre” aperte sui busti all’antica) che introducono la rappresentazione centrale del gigante Encelado. Ai lati, il bosco di lecci attraversato dai sentieri che conducono al Teatro di verzura, con quinte di tasso e statue allegoriche, al bambuseto e al «labirinto di bosso visibile dal percorso aereo sul torrente che s’incunea nel “bottaccio” e nella rete generatrice di spettacolari getti d’acqua, dimostrando la stretta connessione del sistema col borgo e il contesto paesaggistico».
«Il giardino – si legge - presenta particolari criticità riguardanti il degrado del patrimonio vegetale e idraulico che rischiano di comprometterne irreversibilmente l’identità storica, la cui sostanza mutevole è segnata dal tempo e dalle alterate condizioni ambientali, genesi di numerose fisiopatie che aggravano un quadro clinico della componente vegetale già compromesso da patologie di origine biotica. Inoltre l’arrivo di parassiti esotici aggrava ulteriormente lo stato vegetativo, in particolar modo delle siepi di bosso. Il degrado della componente arborea implica gravi problemi di sicurezza dei luoghi. Inoltre lo sviluppo di piante infestanti e vigorose copre la vista su elementi fondamentali del parco (la villa). L’assenza di vie di servizio rendono disagevole la manutenzione e la cura, oltre che aumentare i rischi in situazioni di emergenza».
Come viene ricordato «la caduta degli alberi rappresenta un evento diffuso che oltre a dover essere valutato in termini agronomici, può determinare responsabilità civili (in caso di danni materiali a terzi) o penali (per ferimenti o decessi) a carico di chi ha in custodia il bene, in particolare in ambiente urbano. Le principali cause di caduta di un albero sono identificate spesso nella scarsa o non sempre corretta manutenzione delle specie arboree, nell’inadeguatezza del terreno che non permette alle radici di penetrare in profondità (che a sua volta determina deformazione del manto stradale e sollevamento dell’asfalto), nella senescenza o marciume per varie cause, nello squilibrio nella dimensione della chioma, in agenti atmosferici importanti». Pertanto il progetto prevede un «monitoraggio che combina analisi visiva, videoispezione in quota con droni, indagine strumentale e sensori IoT».
Nello specifico, sulla componente vegetale e il disegno del giardino, si prevede una «pulizia e razionalizzazione dell’assetto floreale e del collezionismo botanico (cultivar storiche di cedrini e portogalli, rose, camelie, cipressi, palme, bambuseto) che guidi la visita per tematismi». Più precisamente (limitandosi ad alcuni soltanto degli interventi): il rifacimento delle pareti di cipressi in forma del “viale degli imperatori”, metà impropriamente sostituita con lecci, l’altra di cipressi con lacune; il ripristino delle quinte boschive di lecci (potature, sostituzioni, reimpianto delle bordure di bosso e del sottobosco); il riordino dell’area sommitale coronata di cipressi, il restauro del teatro di verzura e del labirinto, tramite il reimpianto dei tassi delle quinte della scena e dei bossi in forma del labirinto.
Sulla componente impiantistica, ricordiamo soltanto la messa in funzione dell’impianto idraulico storico, fondamentale ad assicurare la figuratività spettacolare del sistema (catena centrale, fontane, grotte, vasche con getti d’acqua) e la realizzazione di un impianto di micro-irrigazione per regolare i consumi, gestendo frequenza, durata, aree per erogazione. Per soddisfare il fabbisogno di energia elettrica necessario all’alimentazione degli impianti di illuminazione e servizi del parco, saranno impiegate fonti di energia pulite e rinnovabili mediante fotovoltaico.
L.S.
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Italian Exhibition Group ha acquisito il 75% di V Group, che organizza Myplant & Garden. Randazzo ancora ad e salone a Milano. Orlandelli presidente di Myplant.
Redazione
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Redazione
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Il consuntivo 2021 e i piani di Agribios, cooperativa di oltre 230 soci che recupera gli scarti verdi dei vivaisti pistoiesi e rende più circolare il distretto.
Un aumento dei «ricavi delle vendite e delle prestazioni» da fine 2020 a fine 2021 di quasi il 39%, precisamente da 729.741 € a 1.013.098 €, con il numero dei soci conferitori (tutte aziende agricole) salito nello stesso intervallo di tempo da 162 a 221.
Lo dice il bilancio consuntivo 2021 di Agribios, cooperativa agricola di Chiesina Montalese (Pistoia) aderente a Legacoop che recupera e valorizza gli scarti verdi di aziende agricole prevalentemente del Distretto vivaistico-ornamentale pistoiese. Consuntivo che è stato presentato e approvato il 10 giugno scorso dall’assemblea dei soci alla Capannina di Bottegone di Pistoia e rappresenta un’ulteriore tappa di una crescita impetuosa che va avanti dall’anno della nascita, il 2017, visto che da allora a oggi i ricavi si sono decuplicati.
L’utile di Agribios del 2021, integralmente accantonato a riserva, è stato di soli 34.841 €, ma questo, come spiegato dal commercialista Sandro Venturi, è dovuto in parte alle finalità legate alla natura cooperativa dell’impresa e alla volontà di tenere basse le tariffe a vantaggio delle aziende socie che conferiscono i residui agricoli e in parte all’improvviso rialzo dei costi energetici per il funzionamento degli impianti e i trasporti.
Secondo quanto emerso nell’incontro aperto agli operatori che è seguito all’assemblea dei soci, il ritmo di crescita di Agribios non accenna a diminuire e nei primi 5 mesi del 2022 i ricavi sono stati di 510 mila euro, pari al +57% rispetto al corrispondente periodo del 2021, mentre i soci sono saliti a 232.
«Questi dati – dichiara la presidente di Agribios Stefania Marchionni – dimostrano che abbiamo saputo intercettare al momento giusto una esigenza delle aziende vivaistiche del Distretto pistoiese, che sono circa il 90% dei nostri soci conferitori, in relazione alla questione del reimpiego degli scarti vegetali, non più trattati come rifiuti ma secondo i principi dell’economia circolare come sottoprodotti da reimmettere nell’economia, il più possibile nel distretto stesso e nell’agricoltura». «Grazie ai nostri servizi, che ruotano attorno all’impianto di triturazione e vagliatura – spiega - siamo in grado di gestire i residui vegetali (dalle piante seccate e non vendibili alle potature o altri residui vegetali fino ai substrati contenuti nei vasi o nelle zolle) delle aziende agricole che sono nostri soci conferitori. Ciò significa che tali scarti vengono raccolti, trattati e trasformati in sottoprodotto legnoso, in pomice e in terriccio, e restituiti quindi all’economia per essere reimpiegati in agricoltura o utilizzati come fonte rinnovabile di energia. Questo è fare economia circolare e di questo c’è bisogno adesso: innanzi tutto per l’emergenza climatico-ambientale, da un lato, che ci chiede di consumare e inquinare di meno; e, dall’altro, per l’impatto della guerra in Ucraina, che ha provocato carenza di alcune materie prime fondamentali per il nostro settore e un aumento insostenibile dei costi di produzione».
In base a quanto emerso dalle relazioni di venerdì scorso del direttore dell’impianto Paolo Fedi e del consulente agronomico Federico Di Cara, la pomice e il terriccio recuperati da Agribios sono già ottimi. La pomice, che rappresenta il 9% dei prodotti recuperati, viene addirittura ricollocata nel distretto vivaistico stesso. Mentre i terricciati, pari al 43% del totale recuperato, sono di buona qualità e hanno come destinazione privilegiata il mercato hobbistico, perché essendo di seconda generazione non sempre possono essere utilizzati nei vivai, se non per alcune varietà di piante. Invece, come spiegato da Fedi, sono da migliorare i materiali lignocellulosici recuperati (48%), che per la loro scarsa qualità e valore energetico non solo non hanno valore commerciale ma rappresentano un costo perché devono essere conferiti in biomassa con relativi costi di trasporto e consegna. Per migliorare la biomassa legnosa recuperata ci vorrebbero nuovi macchinari e soluzioni di trattamento.
«Con opportuni investimenti nell’ampliamento degli spazi per lo stoccaggio e in nuove tecnologie per il nostro impianto – afferma la presidente Marchionni - potremmo incrementare il nostro contributo alla circolarità dell’agricoltura pistoiese e in particolare del Distretto vivaistico-ornamentale, visto che i conferimenti di scarti continuano ad aumentare, e potremmo migliorare la qualità del sottoprodotto legnoso». Ed è proprio questa la direzione di Agribios prefigurata nella relazione del commercialista Maurizio Iacopozzi sul business plan di Agribios, tutto mirato a una valorizzazione commerciale del 100% dei sottoprodotti recuperati basata sulla possibilità di ottenere dei prodotti lignocellulosici vendibili sul mercato sotto forma di vagliato fine, vagliato di cippato o cippato vero e proprio.
L’altro elemento chiave della strategia di Agribios riguarda le certificazioni ambientali della propria attività e a cascata delle aziende socie e del distretto vivaistico che ne usufruiscono. «Abbiamo deciso di avviare il percorso per la certificazione Ecolabel UE, che è il marchio di qualità ecologica dell’Unione Europea e consente di garantire il ridotto impatto ambientale dei servizi e prodotti di Agribios – ha reso noto venerdì scorso Stefania Marchionni -. Un marchio che si trasferirà nel territorio, dal momento che potrà essere utilizzato anche da coloro che usufruiscono dei nostri servizi». Ma non è tutto su questo fronte. È nata una collaborazione con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, finanziata da Unioncamere, per una valutazione complessiva, a cominciare dagli aspetti tecnico-normativi, dei sottoprodotti agricoli trattati da Agribios al fine di massimizzarne la valorizzazione. Come illustrato da Luca Marrucci, ricercatore dell’Istituto di Management della S.S. Sant’Anna, è stato creato «un check-up tool» (uno strumento di controllo) per la misurazione della circolarità nelle varie fasi dell’attività di Agribios e si stanno valutando i benefici di una eventuale certificazione ISO 14001 (ambientale) o dei LCA (Life Cycle Assessment, valutazioni dei cicli di vita) per alcuni sottoprodotti recuperati da Agribios, come il nuovo terriccio Tor-free.
«La circolarità è ormai un percorso obbligato per il vivaismo – ha detto nel suo intervento all’incontro Luca Magazzini, presidente dell’Associazione Vivaisti Italiani (AVI), soggetto referente del Distretto vivaistico e partner di Agribios -, ma dovrà diventare anche un vantaggio competitivo per le nostre produzioni che la rispettano». E con riferimento all’impennata dei costi energetici che ha colpito tutto il distretto e anche le attività di Agribios, ha ricordato che «AVI si è proposta come capofila di un progetto per partecipare al bando del PNRR dei contratti di distretto in cui la voce investimenti in energie alternative e riduzione dei costi energetici sarà rilevante, per cui spero che ci siano le condizioni per cui Agribios possa far parte del progetto».
Redazione
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È il progetto annunciato dal presidente del Distretto vivaistico Ferrini all’ultima assemblea, in cui è stato adottato il nuovo regolamento di funzionamento.
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Il 10 giugno a Pistoia assemblea di Agribios, cooperativa che recupera gli scarti vegetali, e incontro con gli operatori sull’economia circolare nel Distretto.
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