Filiera olivo-olio
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i corsi di frutticoltura e olivicoltura con prove pratiche dell’azienda agricola Vivai Belfiore di Lastra a Signa (Firenze) nel periodo novembre 2012 – marzo 2013. L’approccio è di tipo biodinamico. Sono quasi tutti corsi intensivi di un giorno con inclusi colazione, pranzo e merenda a base di prodotti genuini dell’azienda.
Da quello focalizzato su “Potatura e difesa del frutteto familiare biologico” a quello un po’ più ampio su “Il frutteto familiare biologico: piantagione, concimazione, potatura e difesa” fino a quello che include anche un’intera giornata dedicata all’innesto.
Sono alcuni dei corsi di frutticoltura e olivicoltura con prove pratiche organizzati dall’azienda agricola Vivai Belfiore di Lastra a Signa, in provincia di Firenze, nel periodo novembre 2012 – marzo 2013 nella propria sede di S. Ilario. Tutti corsi intensivi, per lo più della durata di una sola giornata, che adottano un approccio biodinamico all’insegna dei rimedi naturali e prevedono colazione, pranzo e merenda con i prodotti genuini dell'azienda agricola, fra cui le marmellate di frutta antica e le tisane a base di frutta, inclusi nel prezzo.
Gli altri corsi sono su “Innesto di piante da frutto”, “La difesa naturale del frutteto, del vigneto e dell’oliveto”, “L’oliveto biologico: piantagione, concimazione, potatura e difesa”. Ecco il link al programma completo dei corsi con date e orari.
Per informazioni sui costi e per iscriversi, telefonare allo 055-8724166 o scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Si consiglia di prenotare con almeno una decina di giorni di anticipo e si ricorda che i corsi sono a numero chiuso (minimo 6 persone, massimo 15) e svolgendosi all’aperto richiedono adeguato vestiario.
L.S.
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- Scritto da Andrea Vitali
Dal 13 ottobre al 22 dicembre il Girolio d’Italia toccherà 18 regioni in un percorso di oltre 1000 km dal Salento alla provincia di Trento e un filo conduttore: il paesaggio olivicolo. La manifestazione organizzata dall’Associazione nazionale città dell’olio farà tappa in Toscana nella patria dell’olio Seggiano Dop, ottenuto da ulivi di cultivar Olivastra Seggianese.
Parte sabato 13 ottobre Girolio d’Italia 2012, la staffetta del gusto organizzata dall'Associazione nazionale città dell'olio: un viaggio alla scoperta del paesaggio olivicolo italiano in diciotto tappe corrispondenti ad altrettante regioni per assaporare il gusto dell’oro giallo. Un paesaggio quello olivicolo che è un patrimonio da tutelare, visto che negli ultimi 100 anni in Italia sono stati abbandonati oltre 10 milioni di ettari di superficie olivetata, un dato da non sottovalutare essendocene oggi 30 milioni. La fermata in Toscana avverrà il 1° dicembre e sarà nel Comune di Seggiano in provincia di Grosseto, alle pendici del Monte Amiata: la patria dell’olio extravergine di oliva Seggiano Dop.
Si comincia sabato prossimo dalla Puglia con una staffetta tra Otranto e Uggiano La Chiesa, nel Salento, per terminare il 22 dicembre a Tenno, in provincia di Trento. Un’occasione per partecipare ai tanti eventi previsti nelle piazze toccate da Girolio: convegni scientifici e divulgativi dedicati al paesaggio olivicolo e alla tutela del territorio, degustazioni di olio nuovo in abbinamento ai pani della tradizione e ad altri prodotti dell’eccellenza enogastronomica locale, visite ai frantoi e alle mostre dedicate alle civiltà dell’olivo, eventi musicali, antichi mercatini, spettacoli di piazza, manifestazioni folkloristiche, corsi di cucina con olio extravergine. E ci sarà anche il coinvolgimento delle scolaresche nei percorsi di conoscenza del mondo dell’olio extravergine e la premiazione dei migliori oliveti.
In apertura di ogni tappa, ci sarà la cerimonia istituzionale di passaggio del testimone, consistente nella consegna di una pianta di cultivar tipica della regione ospitante la tappa precedente – da donare a una scuola - e nella firma da parte dell'assessore regionale all'agricoltura della simbolica pergamena disegnata appositamente dall'illustratore Ro Marcenaro con i colori del Mediterraneo, dall'azzurro del Mare Nostrum al verde di quegli oliveti.
Quella del 2012 sarà una edizione all'insegna della tecnologia e dei new media. Tutte le tappe saranno seguite da foodblogger e tutti gli eventi collegati al Girolio d'Italia saranno consultabili attraverso l’applicazione per smart-phones scaricabile dal sito www.cittadellolio.com che permetterà di scoprire le eccellenze del territorio italiano attraverso la geo-localizzazione degli olivi secolari, gli itinerari legati alla rappresentazione dell’olivo e dell’olio nell’arte e nella cultura, i ristoranti dell’olio e i produttori di eccellenza.
La tappa toscana, ci ha detto il direttore della fondazione “Le radici di Seggiano” Fabio Menchetti, «è inserita all’interno della festa Oleariae, che si svolgerà il primo fine-settimana di dicembre». «La scelta del Comune di Seggiano non è casuale – spiega Menchetti – perché Seggiano è famosa per il suo olio Dop: l’unico olio a Denominazione di origine protetta della provincia di Grosseto e l’ultimo olio italiano ad essere stato riconosciuto (nel dicembre 2011, ndr)». Si chiama così, osserva Menchetti, «perché è un olio monovarietale ottenuto da ulivi della sola cultivar “Olivastra seggianese”, che è una varietà di pianta resistente al freddo e che si trova tra i 300 e i 700 metri sul livello del mare. E’ un olio molto delicato e profumato» (per ulteriori informazioni Consorzio dell'olio di Seggiano Dop).
I dettagli dell’evento non sono ancora definiti, aggiunge Menchetti, ma è previsto un convegno su «l’olivo e il paesaggio» e sarà coinvolto anche il Museo dell’Olio di Seggiano: un work in progress di museo diffuso che si estende in vari luoghi della cittadina medioevale e ne abbraccerà altri ancora. Con in primo piano il Cisternone dove sarà installata una pianta di Olivastra Seggianese le cui radici penzolanti dal soffitto saranno alimentate dal vapore acqueo di una vasca e saranno collegate a sensori che ne registreranno gli impulsi elettrici trasmettendoli nel web in forma di immagini e suoni.
Lorenzo Sandiford
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Il laboratorio Giocolivo, in programma per l’ultima volta oggi a Expo Rurale, fa vedere e toccare con mano ai bambini (e ai familiari) l’invasamento delle talee di olivo in vasi di materiale naturale e biodegradabile. Intervista all’ideatore Pietro Barachini, titolare della Società pesciatina di orticoltura, che fa parte del Consorzio Co.Ri.Pro.
Fra i tanti laboratori che arricchiscono il cartellone dell’Expo Rurale 2012 della giornata finale della manifestazione, domenica 23 settembre, c’è il progetto educativo rivolto ai bambini e alle famiglie “Giocolivo”, la cui ultima puntata è in programma alle 16 nel prato del Quercione di fronte allo stand dell’olivicoltura.
Questo laboratorio consiste nel mostrare l’invasamento delle talee di olivo in vasi in materiale naturale e biodegradabile ed è stato creato per far conoscere alle generazioni future il processo di produzione di una pianta di olivo con metodi a bassissimo impatto ambientale e con materiale completamente riciclato.
All’ideatore del progetto Pietro Barachini, titolare della Società pesciatina d’orticoltura (Spo), che è un’importante azienda produttrice di olivi nel cuore dell’olivicoltura della Toscana e dell’Italia, il territorio di Pescia, abbiamo chiesto di spiegare meglio in cosa consista. Spo fa parte del consorzio Co.Ri.Pro, che associa le primarie aziende di produzione di piante di olivo pesciatine e che produce circa 3 milioni all’anno di ulivi (il 30% destinato al mercato internazionale): un centro di riproduzione di piante costituito da dodici vivaisti che aderiscono a un sistema di certificazione garantito dalla Regione Toscana. «Ogni vivaista – spiega Pietro Barachini - segue i disciplinari sia di certificazione che di produzione riguardanti oli che vanno nell’Igp, perché crediamo molto che l’Igp Toscano possa dare un contributo in più all’olio extravergine».
Può spiegare in parole semplici che cosa è Giocolivo?
«Fa parte di un progetto regionale educativo ed è un laboratorio in cui praticamente insegniamo ai bimbi a invasare le talee di olivo dentro dei vasi ecologici Vipot (sono vasi naturali ottenuti dalla lolla di riso, uno scarto che se fosse bruciato sarebbe tossico e invece in questo caso viene utilizzato per comporre questi vasi). Una volta invasate le talee, gli alunni imparano non solo da cosa deriva la pianta di olivo ma anche che si possono utilizzare materiali differenti dalla plastica».
Concretamente come è articolato il laboratorio?
«Nella prima fase si spiega come viene “costruita” la pianta di ulivo, sia per innesto che per talea con una dimostrazione. E poi si fa fare proprio una invasatura delle talee dentro questi vasetti. Abbiamo il terriccio, abbiamo i vasetti e abbiamo le talee già radicate da inserire dentro. E tutti gli alunni poi porteranno a casa una piantina e la potranno mettere a scuola dandogli un nome. Da ricordare che si tratta sempre di varietà toscane di ulivo».
E’ un debutto per Giocolivo o è già stato sperimentato?
«Questa è la prima volta che si fa. Sto lavorando con questi vasi da un anno e questo è un progetto didattico che ho presentato in Regione sei mesi fa. L’hanno approvato e adesso si sta svolgendo».
Lorenzo Sandiford
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All’Accademia dei Georgofili oggi presentazione del volume in italiano e in inglese ‘Olivi di Toscana’ da parte del vice presidente Giampiero Maracchi e dell’assessore regionale all’agricoltura Gianni Salvadori in occasione dell’inaugurazione della mostra documentaria “L'olivo e l'olio negli studi dei Georgofili”. [Foto di sailko da Wikipedia]
«Con questa edizione bilingue (italiano e inglese) e con le caratteristiche editoriali dei libri d’arte (Ed. Polistampa), i Georgofili hanno inteso rendere accessibile il volume anche a tutti coloro che, visitando la nostra Regione, rimangono affascinati dall’olivo e dal suo olio, diventando nostri ambasciatori in tutto il mondo. I Georgofili hanno voluto contribuire al sostegno di questo settore produttivo, valorizzandone i legami culturali fra tradizioni e territori, antiche basi sulle quali si sono sviluppate ed affermate le attuali tipicità».
Così il presidente dell’Accademia dei Georgofili di Firenze, Franco Scaramuzzi, descrive in una nota scritta lo scopo della pubblicazione del volume ‘Olivi di Toscana’ (Ed. Polistampa) che viene presentato oggi nella sede dell’Accademia (alle Logge degli Uffizi Corti) dal vice presidente Giampiero Maracchi e dall’assessore regionale all’agricoltura Gianni Salvadori in concomitanza con l’inaugurazione, alle 16, della mostra documentaria “L'olivo e l'olio negli studi dei Georgofili: un percorso nel patrimonio dell'Accademia”. Esposizione realizzata nell’ambito delle manifestazioni per le Giornate europee del Patrimonio e che è visitabile dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 18 oltre che in occasione dell’apertura straordinaria di sabato 29 e domenica 30 settembre (ore 15-18).
«Questa pubblicazione – si legge ancora nel testo di Scaramuzzi - è dedicata a tutti coloro che amano la Toscana e la sua campagna. Riguarda in particolare l’olivo, importante pianta mediterranea e significativo elemento della nostra agricoltura. Esemplarmente generosa e longeva, capace di sopportare dure avversità e sopravvivere rigenerandosi, dall’aspetto tormentato e affascinante, essa ha ispirato ogni espressione artistica ed è stata assunta a universale simbolo religioso, di pace e di buoni intenti, scolpendo indelebili e profonde tracce nella nostra cultura».
«Credo – ha dichiarato l’assessore Gianni Salvadori – che tutte le iniziative che mirano a valorizzare l’olivo e l’olio vadano condivise e sostenute. L’olivo caratterizza il paesaggio della Toscana rendendolo inconfondibile e l’olio rappresenta una delle punte di diamante della nostra agricoltura. Non mi stancherò mai di valorizzarlo perché credo che l’olio toscano meriti molto di più e gli olivicoltori toscani meritano un retribuzione almeno decorosa per un prodotto che è davvero eccezionale».
L.S.
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I premi, originali bottiglie di tre litri di extravergine italiano in confezioni riciclabili ispirate agli antichi atleti greci, sono di un’azienda agrituristica aderente a Coldiretti di Porto San Giorgio in provincia di Fermo. L’iniziativa mira anche a sensibilizzare l’opinione pubblica sul ddl salva olio presentato al Senato.
Una magnum di olio “Extra-italiano” in dono per le medaglie d’oro azzurre alle Olimpiadi di Londra, proprio come ai vincitori dei Giochi antichi venivano regalate anfore piene d’olio. E’ l’idea di un imprenditore della Coldiretti che ha fatto realizzare delle bottiglie di tre litri di extravergine made in Italy che verranno inviate agli atleti o alla squadra che portano il tricolore sul gradino più alto del podio.
L’iniziativa è di Paolo Mazzoni, titolare dell’azienda agrituristica Marchelife, a Porto San Giorgio, in provincia di Fermo, che ha studiato una confezione ispirata agli antichi atleti greci in cartone, vetro e sughero interamente riciclabili. All’interno c’è, però, olio italiano al cento per cento.
Oltre a premiare gli azzurri “d’oro”, l’iniziativa punta – sottolinea Coldiretti – anche a sostenere la proposta di legge salva-olio made in Italy sottoscritta da numerosi parlamentari e che vede come primi firmatari la senatrice Colomba Mongiello (pd) e il senatore Paolo Scarpa Buora (pdl). Disegno di legge (ddl) per il quale l’organizzazione degli agricoltori si augura un iter veloce.
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Presentati i risultati di un progetto pilota del Cra Oli di coltivazione consociata di olivo ed asparago selvatico insieme all'allevamento del pollo rustico, che è stato coordinato dal Parco tecnologico agroalimentare dell’Umbria: sinergie significative. Tra i benefici, anche la riduzione di mangimi, concimi e agrofarmaci, più benessere degli animali e qualità gastronomica. [Foto di Alberto Salguero Quiles en Gozquez de arriba, Madrid, su Wikipedia]
Come rendere più redditizi gli oliveti senza stravolgerne le caratteristiche e senza ricorrere a tecnologie avveniristiche? Una possibile soluzione è stata ideata dal Cra Oli di Spoleto (Centro di ricerca per l’olivicoltura e l’industria olearia del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura) e sperimentata nel progetto “Olivo, asparago selvatico, pollo rustico: innovazioni sostenibili del processo produttivo, della trasformazione e della commercializzazione” coordinato dal Parco tecnologico agroalimentare dell’Umbria (3a-Pta) nell’ambito della misura 124 del Piano di sviluppo rurale umbro, in collaborazione anche con il Dipartimento di Biologia applicata dell’Università di Perugia e due aziende private. E consiste nello sfruttare i consistenti spazi fra gli alberi degli oliveti per coltivarci l’asparago selvatico (asparagus acutifolius), che già vi cresce spontaneamente e ha un suo mercato di nicchia (ma che potrebbe venire opportunamente trasformato per essere disponibile tutto l’anno e ulteriormente valorizzato), e come pascoli per allevamenti di polli rustici. Con sinergie tali da garantire non solo un’integrazione del reddito grazie alla maggiore produttività dei terreni, ma anche un basso impatto ambientale dell’intera attività.
I primi risultati di tale sperimentazione di coltivazione consociata di olivo, asparago selvatico e pollo sono stati illustrati nei giorni scorsi in un convegno a Spoleto, su cui ha riferito anche la rivista online del ministero dell’agricoltura (www.aiol.it). Nel testo di presentazione dell’incontro sul sito web del Parco tecnologico agroalimentare dell’Umbria venivano elencate le seguenti acquisizioni:
- messa a punto di una tecnica innovativa di coltivazione consociata di olivo, asparago selvatico e pollo, capace di migliorare la performance ambientale del processo produttivo complessivo rispetto a quella dei singoli processi produttivi separati e, al contempo, di aumentare la redditività aziendale e per ettaro di superficie;
- riduzione di concimi, diserbanti, trattamenti antiparassitari, antibiotici e conseguente soluzione dei problemi di cattivo odore e inquinamento da nitrati;
- messa a punto di innovazioni economicamente ed ecologicamente vantaggiose per la trasformazione e commercializzazione di prodotti ottenibili da asparagi selvatici e pollo rustico;
- realizzazione di economie di scala nella commercializzazione di più prodotti destinati a mercati simili per caratteristiche simili di alta qualità;
- creazione di prodotti di qualità superiore: in quanto prodotti con sistemi a basso impatto ambientale, allevati/coltivati in ambiente più sano e con uso ridotto di agrofarmaci e medicinali, nonché per la vendita diretta in azienda;
- miglioramento del benessere animale, sia per l'allevamento all'aperto che per il mancato trasporto pre-macellazione;
- creazione di alternative sostenibili, anche economicamente, all'abbandono degli oliveti più marginali.
Il fatto è, come spiegato nell’articolo di Aiol.it, che se all’oliveto con l’asparago si aggiunge il pollo, si innesca una catena di sinergie estremamente efficaci: «il pollo produce pollina (letame) e la distribuisce gratuitamente nell’oliveto, dove non serve più la concimazione, riducendo sia l’impatto (ed il costo) della concimazione, che quello derivante dalla concentrazione di pollina, grosso problema dei grandi allevamenti (che porta a risoluzioni discutibili come la combustione in termovalorizzatori il cui impatto sulla salute umana non è chiaro). L’olivo produce riparo ai polli (da sole, vento e predatori) che intanto lo diserbano (oltre a concimarlo). Il pollo trasforma gli insetti, tra i quali alcuni sono parassiti delle piante coltivate (come la Criocera dell’asparago) in alimento zootecnico, con risparmio di mangimi. Altrettanto vale per le erbe infestanti, distrutte e consumate dal pollo che le trasforma in alimento zootecnico». Senza dimenticare che «si produce alimento di qualità superiore perché il pollo vissuto all’aperto e alimentato con insetti ed erba e senza antibiotici ha una qualità alimentare superiore, senza contare che la macellazione in azienda evita lo stress da viaggio pre-macellazione, aumentando ulteriormente la qualità, oltre al benessere animale, già elevato per il pascolo all’aperto».