Editoriali

La scomparsa di Giuliano Gori non è solo la fine di un capitolo ma l'inizio di un'epoca eterna dove arte e natura coesistono in armonia. Lo ricordo come se fosse ieri, la mia prima volta con Gori nel 2010, alla Galleria Vannucci durante l'esposizione "Utopias". Era un incontro che avrebbe segnato profondamente il mio percorso e quello di Floraviva. Nel 2017, Floraviva dedicò spazio nella rubrica "Giardini da intervista" a Villa Celle, un luogo dove l'arte toscana secolare si fonde con la contemporaneità, grazie alla visione di Gori. Come mecenate e imprenditore pratese, ha creato un alieson tutta sua, unica, con il vivaismo e l'arte, elevandone la reputazione nel mondo. Giuliano Gori si trasferì a Villa Celle nel 1970 dove ha rispettato la tradizione ottocentesca del luogo, ospitando però opere "site-specific" di artisti contemporanei di livello assoluto. Villa Celle si è trasformata in un museo all'aperto, un luogo dove l'arte ambientale respira in ogni angolo. La collezione di Villa Celle che include opere di artisti di fama mondiale, è fondamentale per l'educazione artistica delle nuove generazioni. Un segno indelebile, quello di Gori, nella storia dell'arte e della natura, un'eredità che continua a ispirare e a educare.

Oggi, mentre salutiamo Giuliano, ricordiamo nomi come Alberto Burri, Stephen Cox, Fabrizio Corneli, Jean-Michel Folon, Robert Morris, Dennis Oppenheim, Mauro Staccioli, Ian Hamilton Finlay, Alan Sonfist, Aiko Miyawaki, Dani Karavan, Michel Gerard, Richard Serra, Robert Morris, Marta Pan, Susanna Solano, Sol LeWitt, che hanno contribuito a rendere Villa Celle un luogo senza tempo. Gori, attraverso il suo lavoro e la sua passione per il verde, diventa immortale, lasciando un patrimonio che continuerà a vivere e a ispirare per generazioni.


Andrea Vitali

Rinnovo dell'accordo tra IPM ESSEN e l'Associazione dei Vivai Tedeschi (BdB). Potenziale impatto su altri produttori europei e questioni di concorrenza. Analisi delle dinamiche di mercato e delle opportunità di networking offerte dalla fiera.

 

"IPM ESSEN, la rinomata fiera mondiale dell'orticoltura, e l'Associazione dei Vivai Tedeschi (BdB) hanno recentemente rinnovato il loro accordo di cooperazione per altri tre anni. Mentre questo rinnovo rappresenta una significativa opportunità per entrambe le parti, sorge spontanea la domanda: potrebbe questo accordo creare delle disparità competitive per gli altri produttori europei nel settore dell'orticoltura?"

Questo accordo, che rafforza la collaborazione tra la più importante fiera del settore in Germania e una delle principali associazioni di produttori tedeschi, solleva alcune questioni importanti. La fiera, essendo un evento leader nel settore, offre una piattaforma unica per la visibilità, la rete di contatti e l'accesso a nuovi mercati. Con la BdB come partner chiave, i vivai tedeschi potrebbero beneficiare in modo sproporzionato di queste opportunità rispetto ai loro omologhi europei.

Sebbene la collaborazione miri a promuovere pratiche sostenibili e a combattere il cambiamento climatico – obiettivi nobili e necessari – il privilegio accordato ai vivai tedeschi potrebbe essere percepito come un vantaggio competitivo ingiusto. Questo aspetto è particolarmente rilevante in un mercato globale dove la parità di accesso e opportunità è fondamentale per una concorrenza leale.

"La questione della concorrenza sleale non è da trascurare. Se da un lato l'accento posto sulla sostenibilità e l'innovazione è encomiabile, dall'altro lato, l'esclusività dell'accordo potrebbe limitare le possibilità per altri produttori europei di sfruttare appieno le risorse e le opportunità offerte da IPM ESSEN,"

Inoltre, la presenza dominante di produttori tedeschi potrebbe influenzare le tendenze e le direzioni del mercato, potenzialmente a scapito della diversità e dell'innovazione proveniente da altre parti d'Europa. È importante, quindi, che eventi come IPM ESSEN mantengano un equilibrio tra il supporto ai partner nazionali e l'apertura verso un panorama più ampio di partecipanti internazionali.

In conclusione, mentre l'accordo tra IPM ESSEN e la BdB rappresenta un passo importante per la promozione dell'orticoltura tedesca, è essenziale considerare il suo impatto sul più ampio contesto europeo e garantire che tali collaborazioni non creino barriere inique per altri produttori nel settore. La fiera, in quanto evento leader, ha la responsabilità di promuovere una competizione equa e di supportare la diversità e l'innovazione in tutta Europa.

 

Andrea Vitali

Le fiere internazionali nei settori delle filiere agroalimentari, dell'orticoltura, del vivaismo e della floricoltura, secondo le generazioni baby boomer, sono sempre state il cuore pulsante del nostro settore.

Questi eventi rappresentano molto più di un semplice appuntamento nel calendario: sono, come sostengono gli over 50, il crocevia dove produttori, acquirenti e appassionati si incontrano per condividere conoscenze, esperienze e scoperte all'avanguardia. Ma negli ultimi dieci anni, abbiamo vissuto un cambiamento epocale. La crescita esponenziale del mondo online, l'aumeto dei costi per esporre e conseguntemente il rapporto -costo vs beneficio-, ha portato a un progressivo declino delle fiere settoriali, con alcune di esse che hanno dovuto chiudere o trasformarsi in mostre virtuali, a volte mascherate da webinar, e-commerce o magazine. Questo fenomeno è stato amplificato dall'irruzione delle emergenze sanitarie, che hanno messo ulteriormente alla prova l'adattabilità di questi eventi. Con i millennial che ottimizzano grazie a strumenti come droni e telecamere per le visite virtuali e introducono eventi fieristici mirati nelle singole aziende denominati ormai comunemente "porte aperte" per recuperare il calore di un contatto umano però selezionato (verticalizzato). In questo scenario emergono quindi due nuove categorie di buyer, i ROPO (Research Online, Purchase Offline) e i TOPO (Touchpoint Online, Purchase Offline), che rappresentano l'interazione complessa tra il mondo digitale e quello fisico. Queste le sfide sul piatto e per affrontarle, le fiere devono evolversi. La specializzazione con partnership mirate e professionali per la parte di contenuto, la possibilità di misurare il rapporto -costo vs beneficio- e l'offerta di un servizio di altissimo livello devono diventare la norma. L'obiettivo è creare un'esperienza coinvolgente e informativa che fonde il meglio dei due mondi: il digitale e il fisico. In conclusione, il futuro delle fiere agroalimentari e del verde si prospetta come una combinazione intelligente di eventi virtuali e fisici, progettati per soddisfare le esigenze di un pubblico eterogeneo. Floraviva, con il magazine che dal 2008 è solo online, contribusice tenedo aggiornato il settore con tutte le fiere, le ricorrenze, i webinar, i corsi, i meeting e i concorsi nei settori delle filiere agroalimentari, dell'orticoltura, del vivaismo e della floricoltura. Vi invitiamo a consultare regolarmente il nostro spazio eventi di Floraviva. Qui troverete una vasta gamma di eventi suddivisi in categorie per facilitarne la ricerca:

• Fiere e Ricorrenze: Scoprite le prossime fiere e gli eventi di settore per restare al passo con le ultime novità e tendenze.

• Ricorrenze e Fiori: Non perdete le date speciali legate alle piante e ai fiori, perfette per ispirarvi e pianificare le vostre attività di marketing.

• Webinar, Corsi e Meeting: Approfondite le vostre conoscenze e competenze partecipando a webinar, corsi e meeting dedicati al settore.

• Concorsi: Mettete alla prova i vostri prodotti-servizi partecipando ai concorsi del settore.

Vi ricordo infine, che il vostro contributo è fondamentale per noi. Se siete a conoscenza di nuovi webinar, corsi, concorsi, meeting o fiere che potrebbero interessare la nostra comunità, vi invitiamo a segnalarli tramite il nostro [modulo di segnalazione eventi]. Insieme possiamo rendere Floraviva un punto di riferimento sempre più completo e informativo per tutti gli appassionati e i professionisti del settore.

Un caloroso saluto,

Andrea Vitali L'editore

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Nel panorama agricolo italiano, stiamo assistendo a un interessante anche se lento cambiamento. Tecnologie all'avanguardia, come il vertical farming, e soluzioni per un approvvigionamento energetico sostenibile, oltre a ripensare la catena del valore e logistico distributiva, stanno guadagnando terreno e attirando significativi finanziamenti. Tuttavia, l'andamento complessivo del settore agricolo nazionale mostra segni preoccupanti di deterioramento.

Dopo una serie di riduzioni del valore aggiunto agricolo negli ultimi quattro anni, anche nel primo trimestre del 2023 si è registrato un calo tendenziale di oltre il 12% rispetto all'anno precedente. Questo trend negativo contraddice l'andamento dell'intera economia, che nel medesimo periodo ha mostrato una crescita costante.

 

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L'introduzione di modelli innovativi diventa quindi fondamentale. Questi modelli, che riporto di seguito a titolo d'esempio, hanno catturato l'attenzione di investitori e istituti di credito, segnalando così un crescente interesse per il futuro dell'agricoltura e per le nuove tecnologie che possono trasformarla.

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Focalizzandoci su due di questi modelli, il vertical farming anche se già ampiamente usato all'estero, implica la coltivazione di piante in spazi verticali anziché su terreni orizzontali. In Italia, aziende come Agricola Moderna, Planet Farms e Kilometro Verde hanno adottato queste tecnologie e stanno ottenendo significativi finanziamenti. Banca Intesa, Unicredit e Sace hanno recentemente investito 10 milioni di euro in Agricola Moderna e 17 milioni in Planet Farms. Kilometro Verde invece ha ottenuto un finanziamento di 6 milioni da Ismea.

Nel settore dell'approvvigionamento energetico, spicca invece l'investimento di Fri-El Green Power in un impianto di geotermia, destinato a alimentare i propri impianti idroponici noti come Fri-El Green House. Questo ambizioso progetto, dal valore di 220 milioni di euro, potrebbe valere almeno 4 miliardi entro il 2030 (fonte FORTUNE).

Tuttavia, il settore primario italiano, come preferisco chiamarlo, sta anche affronta importanti sfide legate alla catena di approvvigionamento, che ha subito un aumento dei costi nei trasporti e nei concimi che ad esempio hanno pesantemente penalizzato i prodotti della IV gamma, ma anche dell'agroalimentare in genere. Questo ha portato a una crescente consapevolezza dell'importanza di una catena logistica più efficiente e sostenibile e ha spinto verso la rivalutazione di forme di economia circolare più vicine al consumatore.

Mentre il settore primario italiano esplora questi nuovi orizzonti, è fondamentale mantenere un approccio ponderato. Dobbiamo rimanere attenti alle opportunità che queste innovazioni possono offrire, senza trascurare le implicazioni per l'ambiente e l'economia agricola tradizionale, e quindi per l'intero settore primario.

Andrea Vitali

Pnrr e sostenibilità: il nostro ruolo

Quale soggetto referente del principale distretto vivaistico ornamentale d’Italia, quello pistoiese, sentiamo la responsabilità di dare un impulso determinante al nostro comparto. Ma per la buona crescita del vivaismo, nell’interesse della nazione e della lotta al cambiamento climatico, sono fondamentali anche le risposte politiche. In particolare quelle attese sui bandi di distretto del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che sono un’occasione unica per restare competitivi e tutelare il primato pur affrontando l’impegnativa transizione ecologica del Green Deal. Bandi annunciati da tempo e mai pubblicati, mentre si avvicinano sempre di più le scadenze stabilite dall’Europa. Con la conseguenza che sarà necessario un salto di qualità straordinario in termini di sburocratizzazione, se vogliamo farcela.Quale soggetto referente del principale distretto vivaistico ornamentale d’Italia, quello pistoiese, sentiamo la responsabilità di dare un impulso determinante al nostro comparto. Ma per la buona crescita del vivaismo, nell’interesse della nazione e della lotta al cambiamento climatico, sono fondamentali anche le risposte politiche. In particolare quelle attese sui bandi di distretto del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che sono un’occasione unica per restare competitivi e tutelare il primato pur affrontando l’impegnativa transizione ecologica del Green Deal. Bandi annunciati da tempo e mai pubblicati, mentre si avvicinano sempre di più le scadenze stabilite dall’Europa. Con la conseguenza che sarà necessario un salto di qualità straordinario in termini di sburocratizzazione, se vogliamo farcela.Come dimostrato anche nel Pid regionale da noi coordinato nel 2019, in cui sono stati fatti investimenti per 11,6 milioni di euro (di cui 7 delle imprese), l’Associazione Vivaisti Italiani (AVI) e i vivaisti del Distretto da essa rappresentati non si tirano indietro quando c’è da investire sul proprio futuro. Così, pure sul fronte dei bandi di distretto del Pnrr, AVI non è stata con le mani in mano ed è pronta ad accettare la sfida. Nei mesi scorsi abbiamo investito in divulgazione fra le imprese agricole del territorio provinciale, anche montano, con iniziative volte a sensibilizzarle sulle grandi opportunità dei contratti di distretto. E le  risposte delle aziende sono arrivate, con oltre 40 manifestazioni d’interesse.Adesso tocca alla politica e alle istituzioni avviare questo processo virtuoso con una tempestiva pubblicazione dei bandi, scritti tenendo conto delle possibilità delle imprese e del poco tempo che resta per rispettare le scadenze.

Alessandro Michelucci