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Nelle sedi di Casalguidi e Capalle della concessionaria leader del distretto vivaistico ornamentale pistoiese e della floricoltura della Valdinievole è in vendita il nuovo Porter della Piaggio. Come spiega Marco Geri: «è diventato un veicolo adattissimo anche ai florovivaisti e ai giardinieri ed è complementare per posizionamento (prezzo inferiore) e caratteristiche (più stretto e agile) al Daily dell’Iveco, che resta un altro dei nostri prodotti di punta».


«Il nuovo modello Porter della Piaggio, l’NP6, ha caratteristiche molto migliorative dal punto di vista dell’allestibilità e della portata. Mentre in passato il Porter era un mezzo sostanzialmente per l’edilizia, anche in termini di cassoni e lunghezza, adesso con la nuova gamma di versioni dell’NP6, tutte ad alimentazione green, è diventato un veicolo adattissimo anche ai florovivaisti e ai giardinieri. Un mezzo che con il suo posizionamento di prezzo e le caratteristiche più adatte alle strade strette e alle distanze minori può affiancarsi benissimo al Daily dell’Iveco per completare il parco veicoli di un’azienda vivaistica, all’insegna del made in Italy».
Così Marco Geri, uno dei titolari di Svra, la concessionaria di riferimento del distretto vivaistico ornamentale e di tutti i florovivaisti della provincia pistoiese, traccia l’identikit del city truck della Piaggio “Porter NP6”, che da poche settimane è in vendita nelle proprie sedi di Casalguidi (Pistoia) in via Provinciale Montalbano 16 e di Capalle (Prato) in via dei Confini 251. «Non è un veicolo in concorrenza con il Daily, che è uno dei nostri prodotti di punta per le aziende florovivaistiche – specifica Geri -, perché il Porter NP6 è di un segmento di mercato inferiore: un veicolo con motori di cilindrata 1500 e non 2300 come il Daily, la portata totale è da 21 a 28 quintali e conseguentemente il prezzo di listino, a pari allestimento, è circa il 30% in meno rispetto al Daily. Insomma due prodotti diversi e per molte aziende complementari».



«Attualmente l’alimentazione del Porter NP6 – aggiunge – è a benzina e gpl oppure a benzina e metano (non c’è il diesel), ma l’anno prossimo uscirà anche la versione elettrica. Ogni alimentazione si può avere con i serbatoi più o meno capienti». Perché si presta bene per i florovivaisti? «Soprattutto perché – risponde Marco Geri – ha cassoni meno voluminosi ed è un mezzo più stretto e agile, utilissimo quando i florovivaisti e altri operatori del verde come i giardinieri si devono muovere in certi contesti. Inoltre, essendo veicoli green, è prevista una tolleranza del 15% sui quintali trasportati».

Redazione
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La consegna delle poinsettie “Stella d’Italia” di Bonini Piante è avvenuta ieri durante una visita dei vertici provinciali dell’associazione agricola a Limestre nella sede di Dynamo Camp, dove hanno incontrato il direttore Vito Nigro.


Ottanta stelle di Natale per le famiglie degli ospiti di Dynamo Camp, il primo centro italiano di terapia ricreativa appositamente strutturato per ospitare gratuitamente bambini affetti da patologie gravi o croniche in fase di terapia o nel periodo di post ospedalizzazione.
La piccola ma significativa donazione è stata fatta ieri dall’azienda floricola di Pescia Bonini Piante, da poco associata a Confagricoltura Pistoia, che è molto nota per la sua produzione di poinsettie o Euphorbia pulcherrima, per usare il corretto nome botanico della pianta leader delle feste natalizie. 
Nell’occasione della consegna il presidente e il direttore provinciali di Confagricoltura, Andrea Zelari e Daniele Lombardi, hanno visitato la sede di Dynamo Camp a Limestre nella montagna pistoiese, guidati dal direttore della struttura Vito Nigro.
Le stelle di Natale donate fanno parte di una linea di produzione di poinsettie, denominata “Stella d’Italia”, che si caratterizza per i metodi di produzione eco-sostenibili, cioè all’insegna della lotta integrata con ampio utilizzo di trattamenti biologici.   

Redazione


Intervista a Fabrizio Gai (agenzia di Pistoia di via Salvo d’Acquisto), che introduce ai vivaisti il pacchetto assicurativo sui danni ambientali: dalle coperture “danno ambientale” e “danno a terzi” agli altri servizi compreso la “gestione crisi”. Spiega Gai: «la quantificazione di un danno ambientale si differenzia rispetto ad altre tipologie di sinistri perché può prevedere un ripristino primario e/o compensativo e un ulteriore ripristino complementare che può protrarsi anche per molti anni, per cui l’assicuratore deve restare a fianco del cliente per tutto il tempo necessario e seguirlo nella gestione dei rapporti con le autorità competenti».

A parte qualche eccezione, nel settore agricolo italiano, e quindi anche in quello florovivaistico, le polizze assicurative non sono tanto diffuse e centrali nella gestione aziendale quanto in certe aree del Nord Europa, dove sono essenziali soprattutto nel caso di vivai specializzati in un solo tipo di coltura. Ma pure da noi, anche per effetto delle numerose calamità naturali verificatesi negli ultimi anni a causa del cambiamento climatico, la percezione dell’importanza di essere ben protetti a livello assicurativo sta crescendo fra i florovivaisti e più in generale fra tutti gli agricoltori.
Questa evoluzione è favorita da una sempre maggiore attenzione al settore primario da parte del mondo assicurativo, che sta elaborando proposte più mirate e su misura per le aziende agricole. Un esempio di ciò a Pistoia è l’agenzia di Generali Italia Spa di via Salvo d’Acquisto, con uffici anche a Quarrata in via Montalbano e Alto Reno Terme (Porretta) in viale Mazzini, che rappresenta oggi un moderno punto di vendita di servizi assicurativi e finanziari in grado di fornire consulenza e assistenza nei vari ambiti di attività offerti da Generali. Con una squadra forte di 22 persone fra dipendenti di agenzia, dipendenti di compagnia e consulenti, ognuno dei quali, pur preparato in tutti gli ambiti del lavoro assicurativo, è specializzato in uno specifico comparto, riuscendo così a offrire un servizio più corretto e puntuale.
Questa agenzia è entrata in rapporto di collaborazione con l’Associazione vivaisti italiani (Avi) nel contesto del Progetto integrato di distretto (Pid) “Vivaismo per un futuro sostenibile” che è stato presentato in Regione e che è attualmente in attesa di approvazione e finanziamento. Abbiamo intervistato Fabrizio Gai, agente generale dell’agenzia in società con Paolo Romoli, per farci spiegare meglio come è nata la collaborazione con Avi e che cosa la sua agenzia propone ai vivaisti del Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia in primis, ma anche ad altri florovivaisti e agricoltori del territorio pistoiese.
Come siete entrati in relazione con l’Associazione vivaisti italiani (Avi)?
«La nostra attenzione nei confronti di Avi si è sviluppata in relazione al Pid “Vivaismo per un futuro sostenibile”. Ci attirò subito il fatto che uno dei suoi temi centrali fosse la tutela dell’ambiente e in particolare la riduzione dell’impatto dei processi produttivi sull’agro-ecosistema. Da questo abbiamo capito che il nostro prodotto dedicato ai danni ambientali poteva essere adatto ai bisogni che loro esprimevano in questo progetto».
E poi che cosa avete fatto?
«Il primo incontro è stato in occasione dell’assemblea di Avi del dicembre 2019, nella quale ci è stata data la possibilità di intervenire e presentare i nostri prodotti e servizi. Abbiamo inoltre sottoscritto il Pid come partecipanti indiretti e, il 12 febbraio 2020, abbiamo organizzato un incontro con i soci di Avi e i nostri tecnici al fine di diffondere la cultura assicurativa tra i vivaisti, soprattutto in materia di Rct (Responsabilità civile verso terzi) con particolare attenzione alle differenze tra inquinamento accidentale e danno ambientale».
Quali sono, senza entrare nei tecnicismi, i principali rischi ambientali per il vivaista?
«Penso che prima sia necessario fare una premessa riguardo la natura del rischio inquinamento. Questo è un rischio che richiede competenze tecniche specialistiche perché la normativa ambientale è molto specifica, infatti non è un rischio di sola Rc (Responsabilità civile) e i sinistri possono colpire sia soggetti terzi che la collettività».
E quali sono i principali rischi per i florovivaisti?
«Ve ne sono di disparati, ma in generale sono i rischi che possono essere trasmessi attraverso acqua e suolo.
Ma come si valuta un danno ambientale?
«La quantificazione di un danno ambientale si differenzia rispetto ad altre tipologie di sinistri perché può prevedere un ripristino primario e/o compensativo e un ulteriore ripristino complementare che può protrarsi anche per un lungo arco temporale. Questo significa, in parole semplici, che colui che ha provocato il sinistro può essere condannato a ripristinare l’ambiente e ciò può richiedere tanti anni. Per tale motivo è indispensabile che l’assicuratore resti a fianco del cliente per tutto il tempo necessario».
In che cosa consiste il supporto che fornite in tale fase?
«Forniamo assistenza in tutte le pratiche necessarie, compresi i contatti con le autorità competenti nel corso delle procedure».



A fronte di questa illustrazione, quali sono le principali soluzioni assicurative che proponete?
«Offriamo un prodotto che oltre ad essere una polizza di assicurazione è uno strumento proattivo di protezione che tiene indenne le aziende da spiacevoli perdite economiche e in taluni casi anche gli enti locali, che dovrebbero occuparsi dei problemi con ricadute negative sulla collettività».
Più nel dettaglio in che cosa consiste?
«La nostra soluzione comprende la copertura del “danno ambientale” e del “danno a terzi”, la “gestione rischi ambientali”, la “gestione sinistro” e la “gestione crisi”»
Vediamole una per una, a cominciare dalla copertura del “danno ambientale”.
«Questa comprende le spese per interventi di emergenza, di ripristino, dovute per analisi e monitoraggi e gli interventi propedeutici, per la redazione di documenti richiesti dagli enti, la progettazione ed esecuzione degli interventi previsti per legge, le indagini per l’individuazione delle cause del danno e per la sua riparazione e le misure di ripristino primario, compensativo e complementare».
E la copertura del “danno a terzi”?
«Si tratta del risarcimento per i danni a terzi per morte e lesioni personali, distruzione e deterioramento materiale di cose, interruzione o sospensione di attività di terzi, nell’area interessata da danno ambientale; la possibilità di risarcire direttamente la pubblica amministrazione per conto dell’assicurato».
Veniamo ai servizi: innanzi tutto quello denominato “gestione rischi ambientali”.
«In ambito di prevenzione e migliore gestione del rischio, dà diritto a una giornata di formazione erogata da istituti universitari e massimi esperti in materia ambiente, comprensivo di risk management: come migliorare il proprio sistema di gestione, approfondimenti sugli obblighi normativi vigenti, la preparazione su cosa fare in caso di emergenza, su come gestire i rapporti con i media e la consulenza per ottenere la certificazione “ambiente protetto”».
Poi c’è la “gestione sinistro”.
«Sì, è la messa a disposizione di un supporto completo sia legale che tecnico integrativo, al fine di riprendere le attività nel breve e contenere danni d’immagine o reputazionali, con tecnici, progettisti e professionisti».



Infine la “gestione crisi”.
«Un servizio con priorità al Pronto Intervento nella situazione di emergenza. Prevede: numero verde 24 ore su 24 tutti i giorni dell’anno con un primo supporto tecnico telefonico, l’invio di un tecnico, le comunicazioni agli enti previste dalla legge e l’immediato piano con gli interventi d’emergenza, la consulenza per i comunicati agli uffici stampa».
Ecco, mi può dire come è stata la risposta dei vivaisti pistoiesi finora alle vostre proposte, diciamo da dopo l’incontro di febbraio?
«Considerando che la trattativa preliminare alla polizza si sviluppa in due o tre incontri atti a mettere a punto il questionario tecnico necessario alla formulazione della nostra offerta, il periodo Covid ha un po’ bloccato tutto. Siamo rimasti fermi 5 o 6 mesi e stiamo ripartendo ora, nei limiti del possibile, visto che l’emergenza Covid è tutt’ora presente. Con alcune aziende eravamo però già nella fase di redazione dei preventivi e qualcuna aveva già accettato la nostra offerta».
Ma, al di là dei contratti finalizzati o meno, ci sono ancora difficoltà a fare apprezzare ai florovivaisti italiani l’importanza dell’avere una protezione assicurativa?
«Di solito manifestano interesse coloro che riescono a dedicarci un po’ di attenzione perché diamo loro la possibilità di riflettere sui rischi che incombono sulla propria attività e che questi possono essere coperti con somme ampiamente sopportabili (anche perché il costo è proporzionale alle dimensioni aziendali)».
Ci sono le condizioni per arrivare a una diffusione delle polizze tra i nostri vivaisti paragonabile a quella di certi Paesi nord-europei?
«Personalmente non conosco con precisione i dati degli altri Paesi, ma per la mia esperienza posso affermare che nel vivaismo ancora non tutti considerano le polizze assicurative parte integrante dell’attività di impresa, come invece succede per altri settori industrializzati dove è normale stipulare, all’inizio dell’attività, le polizze “classiche” incendio e Rct/o. C’è sensibilità, ma poi quando si parla della polizza ancora non viene ben compresa l’importanza di alcuni tipi di copertura. Eppure non costa molto ed è un pacchetto che può coprire un periodo ante-stipulazione del contratto anche di 3 o 5 anni (garanzie pregresse)».
Ad esempio?
«Preferisco evitare di fare esempi che potrebbero essere riduttivi e/o “malauguranti”, mentre tengo a sottolineare che la nostra volontà è riuscire ad essere partner di vita dei nostri clienti e quindi consigliarli in modo appropriato… il Covid-19 dovrebbe averci fatto comprendere che dobbiamo preoccuparci preventivamente e non attivarci soltanto a posteriori, poiché quando si parla di polizze non è possibile agire ad evento occorso».
In chiusura, ha qualche consiglio da dare ai vivaisti e agricoltori incerti?
«Voglio solo dire che l’assicurazione, checché se ne dica, ha un ruolo sociale molto rilevante, basti pensare al contesto attuale ed è pertanto importantissimo trovare lo spazio per le coperture di cui ognuno di noi ha necessità, anche se questo a volte comporta dei sacrifici. In ogni caso invito tutti i vivaisti a partecipare ai nostri futuri eventi poiché la conoscenza genera la capacità di fare scelte consapevoli».

Redazione Floraviva
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Tra gli articoli autoprodotti da Agraria Di Vita di Pescia in maggiore crescita di gradimento, Biofibra: un pacciamante biodegradabile somministrabile in automatico, applicabile su moltissime varietà di piante in vaso del vivaismo ornamentale. Il titolare Franco Di Vita illustra le peculiarità di questa azienda che ormai è conosciuta anche all’estero ed è affiancata da Cdm Srl per la produzione di serre e accessori per i vivai. Ecco i servizi, l’orario e i contatti.

Una miscela pacciamante, formata da una matrice naturale in fibra di legno pastorizzata, esente da nematodi, e da un complesso legante organico biodegradabile, che una volta messa sul terriccio dei vasi e bagnata si solidifica a formare un disco rigido che impedisce alle erbe infestanti di inserirsi e danneggiare la pianta. Una valida alternativa al diserbo chimico per le coltivazioni in vaso, caratterizzata dalla persistenza nella copertura e stabilità nel tempo, dalla permeabilità e adeguatezza a qualunque sistema di irrigazione, dall’applicabilità su moltissime varietà di piante ornamentali (fra cui camelie, ortensie, olivo, viburno, cipressi ecc.), dal fatto di poter essere somministrata in automatico con appositi macchinari e infine dalla biodegrabilità che la rende interrabile insieme alla pianta.
E’ la descrizione di Biofibra, uno degli ultimi articoli di punta prodotti e commercializzati in esclusiva da Agraria di Vita, attività di Pescia (Pistoia) sviluppatasi a partire dagli inizi degli anni Sessanta e trasformatasi gradualmente da piccolo negozio ad azienda consolidata che commercializza e realizza prodotti ed accessori per l’agricoltura ed il florovivaismo operando su tutto il territorio nazionale ed estero. Un’azienda che, spiega il titolare Franco Di Vita, si occupa di «prodotti per vivaismo, floricoltura, agricoltura: terricci, concimi, contenitori, fitofarmaci, canne, ecc., fino ad arrivare, tramite Cdm, alle serre, i banchi e altre attrezzature». Un punto di riferimento, dunque, per il vivaismo ornamentale. Ciò grazie anche al fatto che, sottolinea Franco Di Vita, «da alcuni anni abbiamo iniziato la produzione di concimi che ci facciamo in casa per differenziarci e offrire un prodotto di qualità a km 0 con costi accessibili alla nostra clientela».



Con l’ampia e affidabile gamma di prodotti offerti unita ad una capillare e qualificata rete di assistenza tecnica, esercitata anche “sul posto”, Agraria Di Vita ha ormai conquistato solida credibilità e ampio gradimento sul mercato, diventando il partner preferito e indispensabile per tantissimi operatori del settore che qui hanno trovato sempre e puntualmente risposte precise e adeguate alle loro richieste. Come messo in evidenza dal titolare, l’esperienza ultra decennale, accompagnata dalla costante voglia di migliorare e innovare, ha spinto questa azienda pesciatina ad avviare la produzione in proprio, e con suo marchio, di alcune tipologie di terricci e concimi. Questo ha consentito da un lato di accorciare la filiera commerciale con ovvi vantaggi in termini di costi, dei quali hanno beneficiato i clienti, e dall’altro di aumentare la qualità dei prodotti offerti, che vengono anche personalizzati in base al tipo di coltura o alle particolari esigenze della clientela. La mission resta sempre la stessa: soddisfare completamente il cliente con qualità e competenza di alto livello a prezzi convenienti.
I servizi di Agraria Di Vita sono così riassunti nel sito web aziendale:
- Produzione e confezionamento di concimi e terricci anche per conto terzi.
- Consulenza agrotecnica con personale competente e qualificato.
- Vendita al dettaglio per offrire anche al cliente privato prodotti professionali di qualità a prezzi vantaggiosi.
- “Groupage”, possibilità di riunire in un’unica consegna un ordine composto da diverse tipologie e quantità di prodotti.
- Logistica, possibilità di consegna a domicilio in tutta la Toscana e/o spedizioni in tutta Italia e nel mondo.
A tutto ciò si aggiunge la società Cdm Srl, per la produzione di serre e accessori per il vivaismo. Nata nel 1970, Cdm offre l’opportunità di realizzare strutture rispondenti ad ogni esigenza per la coltivazione di colture in ambiente protetto. Grazie alla vasta gamma di serre offerte, mod. Versilia e Starlux, i coltivatori potranno sfruttare al meglio la superficie coltivabile, con impianti tecnicamente all’avanguardia, coperti con film plastico o lastre ondulate, dotati di sistemi di arieggiamento automatici in grado di garantire alla coltivazione l’ambiente ideale per la produzione di fiori recisi, piante in vaso, ortaggi, vivaismo e taleaggio. Cdm fornisce inoltre: ombrari a rete fissa o mobile, banchi flusso e riflusso, palature e telai per piante in vivaio, ceste per trasporto piante, impianti di coibentazione/ombreggio, canalette portavasi in lamiera o alluminio, ventilazione e riscaldamento per serre, reti ombreggianti per serre, teli da laghetti su misura, ecc.

Agraria Di Vita si trova in Via Francesca 46, Loc. Molinaccio, 51017 Pescia (PT).
Orario del punto vendita: lunedì-venerdì 8-13 e 14,30-19; sabato 8-12,30.
Per ulteriori informazioni: Tel. +39 0572 452119; mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. , Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Redazione Floraviva
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Il clone di pianta d’olivo della varietà ‘Leccio del Corno’ individuato da Federico Cinelli, a partire da materiale detenuto in esclusiva dai Vivai Attilio Sonnoli (entrambi della rete d’imprese Olea), è stato recentemente iscritto nel Registro nazionale delle varietà col nome “FC Pescia 01” e certificato come virus esente nel Centro “Basile Caramia” di Locorotondo. Ad agosto alcuni esemplari del clone sono stati piantati nel centro di moltiplicazione di Sonnoli e Cinelli, il primo del territorio pesciatino,  e nell’autunno 2021 saranno disponibili per gli olivicoltori interessati a impianti di Leccio del Corno le piantine di FC Pescia 01, che si distinguono «per la maggiore e costante produzione». Alla Regione Toscana sarà chiesto di inserire la varietà fra quelle premiate dai punteggi del Psr. Federico Cinelli: «sempre in collaborazione col territorio pugliese stiamo sperimentando varietà di olivi resistenti a Xylella fastidiosa».

«Finalmente le piante sono fisicamente presenti nel nostro centro privato di Uzzano autorizzato per la moltiplicazione di piante d’olivo virus esenti (vedi), con tanto di cartellino e per la prima volta il nome “Pescia” a richiamare il nostro territorio vivaistico olivicolo, leader a livello nazionale. Le abbiamo piantate nel campo di piante madri il 19 agosto e si aggiungono agli olivi di altre varietà che già abbiamo, a disposizione di tutti gli olivicoltori che vogliano produrre olio con piante di qualità certificate di varietà autoctone».
Lo comunica con soddisfazione il giovane titolare di Cinelli Vivai, Federico Cinelli  - uno dei vivaisti della rete d’imprese Olea costituita nel 2019 da un piccolo gruppo di aziende vivaistiche per condividere know how e fare innovazione attraverso la ricerca (vedi) -  che recentemente ha iscritto al Registro nazionale delle varietà un olivo ‘Leccio del Corno’ da lui individuato qualche anno fa a partire dalla selezione Morettini-Massacesi detenuta in esclusiva dai Vivai Attilio Sonnoli e ne ha fatto certificare la virus-esenza presso il Centro di ricerca e sperimentazione e formazione in agricoltura "Basile Caramia" di Locorotondo. Questo clone di pianta di olivo è stato registrato da Federico Cinelli con il nome “FC Pescia 01”. Da esso sono state ottenute prima le piante del materiale pre-base e poi il materiale base che è arrivato a Uzzano ed è stato piantato nel campo di moltiplicazione.



«L'osservazione e i rilievi sulla varietà – racconta Federico Cinelli - sono iniziati (da parte di mio padre Luca Cinelli e Attilio Sonnoli prima e in seguito da me) tra il 2014 e il 2015 in occasione del 60° anniversario di rilascio del brevetto a Ubaldo Sonnoli, Vivai Attilio Sonnoli Pescia, del “Leccio del Corno - Selezione Morettini-Massacesi”, perché la pianta mostrava maggiore e costante produzione rispetto alle altre piante di Leccio del Corno presenti in azienda. Grazie alle sue caratteristiche interessanti, ho deciso di intraprendere l’iter per iscriverla nel registro nazionale delle varietà delle piante da frutto affinché diventasse idonea per il Servizio nazionale di certificazione volontaria».
«E’ la prima pianta di olivo registrata col nome di “Pescia”. Ho scelto questo nome – continua - perché volevo dare risalto alla nostra città, che è da sempre conosciuta in tutto il mondo per essere la culla del vivaismo olivicolo. Sin dall’origine, come segno distintivo della varietà, ogni pianta era accompagnata da una medaglietta in alluminio di forma circolare riportante sul bordo esterno la dicitura "Leccio del Corno Sel. Morettini-Massacesi" e sulla parte centrale Vivai Attilio Sonnoli Pescia. In occasione dell'anniversario del rilascio del brevetto, stiamo studiando il restyling della medaglietta, che sarà di colore oro e che verrà applicata ad ogni pianta».



«Già dall’autunno 2021 – aggiunge Cinelli - saranno disponibili le prime piantine certificate virus esenti per gli olivicoltori interessati a impianti di Leccio del Corno di qualità». E a proposito di certificazione, Luca Cinelli ricorda che attualmente «le piante di olivo che possono usufruire di premialità nei punteggi del Programma di sviluppo rurale (Psr) regionale (cioè di qualche punto in più) in quanto virus esenti sono solo cinque: Frantoio, Leccino, Pendolino, Maurino e Moraiolo. Pertanto, visto che il Leccio del Corno è una varietà importante nella nostra regione, chiederemo ai dirigenti del settore Agricoltura della Regione Toscana che la aggiungano nel prossimo Psr, perché adesso c’è davvero anche questa varietà nei centri di moltiplicazione, almeno nel nostro di Pescia».
Dal team Cinelli-Sonnoli arriva un ringraziamento al «Centro Basile Caramia di Locorotondo per la preziosa e puntuale collaborazione, senza la quale non avremmo potuto realizzare il campo di piante madri» e viene segnalato che sono «in attesa che il Centro invii altre varietà che presto saranno inserite nel campo, per ampliare ulteriormente la gamma varietale» e che «la collaborazione con il territorio pugliese non si ferma qua: la ricerca e lo studio di varietà virus esenti e resistenti a Xylella è in corso di sperimentazione, grazie al lavoro svolto insieme anche al CNR di Bari e al CREA OFA di Rende». 

Redazione Floraviva
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La cooperativa agricola Agribios di Chiesina Montalese (Pistoia), grazie al suo impianto di triturazione e vagliatura, riesce a recuperare e avviare al reimpiego gli scarti del florovivaismo: piante morte o vive ma sciupate con il substrato di coltura. Come spiega la presidente Marchionni: «le aziende socie sono 142, di cui circa il 90% vivaisti, l’attività sta crescendo e dovremmo assumere altri dipendenti e investire in nuovi macchinari, ma con cautela perché sono molto costosi». Sugli scarti vegetali consegnati c’è «l’autocertificazione che non sono stati trattati con anticrittogamici da 60 giorni e ogni 3 mesi controlliamo l’assenza di inquinanti». La pomice recuperata viene tutta reimmessa nel vivaismo del Distretto e il sogno è arrivare a trattamenti che consentano di ricavare il cippatino anti-glifosate dal legno di scarto.     

Un punto di raccolta finalizzato al recupero e alla gestione dalla a alla z dei residui vegetali e dei substrati di coltura delle aziende agricole: biomasse derivate da piante seccate o comunque morte, piante non vendibili, potature di piante prodotte nel vivaio, parti di piante, sfalci o altri residui esclusivamente vegetali, nonché substrato vegetativo contenuto nei vasi o comunque facente parte della zolla. Una risposta efficace a un importante fabbisogno delle aziende agricole pistoiesi e in particolare del Distretto vivaistico ornamentale.



E’ l’attività di Agribios, società cooperativa agricola di Pistoia, con sede dell’impianto principale nella frazione di Chiesina Montalese, che, ricorda la presidente Stefania Marchionni, è nata legalmente nel 2014 con l’apertura della partita Iva in Camera di Commercio, ma ha iniziato ad essere operativa soltanto nel giugno 2017, dopo che nel dicembre 2016 era arrivata l’autorizzazione unica ambientale del Comune di Pistoia. Adesso «le aziende socie  - riferisce la presidente - sono 142, di cui circa il 90% vivaisti». «I dipendenti – aggiunge - sono nove e bisognerà assumerne di nuovi perché l’attività sta aumentando, in particolare con il vivaismo. Ma guardiamo con interesse anche alla Valdinievole, che pare sguarnita di questo tipo di servizio. Comunque bisogna stare attenti a crescere, perché c’è bisogno di investire in nuovi macchinari, e questi macchinari sono molto costosi». Parte di essi è sul mercato, altri sono progettati su misura.
Il ciclo di lavoro della cooperativa consiste nella riduzione volumetrica e la vagliatura degli scarti agricoli e nel loro reimpiego, una volta lavorati, nell’agricoltura, in parte significativa all’interno del distretto stesso. Con i seguenti quattro effetti significativi: la riduzione di scarti verdi nelle discariche, l’utilizzo dei sottoprodotti in agricoltura tramite la creazione di una filiera locale, il recupero di notevoli quantità di sostanze organiche e terricciato che possono contrastare la mineralizzazione dei terreni e una minore necessità di ricorrere all’abbruciamento dei residui legnosi, l’incremento della produzione di energia rinnovabile a mezzo di biomassa.
Le fasi del core business di Agribios sono le seguenti: i) ingresso del materiale di scarto in impianto e collocazione nell’area di stoccaggio, prima dei veri e propri trattamenti di triturazione e vagliatura; ii) triturazione primaria e vagliatura dei sottoprodotti: suddivisione del materiale ritirato in due componenti: componente lignocellulosica e componente di substrato colturale (terricciato, paglia, torba, pomice); iii) triturazione di raffinazione: la componente lignocellulosica viene cippata a 2-4 cm., mentre la restante componente viene sottoposta ad ulteriore riduzione volumetrica per ottenere un terricciato misto da cui viene successivamente separata la pomice e le componenti litoidee; iv) si ottengono così tre componenti derivanti dalla procedura di triturazione: componente ligneo-cellulosica, componente minerale-litoidea e terricciata (terriccio e pomice) che potranno essere ricollocate nelle singole aziende aderenti alla cooperativa; v) trasporto e conferimento dei materiali lignocellulosici e dei terricciati alle aziende agricole florovivaistiche per il riutilizzo colturale.
Ma l’attività di Agribios va oltre il core business del recupero e valorizzazione degli scarti agricoli, spaziando dai servizi di manutenzione e potatura fino al conferimento degli scarti verdi. Ecco comunque l’elenco dei servizi offerti stilato nel sito web aziendale: noleggio cassoni per stoccaggio materiali, recupero degli scarti verdi (anche con granchio), recupero di grandi e piccole quantità diretamente nel luogo di produzione degli scarti vegetali, restituzione del materiale valorizzato a seconda delle esigenze delle singole aziende, lavori di manutenzione del verde in genere.
Come spiega Stefania Marchionni, i residui che arrivano all’impianto di Agribios sono «scarti della lavorazione vivaistica e agricola: piante morte che arrivano dalla produzione, ma anche vive non vendibili, che si sono sciupate, si sono defogliate. E il substrato di lavorazione, tipo la torba, il cocco, la terra, la pomice: quello che serve per poi coltivarci la pianta. E poi tutto l’arbustame che viene creato in vaso». «Tutto questo materiale, che un tempo veniva definito semplicemente come rifiuto, – dice la presidente - dà molta noia al vivaismo, perché sembrerebbe che il vivaista faccia una marea di rifiuti, il che non è vero. La comunità europea nel 2008 ha affermato che sono scarti vegetali e devono essere gestiti e reimpiegati come sottoprodotti agricoli e non andare a riempire le discariche. Ma devono essere lavorati e reimmessi in un ciclo produttivo agricolo per avere una seconda vita. Questo è un po’ il progetto». «Noi abbiamo incominciato a studiare la normativa – continua Marchionni - per vedere come aprire questo impianto senza l’obbligo di ricorrere a impianti mobili di azienda in azienda, anche perché i piccoli vivai non avevano nemmeno gli spazi per ospitarci e, una volta gestiti i grandi, i piccoli erano abbandonati a sé stessi e non riuscivano a trattare questi sottoprodotti. Finalmente nel 2016 è stata emanata una normativa che ha stabilito che questi scarti, una volta rilavorati, possono essere dati non solo all’azienda che li ha prodotti ma anche ad aziende terze, purché rimangano in un contesto produttivo agricolo. E’ questo che ci ha dato il via. Perché, ad esempio, a un piccolo vivaista che porta un camioncino di roba, se noi gliela lavoriamo, lui che cosa se ne fa di un sacchettino di legname a casa? Niente. Le cose invece cambiano se tutto il legname messo insieme si destina a un’azienda che ha un impianto a biomassa grande e in esso riesce a farci energia. E quindi dà una seconda vita a quegli scarti».
Come viene diviso il materiale che arriva all’impianto di Agribios?
«Il materiale quando entra ha diverse possibilità di lavorazione. Viene pesato, viene accertato che il materiale sia idoneo: che sia agricolo (perché noi possiamo prendere solo materiale organico agricolo), che sia privo di impurità, quindi che non ci sia plastica, ferro, sassi e inquinanti in genere».
Vanno bene tutti i tipi di piante?
«Sì, basta che non ci siano inquinanti dentro. Il vivaista deve autocertificare che da 60 giorni prima dell’arrivo qua il materiale non sia stato trattato con degli anticrittogamici o degli antiparassitari che poi rimangono presenti. E noi ogni 3 mesi circa facciamo l’analisi di tutti i prodotti in uscita per essere sicuri che non ci siano inquinanti, che non ci siano idrocarburi, che non ci siano antiparassitari. Il materiale, una volta accettato in lavorazione, viene scaricato nell’area di stoccaggio e da là gli viene fatto un ciclo produttivo di “tritovagliatura”: viene triturato con dei trituratori industriali e viene vagliato per selezionarlo, perché se è selezionato e fatto di dimensioni idonee al commercio, sarà riutilizzato nel miglior modo possibile. Vengono individuati tre principali prodotti: il materiale terrigeno, il terriccio che viene dal substrato, quindi le torbe, il cocco, la terra. Riusciamo a dividere la parte inerte, che è la pomice, che serve per il drenaggio. E sia il materiale terrigeno che la pomice vengono reimpiegati benissimo in agricoltura. Addirittura la pomice viene reimpiegata tutta nel vivaismo pistoiese. E poi il 3° prodotto è il legname: questo legname che viene tirato fuori chiaramente non è di bellissima qualità, perché viene da un recupero, non è chiaramente un legno di bosco. Viene per ora conferito a biomassa. Sappiamo che qui nelle nostre zone non ci sono vicini impianti a biomassa idonei a ricevere questo tipo di materiali. Quindi lo dobbiamo mandare nel Nord Italia dove ci sono grandi centrali che possono prendere anche questo materiale qua. Ma il nostro obiettivo è poter sviluppare questo materiale  - e chiaramente ci vogliono investimenti, ci vogliono macchinari idonei, ci vogliono tante prove e tanto tempo -, è  quello di poterlo reimpiegare in un ciclo agricolo produttivo pistoiese. Vorremmo svilupparci una raffinazione tale da poterci fare il famoso cippatino per poterlo reimpiegare nel nostro vivaismo e diventare ancora più ecosostenibili».
In che senso più eco-sostenibili?
«Il messaggio è: bene il cippatino che elimina una buona parte del glifosate. Però viene da un bosco, che viene disboscato e dove ci sono delle lavorazioni con consumo di diesel ed emissioni di inquinanti in atmosfera. Sarebbe meglio ancora con questo legname qua, perché si partirebbe da scarti. E’ vero che ci vuole una lavorazione con consumo di diesel anche qui, ma ci sarebbe stato ugualmente per utilizzarlo come biomassa. E potremmo dire che il vivaista non fa rifiuti e che dal suo scarto di lavorazione riesce a recuperarci un prodotto che serve a diminuire l’impatto ambientale. E’ un progetto su cui stiamo già lavorando da diversi mesi».

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