Riservato aziende

Tra le sue nuove piante fruttifere, l’azienda florovivaistica pesciatina esporrà al 69° Flormart, dal 19 al 21 settembre in Fiera di Padova (Pad 4, corsia d, stand 128), l’Actinidia arguta “Ken’s red” (kiwi rosso), la linea d’alberi da frutto nani “Fruit me” e l’Hylocereus undatus (dragon fruit). Tra le ornamentali, Cordyline australis e Vitis coignetiae (o vite del Giappone). Per il titolare e vicepresidente di Vivai di Pescia Gianluca Ammazzini, che giudica Flormart «centrale» per comunicare l’evoluzione aziendale, uno degli obiettivi è l’eco-sostenibilità: prassi con cui ha ridotto dell’80% la chimica di sintesi.  

«Saremo presenti con le nostre classiche produzioni di fruttiferi in contenitore di varie misure, anni e cultivar, con le tre tipologie di olivi (per impianti, da giardino, ornamentali), le rose (tutte brevettate), le piante ornamentali da esterno fiorite, da siepe e rampicanti. Oltre ad una serie di novità produttive inserite quest’anno e che stanno già riscontrando buoni risultati».
Ad anticipare a Floraviva i prodotti del suo stand alla 69^ edizione di Flormart, il salone del florovivaismo e dell’architettura del paesaggio in programma alla Fiera di Padova dal 19 al 21 settembre, è Gianluca Ammazzini, titolare, insieme al fratello Massimo, dell’azienda di Pescia Ammazzini Piante (che esporrà al Padiglione 4, corsia D, stand n. 128), nonché vicepresidente dell’Associazione Vivai di Pescia. «Continua così – dice Ammazzini - l’esperienza della nostra azienda al Flormart, il più prestigioso ed importante appuntamento internazionale del mondo florovivaistico italiano. Sono 20 anni di presenze, un periodo di tempo in cui il nostro mondo professionale si è evoluto a passi da gigante».
«Quando abbiamo iniziato – osserva il vicepresidente dei Vivai di Pescia - non esisteva ancora il mondo digitale, il web, i social media, l’odierna sensibilità ambientale e la fiera era l’unico punto d’incontro professionale, dove vedevi aziende, prodotti e soprattutto uomini e donne che ci mettevano la faccia». «Per noi questi eventi – sottolinea - rimangono fondamentali, consentono il relazionarsi con pensieri diversi, a volte in sintonia altre no. Ma il confronto serve a migliorarsi. Questa è filosofia che accompagna la nostra crescita aziendale (
vedi) e per noi il Flormart è ancora uno snodo centrale per comunicare la nostra passione e l’evoluzione verso i nostri obiettivi aziendali».



Obiettivi che Ammazzini riassume così: più qualità, nei processi di produzione, nella selezione dei prodotti e omogeneità delle piante consegnate; più disponibilità, nei rapporti con i clienti, nella logistica, nella cartellinatura, nelle brochure; continue novità, cioè ricerca di nuovi prodotti vegetali, la maggior parte dei quali prodotti sotto licenza; pratiche sempre più ecologiche e sostenibili, dal riciclo di substrati aziendali alle biomasse da potature aziendali, dall’estensione continua di impianti a goccia per fertirrigazioni mirate e a basso consumo di acque all’utilizzo di prodotti biologici per il contenimento di insetti e funghi, di diserbanti bio (dischi in fibre naturali, pacciamature vegetali), accorgimenti che hanno consentito un abbattimento dell’80% del consumo di prodotti chimici di sintesi.

Le nuove produzioni esposte a Flormart 2018
Ma vediamo le nuove tipologie di piante coltivate dall’azienda Ammazzini Piante, che, nel solco della propria prassi tradizionale di non stare mai ferma e introdurre ogni anno novità produttive, può esporre quest’anno nello stand del 69° Flormart:
Actinidia arguta “Ken’s red” (kiwi rosso)
«La sua particolarità principale – spiega Gianluca Ammazzini - consiste nella polpa del frutto: un bel colore rosso e gusto aromatico. Si tratta di una pianta da frutto di piccola pezzatura, che si pone sul mercato più per la sua vocazione hobbistica che per una vera e propria produzione agroalimentare. E’ l’ideale per arricchire l’assortimento delle varietà di frutti minori, con proprietà salutistiche, nei garden center».
Linea di alberi da frutto nani “Fruit me”
Questa gamma di piccoli alberi da frutto allevati dal Gruppo Padana, dice Ammazzini, «offre un innovativo sistema di coltivazione che favorisce la produttività in tempi rapidi di piccole piante da frutto, lontano dal metodo tradizionale di moltiplicazione fruttifera. L’innovazione s’incentra su particolari portainnesti di bassa vigoria ma che consentono una rapidissima fruttificazione anche su piccole piante. Non può mancare nell’assortimento dei garden center specializzati nelle piante fruttifere. La destinazione è hobbistica».
Cordyline australis (in Māori Tī kāuka)
Nota in lingua Māori come Tī kāuka o Tī rākau, la Cordyline australis è «una splendida specie di piante ornamentali adatte ad un clima temperato. Hanno un impatto visivo eccezionale per i loro punti colore e – spiega Ammazzini - stiamo inserendo queste piante, non semplici da coltivare soprattutto per le varietà che abbiamo in produzione, convinti della loro ottimale adattabilità ai giardini mediterranei».
Hylocereus undatus (Pitaya o Dragon fruit)
«Questa – racconta Ammazzini - è una delle più recenti “scoperte” nel mondo dei “frutti della salute”. La  collaborazione con Flora Toscana, di cui siamo soci parziali, ha fatto sì che la nostra azienda sia stata scelta per la messa a produzione di questa particolarissima pianta tropicale che produce frutti ricchi di antiossidanti e altre proprietà salutistiche. Siamo solo 2 aziende a produrre questa varietà di pianta in Toscana. E’ pensata per il canale dei garden center e per un uso hobbistico».
Vitis coignetiae (vite Coignet o vite del Giappone)
«Questa è una pianta rampicante ornamentale a foglia caduca – ci illustra Ammazzini -, dalle grandi foglie cuoriformi che in autunno si colorano di rosso. L’ideale per le pergole, i graticci, gli steccati. Danno un bellissimo effetto decorativo. La proponiamo rivolgendoci in particolare agli architetti paesaggisti, ai giardinieri e ai garden center».

Redazione Floraviva
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Bonini Piante di Pescia ha testato e propone, in via esclusiva per la Toscana (insieme a un’unica altra azienda), le Sundeville di 4 nuove colorazioni di Syngenta. Nella gamma di Bonini sono stati aggiunti due ulteriori formati: le Sundeville basket vaso 20 e le Sundeville spalliera vaso 17.


Due nuovi tipi di rossi e di rosa. Sono le quattro inedite colorazioni delle nuove Sundeville (o Sundaville) brevettate da Syngenta che Bonini Piante Toscana ha coltivato in via sperimentale a partire dall’anno scorso e che può quindi proporre, per ora in via esclusiva per la Toscana insieme a un’unica altra azienda, ai suoi clienti.
Una novità importante in un segmento sempre più significativo della produzione di piante in vaso per la stagione primavera-estate, visto che, come spiega Leonardo Bonini, uno dei due titolari dell’azienda florovivaistica di Pescia (Pistoia), questi ibridi di Dipladenia distinti dalle Mandeville classiche e molto resistenti al sole estivo «stanno conquistando quote di mercato alle piante leader del periodo, dai gerani alle surfinie».  
Ma non è l’unica innovazione nella produzione di Sundeville di Bonini Piante Toscana, che anche quest’anno si preannuncia di grande qualità, con piante nei vari formati «molto rigogliose, dal portamento compatto e dai colori intensi». Infatti nella gamma di Sundeville proposte dall’azienda floricola pesciatina specializzata in piante in vaso si sono aggiunti due nuovi formati: le Sundeville basket vaso 20 e le Sundeville spalliera vaso 17 (altezza 60 cm).
Così adesso questa linea produttiva introdotta una decina di anni fa da Turiddo Bonini, il padre di Leonardo e Roberto scomparso di recente (vedi nostro articolo), comprende ben sei voci. Vale a dire le Sundeville normali (a cespuglio) in vaso 10, 14 e 17, la Sundeville basket (a piramide) vaso 20 e 22, e infine la Sundeville spalliera (a parete) vaso 17. Un’offerta ben calibrata per quello che è ormai uno dei prodotti di punta dell’azienda pesciatina con sede nella frazione di Veneri, rinomata anche per molte altre piante, fra cui, tanto per citarne alcune, i gerani (che nel 2014 furono donati allo splendido giardino del Vaticano), le ortensie, le stelle di Natale e gli olivi Xylella-free.

Floraviva
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Il titolare dei Vivai Cinelli di Pescia, che con i suoi olivi Leccino e varie piante mediterranee ha contribuito alla vittoria ad Euroflora dello spazio del Mipaaf nei parchi di Nervi, spiega perché ha lasciato i Vivai di Pescia e ha aderito ad Anve: «necessari maggiore ambizione e orizzonti più ampi per fare il salto di qualità e crescere». A FICO Eataly il 3 maggio terrà anche un workshop su innestatura e potatura di olivi con Elena Sonnoli. In rampa di lancio nuove piante top secret.

Uno dei molti premi di Euroflora 2018 è andato allo spazio nei parchi di Nervi del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf) per la completezza e qualità della sua collezione di piante: un allestimento realizzato congiuntamente con quello dell’Associazione nazionale vivaisti esportatori (Anve) da un team coordinato da Edoardo Sciutti, segretario di Anve, con l’importante contributo, sotto la guida dell’agronomo Aldo Grande, dell’Istituto tecnico agrario Bernardo Marsano di Genova. In tutto 690 metri quadrati (fra i 490 del Mipaaf e i 200 di Anve) per all’incirca 4 mila piante rappresentative della produzione florovivaistica italiana, come ci ha spiegato Sciutti.
Fra tali piante ci sono anche quelle fornite dai Vivai di Luca Cinelli di Castellare di Pescia: alcuni olivi abbinati a una serie di piante, fra cui alcuni esemplari di Loropetalum chinense, che hanno dato il loro contributo al successo dell’allestimento del Mipaaf. A Luca Cinelli, titolare dell’azienda pesciatina - rinomata per gli olivi, la Photinia Red Robin e varie piante mediterranee, e salita alla ribalta lo scorso settembre per aver creato insieme ai Vivai Sonnoli il primo centro privato per la moltiplicazione di piante di olivo “virus esenti” in Toscana
 (vedi nostro articolo) – abbiamo posto alcune domande su questa partecipazione a Euroflora e più in generale sulla sua azienda.

Innanzi tutto complimenti per la vittoria dello spazio espositivo del Mipaaf a cui ha contribuito con le sue piante. Che varietà di olivi e quali piante avete portato, oltre agli esemplari di Loropetalum chinense abbinati agli olivi?
«Niente allori per favore, ho solo contribuito con piante di olivo di cultivar Leccino e con alcune piante mediterranee in un lavoro di squadra all’interno di una grande associazione come Anve. Oltre al Loropetalum, abbiamo portato Arbutus unedo (i corbezzoli), Callistemon Laevis, Nerium oleander e Feijoa sellowiana».
Come è nata la partecipazione in questo spazio congiunto Anve-Mipaaf? Noto che ci partecipa a livello individuale.
«Il comitato organizzatore di Euroflora ha contattato Anve chiedendo se voleva esporre ed essere presente con le piante dei suoi associati e Anve ha accettato con entusiasmo. Io, in quanto socio Anve, ho dato il mio piccolo contributo portando alcune tra le piante più rappresentative dell'ambiente mediterraneo e, anche se sono socio da poco tempo, ho ritenuto una grande opportunità poter esporre ad una manifestazione di livello internazionale, manifestazione alla quale avevo già partecipato nel 2011 con l'Associazione Vivai di Pescia in qualità di presidente. In quell’occasione conseguimmo ottimi risultati sia di medagliere (riportando a casa circa 3 mila euro di premi) che come ritorno economico e d’immagine complessivo. Credo che l'Associazione Vivai di Pescia abbia perso un’occasione importante di visibilità a non partecipare quest’anno: potevamo esporre nuovamente a Euroflora come associazione, facendoci conoscere su un palcoscenico nazionale ed estero, e contemporaneamente potevamo essere presenti anche a quella fiera locale per partecipare alla quale il nuovo direttivo ha rinunciato ad Euroflora. Ma i Vivai di Pescia hanno preferito esporre solo alla manifestazione locale, che, per quanto interessante, resta pur sempre di livello locale, e non hanno nemmeno preso in considerazione la presenza ad Euroflora. Comunque, dallo scorso novembre, non sono più presidente dell'Associazione Vivai di Pescia e pochi giorni fa ho formalizzato le mie dimissioni…»
…come mai questa rottura?
«Perché non credo più che ci sia la volontà di crescere e di sviluppare novità qui sul territorio. Insieme ad un altro socio ho realizzato a Pescia un campo di olivi che mancava e che poteva diventare un punto di riferimento per tutta l'Associazione, ma questa mia iniziativa è stata vista con occhio molto critico dai componenti dell'allora direttivo, tanto da mettermi in minoranza e portare i soci a nuove elezioni. Ma la cosa che più mi infastidisce è che il mio ex vice presidente, che da sempre era uno dei più attivi affinché si realizzasse questo campo (avevamo lavorato per sette mesi per arrivare a ciò'), una volta diventato il nuovo presidente ha rinnegato tutto il lavoro fatto, capovolgendo completamente il suo pensiero e il suo modo di fare. La rottura con l’Associazione è stata inevitabile, perché non posso e non voglio lavorare con persone che cambiano idea come cambia il vento e che mutano il loro comportamento a seconda dell'interlocutore che hanno davanti».
E perché invece ha aderito ad Anve?
«Un po’ per gli stessi motivi della separazione dai Vivai di Pescia. Perché Anve è un’associazione nazionale che permette ai suoi soci di essere presenti alle maggiori fiere di settore, sia nazionali che internazionali; con metodi molto semplici (lavoriamo quasi sempre via mail o chat e il sistema adesso è molto dinamico). Inoltre Anve dà indicazioni molto chiare sulle esportazioni all'estero e ti tiene costantemente aggiornato sulle normative italiane riguardanti il settore vivaistico, con il suo gruppo di lavoro».
Ci sono altre novità per la sua azienda?

«Il prossimo passo, sempre con Anve, è che sarò presente con un mio piccolo spazio di 50 metri quadrati nell’esposizione agroalimentare permanente più grande d’Europa, FICO Eataly World a Bologna. Esporrò lì per tutto il mese di maggio e il 3 maggio avrò l’opportunità di fare un piccolo workshop nell’arena centrale sulle tecniche di innestatura e potatura olivi, insieme alla collega e amica Elena Sonnoli, che mi aiuterà nell’illustrazione al pubblico, essendo lei più preparata da quel punto di vista. Colgo l’occasione per ringraziarla anticipatamente».
Qualche nuova linea di prodotti?
«Riguardo agli olivi, in collaborazione con i Vivai Sonnoli, stiamo portando avanti nuovi portainnesti sia da semenzaio che da vitro (senza parlare delle ricerche su nuovi cloni di olivo di Attilio Sonnoli). Riguardo ad altri tipi di piante, con i ragazzi del mio staff ne stiamo per introdurre alcune nuove di cui parleremo al momento opportuno».
Ultima curiosità: come procede il lavoro nel campo di piante madri di olivi virus esenti realizzato insieme ai Vivai Sonnoli di cui abbiamo già parlato?
«Gli olivi piantati stanno crescendo bene; il prossimo anno saremo anche noi presenti sul mercato con i nostri olivi certificati».

Floraviva
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L’olivo dei Vivai Rosellini Gabriele premiato a Euroflora 2018 è un Leccino e fa parte dello spazio espositivo congiunto Mefit e Fondazione Collodi-Villa Garzoni, curato rispettivamente dagli architetti Martinelli e Mengoli. Rosellini sul mercato del vivaismo olivicolo: «forte richiesta per le piante di 2/3 anni»    

Gli olivi dei Vivai Rosellini Gabriele vicino a Pinocchio. Accade in questi giorni, dal 21 aprile al 6 maggio nei parchi di Nervi a Genova, nell’ambito dell’esposizione internazionale del fiore e della pianta ornamentale Euroflora 2018. L’azienda florovivaistica pesciatina, rinomata per gli agrumi e gli olivi Xylella free (vedi nostro articolo), partecipa a Euroflora nello spazio espositivo congiunto Mercato dei fiori della Toscana – città di Pescia (Mefit) e Fondazione Nazionale Carlo Collodi-Villa Garzoni: la parte del Mefit è curata dell’architetto Sergio Martinelli e ha come elementi principali una serie di curve concentriche formate da olivi inframezzati da piante fiorite e vari richiami al design del mercato di Pescia; mentre l’installazione della Fondazione Collodi – Villa Garzoni, a cura dell’architetto del paesaggio Stefano Mengoli con la “Brigata dello storico giardino Garzoni”, è, come ci ha detto lui stesso, «un classico della giardineria, una mosaicoltura floreale che richiama uno degli stemmi del Giardino di Villa Garzoni».
Una partecipazione, quella dei Vivai Rosellini Gabriele, segnata sin dalla prima giornata da un successo: la conquista di una medaglia d’oro, in uno dei molti premi assegnati dalle qualificate giurie di Euroflora 2018, per uno dei suoi olivi nello spazio del Mefit, una pianta di olivo di varietà Leccino. Vale a dire la cultivar che va per la maggiore in questo periodo perché resistente alla Xylella. 

Floraviva ha sentito il titolare Gabriele Rosellini sia sulla presenza a Euroflora 2018 che per un veloce parere sull’andamento del mercato del vivaismo olivicolo nell’ultimo periodo.

Innanzi tutto, complimenti per il premio. Quante piante avete dato per l’allestimento del Mefit nei parchi di Nervi?
«Una decina di piante. Ma mi consenta di sottolineare che il merito maggiore del premio è di Pietro Grossi e Aristide Rosellini, che si adoperano a mantenere l’eccellenza delle nostre produzioni».
Tutte piante di olivo o anche altre?
«Soltanto olivi».
Di quali cultivar, oltre alla varietà Leccino che è stata premiata?
«Anche Frantoio, Leccio del Corno e Pendolino».
Come mai sono state scelte queste tre cultivar?
«Ci sembravano idonee a rappresentare al meglio la tradizione toscana».
Lasciando l’argomento “partecipazione a Euroflora”, come sta andando il mercato degli olivi, almeno dal punto di vista della sua azienda?
«Abbiamo riscontrato in generale una forte richiesta soprattutto delle piante di 2/3 anni, al punto che abbiamo già una parte di produzione del 2019 impegnata. Inoltre abbiamo registrato un fortissimo interesse anche per quanto riguarda le piante di olivo più grandi e qualcuno le sta adoperando al posto delle piante piccole per gli impianti, non come piante ornamentali».
E come vanno le altre sue linee produttive, agrumi ornamentali in primis?
«Gli agrumi avevano risentito dell’avvio di stagione non favorevole dal punto di vista climatico. Ma abbiamo incominciato ad accelerare nelle ultime settimane».

Per ulteriori informazioni: www.vivairosellini.com.

Floraviva

Intervista durante Myplant & Garden a Mario Cardelli, direttore commerciale di Artigianfer, l’azienda toscana leader in Italia nella realizzazione di progetti “chiavi in mano” di serre per colture protette, che dopo Mediterraneo e Medio Oriente vuole allargarsi ai mercati dell’Europa dell’Est. Tra i suoi fiori all’occhiello: i 130 mila mq di serre a Gavorrano (Grosseto) complete delle tecnologie per la coltivazione del pomodoro in idroponica (che riducono del 90% il consumo d’acqua), i circa 15 ettari di serre del tipo Combilux (proprio brevetto internazionale) dotate di apertura totale motorizzata dei tetti, la serra multifunzionale per il parco Radicepura alle pendici dell’Etna, le serre ad uso garden per Pellegrini nelle Marche, il nuovo impianto serricolo di Selecta in Grecia e i quasi 300 ettari di serre fotovoltaiche realizzate negli ultimi 7 anni soprattutto in Italia e in Francia, nel cui territorio ArtigianferFrance è leader. La nascita di Cardelli Bros, che produce arredi per esterno, le cui novità sono state presentate a Myplant.


«Noi siamo un family business, come dicono gli inglesi, ed io e mio fratello oggi rappresentiamo la quarta generazione della famiglia Cardelli che, da più di 50 anni, come mi piace dire spesso descrivendo la nostra storia, si sporca le mani con il ferro, l’elemento principale delle nostre serre. La nostra sede è nel comune di Uzzano, in provincia di Pistoia. L’attività della mia famiglia nacque come artigianale e cioè in qualità di semplici fabbri, per poi divenire a partire dal 1966, anno di nascita di Artigianfer, una vera e propria attività industriale. Il fondatore di Artigianfer è mio nonno Virgilio Cardelli, che purtroppo non ho avuto la possibilità di conoscere, ma che da tutti viene descritto come persona di grandi capacità e lungimiranza. E’ proprio grazie a mio nonno, alla sua smisurata curiosità e ai suoi numerosi viaggi fuori dall’Italia, che Artigianfer si è avvicinata al mondo della costruzione delle serre e delle colture protette in genere, considerando anche che, intorno a Pescia, ove siamo ubicati, all’epoca stava nascendo un importante distretto floricolo. Il primo importante volano di crescita per la nostra azienda fu la costruzione negli anni 80 dell’impianto dell’Amiata, che all’epoca era il più grande impianto serricolo, d’Italia sicuramente, ma credo anche fra i più estesi pure a livello europeo».



A raccontarci così l’origine di Artigianfer, la principale azienda di serre e impianti per colture protette d’Italia e una delle più importanti anche a livello europeo, che l’anno scorso ha compiuto il 50° anniversario, è il direttore commerciale Mario Cardelli, uno dei componenti della famiglia Cardelli, che l’ha creata, ne detiene ancora la proprietà e la gestisce; con il padre Pietro quale presidente, lo zio Patrizio nei panni dell’amministratore delegato e il fratello Massimo nel ruolo di direttore tecnico. Floraviva ha incontrato Mario Cardelli a Milano Fiera, nella giornata conclusiva della 4^ edizione del salone internazionale del florovivaismo e della filiera del verde Myplant & Garden, per saperne di più sulla sua azienda, vero e proprio gioiello del made in Italy in questo settore.
Iniziamo da questa partecipazione a Myplant 2018: come sta andando?
«Quest’anno siamo molto soddisfatti perché abbiamo riscontrato interesse e abbiamo potuto verificare che ci sono state più presenze rispetto allo scorso anno: un padiglione in più è un ottimo traguardo. Questa è la quarta edizione di Myplant e noi che siamo fra i soci fondatori della manifestazione siamo molto soddisfatti dei risultati ottenuti. Viste le presenze, visto l’interesse, e considerato che si respira una ventata di maggiore ottimismo tra gli operatori, si può dire che forse finalmente il settore del florovivaismo sta ripartendo».
Nello stand che cosa avete proposto? C’è qualche novità da segnalare?
«Dopo le innovazioni delle precedenti edizioni, non abbiamo proposto particolari novità in fatto di tipologie di serre e tecnologie da applicare all’interno delle stesse. Invece, anche se non è strettamente attinente all’argomento di questa intervista, abbiamo presentato come Cardelli Bros, l’ultima arrivata all’interno delle aziende della nostra famiglia, nata da un’idea mia e di mio fratello: una nuova linea di arredi per esterni e di strutture innovative per migliorare lo stile di vita delle persone. Un progetto ambizioso che ci rende orgogliosi e pieni di entusiasmo. Il filo conduttore tra Artigianfer e la Cardelli Bros rimane sempre quello del mondo del verde e dei garden. Ritornando invece ad Artigianfer, abbiamo ripresentato quelli che erano i nostri prodotti e soprattutto il nostro ultimo fiore all’occhiello: la realizzazione del progetto Sfera».



Di che si tratta?
«E’ un progetto che stiamo realizzando interamente noi con la formula del “chiavi in mano” (quindi da zero fino al momento dell’inizio della coltivazione da parte del cliente). Sono 130 mila metri quadrati di serre con tutta la tecnologia per la coltivazione del pomodoro fuori solo e delle insalate/erbe aromatiche. Lo avevamo annunciato nel febbraio del 2017 al Fruit Logistica di Berlino e poi abbiamo formalizzato i contratti a luglio del 2017. La nostra è appunto una fornitura “turn-key”, cioè dalla progettazione esecutiva, e dunque il punto zero, fino alla realizzazione finale, passando per le opere di fondazione e per tutte quelle che sono le tecnologie impiantistiche che stanno all’interno della serra (riscaldamento, irrigazione, computerizzazione, impianto di Co2, impianti elettrici ecc. ecc.), che saranno da noi progettate ed eseguite».
Dove lo state realizzando?
«In provincia di Grosseto, a Gavorrano, e il nostro cliente si chiama Sfera. E’ una start up che è nata circa 1 anno e mezzo fa, per merito di un imprenditore “illuminato” di nome Luigi Galimberti, ed è un investimento privato che ha raccolto 7,5 milioni di euro da investitori privati, tra cui uno dei più importanti fondi di investimento in Italia, ed è stato poi finanziato da un primario istituto bancario italiano per circa 11,5 milioni».
Ah, il progetto di idroponica di cui si è parlato nei giorni scorsi sulla stampa?
«Sì, siamo noi il general contractor».
A che punto siete con questo progetto?
«Alla fine di gennaio abbiamo consegnato il primo settore che ci era stato richiesto, all’interno del quale sono già stati piantati i pomodori e alla fine di marzo ci sarà il primo raccolto, con grandissima soddisfazione del cliente e anche nostra perché abbiamo lavorato nel periodo invernale con tutte le difficoltà legate alle condizioni meteo. Il prossimo step è la consegna di altri 4 ettari circa di serre e impianti tra il 30 di marzo e il 15 di aprile, per poi proseguire fino alla fine dei lavori, che si dovrebbe concretizzare tra la fine di maggio e metà giugno prossimi».
Qual è l’aspetto che rende più interessante e peculiare il progetto a Gavorrano?
«Il fatto che, senza nessun tipo di presunzione, posso affermare che siamo l’unica azienda in Italia che può realizzare certi tipi di progetti nella formula del “chiavi in mano”. L’esperienza maturata in 50 anni di storia della mia azienda e le referenze di numerosi progetti realizzati in Italia e nel mondo hanno convinto il cliente che Artigianfer era la soluzione migliore. Aggiungo che possiamo anche seguire il cliente dal punto di vista agronomico, ma non è questo il caso del progetto di cui abbiamo parlato, perché in Sfera hanno uno staff strutturato e molto preparato, però in alcune situazioni, soprattutto al di fuori dell’Italia, ci viene richiesto addirittura di seguire la coltivazione, sia nel comparto orticolo che in quello florovivaistico, e per questo scopo abbiamo tutta una serie di professionisti che collaborano con noi. Direi quindi, concludendo, che la peculiarità più importante della mia azienda, oltre ad esperienza, flessibilità e gamma di prodotti senza uguali in Italia, è proprio quella di poter realizzare progetti chiavi in mano, soprattutto di questa taglia».
Può riassumere la vostra gamma di prodotti?
«All’interno della nostra gamma di prodotti rientrano tutte le tipologie di serre esistenti sul mercato: si va dal prodotto più economico, che sono i semplici multitunnel coperti con film di polietilene, passando poi per serre sempre in film di polietilene (tipo Termolux) ma più evolute e quindi ad altezze in gronda maggiori, e cioè a partire da 4 metri a salire, fino ad arrivare alle strutture in ferro e vetro, che chiaramente hanno un costo differente rispetto a quelle in polietilene. L’Italia è per noi un mercato soprattutto di serre in polietilene, perché comunque dal punto di vista climatico non c’è tutto questo bisogno di andare a costruire strutture in vetro come per esempio nelle zone del Nord dell’Europa: Olanda, Germania, oppure tutta l’area dell’Est Europa, dove ci sono problematiche di carichi neve e temperature più basse delle nostre. Dal punto di vista impiantistico siamo in grado di progettare e realizzare tutto quello che serve all’interno delle colture protette per qualsiasi tipo di coltivazione. In più dal 2009 siamo entrati nel mercato delle serre fotovoltaiche, di cui siamo stati leader in Italia e in Europa…»
…come mai usa il passato?
«Dico così perché purtroppo dal punto di vista normativo il fotovoltaico in Italia è stato messo in ginocchio 4 anni fa, perché sono state fatte scelte a livello politico che hanno distrutto il sistema tariffario che era in essere. Noi abbiamo costruito dal 2010 ad oggi quasi 300 ettari di serre fotovoltaiche fra Italia, Francia, Grecia e area del Nord Africa, e in questo momento siamo sempre molto attivi, nell’ambito delle serre fotovoltaiche, in Francia, dove il settore continua a presentare opportunità di lavoro e dove da almeno 5 anni stiamo costruendo ed esportando la tecnologia di Artigianfer».
In generale quali sono i vostri mercati esteri di sbocco principali?
«Siamo presenti in tutta l’area del Mediterraneo, ed includo la Grecia, perché seppure agli occhi di tanti sembra un Paese da cui si deve scappare, negli ultimi 5 anni abbiamo costruito dei bellissimi lavori lì, fra cui il nuovo impianto di Selecta (vedi nostro articolo). E in più la Francia, che per noi è un mercato importantissimo. Poi c’è l’area del Nord Africa, diciamo Tunisia e Algeria, che sono i Paesi con una maggiore stabilità politica, mentre vorremmo riuscire ad entrare anche in Marocco, dove in passato abbiamo lavorato con soddisfazione. Abbiamo fatto dei progetti ed ancora stiamo operando in tutto il Medio Oriente, soprattutto nell’area degli Emirati Arabi Uniti (Qatar in primis) de in Arabia Saudita. Ed in più stiamo cercando, perché è un mercato enorme e in grande fermento, di operare in tutta l’area della Russia e della ex Unione sovietica: è un mercato difficile, perché bisogna andarci con una certa organizzazione, che noi possiamo avere con i nostri manager ed il nostro staff, però non può essere sufficiente, poiché in queste aree è fondamentale avere anche un supporto dal punto di vista politico ed istituzionale ed un supporto bancario. Purtroppo oggi non possiamo contare su nessuno di questi tre pilastri, a differenza delle nostre concorrenti, principalmente olandesi, francesi e spagnole, le quali le definisco delle vere e proprie macchine da guerra, poiché possono presentarsi dai nostri potenziali clienti con un pacchetto completo sia dal punto di vista istituzionale che bancario. In Italia i nostri politici parlano spesso di fare sistema e squadra, ma il nostro, purtroppo, è il tipico esempio che ad oggi la piccola/media impresa italiana è lasciata da sola e non è opportunamente supportata nella sua attività di export».



Mi può dire qualcosa su come le vostre serre affrontano la protezione dalle avversità climatiche?
«Intanto diciamo che la serra in sé e per sé deve essere per l’agricoltura il futuro e l’unica soluzione sostenibile. In un modo dove tutto deve essere più ecosostenibile, ed in particolare l’agricoltura dovrà sempre di più esserlo, non c’è solo il problema di proteggersi dalle avversità climatiche, ma c’è anche l’aspetto di riuscire a salvaguardare la terra, l’acqua ecc. Basti pensare che tra fare una coltivazione di pomodoro in serra idroponica (per esempio il progetto Sfera precedentemente citato) e farne una in campo aperto si risparmia circa il 90% di acqua. L’acqua in un impianto del genere viene tutta recuperata, ritrattata, fertilizzata e ridata alle piante, quindi non si butta via niente».
E riguardo alle avversità climatiche?
«In termini di protezione alle colture non abbiamo niente da invidiare alla concorrenza. Piuttosto abbiamo lanciato 2 anni fa un nuovo prodotto, che si chiama Combilux, che dà, in particolare a chi fa un certo tipo di lavoro come i florovivaisti e soprattutto i vivaisti, certi vantaggi, perché è una serra che si apre completamente e quindi permette, per esempio nel periodo estivo quando c’è la necessità di arieggiare, di aprire il tetto al 100%, ma contemporaneamente, siccome è motorizzato, di poterlo chiudere rapidamente in caso di pioggia o di vento o basse temperature all’esterno della serra. Quindi si crea l’ambiente del campo aperto, ma con la possibilità meccanizzata di chiuderlo. Questo è un brevetto internazionale nostro ed ha già avuto un grande successo, al punto che negli ultimi due anni abbiamo realizzato quasi 15 ettari di questa tipologia di serra e il nostro principale cliente, che è Vivai Margheriti di Chiusi, ne ha realizzati quasi 3».



Per quale tipo di piante è più adatto Combilux?
«Per piante da esterno che hanno la necessità di stare al chiuso nel periodo invernale, ma che poi di estate hanno bisogno di stare all’aperto e comunque di essere ombreggiate. Il nostro sistema prevede l’apertura, ma nella parte superiore anche un ombreggiamento che va a tagliare la luce e a graduare la luminosità all’interno della serra. Questa serra l’abbiamo presentata nelle due precedenti edizioni di Myplant nell’area garden, dove avevamo costruito una piccola struttura dimostrativa».



C’è qualche altra serra o impianto da segnalare?
«Per quanto riguarda le serre da garden, ne abbiamo recentemente consegnate alcune a Pellegrini Garden nelle Marche, mentre a primavera inizieremo la costruzione del più grande garden nella provincia di Roma presso un nostro primario cliente. In Francia stiamo costruendo 11 ettari di serre fotovoltaiche. E concludo parlando, e ci tengo molto a questa nostra realizzazione, del progetto costruito presso il parco Radicepura di Giarre della famiglia Faro, posto tra il mare e l’Etna, ove fu girata una delle più importanti scene del Padrino II di F. F. Coppola. Qua abbiamo costruito una struttura ricettiva, multifunzionale, in ferro/vetro di circa 2500 mq, che viene utilizzata per convegni, festival e manifestazioni di vario genere. Questa struttura nasce sempre da un concetto di serra tradizionale, ma con un tocco e un’attenzione maggiore ad i dettagli, l’estetica e le tecnologie applicate: la serra è alta 7 metri alla gronda, con facciate continue in vetro, con carpenteria verniciata, con fotovoltaico integrato sul tetto, impianto di raffrescamento e riscaldamento e con impianto di ombreggiamento. Insomma Artigianfer non solo costruisce progetti di grandi dimensioni come Sfera ma è in grado di realizzare veri e proprio progetti speciali tagliati su misura alle richieste della nostra clientela».
Per ulteriori informazioni: www.artigianfer.com.

Floraviva
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Intervista a Gabriele Rosellini, proprietario dell’azienda florovivaistica di Pescia rinomata per gli agrumi e gli olivi Xylella free, a Myplant & Garden 2018 (Padiglione 20, stand K14). Rosellini: «sono tutte piante pronte per il consumatore finale e gli olivi dai 7 ai 10 anni, un tempo considerati solo ornamentali, son già a posto per la produzione». Da segnalare i classici limoni col cerchio toscani, gli aranci e le mimose.

Alla seconda partecipazione a Myplant & Garden, pure la giovane azienda florovivaistica di Pescia “Vivai Rosellini – agrumi e olivi di Toscana” di Gabriele Rosellini si fa notare fra gli espositori provenienti dalla Toscana per la qualità delle piante e lo slancio creativo dello stand, grazie ai vasi rialzati che propongono le belle piante al visitatore quasi fossero in ascensione verso il cielo.
Il vivaio di Gabriele Rossellini, che è membro del Comitato tecnico dell’associazione Vivai di Pescia, di cui fa parte la sua azienda, ha nella “eccellenza sostenibile” delle sue produzioni uno dei punti di forza. I suoi 2 ettari e mezzo di coltivazioni sono articolati in un’area in campo aperto e in 4 mila metri quadrati di serre, una parte delle quali alimentate con impianti fotovoltaici di ultima generazione. Inoltre viene praticata l’irrigazione goccia a goccia (vedi nostro servizio dell’anno scorso).
Floraviva ha sentito Gabriele Rosellini ieri, prima giornata del salone milanese dedicato alla filiera del verde, nel suo stand K14 del Padiglione 20 di Fiera Milano chiedendogli di descrivere i prodotti portati quest’anno in esposizione, così come eventuali novità aziendali dell’ultimo anno.
C’è qualche novità da segnalare nella sua azienda rispetto a un anno fa, momento del debutto a Myplant & Garden?
«No, andiamo avanti facendo tesoro della memoria storica dell’azienda e continuando a produrre le piante che da tradizione sono i nostri cavalli di battaglia; anche se con sempre maggiore attenzione alle esigenze dell’eco-sostenibilità e alle innovazioni scientifiche. Ma da quest’anno abbiamo aggiunto un qualcosa in più per il consumatore finale…».
… che cosa?
«Riportiamo sulle etichette di tutte le piante che vendiamo la dicitura “Marchio Xylella free”, indicazione molto importante, anche perché fa riferimento all’esito di controlli molto rigorosi effettuati dall’Arpat (Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana)».
Si riferisce agli olivi o anche alle altre piante in esposizione?
«Soprattutto agli olivi per il caso della Xylella, ma sono stati effettuati controlli su tutte le piante, quindi anche per le mimose e le piante di agrumi».
Quali sono le tipologie di olivi che avete portato qua in fiera quest’anno?
«Abbiamo portato soprattutto piante di olivo da vivaio, olivi da impianto, quindi piantine di 2 o 3 anni (in vasi che vanno da 15 a 24/26 cm). Però questa volta presentiamo in esposizione anche i classici olivi da ornamento, o meglio che fino a qualche tempo fa venivano considerati da ornamento e che invece da un paio di anni stiamo vendendo anche come olivi da impianto».
Questi quanti anni hanno?
«Sono piante che vanno dai 7/8 fino ai 10 anni (in vasi mastello che vanno dal 35 cm al 50 e al 70) e si tratta di piante già vigorose e pronte per la produzione».
Quindi non sono solo ornamentali?
«Esatto, non sono solo ornamentali, ma chi volesse avere già una pianta che entra in pieno sviluppo, pronta per la produzione, nel giro di un paio d’anni dovrebbe sicuramente puntare su queste piante».
Quali sono le vostre varietà di olivi?
«Sono molte, in particolare: Leccio, Frantoio, Pendolino, Maurino, Moraiolo, Leccio del Corno».
Oltre agli olivi, quali altre tipologie di piante avete portato?
«Le mimose, come anche l’anno scorso, visto che ormai ci avviciniamo alla festa della donna: la mimosa, fiore che col suo colore giallo dona anche allegria allo stand. Diciamo che è un’altra coltivazione storica della nostra azienda, ma più in generale di Pescia».
In che misure le presentate?
«Le misure più piccoline: si va da un vasino di 16 cm fino a piante in vaso 20, che sono già di due anni».
E poi vedo molti agrumi.
«Sì abbiamo una buona selezione di agrumi, soprattutto nelle misure più piccoline, fra cui, in particolare, il classico limone con il cerchio, che è una pianta toscana per eccellenza. Si parte da un vaso 24 cm per una misura di 90 cm, fino a vasi di 40 cm per piante di 1 metro e mezzo; e poi alberelli».
Quali agrumi?
«Sia limoni che aranci».
Una pianta che non c’era l’anno scorso?
«Il Kumquat, cioè il mandarino giapponese, che avevamo già in produzione ma portiamo solo quest’anno per farlo apprezzare meglio. Comunque in generale si tratta di piante tutte pronte per la vendita al consumatore finale, che sicuramente garantiranno un bel colpo d’occhio nei garden center».

Per ulteriori informazioni: http://www.vivairosellini.com.

Floraviva