LA PIETRA SU CENTRALITÀ DELLE FILIERE E NOVITÀ DEL DECRETO QUADRO SUL FLOROVIVAISMO
- Lorenzo Sandiford

Intervista al sottosegretario Patrizio La Pietra a margine del Memorial Vannucci 2025 a Pistoia. La Pietra sottolinea la centralità del concetto europeo di cluster o filiera e dice che il decreto attuativo della legge delega sul florovivaismo uscirà per metà ottobre, anticipandone alcuni aspetti: ufficio ad hoc al Ministero dell’agricoltura, distinzione fra vivaismo e floricoltura (ma anche fra vivaismo ornamentale e produttivo), marchi di qualità nazionali.
Ad aprire il 19 settembre sera il Memorial Vannucci 2025 nella sede principale della maggiore realtà vivaistica del distretto pistoiese, la Vannucci Piante, azienda leader del comparto anche a livello nazionale, è stata una tavola rotonda sul tema “Cluster e filiere – una visione europea per la competitività”.
Tra i relatori all’incontro c’era anche il sottosegretario all’agricoltura, senatore Patrizio La Pietra, che ha la delega sul florovivaismo. Nel suo intervento ha fra l’altro affermato - come da lui stesso poi riassunto nel proprio profilo Facebook – che «il piano per il florovivaismo, a cui lavorerà il tavolo permanente che sarà istituito presso il Masaf [Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste], fornirà le linee per la programmazione quinquennale, la formazione dei lavoratori, la promozione del prodotto e tutte quelle misure che intendiamo attuare grazie alle risorse che verranno stanziate nella prossima Finanziaria e che saranno utili ad attuare la legge quadro che abbiamo approvato per disciplinare il settore, favorirne la crescita e aumentarne la competitività sul mercato».
Floraviva lo ha intervistato al termine dell’incontro per cercare di capire meglio alcuni concetti emersi nel suo intervento alla tavola rotonda e alcuni aspetti del decreto di attuazione della legge quadro sul florovivaismo.
Sottosegretario che cosa sono, in parole semplici, questi “cluster” di cui avete parlato alla tavola rotonda?
«È molto semplice. Si parla fondamentalmente di filiere. Il termine, in italiano, lo possiamo anche banalizzare in questo modo. Ci sono molte filiere in Italia, perché ogni settore dell’agricoltura ha la sua filiera. Oggi siamo qui per parlare della filiera del florovivaismo, ma ne abbiamo tantissime: penso all’olio, penso alla carne, penso al grano, al mais. E noi stiamo facendo fondamentalmente al Ministero una politica di incentivazione della filiera. Perché? Perché riteniamo che non possiamo solo affrontare i temi a valle, cioè dell’agricoltore (banalizzo come esempio) che semina il grano: sì, quanto grano? Che tipo di grano? Chi lavora questo grano? I mulini? Bene, i mulini che tipo di semola fanno con questa qualità di grano, che poi viene lavorata dai pastai e la pasta arriva con le sue caratteristiche sugli scaffali, e quindi la distribuzione. Ecco questa è la descrizione di una filiera».
Quindi si tratta di un discorso di filiera, in questo caso florovivaistica, che va oltre la dimensione del distretto, che è più ampia. E mi pare che rientri pertanto nell’ottica dei bandi di filiera che avete portato avanti nell’ambito del Pnrr in questi anni, per 2,8 miliardi di investimenti, se non ho frainteso quel che ha detto nella tavola rotonda.
«Esatto. Noi siamo partiti con circa 650 milioni di risorse nazionali per i contratti di filiera proprio. E poi, dopo che siamo riusciti a implementarli, siamo arrivati a circa 2 miliardi e 8. Questo perché? Perché è chiaro che permettono alle varie filiere di poter mettere insieme tante aziende che rappresentino tanti segmenti della filiera e creare un progetto comune e presentarlo per eventuale finanziamento».
Quindi quei bandi lì erano già impostati secondo questo concetto di cluster, che era perciò già parte della linea d’azione del Ministero dell’agricoltura?
«Certo. Questa è la linea che stiamo seguendo. E per esempio, adesso, nell’ultimo provvedimento che si chiama “Coltivaitalia”, dove abbiamo messo oltre 1 miliardo di euro di risorse, abbiamo puntato proprio al concetto di filiera e a incentivare alcune filiere. Penso, per esempio, alla “linea vacca-vitello”. Che significa? Viene così detta, ma è fondamentalmente un modo per far sì che il nostro sistema allevatoriale non sia più dipendente dall'estero per i vitelli e quindi per piano piano incrementare la nostra produzione sia di carne che di latte».
Ma, come diceva, ci sono stati anche diversi progetti di filiera nel florovivaismo. E, se non ho capito male, alcuni coinvolgono pure Pistoia?
«Mi risulta che ci siano anche progetti che riguardano anche il distretto di Pistoia. Non so come siano in graduatoria e non so nemmeno a che punto esatto sia la procedura, ma so che sono stati presentati anche progetti importanti».
Cambiando argomento, durante l’incontro ha fatto cenno ai decreti attuativi della legge delega del 2024 di riordino del florovivaismo che stanno per uscire, se non ho frainteso a metà ottobre: sono più di uno?
«No, li chiamiamo decreti, ma in realtà cercheremo di accorpare tutto in un unico decreto, per far sì che sia anche una lettura più semplice, più facile di tutte quelle che sono le norme che riguarderanno l'attuazione vera dei principi che erano stati inseriti nella legge delega al Governo sul florovivaismo. Credo che fra la fine del mese di settembre e la metà di ottobre potrà essere emanato…».
…sarà un decreto unico che copre tutti i contenuti della legge delega? Mi può ricordare quelli principali?
«Fra i contenuti di base c’è sicuramente, prima di tutto, il riconoscimento degli attori della filiera: chi fa parte della filiera florovivaistica. Poi ci sarà la costituzione di un ufficio specifico all’interno del Ministero, ci sarà la costituzione di un tavolo tecnico permanente, suddiviso anche per quanto riguarda l’aspetto vivaistico e l’aspetto floricolo…».
… ah, ci sarà poi la distinzione?
«Ci sarà: sarà un unico organismo, ma suddiviso in specializzazioni. Penso anche al vivaismo orticolo e frutticolo».
Quindi anche tutto il vivaismo produttivo, come viene chiamato?
«Certo, esatto. E il vivaismo forestale. Quindi abbiamo inserito anche questi nuovi elementi, perché il mondo del vivaismo non è solamente piante ornamentali, non è solamente fiori, ma poi rispecchia anche tutto quello che serve per la produzione, per esempio dell'ortofrutta. Quindi stiamo cercando di fare una cosa la più completa possibile. Ci saranno alcuni punti che riguarderanno i marchi di qualità di carattere nazionale, per distinguere il vivaismo solo nazionale dall’altro».
Solo nazionali o ci sarà anche la possibilità per chi vuole di fare marchi più circoscritti, ad esempio di distretto?
«No, noi credo che faremo un marchio unico di qualità nazionale, poi potrà essere affiancato anche da altri tipi di marchi».
Cioè, non sarà proibito di fare altri marchi.
«Noi non proibiamo niente. Tutto quello che va nella direzione di evidenziare la qualità dei nostri prodotti, chiaramente nel rispetto delle regole sia nazionali che europee, per noi va bene. Ci sarà spazio per la formazione, ci sarà spazio per la valorizzazione e la promozione del settore florovivaistico…».
Sui fondi a disposizione si sa già qualcosa o è troppo presto ancora?
«No, è presto, perché noi daremo fondamentalmente delle risorse di base. Si parla di qualche milione. Ma è chiaro che questo ci serve per aprire i capitoli specifici, che poi dovranno invece essere finanziati in fase di finanziarie o anche tramite le risorse europee che arriveranno. Vediamo, ma come tutte le cose, se non c'è un capitolo specifico su questo punto, è chiaro che poi se hai delle risorse non ce le puoi mettere».
Una parola conclusiva su come sta andando in questo momento il florovivaismo: che cosa si sa ultimamente?
«I dati che sono usciti anche qualche settimana fa sono dati estremamente positivi…».
… quelli diffusi da MyPlant & Garden?
«Esatto. Mi sembra che leggendoli anche un profano possa notare come il settore, fortunatamente, rispetto a tanti altri settori, sia un settore sano che sta crescendo».
Crescita in valore più che in quantità, però è già importante.
«Intanto la crescita del valore non è una cosa da poco. Vuole dire che i nostri imprenditori sono riusciti a dare quel valore aggiunto che viene rappresentato proprio dalla qualità della produzione. Dopo di che sicuramente non è un settore che vede segni negativi e quindi questo ci può far ben sperare. D'altra parte, nel mondo agricolo in generale, avere questi dati in questo momento, con la situazione internazionale che c'è! Credo che dobbiamo essere contenti».
Lorenzo Sandiford