VANNUCCI: MERCATO IN LIEVE CALO, FARE SQUADRA NEL SEGNO DI QUALITÀ E SOSTENIBILITÀ

Lorenzo Sandiford
Vannucci intervista Floraviva

Il presidente dell’Associazione Vivaisti Italiani Vannino Vannucci, intervistato il 19 settembre al termine del Memorial Vannucci, sintetizza l’attuale situazione del comparto vivaistico, fra perdita di piccole quote di mercato e forte aumento dei costi di produzione, e indica come interpretare il concetto di filiera, puntando solo su chi fa qualità e sostenibilità. Con questo approccio, rivendica, Vannucci Piante e la sua filiera di vivaisti subfornitori hanno quasi dimezzato il glifosate ed eliminato la torba. 

«Non possiamo più operare senza un piano strategico a medio lungo termine, costantemente monitorato e aggiornato. A fine anno avremo il nostro primo Bilancio di sostenibilità di sintesi, un primo report proporzionato e attuabile. Siamo pronti ad affrontare le sfide del futuro. Pistoia dovrà essere protagonista di questo cambiamento. Vannucci Piante sente il peso del suo ruolo in tutto questo contesto che muta velocemente. Siamo convinti che quella della sostenibilità, della circolarità e della misurazione dei processi sia la strada del futuro, ed è su questo che orienteremo le nostre scelte».
Con queste parole Vannino Vannucci, titolare dell’omonima azienda vivaistica, leader nazionale del comparto, nonché presidente dell’Associazione Vivaisti Italiani di Pistoia, ha concluso la sua relazione introduttiva al Memorial Vannucci 2025, tenutosi il 19 settembre nella sede aziendale di Piuvica. Relazione a cui è seguita in particolare, dopo un saluto dell’assessora all’agroalimentare della Regione Toscana Stefania Saccardi, una tavola rotonda moderata dalla giornalista di Radio 24 Rosanna Magnano su “Cluster e filiere – una visione europea per la competitività” nella quale sono intervenuti il sottosegretario del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Patrizio La Pietra, e i deputati al Parlamento europeo Dario Nardella, Francesco Torselli e Roberto Vannacci.
Al termine della manifestazione, Floraviva ha intervistato Vannino Vannucci per dei chiarimenti sui contenuti dell’incontro e alcuni aggiornamenti sull’andamento attuale del comparto vivaistico pistoiese e nazionale nel contesto del mercato internazionale. 
La prima domanda è sul tema scelto per l’incontro, il “cluster”, che è una parola un po' difficile: di che si tratta? È equivalente più o meno a filiera?
«Sì, sì. Intendiamo filiera, per essere semplici. Per noi Vannucci Piante, ma credo ormai per tutto il vivaismo di Pistoia, la filiera è diventata assolutamente imprescindibile, perché il nostro prodotto va a maturazione dopo 5-7 anni di media, quindi è importante non fare tanti errori. Se ne fanno, ma bisogna farne meno possibili e per farne meno possibili bisogna lavorare di squadra, bisogna lavorare in filiera, bisogna trasmettere le conoscenze e anche apprenderle, perché non è che siamo quelli bravi solo noi a trasmettere ma ci sono anche tante cose da apprendere, e soprattutto vanno trasmesse a chi magari è meno sul mercato, magari gira meno, ha meno contatti con i clienti; e bisogna sapere che cosa si deve e si può produrre, che cosa va, che forma dare alle piante e poi lavorare sul marketing: il vaso piuttosto che la presentazione, l’etichetta, tutte cose che bisogna trasmettere e lavorarci in filiera. Noi lo stiamo facendo, noi Vannucci siamo stati un esempio in tal senso a partire da mio padre, quindi si parla di 40 anni fa. Lui l’ha fatto in maniera spontanea, perché era proprio nella sua indole lavorare, collaborare e valorizzare le persone. Ora è diventato più importante di prima e credo che abbiamo il vantaggio di vivere in un territorio abbastanza esteso ma tutto sommato piccolo. Siamo tutti qui, nel giro di pochi chilometri…».
…essere un distretto aiuta?
«Sì».
Ecco, questo suo ragionamento sul significato di fare filiera rientra bene nella logica di distretto. Però mi par di capire che quando si parla di filiera e cluster ci sia anche una proiezione oltre il distretto. È così?
«Certamente. Io ho parlato soprattutto del distretto perché è più semplice partire dal nostro distretto, perché siamo qui, siamo tutti colleghi, ci conosciamo tutti. Ma è chiaro che questo lavoro lo estendiamo anche agli altri distretti vivaistici. Anche quando non riconosciuti formalmente come distretti, ce ne sono nel Nord Italia, in Sicilia e da altre parti. Quindi questo nostro modo di approcciare sia l’aspetto produttivo che commerciale e anche i rapporti e i sistemi sostenibili di produzione (con ad esempio progetti quali il vaso di plastica riciclata che abbiamo incominciato a utilizzare chiamato Revive Pot) dovrebbe essere un qualcosa da adottare tutti, perché è una richiesta proprio del mercato. E questo vale, per restare all’esempio, anche per il vaso Revive Pot, che è circolare e per noi del Distretto di Pistoia anche a chilometro 0. Questo tipo di lavoro noi cerchiamo di farlo per tutti e con tutti».
Anche a livello europeo?
«In Europa, chiaramente, abbiamo tanta concorrenza, quindi dobbiamo anche in qualche maniera preservare e proteggere la nostra produzione pistoiese, toscana, e diciamo pure italiana, perché molto spesso ci arriva anche una “concorrenza sleale” da Paesi esteri tipo la Turchia o l’Albania: non sleale perché lavorino in maniera scorretta, ma perché hanno dei costi molto inferiori e regole meno stringenti, con pochi controlli fitosanitari. Quindi dobbiamo cercare di fare squadra e gruppo con chi lavora bene e credo che una certa tipologia di clientela sia privata che pubblica riconosca la qualità e riconosca una pianta sana, certificata o un vaso con plastica riciclata e riciclabile. Tutto ciò viene apprezzato. Però va fatto e va fatto bene: con uso sempre minore della chimica, ad esempio del glifosate, risparmio idrico ecc. Sono tutte cose di cui noi parliamo tanto, ma in altri Paesi li trascurano. Noi dobbiamo lavorare in un altro campionato: la qualità, il servizio, il prodotto fatto con il personale che lavora in sicurezza, tutte belle cose che vanno portate avanti con grande convinzione. Però poi bisogna cercare anche di farsi riconoscere un prezzo adeguato per tutto questo bel lavoro».
Una parola anche sull’andamento di mercato. Recentemente Myplant & Garden ha diffuso gli ultimi dati sul settore florovivaistico, che sono positivi almeno dal punto di vista del valore. Come vede la situazione ora in concreto dal suo punto di vista privilegiato di principale player del comparto vivaistico?
«Il mercato forse con i numeri potrà anche essere positivo, in percentuale bassissima, ma se teniamo conto dell’aumento dei prezzi che c’è stato sicuramente negli ultimi anni… Purtroppo l’aumento dei costi è stato enorme da dopo il Covid, con le guerre e tutto l’incremento del costo dell’energia. Sicuramente il mercato non è in espansione. Il mercato sta perdendo delle quote non importanti e c’è da fare molto, ripeto, lavorando nella direzione della qualità, come ho detto prima».
Dunque lei riscontra un mercato in leggero calo e i costi invece in aumento. Ecco fra le voci di costo - e lo dico perché ci sarà a breve qui a Pistoia un incontro sull’argomento – la torba quanto incide?
«La torba incide in maniera altissima anche se le aziende più organizzate, come la nostra o altre, hanno già eliminato la torba. Noi l’abbiamo eliminata da quasi tre anni».
Ah, proprio eliminata?
«Sì. Noi lavoriamo ora a con la fibra di cocco, la fibra di legno, con grandi difficoltà…»
… ma molti usano substrati misti, con ancora un po’ di torba, voi proprio...
«No, noi l'abbiamo eliminata al 100%. Con grandi sacrifici, ripeto, perché la torba è molto importante nel terriccio, perché ha delle sostanze nutritive sicuramente più efficaci, mentre la fibra ha anche dei problemi e richiede di intervenire con delle lavorazioni per togliere la salinità. Però, siccome la richiesta del mercato, soprattutto della grande distribuzione, è di eliminare la torba, noi abbiamo preso oltre due anni fa la decisione di eliminarla».
Ma questa decisione riguarda voi come azienda Vannucci Piante o tutti i vivaisti del Distretto di Pistoia?
«Tutti no, ma tutta la nostra filiera sì, tutti quelli che lavorano per noi assolutamente. Così come siamo intervenuti da circa 4 anni per utilizzare la pacciamatura per eliminare in parte il glifosate e ormai la pacciamatura - quello strato legnoso che mettiamo sopra i vasi – la facciamo al 100% in tutte le nostre produzioni e la richiediamo a chi lavora per noi».
Concludendo, quali sono le vostre richieste adesso alle istituzioni? È stata diffusa la notizia di un incontro con la Regione Toscana per stringere di più i rapporti sulla comunicazione: sono queste le vostre istanze, cioè un sostegno alla comunicazione, o ci sono anche altre richieste?
«Con l’Associazione Vivaisti, da quando abbiamo il nuovo consiglio direttivo, abbiamo lavorato subito intanto sulla comunicazione, perché molto spesso i vivaisti fanno tutto quello che ho detto prima: producono in un certo modo, in maniera sostenibile, e non lo comunicano mai. E questo è negativo, perché anche la popolazione, i pistoiesi che non conoscono i nostri sistemi di produzione, ci imputano invece che noi consumiamo troppo acqua, diamo troppi prodotti chimici. E invece noi negli ultimi 4 anni abbiamo diminuito del 42%, per esempio, il glifosate. Questo però se non si comunica. Poi effettivamente, come ha detto anche l’assessore Saccardi, abbiamo fatto questo incontro, anzi tre o quattro incontri, in Regione proprio per chiedere l’appoggio anche della Regione Toscana sulla comunicazione e un appoggio anche economico, perché ci daranno una mano con la Fondazione Sistema Toscana: ci sarà questo intervento, tramite l’Associazione Vivaisti, per comunicare di più e meglio quello che si fa».

Lorenzo Sandiford