LYMANTRIA DISPAR (BOMBICE DISPAR): PERCHE' UNA PARTE DELLA CORSICA SEMBRA BRUCIATA?

Lymantria dispar (bombice dispari): un fenomeno naturale che si ripete in Corsica, ma che preoccupa anche per un possibile rischio di diffusione in Liguria e Toscana.
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A metà giugno, circa 20.000 ettari di foreste in Corsica sono stati defoliati dalle larve del Lymantria dispar, comunemente noto come bombice dispari. Il fenomeno, che colpisce soprattutto il sud dell’isola tra aprile e luglio, è ben conosciuto dai tecnici forestali: si tratta di cicli di pullulazione naturale che si verificano con una certa regolarità.
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Ma nonostante la sua natura ciclica, l’impatto visivo e pratico è forte. In aree come Guitera-les-Bains, nel dipartimento del Taravo, il paesaggio boschivo è apparso improvvisamente bruno-grigiastro, come se fosse stato incendiato. Le chiome degli alberi, in particolare le querce, sono state completamente divorate dalle larve pelose – chiamate i brughi in corso – che tappezzano sentieri, strade e persino gli interni delle abitazioni.
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“Ho pensato che la valle fosse andata a fuoco, come 40 anni fa”, racconta Ernest Albucker, un apicoltore in pensione in vacanza in Corsica. L’isola è la più boscosa del Mediterraneo, con oltre 550.000 ettari di foreste, pari al 58% del territorio.

Un problema vissuto intensamente sul territorio

Per chi vive o lavora a stretto contatto con il paesaggio rurale, come Jean-Marie Casamarta, proprietario di un’azienda agricola e casa vacanze nella zona colpita, la situazione è difficile: “Ne ho uccise a migliaia, ho usato insetticida biologico, fatto intervenire ditte specializzate, ma tornano sempre. È un lavoro continuo”. Il costo? Oltre 1.700 euro solo per contenere la situazione e salvare la stagione turistica.

Molti residenti raccontano di vivere reclusi nelle proprie case durante le ore calde del giorno, quando le larve sono più attive, e di dover pulire terrazze e facciate ogni mattina.

“È psicologicamente estenuante, si perdono clienti, alcuni escursionisti hanno cancellato le prenotazioni”, denuncia Casamarta, che sottolinea anche la mancanza di interventi coordinati da parte delle autorità, come quelli effettuati 25 anni fa a Porto-Vecchio con trattamenti aerei.

Un ciclo naturale… ma visivamente impattante

Secondo gli esperti del Dipartimento Salute delle Foreste (DSF), si tratta della seconda annualità di un ciclo di pullulazione che può durare da due a quattro anni, seguito da una fase di latenza di sei-dodici anni. Le cause principali dell’intensità attuale sarebbero le temperature particolarmente elevate degli ultimi mesi.

“Si sente il rumore delle larve che mangiano il fogliame”, racconta Orso Cerati, uno dei sei osservatori forestali presenti sull’isola. “Dalla metà di giugno in poi, la scarsità di cibo e l’aumento dei predatori naturali, come gli uccelli, contribuiranno a una naturale riduzione della popolazione.”

Importante sottolineare che, a differenza della processionaria, il Lymantria dispar non ha peli urticanti, anche se alcuni residenti affermano di aver sviluppato reazioni cutanee al contatto.

Impatti ecologici limitati, ma non trascurabili

Gli alberi colpiti – in prevalenza querce – non muoiono, ma sono temporaneamente debilitati. Ricominceranno a produrre foglie a partire da metà luglio, con un dispendio energetico che può influire negativamente sulla produzione di ghiande, importante fonte alimentare per la fauna selvatica e il bestiame brado.In sintesi, si tratta di un evento ecologico noto, ma che merita monitoraggio e, in alcune situazioni, interventi mirati di contenimento per limitare i disagi economici e sanitari, soprattutto nelle aree più antropizzate.

AnneClare Budin

 

Un rischio da non sottovalutare:  Liguria e Toscana sotto osservazione.

La Corsica dista solo poche decine di chilometri dalla costa italiana. Considerate le dinamiche del cambiamento climatico, l’aumento delle temperature e i flussi turistici e commerciali marittimi, un’eventuale diffusione del Lymantria dispar in Liguria o Toscana — specie nelle aree costiere con clima mite e presenza di querce — non è da escludere. È auspicabile che le autorità forestali e fitosanitarie italiane valutino l’attivazione di reti di monitoraggio preventivo e piani di contenimento mirati, anche alla luce dell’esperienza corsa. L’obiettivo è tutelare non solo i boschi e il turismo, ma anche le colture florovivaistiche e gli allevamenti bradi.

Andrea Vitali