CROLLO DEL 51% PER IL KIWI ITALIANO: ORA SERVE L’AGRICOLTURA DI PRECISIONE
- Andrea Vitali
Dal 2015 al 2025 la produzione nazionale di kiwi è crollata da 570mila a 277mila tonnellate. In Agro Pontino, una sperimentazione agronomica con sonde nella linfa punta a rilanciare il settore, migliorando resa e sostenibilità.
Un settore strategico in difficoltà
Il kiwi italiano, con oltre 25.000 ettari coltivati e una produzione media annua attorno alle 400.000 tonnellate, rappresenta una coltura strategica per l’export agroalimentare nazionale con circa 400 milioni esportati. La filiera coinvolge in modo diretto numerosi territori, con il Lazio in testa (33%), seguito da Piemonte, Emilia-Romagna, Calabria e Veneto.
Negli ultimi dieci anni, tuttavia, la produzione ha subito un netto calo: dalle 570.000 tonnellate del 2015 alle circa 277.000 tonnellate previste per il 2024/25. A incidere sono stati stress radicali, squilibri idrici e patologie dell’apparato radicale, aggravati dal cambiamento climatico. Un danno per una filiera dal valore stimato di 2 miliardi di euro ma che puo tornare a produtte oltre 600.000 tonnellate di kiwi.
Risposta tecnologica: linfa sotto controllo
Per contrastare la moria del kiwi, in Agro Pontino è stata avviata una sperimentazione basata su sensoristica elettrochimica, capace di misurare in tempo reale la composizione della linfa. Il sistema — brevettato dalla società benefit Plantvoice, in collaborazione con il centro di ricerca agronomica e produzione vivaistica Salvi Vivai — è stato installato in due impianti di kiwi giallo G3, con diversi portainnesti.
Le sonde, inserite direttamente nel fusto della pianta, forniscono dati continui sullo stato fisiologico dell’apparato vegetale. Il monitoraggio ha mostrato come le piante reagiscano in modo diverso ai regimi irrigui (30% e 100%), evidenziando che non basta conoscere l’umidità del suolo: serve sapere quanto e come la pianta assorbe e utilizza l’acqua.
Risultati: efficienza e qualità
Tra i risultati emersi:
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30% di riduzione dell’uso d’acqua senza perdita di resa
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miglioramento della qualità del frutto (forma, colore, calibro)
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costanza produttiva anche a fine stagione
L’integrazione dei dati fisiologici con quelli meteo-climatici e di campo (temperatura, umidità, pioggia, vento) ha permesso di costruire un modello decisionale avanzato per ottimizzare la fertirrigazione.
Questa tecnologia, tipica dell’agricoltura 4.0, rappresenta una risposta concreta e replicabile alle criticità attuali. Il comparto delle agri-tech in Italia, infatti, ha raggiunto un valore di 2,3 miliardi di euro nel 2024 (fonte: Osservatorio Smart AgriFood – Politecnico di Milano).
Dai dati alla sostenibilità
“La linfa racconta ogni giorno come la coltura vive, respira e reagisce. Noi diamo voce a questo racconto”, spiegano i fondatori di Plantvoice, Tommaso e Matteo Beccatelli. “Non vogliamo sostituire l’esperienza dell’agricoltore, ma ampliarla con strumenti oggettivi e predittivi”.
Anche Silvia Salvi, amministratrice di Salvi Vivai, sottolinea l’importanza di questo approccio: “La tecnologia ci aiuta a salvaguardare impianti che stanno soffrendo, rendendoli più efficienti e sostenibili. La filiera del kiwi può diventare un laboratorio nazionale per l’innovazione nella gestione della risorsa idrica”.
Opportunità da cogliere
Il progetto si inserisce in un contesto favorevole anche in termini di accesso a bandi e incentivi per l’innovazione agricola, in particolare per interventi mirati a ridurre l’uso dell’acqua, migliorare la competitività e implementare soluzioni digitali.
Tra le misure disponibili: contributi per investimenti in sensoristica, reti di monitoraggio, sistemi di irrigazione intelligenti e agricoltura di precisione, previsti nei programmi regionali e nel PNRR Agricoltura.
Andrea Vitali – Floraviva
© Floraviva – riproduzione riservata | 27 novembre 2025