UNA FOGLIA PER RESISTERE E RINGRAZIARE: IL VALORE SACRO DELLA COCA
- da AnneClaire Budin

Ricchissima di nutrienti e di significati, la foglia di coca accompagna da millenni la vita andina, tra usi alimentari, medicinali e rituali profondamente sacri.

Chi la identifica unicamente con la cocaina ignora una storia millenaria, fatta di saperi, rituali e una relazione profonda con la natura. La foglia di coca, in realtà, è una delle piante più ricche di principi nutritivi conosciute: contiene calcio in quantità venti volte superiore al latte vaccino, oltre a proteine, vitamine, zinco, ferro e magnesio. È a tutti gli effetti un superfood.
Usata da sempre nelle regioni andine, dove l’aria rarefatta rende ogni sforzo faticoso, è un alleato quotidiano per affrontare il lavoro e le altitudini. I minatori ne fanno uso da secoli per resistere alla fame, alla stanchezza e al sonno, specialmente nelle miniere d’alta quota.
Ma la foglia di coca è anche medicina. Masticata o infusa in tè, allevia mal di testa, mal di denti, favorisce la digestione, attenua i sintomi dell’artrite e della depressione. In Perù è del tutto legale: si trova nei mercati, in caramelle, farine e biscotti. Nessun effetto psicotropo: solo una tonica alleata contro il “soroche”, il mal di montagna.
Eppure, al di fuori del suo contesto culturale, è ancora fraintesa e proibita. In Italia, ad esempio, anche piccole quantità o prodotti alimentari sono considerati illegali, ignorando il valore tradizionale della pianta.
In ambito andino, la foglia di coca è anche un essere sacro. Offerta alla Pachamama durante le cerimonie di ringraziamento, è il tramite tra umano e divino. Viene anche usata per scopi divinatori: per leggere il futuro, diagnosticare malattie, o consolare un cuore spezzato.
Durante l’epoca incaica era riservata alla nobiltà. Con la colonizzazione spagnola fu demonizzata dalla Chiesa, ma tollerata dagli amministratori, poiché utile per mantenere produttivi i lavoratori. Divenne così anche moneta di scambio e forma di tassazione.
Le leggende raccontano che fu il dio Sole Inti, o la Madre Terra stessa, a donare questa pianta agli uomini per alleviare le fatiche e alimentare lo spirito. E ammoniscono: chi la tocca senza rispetto rischia la follia. Forse, un’antica verità ancora attuale.
AnneClaire Budin