Il 27 gennaio all’Università di Salerno evento di Macfrut sulle piante officinali centrato sul Sud d’Italia, protagonista di questa filiera da 1 mld di euro.
«Il mercato delle piante officinali nel nostro Paese vale qualcosa come circa 1 miliardo di euro, per una produzione di circa 4 mila tonnellate su una superficie coltivata di circa 7.300 ettari. In questo contesto un ruolo di primo piano lo svolgono le regioni del Sud d’Italia, per le quali le piante officinali rappresentano una leva di sviluppo di notevole interesse, favorito da alcune peculiarità di quell’area: varietà degli ambienti naturali, biodiversità, clima, cultura e tradizioni dei territori. E proprio qui sono sorte alcune iniziative imprenditoriali di eccellenza, sulla base dei risultati della ricerca scientifica, che hanno dato vita a filiere integrate che vanno dalla coltivazione in campo fino alle applicazioni industriali nei settori nutrizionale, cosmetico e terapeutico».
Tali esperienze saranno al centro del convegno “Piante Officinali: la filiera del Mediterraneo” che si svolgerà venerdì 27 gennaioall’Università di Salerno a partire dalle ore 9,30. Il convegno, a cui parteciperanno esperti, istituzioni e operatori del settore, è un momento di incontro e dibattito in vista di “Spices&Herbs Global Expo”, il salone dedicato a spezie ed erbe officinali ospitato a Macfrut, la cui prossima edizione si svolgerà il 3-5 maggio 2023 al Rimini Expo Centre. In particolare è prevista una tavola rotonda in cui saranno raccontante cinque case history imprenditoriali di altrettante regioni del Sud, ciascuna delle quali richiamata nel programma da un motto su un aspetto qualificante: la Basilicata (dal Parco Pollino al prodotto industriale di qualità), la Calabria (Bergamotto, un primato mondiale), la Campania (Aromatiche, il valore del fresco), la Puglia (il territorio dell’Aloe biologico) e la Sicilia (Principi di sostenibilità nella produzione di ingredienti funzionali), che stanno affrontando con successo la sfida del mercato italiano e internazionale.
Programma
La giornata di studio sarà aperta alle ore 10 da Pietro Campiglia (direttore del Dipartimento di Farmacia della Università degli Studi di Salerno), Lucia Coletta (responsabile Servizi di Sviluppo per le Piante Officinali della Regione Campania) e Andrea Primavera (presidente FIPPO – Federazione Italiana Produttori Piante Officinali).
A seguire l’intervento di Vincenzo De Feo, ordinario di Botanica Farmaceutica all’Università di Salerno, che parlerà di “Biodiversità officinale dei territori dell’Italia meridionale”.
La tavola rotonda, moderata da Demetrio Benelli, direttore di Erboristeria domani, mette a confronto esperienze produttive nel Sud Italia: Vincenzo Salamone, presidente Gruppo VOS (Basilicata); Vincenzo Mollace, direttore scientifico H&AD Herbal and Antioxidant Derivates (Calabria); Piero de Bartolomeis, presidente Elody (Campania); Domenico Scordari, presidente N&B società Benefit (Puglia); Violetta Insolia, Innovation manager Bionap (Sicilia).
Le conclusioni sono affidate a Luigi Bianchi di Macfrut, che presenterà la seconda edizione del salone “Spices&Herbs Global Expo”.
La giornata è organizzata da Macfrut, con il patrocinio dell’Università di Salerno e la collaborazione della rivista Erboristeria Domani.
All’incontro di Assoverde e Confagricoltura sul Libro Bianco del Verde messe a fuoco le «tappe chiave» per realizzare Parchi della Salute ad hoc in tutt’Italia.
Aria più pulita e sana negli spazi urbani per creare un ambiente più salutare e a misura d’uomo. La consapevolezza di questa necessità è sempre più diffusa. Ma come arrivarci? Quali passi compiere per rendere le città italiane più green?
Una serie di risposte sono state presentate e dibattute da esperti il 20 gennaio scorso alla giornata di studio organizzata da Assoverde e Confagricoltura, a Roma nella sede della Confederazione e in diretta streaming, in collaborazione con il CREA e l’Istituto Superiore di Sanità, per presentare il Libro Bianco del Verdedi quest’anno che aveva come focus il tema “verde e salute” (vedi qua e qua).
Per Confagricoltura e Assoverde – come affermato nel comunicato congiunto conclusivo dell’evento - «occorre sensibilizzare le amministrazioni comunali per creare i “parchi verdi della salute” in ogni quartiere delle città metropolitane» e sono 5 «le tappe chiave emerse» dalla giornata di studio: bisogna «puntare su più aspetti: la pianificazione integrata per scegliere i siti più adatti ad accoglierli, la progettazione mirata effettuata da gruppi di professionisti, la realizzazione (scelta delle specie, distanza dagli edifici), la cura per garantire una corretta e continua manutenzione delle aree verdi, la fruizione per accrescere la consapevolezza dell’importanza dell’esperienza e della connessione con l’ambiente». Inoltre, «per assolvere adeguatamente» a varie funzioni benefiche, quali la riduzione di polveri sottili e CO2, rendendo le aree urbane finalmente più salutari, occorre che i parchi della salute siano certificati in quanto conformi a determinati standard e criteri.
«Invitiamo a riflettere quanto sia necessario investire nel verde – ha dichiarato la presidente di Assoverde Rosi Sgaravatti –. Metà della popolazione mondiale risiede in contesti urbani e tutelare la salute è un diritto di tutti. Oggi le aree verdi urbane sono fondamentali ed ecco come un investimento diventa un risparmio, se ben progettato, curato e certificato. Ci vuole la pianta giusta al posto giusto, non solo messa a dimora, ma anche curata e potata da professionisti».
«È diventata evidente – ha sottolineato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti - la necessità di dare un nuovo volto e una nuova dimensione alle nostre città: quella verde. Si continua a rafforzare il nostro impegno per diffondere la consapevolezza del valore aggiunto che parchi, giardini, aree verdi, pubbliche e private, danno per migliorare le nostre città e il nostro benessere psico-fisico. Il settore del verde in Italia è vitale e strategico e contribuisce a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità con vantaggi sulla salute e per una migliore qualità della vita». La registrazione video integrale della giornata di studio (oltre 7 ore registrate) può essere vista qua.
I giardini d’arte, musei a cielo aperto ricchi di eccellenze botaniche e installazioni artistiche, sono una componente essenziale del patrimonio artistico e naturale italiano. Si parla di oltre 2 mila parchi e giardini con valenza storico-artistica e naturale a livello nazionale. Per recuperare e valorizzare questo patrimonio il PNRR ha messo a disposizione 190 milioni di euro.
In questo contesto, insieme ad altre 12 regioni, l’Emilia-Romagna, che annovera oltre 200 giardini d’arte nel suo territorio, ha programmato con un investimento di circa 600 mila euro un’offerta formativa che consentirà di qualificare nei prossimi due anni 97 giardinieri d’arte per giardini e parchi storici pubblici e privati, vale a dire delle figure specializzate per il mantenimento di questo tipo di beni culturali e naturali.
Fra i percorsi formativi approvati, anche quello di “Giardiniere Estense” proposto dalla società consortile Dinamica (in possesso della certificazione European Arboriculture Council: EAC), nelle province di Modena e Reggio Emilia. È un corso di 600 ore totalmente finanziato da fondi pubblici destinato a 15 occupati e disoccupati residenti in Emilia-Romagna che prevede una formazione completa sia dal punto di vista conoscitivo del patrimonio arboricolo che pratico con stage ad hoc. Ulteriori informazioni al numero di telefono: 051 360747.
«Il Proficiency Test Inter-laboratory, organizzato dall’Istituto Europeo GEVES, ha promosso il Laboratorio Fitopatologico del CeRSAA [Centro di Sperimentazione e Assistenza Agricola di Albenga, ndr] al primo posto tra i migliori laboratori europei nel settore della diagnostica fitopatologica».
A comunicarlo è il CeRSAA stesso in un nota della settimana scorsa in cui viene riferito che il Centro «ha partecipato nel 2022 a due ring test, conseguendo in entrambi i casi il massimo punteggio (A). Il primo test ha verificato la capacità di identificazione del Tomato Brown Rugose Fruit Virus (ToBRFV), un patogeno vegetale recentemente giunto anche in Italia, dei laboratori partecipanti. Il secondo test, invece, ha verificato la capacità di riconoscimento di organismi fungini comunemente trasmessi tramite seme».
Una conferma per il CeRSAA della «qualità del lavoro di analisi e diagnosi che quotidianamente esegue a favore delle imprese agricole, agroalimentari e agroindustriali liguri e italiane». «Sono oltre 1.500 i certificati di analisi emessi ogni anno – specifica la nota - che corrispondono ad oltre 6.000 analisi eseguite su altrettanti campioni, esaminati da un team di 6 specialiste guidate dal dott. agr. Andrea Minuto e dalla dott.ssa Anna Paola Lanteri». «La squadra – continua la nota - si divide tra l’unità di diagnostica classica e quella di immunodiagnostica e biomolecolare e conta su alte professionalità nel campo della acquisizione e analisi di immagine, della microbiologia classica, delle biotecnologie applicate alla diagnostica vegetale».
«Al termine del processo analitico, che inizia sempre da uno studio delle condizioni di campo ove il campione è stato generato, il passaggio finale per le imprese – spiega la nota - è l’interpretazione delle analisi, che, grazie a profonde competenze professionali del team di diagnosi fitopatologica del CeRSAA, fornisce gli strumenti necessari alla difesa delle colture e delle produzioni». «E da ultimo – aggiunge la nota -, quando le cause dei danni che affliggono le aziende non sono legate a patogeni o parassiti, il Laboratorio del CeRSAA può contare sulle indagini chimiche analitiche di Labcam srl, estendendo quindi la capacità diagnostica dalle alterazioni biotiche a quelle abiotiche».
Cia Toscana Centro: domande dal 25 gennaio al 27 febbraio e l’aiuto è pari al 30% dei maggiori costi energetici. Orlandini: nel comparto bollette su del 30/50%.
Contributi in arrivo contro il caro bollette nel florovivaismo: «una notizia positiva che potrà dare un po’ di sollievo alle aziende florovivaistiche della provincia di Pistoia, alle prese con difficoltà dovute all’impennata dei costi energetici per il riscaldamento delle serre, in primis, causata in gran parte dalle conseguenze del conflitto russo-ucraino».
È quanto dichiarato oggi da Cia Agricoltori Italiani Toscana Centro con riferimento al decreto del 19 ottobre 2022 “Intervento a sostegno della riduzione dei maggiori costi energetici sostenuti dalle imprese florovivaistiche”, che è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 2 dicembre scorso e che prevede contributi per un totale di 25 milioni di euro in tutto (vedinostro articolo e decreto in Gazzetta).
La domanda di aiuto, ricorda Cia Toscana Centro, può essere presentata dal 25 gennaio ed entro il 27 febbraio 2023. L’aiuto concedibile è determinato nella misura del 30% dei maggiori costi sostenuti ed è riservato – come riporta la circolare di Agea, ente pagatore – alle imprese agricole che dimostrino di utilizzare forme di riscaldamento delle superfici agricole utilizzate con propri impianti localizzati in azienda (riscaldamento basale); e a quelle che utilizzano forme di condizionamento di apprestamenti protetti o di condizionamento delle superfici agricole utilizzate, con propri impianti localizzati in azienda.
«Si tratta di una misura importante - afferma il presidente di Cia Toscana Centro Sandro Orlandini –, per un settore che più di altri ha dovuto subire gli aumenti dei costi energetici (dal 30 al 50%) con bollette schizzate in alto, un costo ovviamente “obbligato” per il riscaldamento delle serre. I nostri floricoltori continuano a produrre e a garantire la qualità sul mercato toscano, nazionale e all’estero, per cui questa misura di sostegno è quanto mai opportuna e va colta da parte delle aziende».
Aziende florovivaistiche che hanno alcuni giorni a disposizione per confrontare le bollette dello stesso periodo del 2021 e del 2022, e a quel punto presentare la domanda di sostegno, attraverso gli uffici Cia del territorio. «E’ concesso un aiuto – spiega Lapo Baldini, direttore Cia Toscana Centro – se i costi per l’acquisto delle risorse energetiche sostenuti nel periodo 1 marzo 2022 – 31 agosto 2022, risultino superiori di almeno il 30% rispetto ai costi complessivamente sostenuti dalla data di costituzione sino al 31 agosto 2021, rapportato, pro-quota, ad una durata semestrale. Per un aiuto, appunto, del 30%».