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Il 10 febbraio nel convegno online gratuito “Approfondimenti sulla gestione sostenibile del verde urbano”, a cura del CREA Ingegneria e trasformazioni agroalimentari, la presentazione dei risultati del progetto Agroener e la messa a fuoco del contributo di macchine e tecnologie nella cura del patrimonio arboreo.
«L’elemento strutturale più importante del verde urbano, in termini qualitativi e quantitativi, è rappresentato dagli alberi, capaci di fornire benefici e servizi ecosistemici di diversa natura. La corretta gestione del patrimonio arboreo cittadino è quindi un aspetto fondamentale per il mantenimento di questo bene comune», che si realizza «attraverso l’esecuzione di diverse pratiche che coinvolgono esperienze, conoscenze e discipline diverse».
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Raggiunta l’intesa sul decreto sulle piante officinali, adottato di concerto con i ministeri della Transizione Ecologica e della Salute nella riunione di ieri della Conferenza Stato – Regioni. Si possono così definire l’elenco delle specie coltivate e i criteri di raccolta e prima trasformazione delle piante spontanee.
Lo ha reso noto ieri una nota del ministro Stefano Patuanelli in cui si specifica che lo schema di decreto interministeriale recepisce quanto disposto dagli articoli 1 e 3 del decreto legislativo n.75/2018 “Testo unico in materia di coltivazione, raccolta e prima trasformazione delle piante officinali”. E che «il testo è stato ampiamente discusso e condiviso, sia sul piano tecnico che giuridico, nell'ambito dei lavori svolti dal Tavolo tecnico delle piante officinali istituito nel 2019 presso il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali».
«La regolamentazione della raccolta delle specie selvatiche e la prescrizione di precisi obblighi formativi per chi intenda praticarla – si legge nella nota - rappresenta inoltre un ulteriore strumento di difesa della biodiversità» e questo decreto «offre una prospettiva di diversificazione di grande interesse per la nostra agricoltura, in grado di attrarre risorse e investimenti e di favorire nuova occupazione, specie giovanile».
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Secondo la proiezione di Coldiretti Toscana dei dati Istat, l’export del made in Tuscany agroalimentare è arrivato al +12,4% nel 3° trimestre 2021 e a questo ritmo segnerà un record di oltre 3 miliardi di euro a fine 2021. Segni più sia in Europa (60% del totale) che negli Stati Uniti e in Cina, con Brexit finora senza effetti negativi. In testa il vino: + 20% per 815 mln nei primi 9 mesi dell’anno scorso. Il presidente regionale Filippi preoccupato per le truffe ai danni dell’agroalimentare toscano: 614 quelle online in 5 anni.
«L’agroalimentare Made in Tuscany corre veloce verso il record delle esportazioni che fanno registrare un balzo del 12,4% nel terzo trimestre del 2021. Il valore dell’export di vino, olio, frutta ed altri prodotti agricoli ed agroalimentari toscani è aumentato rispetto ad un anno prima di 240 milioni di euro nonostante il clima di incertezza legato all’emergenza sanitaria».
E’ quanto ha dichiarato nei giorni scorsi da Coldiretti Toscana in base alle proprie proiezioni dei dati Istat relativi al commercio estero nei primi nove mesi del 2021. «Se questo sarà il trend anche nell’ultimo trimestre, per la prima volta le esportazioni potrebbero superare i tre miliardi di euro e contando il contesto in cui ci troviamo, sarebbe un risultato più che eccezionale – ha affermato Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti regionale –. Il nostro agroalimentare, trainato dal primato dalle certificazioni di qualità DOP e IGP, ha dimostrato una straordinaria capacità di reazione e posizionamento sui mercati esteri. Tutti i principali mercati di riferimento, da quello europeo che vale quasi il 60% del totale del commercio estero a quello americano, fanno registrare un segno più».
In testa alla classifica delle esportazioni agroalimentari c’è il vino che nei primi nove mesi del 2021 ha fatto segnare un + 20% per un valore complessivo di circa 815 milioni di euro.
Il mercato europeo è il principale sbocco commerciale per il Made in Tuscany con quasi 1,3 miliardi di euro di esportazioni, con il 15% in più. Il primo paese consumatore è quello tedesco dove sono finiti oltre 300 milioni di euro di produzioni nostrane, in crescita del 9%. I francesi, che valgono il 17% del mercato europeo, hanno acquistato 227 milioni di euro di vino ed altri prodotti, che tradotto significa + 27%.
La Brexit, almeno fino a questo momento, non ha influito sull’amore per gli inglesi per il nostro paniere. Le esportazioni verso il Regno Unito sono cresciute di 10 milioni di euro fino a qui. Bene anche gli Stati Uniti con 551 milioni di euro di prodotti acquistati, Canada +10% e Cina con + 73% e 40 milioni di euro totali.
La spiegazione di Coldiretti Toscana è che «l’emergenza sanitaria Covid ha provocato una svolta salutista nei consumatori a livello globale che hanno privilegiato la scelta nel carrello di prodotti alleati del benessere come quelli della Dieta mediterranea». E si è registrato anche «un impatto positivo sulle vendite all’estero della vittorie sportive che hanno dato prestigio all’immagine del Made in Italy». Infatti l’agricoltura italiana, afferma Coldiretti, «è diventata la più green d’Europa con la leadership Ue nel biologico, a cui la Toscana contribuisce con 5.271 operatori, 463 specialità alimentari tradizionali, il primato in Italia per numero di DOP, IGP e SGT con 92 prodotti per un valore complessivo delle produzioni di 1,156 milioni di euro».
Il primato del made in Tuscany del cibo e del vino lo rende però anche il più minacciato. «Con 614 tentativi di truffe online in cinque anni è il più imitato al mondo – ha affermato Filippi -. Il 13% del totale dei tentativi di imitazione, contraffazione o taroccamento sul web sono a danno dell’agroalimentare toscano. Ecco perché per tutelare i nostri primati è indispensabile puntare su etichettatura d’origine, trasparenza, tracciabilità: elementi distintivi ed imprescindibili che impediscono che vengano spacciati come made in Italy prodotti di bassa qualità importati che non rispettano i rigidi standard nazionali».
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Il bilancio del presidente di Agriturist (Confagricoltura) Congionti sulle presenze negli agriturismi nelle festività a partire dai dati di regioni significative per il comparto: nel Lazio crollo del 90% per l’Epifania, simile la Puglia con cali a partire dal 1° e la Sicilia (maluccio già a Natale), in Toscana saltato il sold out atteso a Capodanno per via delle disdette. In controtendenza la Lombardia: +10/15% di fine anno grazie a chi ha rinunciato ai viaggi all’estero. Per Congionti è necessaria una strategia turistica che agevoli il ritorno degli stranieri con un tavolo di consultazione permanente.
«Nonostante fosse stata già considerata l’assenza di ospiti stranieri, le premesse erano decisamente buone con molte strutture al completo fin dopo Capodanno. In soli due giorni la situazione si è ribaltata e molti agriturismi, affogati dagli annullamenti delle prenotazioni, hanno deciso di chiudere per l’ultimo dell’anno».
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