UNA PIANTA PER VIAGGIARE OLTRE: IL DATURA DELLA PINWHEEL CAVE

Il datura, potente allucinogeno e pianta sacra, svela a Pinwheel Cave in California un legame profondo tra arte rupestre, ritualità e visioni ancestrali.

Nel cuore della Wind Wolves Preserve, nella California meridionale, una grotta nascosta racconta una storia di visioni, riti e antichi saperi. La Pinwheel Cave, chiamata così per la figura a spirale rossa dipinta sul soffitto, conserva la prima prova archeologica dell’uso di piante allucinogene in un sito di arte rupestre: la Datura wrightii.
Nota per la sua tossicità e i potenti effetti psicotropi, la datura era usata dai Chumash – popolazione nativa della zona – durante cerimonie di iniziazione e ricerca spirituale. I suoi fiori bianchi, che si schiudono in spirale al tramonto, hanno ispirato visioni, miti e probabilmente anche l’iconica pittura della grotta.
Recenti scavi archeologici guidati da David Robinson hanno rivelato che il sito fu abitato tra il 1530 e il 1890. All’interno della grotta, i ricercatori hanno trovato decine di “chiques” – boli vegetali masticati e poi inseriti in fessure del soffitto – analizzati e risultati contenere atropina e scopolamina, alcaloidi tipici del datura.
Ma la pianta non era solo un mezzo per alterare la coscienza: era considerata un essere sacro, chiamato Momoy e trattato con reverenza. Il datura era parte integrante delle preghiere, della guarigione, della purificazione. Un compagno di visione, più che un semplice psicotropo.
Se la pittura della grotta rappresenta davvero il fiore di datura, allora la Pinwheel Cave potrebbe essere stata un luogo di rituale collettivo, dove giovani iniziati imparavano a vedere “oltre”, guidati da una pianta potente e pericolosa.
Oggi, per la comunità Tejon, questa grotta non è solo una testimonianza archeologica: è un portale per riscoprire il sapere perduto, una radice viva nel terreno del passato, che affonda nella relazione intima tra l’umano e il vegetale.
Una pianta per viaggiare oltre. Una pianta per ricordare chi siamo stati.
AnneClaire Budin