L'INTELLIGENZA FLOREALE DI HANA KATOBA
- Andrea Vitali
Dall’AI ai fiori simbolici: l’arte di Hana Katoba intreccia natura, memoria e tecnologia. Un universo visivo dove gli alberi tornano a parlare.
Hana Katoba cresce a Barcellona, tra vicoli pieni di vita e memorie ibride. Ma è nel silenzio rurale dell’Andalusia, dove affondano le sue radici familiari, che scopre la forza del paesaggio, del tempo lento, della natura. E oggi, nella sua arte, quel paesaggio torna — trasformato, reinterpretato, ibridato con l’intelligenza artificiale.

La sua estetica è sospesa tra sogno e tecnologia, come se i ricordi si fossero fusi con un futuro immaginato. Gli alberi, i rami, i fiori non sono decorazioni: sono protagonisti silenziosi, simboli viventi che parlano una lingua antica.

In particolare, con il progetto AI Flower World, Katoba unisce la tradizione giapponese dell’Hanakotoba — il linguaggio dei fiori — con le possibilità infinite dell’AI. Ne emergono immagini dense di significato, create selezionando fiori per il loro valore simbolico e manipolati digitalmente fino a diventare visioni che emozionano.

Ogni creazione è il frutto di un dialogo tra l’artista e l’algoritmo. L’AI diventa un partner creativo, non uno strumento passivo. «La uso per amplificare ciò che voglio dire», racconta, «per trasformare sensazioni in immagini».

E in questo dialogo, spesso emergono forme vegetali che sembrano crescere da dentro: corpi che si fondono con la natura, paesaggi mentali dove il selvatico incontra l’intimo.

In queste allucinazioni visive — come lei stessa le definisce — le piante non sono mai accessorie. Sono memoria, tempo, sentimento. Tronchi che si allungano come pensieri, foglie che fluttuano nel vuoto, bouquet digitali che raccontano emozioni sfuggenti.

Katoba ci invita a osservare il mondo con uno sguardo rallentato, a riscoprire l’intensità della contemplazione. Anche se digitale, il suo verde è caldo, umano, profondamente toccante.

I riferimenti culturali sono molteplici: dalla fotografia concettuale alla pittura simbolista, dalle campagne andaluse all’estetica giapponese. Ma è proprio nell’ibrido che Katoba trova la sua cifra.

L’AI, per lei, non è mai fredda: è terreno fertile dove far crescere nuove forme. «Mi ha insegnato il valore del fluire, del lasciarsi sorprendere», dice. Ed è forse questa la lezione più forte del suo lavoro: la tecnologia, se guidata da sensibilità, può diventare vegetale, poetica, empatica.

In tempi di fretta e overload visivo, Hana Katoba costruisce immagini che chiedono attenzione. I suoi fiori digitali non passano: restano. I suoi alberi immaginari non ombreggiano: guidano. È un’arte che respira, che racconta, che suggerisce. Un’arte che invita a rallentare, a sentire, a lasciarsi toccare.

© Floraviva – riproduzione riservata | 22 dicembre 2025