CANNABIS LEGALE: TRE TRIBUNALI STOPPANO GLI ARRESTI SENZA PROVE
- Redazione Floraviva

In meno di due giorni, Palermo, Belluno e Torino si sono pronunciati a favore dei produttori e distributori di canapa legale, respingendo le misure cautelari e archiviando i procedimenti penali basati su narcotest non validati. Secondo i giudici, per limitare la libertà personale serve la prova scientifica dell’efficacia drogante delle infiorescenze sequestrate.
Il caso Belluno: no a misure cautelari, sì alle analisi
Nel provvedimento della Procura di Belluno, che ha disposto la liberazione di un coltivatore arrestato il 10 ottobre, si legge che non sono provati elementi di spaccio, ma solo il possesso di un quantitativo rilevante. Tuttavia, senza campionamenti e misurazioni scientifiche del THC attivo post-decarbossilazione, non si può valutare la gravità della condotta.
A Palermo serve la prova dell’offensività concreta
Anche la Procura di Palermo ha rigettato l’ipotesi di reato in mancanza di dati certi sull'efficacia drogante delle infiorescenze coltivate secondo la Legge 242/2016. La sola appartenenza botanica alla cannabis non è sufficiente a dimostrarne l’illiceità.
Torino: archivio totale, “il fatto non sussiste”
A Torino, il GIP ha accolto la richiesta di archiviazione della Procura: il sequestro si basava su narcotest privi di dati quantitativi. Poiché la cannabis sativa è lecita sotto lo 0,6% di THC, è possibile l’esclusione dell’antigiuridicità. La causa è stata chiusa con formula piena: “il fatto non sussiste”.
Una giurisprudenza in evoluzione: priorità ai metodi UE
I tre casi convergono su un punto: niente automatismi punitivi. Il narcotest da solo non basta. I giudici chiedono accertamenti tecnici eseguiti secondo protocolli europei: campionamento rappresentativo, catena di custodia, analisi in laboratori accreditati e doppio campione per eventuali controanalisi.
Secondo l’Ufficio del Massimario della Cassazione (Rel. n. 33/2025), l’art. 18 della L. 80/2025 ha natura ricognitiva e richiede la verifica scientifica dell’effetto psicotropo prima di comprimere libertà e attività economiche lecite.
L’impatto sul settore: legittimità e tutela fiscale
I legali Simonetti e Miglio, che hanno difeso tutti e tre gli indagati, ricordano che molti imprenditori hanno operato in buona fede, con fatturazione elettronica, POS e codici ATECO coerenti. La filiera ha versato IVA su vendite tracciate: criminalizzarla senza prove oggettive significa danneggiare un comparto conforme alla legge.
Redazione– Floraviva.it / Il Vivaista
© Floraviva.it – riproduzione riservata | 14 ottobre 2025