WWF ACCUSA IL MODELLO AGRICOLO ITALIANO PARTENDO DALLA XYLELLA
- Redazione Floraviva
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Nel nuovo report pubblicato oggi, il WWF accusa il modello agricolo intensivo adottato contro la Xylella. Dodici anni di gestione basati su un sistema che ha favorito impianti brevettati e ostacolato alternative ecologiche.
9 novembre 2025, Giornata dell’Agricoltura: la denuncia del WWF
In occasione della Giornata Nazionale dell’Agricoltura, istituita per valorizzare il ruolo degli agricoltori nella tutela del territorio, il WWF Italia lancia una denuncia forte e dettagliata contro l’approccio adottato nel contrasto alla Xylella. Lo fa con il report intitolato “La fastidiosa Xylella” scarica qui il report completo , che ricostruisce dodici anni di errori, scelte sbagliate e occasioni mancate nella gestione dell’emergenza fitosanitaria che ha travolto la Puglia.
Come sottolinea il WWF, l’epidemia è stata affrontata con una logica di eradicazione sistematica, fondata sull’abbattimento di alberi infetti e anche di quelli sani, in nome della prevenzione, senza considerare alternative fondate sull’agroecologia, né il carattere ormai endemico del batterio.
Un patrimonio culturale sacrificato alla logica produttivista
Il WWF evidenzia che le misure introdotte a partire dal 2013 hanno imposto l’estirpazione di ogni pianta nel raggio di 100 metri da quelle infette – ridotto a 50 solo nel 2022 – senza un’effettiva base scientifica condivisa. In parallelo, si è favorito il passaggio a impianti superintensivi con varietà brevettate, orientando l’olivicoltura verso una semplificazione genetica e paesaggistica, a scapito della resilienza ambientale e della tutela del paesaggio storico.
Nel report, l’organizzazione parla apertamente di un modello agricolo che ha privilegiato interessi industriali, penalizzando la diversità colturale e l’identità rurale di interi territori.
Ricerca, lobby e agricoltura: un blocco autoreferenziale
Secondo il WWF, la gestione della Xylella è stata determinata da un “sistema corporativo” in cui si sono saldate alleanze tra segmenti della ricerca, organizzazioni agricole e decisori pubblici. Una rete autoreferenziale che ha escluso soluzioni alternative e ostacolato ogni tentativo di adottare strategie ecologiche di contenimento, basate sull’equilibrio tra pianta, suolo e paesaggio.
Il risultato, secondo il dossier, è stato l’attivazione di oltre 600 milioni di euro di risorse pubbliche, indirizzate prevalentemente a riconversioni intensive, spesso disancorate da obiettivi di sostenibilità a lungo termine.
Contrasti naturali ignorati: la via dell’agroecologia
Una delle critiche più puntuali del WWF riguarda la sistematica esclusione dei contrasti naturali alla Xylella. Il report documenta come fossero disponibili approcci alternativi: rigenerazione del suolo, incremento della biodiversità funzionale, uso di cultivar tolleranti, gestione del cotico erboso e dell’entomofauna utile.
Il WWF sostiene che alcuni agricoltori, definiti “disobbedienti”, hanno applicato queste tecniche con risultati significativi: ulivi apparentemente condannati che oggi sono tornati a vegetare e produrre. Un segnale concreto dell’efficacia di un’agricoltura fondata sulla cura ecologica degli agroecosistemi.
La biodiversità in pericolo secondo i dati europei
Il report si conclude con un quadro allarmante. L’agricoltura intensiva, secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (ottobre 2024), è oggi la principale causa di perdita di biodiversità. In Italia, l’80% degli habitat protetti versa in uno stato di conservazione sfavorevole, e i suoli risultano degradati nel 60-70% dei casi.
Di fronte a questi numeri, il WWF invita a ripensare radicalmente il modello agricolo dominante, rimettendo al centro la funzione ecologica dell’agricoltore e riconoscendo valore alle pratiche che rigenerano il territorio, anziché impoverirlo.
Redazione – Floraviva
© Floraviva – riproduzione riservata | 19 ottobre 2025