PNRR: RIALLOCAZIONE DI 1 MILIARDO, A RISCHIO LE COMUNITÀ ENERGETICHE AGRICOLE

Andrea Vitali
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cer comunità energetiche rinnovabili

Il governo propone a Bruxelles di spostare parte dei fondi Pnrr dalle CER ad altri obiettivi post-2026. Penalizzati i territori agricoli più attivi nella transizione energetica.

 

Una rimodulazione da 41 miliardi: il nuovo Pnrr punta su scadenze oltre il 2026

Nell’ambito della revisione delle ultime due rate del Piano nazionale di ripresa e resilienza, l’Italia ha proposto alla Commissione europea una significativa rimodulazione da 41,2 miliardi di euro, destinando le risorse non utilizzabili entro il 2026 a misure con orizzonte temporale più ampio. Tra i fondi soggetti a riallocazione figura 1 miliardo dei 1,6 miliardi previsti per le Comunità energetiche rinnovabili (CER).

Comunità energetiche in fase di lancio, ma i tempi si accorciano

Il taglio proposto arriva in un momento cruciale per le CER, che solo di recente hanno visto l’introduzione di modifiche normative rilevanti: in particolare, l’estensione dei contributi a fondo perduto agli impianti localizzati nei Comuni fino a 50.000 abitanti. Nonostante l’interesse crescente, la scadenza dei bandi fissata al 30 novembre 2025 e le difficoltà di avvio nei territori rischiano ora di frenare l’attuazione concreta.

Il rischio: perdere un’occasione per l’autonomia energetica diffusa

La riallocazione delle risorse rischia di compromettere uno degli strumenti più promettenti per la decarbonizzazione e l’efficientamento energetico dei territori agricoli. Le CER rappresentano una formula di produzione e autoconsumo collettivo che coinvolge attivamente cittadini, imprese e amministrazioni locali, offrendo contributi fino al 40% per gli impianti di produzione e un ritorno economico diretto ai consumatori.

Verso una transizione condivisa: tra innovazione e coesione territoriale

La dimensione agricola delle CER è particolarmente strategica per le aree interne e le filiere agroalimentari, dove la sinergia tra produzione energetica e attività produttive può generare valore ambientale, economico e sociale. La partecipazione del terzo settore e degli enti locali è inoltre condizione necessaria per accedere a una quota dei finanziamenti, in un’ottica di condivisione dei benefici e di giustizia energetica.

Andrea Vitali – Floraviva
© Floraviva – riproduzione riservata | 8 ottobre 2025