VEGETALE DA PASSERELLA: LE FOLLIE GREEN DI PRESIDENT DJANGOUN
- AnneClaire Budin
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in Ispirazioni

Dimenticate la Sape congolese: il beninese Président Djangoun reinventa la moda africana mescolando ironia, vegetali e creatività senza freni.
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C’è chi sfoggia completi sartoriali firmati Chanel o Dior tra le strade di Brazzaville e chi, come Président Djangoun, sfida a colpi di foglie, stuoie e zucche secche la sacralità della moda africana. Perché là dove i sapeurs congolais fanno dell’eleganza un’arte di status e rivalsa sociale, lui, Djangoun – al secolo Zinli Roberto – manda tutto gambe all’aria, riscrivendo con provocatoria allegria il vocabolario dello stile.
Beninese, visionario e autodidatta, Président Djangoun è il creatore di un universo in cui il vegetale diventa tessuto e la follia estetica si fa linguaggio. Non indossa la moda, la inventa: ogni giorno è un happening indossabile fatto di oggetti comuni, vegetali riciclati e materiali d’uso quotidiano che altri butterebbero. Ma se il sapeur congolese veste per mostrarsi pari al bianco colonizzatore, Djangoun si veste per rivendicare l’africanità del genio creativo: niente firme, solo fantasia. E soprattutto, nessuna invidia. “On n’envie rien à la Sape congolaise!”, direbbe lui.
Dall’Institut Djangoun Décor di Parakou, dove forma giovani in cucina, hôtellerie e décor, parte una vera contro-sfilata di emancipazione visiva: abiti fatti con sacchi di riso, stoviglie, fiori e persino scope di saggina, indossati come corone regali. Un’estetica déconnante, fuori scala e volutamente esagerata, che diverte, fa discutere e soprattutto invita a pensare. Il suo messaggio? “Non dobbiamo copiare l’Occidente. Possiamo stupire con quello che abbiamo.”
Nel suo stile, c’è più che ironia: c’è una riflessione politica e poetica sull’uso del superfluo, sul valore del riuso, sull’identità culturale africana che non ha bisogno di grandi marchi per essere grande. La sua è una sfilata ecologica, una scuola d’arte vivente, un esempio di come si possa vestire l’ambiente senza danneggiarlo.
E se la Sape ha codici rigorosi, Président Djangoun risponde con l’anarchia del creativo puro, che porta lo spettacolo del verde fin dentro la moda. Con un motto che è già una rivoluzione: Home don’t somnole. La casa non dorme mai.
AnneClaire Budin