AUSTRIA: DOVE IL BIO ARRIVA IN BICICLETTA... L'AGRICOLTORE VIVE!

Adamah BioHof: quando l’agricoltore torna al centro della filiera. Ecco il caso austriaco premiato dal CAP Network europeo come modello di logistica agricola sostenibile e redditizia

Stavo facendo un’indagine sul reddito agricolo, tra le molte statistiche e gli allarmi delle associazioni di categoria, quando mi sono imbattuto in una storia che vale la pena raccontare. Una storia che non viene dalla nostra Maremma o dal Veneto agricolo, ma da pochi chilometri fuori Vienna, in Austria. Si chiama Adamah BioHof, ed è una fattoria biologica a conduzione familiare che ogni settimana consegna prodotti freschi a 6.500 famiglie. Fin qui nulla di nuovo. Ma è il “come” che cambia tutto. Non ci sono grossisti, non ci sono piattaforme logistiche, né filiali della grande distribuzione. Ci sono campi coltivati, cassette verdi, biciclette e furgoni refrigerati alimentati a energia solare. E c’è un agricoltore, Gerhard Zoubek, che ha deciso di non vendere il suo raccolto a un prezzo deciso da altri, ma di farsene carico fino in fondo, gestendo produzione, conservazione, commercio e logistica. Un agricoltore che ha scelto di usare la testa, la terra e una rete di relazioni per restare contadino, ma con reddito, dignità e futuro.

Il CAP Network, la rete europea della Politica Agricola Comune, l’ha scelto come caso esemplare nel workshop di Rouen sulla logistica innovativa in agricoltura. Non perché abbia inventato chissà quale algoritmo, ma perché ha costruito un sistema semplice e funzionante, dove l’agricoltura biologica non è una bandiera ma un’impresa quotidiana sostenibile. Adamah raccoglie, seleziona, conserva in celle a zero emissioni, vende online, carica su biciclette e furgoni solari e consegna in città. E se qualcosa avanza, lo redistribuisce. Non c’è nulla di romantico: c’è organizzazione, qualità, capacità di stare sul mercato. E c’è una rete di oltre 2.500 prodotti, propri e di altri agricoltori locali. Il tutto senza rinunciare a un principio: l’agricoltore al centro, il margine che torna alla fonte, il lavoro che resta in campagna.

Da noi, in Italia, il biologico è forte, strutturato, persino leader in Europa. Ma manca — o almeno io non conosco — un esempio che metta insieme produzione diretta, filiera corta reale e logistica sostenibile, senza passaggi intermedi, senza rivendite, senza perdite. I GAS fanno un lavoro prezioso, ma comprano e distribuiscono: non producono. Le piattaforme online crescono, ma restano terze rispetto all’agricoltura. E le consegne in bicicletta, quando ci sono, sono spesso più marketing che sistema.

E allora, forse, il punto è questo: se il reddito agricolo si erode, se le campagne si spopolano, se il cibo buono non arriva al consumatore o ci arriva troppo caro, non è colpa del tempo, del mercato o dell’Europa. È che manca una scelta, una visione. E se a Vienna un contadino è riuscito a tenere insieme tutte le tessere del mosaico, noi possiamo almeno porci la domanda: perché non qui, perché non ora?

Quando il biologico arriva in bicicletta, senza intermediari, e il prezzo lo decide chi coltiva, non è solo un bel gesto. È economia, è filiera, è futuro. E forse, anche dalle nostre parti, è tempo di cominciare a pedalare.

Andrea Vitali