SOLSTIZIO FUOCHI E INTRECCI D'ERBA ANCESTRALI
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in Ispirazioni

Nel solstizio estivo lituano la festa di Rasos unisce riti antichi e arte contemporanea: fuochi, simboli baltici e intrecci vegetali come quelli di Gintvilė Giedraitienė.

Nella notte più corta dell’anno, i popoli baltici celebrano Rasos, conosciuta anche come Joninės o Kupolės: una festa arcaica e profondamente connessa alla natura, che coincide con il solstizio d’estate. In questo momento in cui il Sole raggiunge il suo apice, fuoco e simboli assumono un ruolo centrale.
I Lituani accendono fuochi che rischiarano la notte, convinti che la loro luce porti protezione e benedizioni per l’intero anno. Tutto ciò che verrà illuminato – case, orti, alberi, animali – riceverà energia e fortuna.
Protagoniste visive della celebrazione sono le stebulės, alte strutture in legno ornate di ornamenti geometrici baltici: rappresentano il cammino del Sole e vengono bruciate come rito propiziatorio.
Ma Rasos non è solo tradizione: l’artista di Kaunas Gintvilė Giedraitienė rinnova questi simboli creando installazioni effimere composte da erbe selvatiche raccolte a mano nei campi e nei boschi. I suoi intrecci vegetali – fatti di carici, campanule, achillea, lino, muschio e bacche – evocano forme ancestrali: cerchi, uccelli, lune, raggi solari.
Giedraitienė spiega che questi simboli hanno un codice sacro, tramandato nei secoli, che parla direttamente all’inconscio umano. Ogni intreccio è un gesto meditativo, un atto di connessione con la terra. Anche in città, dice, “si possono trovare piante che parlano”, persino nei pressi dei forti di Kaunas.
Tra le fiamme di Rasos e le corone di fiori tessute a mano, si celebra il ritorno alla natura, la continuità della cultura e il potere delle piante di raccontare chi siamo.
Questi simboli e riti arcaici continuano a ispirare anche l’arte contemporanea. Ne è esempio l’artista britannica Holland Otik, che crea maschere ceramiche e figure simboliche ispirate ai rituali di guarigione e alle pratiche magiche tradizionali. Le sue opere, come quelle di Gintvilė Giedraitienė, dimostrano come le forme vegetali e i gesti ancestrali possano ancora oggi trasmettere senso, memoria e trasformazione personale.
AnneClaire Budin