Visita di Giuntoli al Mercato dei fiori: creiamo un marchio per il florovivaismo locale e rilanciamo la “Biennale del fiore”

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Ieri anche Andrea Giuntoli, l’altro aspirante sindaco del Pd pesciatino, ha visitato l’ex Comicent parlando con gli operatori ed i vertici di Mefit per aggiornarsi sulla situazione. Ci vuole «una progettualità che consenta di intercettare i fondi europei», ha sostenuto, e la Regione «deve dirci in modo chiaro cosa intende fare» dell’edificio e «assumersi le responsabilità che negli ultimi anni non si è assunta». Ecco due sue proposte: un marchio che contraddistingua i fiori e le piante locali per valorizzarli commercialmente e una nuova versione della “Biennale del fiore” magari aperta anche al vivaismo.

«Abbiamo voluto fare questo giro stamani per parlare con un di operatori, renderci conto e rafforzare le analisi  su questo settoreDalla visita viene fuori che il settore è comunque in crisi e lo è già da diverso tempo, probabilmente da molto prima che incominciasse la crisi economica che attanaglia il nosto Paese e l'Europa negli ultimi anniDetto questoperòbisogna ripartire dal fatto che al mercato di Pescia ci sono sempre quasi 300 produttori, che molti di essi sono giovani e che ancora credono di poter investire nelle loro aziende. Quindi, al di delle giuste lamentele e rimostranze che abbiamo raccolto anche stamani, nel momento in cui a Pescia esiste sempre una realtà produttiva di questa natura, un mercato di certe dimensioni che fa comunque numeri importanti, la politica ha il dovere di cercare di sostenere questo settore e di ridargli anche a livello locale una prospettiva di sviluppo».
Queste le prime parole di Andrea Giuntoli, in lizza nelle primarie del Pd di Pescia per il ruolo di candidato sindaco alle prossime elezioni comunali, al termine del sopralluogo di ieri mattina nell’ex Comicent, in cui lo ha accompagnato il deputato pistoiese del Pd Edoardo Fanucci. Una visita, come quella del 20 febbraio del suo avversario - collega di partito Oreste Giurlani, anche se in un contesto di mercato un po’ meno vivace (forse perché di lunedì e non di giovedì), in cui Giuntoli ha potuto parlare sia con Franco Baldaccini e Fabrizio Salvadorini, rispettivamente amministratore unico e direttore di Mefit (Mercato dei Fiori della Toscana – città di Pescia), sia con alcuni produttori e commercianti che operano presso il mercato pesciatino.
Come Guido Santi, produttore di Pescia (sterlizie e genziane), seduto accanto a Claudio Ulivieri, produttore di Lucca («lisianthus d’estate e calle d’inverno»). «E’ una tragedia - ha risposto Santi ad Andrea Giuntoli - siamo in pensione e si va avanti per altri due o tre anni con quello che si può fare e poi si smette e si lascia ai giovani, ma ce n’è di giovani qui?». «Si muore anche di fame, se dura un altro poco» ha aggiunto Claudio Ulivieri. E se viene chiesto loro del ricambio generazionale, Santi risponde: «un giovane come voi pensate che se subentra nella nostra azienda possa campa’, eh? Muore di fame. Allora bisogna che un giovane prenda e vada a fare qualche cos’altro. Noi d’inverno non si può più produrre perché non ci sa gasolio, perché costa troppo caro». E Ulivieri aggiunge: «tutti i giorni è uguale. Voi venite e vedete giorno per giorno quelli che ci sono a compra’».
E' intervenuto poi il più giovane Tiziano Perondi, floricoltore di Pescia («statice, un po’ di calle, qualche fresia e dei crisantemi per il periodo di ottobre»), che ha affermato: «è anche un mercato stagionale: la stagione nostra bella parte da marzo e arriva fino al 31 di ottobre per la festa dei morti e dei santi. La produzione locale consiste soprattutto in crisantemi, calle, fresie, alcuni fanno ancora le rose, e poi le gerbere. Però il mercato va in quel periodo lì: su 12 mesi noi si può dire che si lavora bene 8 mesi».
Ma Giuntoli ha tastato il polso anche di qualche commerciante, come Riccardo Benedetti, di Lucca, che ha come base il Mercato dei fiori di Pescia, il quale ha confermato che la produzione locale è più forte dopo l’inverno e prende campo d’estate, «anche se ogni anno sempre di meno». Benedetti, a domanda di Giuntoli sull’uso del web per la commercializzazione, ha replicato che «non usa ancora Internet per le vendite», ma trova che sia una direzione di marcia promettente. E alla richiesta se abbia fiducia nella possibilità di rilancio del mercato di fiori di Pescia risponde che «ora è un momento un po’ particolare». Benedetti, sempre stimolato da Giuntoli e da Fanucci, ha detto che la qualità dei prodotti può essere un punto di forza, ma c’è «il problema dei costi, che sono sempre alti» e di fronte all’idea prospettatagli da Giuntoli di un marchio locale afferma che sì, potrebbe avere un senso, ma «bisogna vedere a che costi andiamo». Insomma, «produrre bene è un valore» e i produttori che sono sopravvissuti sono proprio quelli che producono bene, però per il consumatore «il rapporto qualità-costo è importante». Benedetti ha concluso ricordando che la crisi incide e «questo qui non è un bene di prima necessità».
E’ stata poi la volta di Roberta Massagli, una produttrice di ruscus (più una piccola produzione di alstroemeria) di Lucca, che ha iniziato dicendo che in questo momento al mercato «c’è un bel po’ di calma» e alla domanda di Giuntoli se vede un po’ di speranza di ripresa ha replicato «ora come ora no, perché si vende tutto all’estero e meno male ho trovato anche altri canali», ma poi ha precisato «non è che non ci sia smercio per l’Italia, c’è ma la cosa è limitata e non è più come era qualche anno fa: vuoi la crisi, vuoi la globalizzazione con articoli che te li portano qua con l’aereo in dieci ore». Sull’idea di marchio di origine controllata ha esclamato «eh, magari! Ben venga!» e poi, stimolata dalla prospettiva di finanziamenti europei, ha ricordato che «a suo tempo (venti anni fa con i patti territoriali, ndr) ne avevamo presi anche qui».
L’ultima tappa della visita di Giuntoli è stata alle serre dedicate alle piante in vaso, vicino all’ingresso del mercato. «Ci vuole qualcosa che ritiri su tutto dalle fondamenta – ha detto Egidio Giusti, produttore locale di piante in vaso («un po’ di tutto: roba primaverile, gerani e poi stelle di natale») -, per esempio mutui e contributi, allora sì che si può ritornare competitivi». Giusti ha aggiunto che anche eventuali aiuti per le energie rinnovabili, per essere interessanti, devono prevedere dei contributi a fondo perduto, perché altrimenti non si recuperano le spese d’investimento.
Un po’ più in là Massimiliano Canestrelli, commerciante di accessori per fioristi con sede al Mefit, venuto a trovare Roberto Papini, produttore pesciatino di piante in vaso («euforbia, mandevilla e tutta roba da piantare all’aperto»), osserva, stimolato da un paragone di Giuntoli con la capacità del vivaismo ornamentale pistoiese di intercettare i fondi europei a differenza del florovivaismo pesciatino, che «loro hanno anche un possibile mercato estero, è lì che va l’80% delle loro vendite». Ma, precisa Papini, «le nostre piante non sono come quelle ornamentali del pistoiese che possono stare anche una settimana in un container ed essere spedite nell’est Europa, le nostre possono arrivare in Francia o in Paesi abbastanza vicini», senza contare che esportare implica tutta un’organizzazione di base e un marketing in cui siamo molto indietro rispetto ad esempio agli olandesi. Riguardo agli articoli per fioristi, spiega infine Canestrelli, l’andamento «va come per tutti. La situazione del commercio nazionale la conosciamo, ha dei problemi e noi ne risentiamo. Però cerchiamo di andare avanti giorno per giorno».
Cosa propone di fare dunque Andrea Giuntoli, dopo aver visitato il Mercato dei fiori di Pescia e aver ricevuto tali feedback dagli operatori, per sostenere la floricoltura e favorirne lo sviluppo? «Si può cominciare a riprogettare, a riprogrammare il settore – ha detto -. E da questo punto di vista il Comune può svolgere un ruolo importante come ente locale più vicino alla realtà produttiva di Pescia, come ente locale di prossimità, per cercare, come dire, di mettere a sedere i produttori, guardarli negli occhi e fare un ragionamento di sistema sul futuro che ci consenta di progettare qualcosa che dia un orizzonte nuovo, cercando di accedere anche ai famosi fondi europei del piano di sviluppo rurale, che ci sono anche per i prossimi anni e sono di entità sostanziosa e aspettano anche da parte di questa realtà di progetti validi per essere finanziati. E io credo che, al di là del pessimismo che c’è fra gli operatori, se ci fosse la possibilità di attivare degli investimenti anche col contributo pubblico europeo, le persone ci investirebbero nelle loro aziende e le ammodernerebbero. Credo che sfrutterebbero quest’occasione per rafforzare le aziende e anche in parte riconvertirle cercando di innestarci nuova linfa e vitalità. Questo quindi è il primo punto: cercare di ritrovare una progettualità per il futuro che ci consenta insieme alla Regione – che in questo caso dovrebbe svolgere un ruolo importante di raccordo e programmazione – di intercettare in finanziamenti europei».
L’altra questione riguarda la struttura fisica del mercato. Quest’ultimo, afferma Giuntoli, «è una realtà importante e va considerata tale anche per il futuro, perché il mercato può svolgere un ruolo fondamentale sul piano del commercio e del marketing del prodotto. Può aiutare a fare sistema, può aiutare a indirizzare la produzione in modo mirato e riqualificandola». «Il mercato, come sappiamo, è di proprietà della Regione» benché gestito dal Comune, continua Giuntoli, «e la Regione su questo mercato deve dirci in modo chiaro cosa intende fare. Ce lo deve dire nell’ambito di un progetto complessivo di rilancio del settore. Deve dircelo in relazione ai rapporti con il mercato di Viareggio. Deve dircelo in base al fatto che, essendo proprietaria, ha la responsabilità del futuro di questa struttura. Di conseguenza il Comune, nonostante gli impegni che non so chi abbia preso in passato, non può in questa situazione di incertezza assumere la proprietà della struttura senza prima aver chiaro il quadro di rilancio del settore e aver chiaro il destino di questo mercato. Questo tipo di scelte vanno concordate e decise con la Regione, che su questo tema della floricoltura e del mercato deve ritrovare un ruolo di guida e di programmazione, deve assumersi le responsabilità che negli ultimi anni non si è assunta».
«Quindi ci vogliono nuove idee e progetti, la capacità di dare sostanza e gambe a queste idee per ricercare anche i finanziamenti europei che pure in altre parti della Toscana sono caduti a pioggia in questi anni. E’ necessario mettersi, insieme alla Regione e agli operatori del settore, a studiare le strategie per dare una nuova prospettiva alla floricoltura. Ci vuole un momento di catarsi in cui si analizza la situazione e insieme si decide come ripartire. Fino a quando non si sarà presa una decisione di questa natura il mercato ex Comicent è destinato a vivere un momento di stallo e ovviamente il Comune non potrà da solo risolvere i problemi del mercato in una situazione di incertezza come questa».
«Certamente – conclude Andrea Giuntoli - le due proposte che io farei, se dipendesse da me, a un tavolo di concertazione con la Regione e con le associazioni di categoria e gli operatori, sono quelle di individuare un marchio locale per identificare la produzione, riqualificarla e renderla riconoscibile anche a livello commerciale e di marketing. E, sempre a questo livello, rilanciare una manifestazione di promozione del fiore e della pianta in vaso e, perché no?, anche del vivaismo sfruttando un marchio conosciutissimo e storico come quello della “Biennale del fiore”, che può naturalmente, anche dal punto di vista del morale, ridare un segnale importante per il rilancio del settore, perché rifare qui una manifestazione importante di promozione vuol dire far capire agli operatori che c’è la volontà davvero di aiutarli e di sostenerli per il futuro. Naturalmente non è semplice rifare una manifestazione del genere, però penso che anche in questo potremmo attivare delle progettualità che ci consentano di avere il sostegno della Regione, visto che fra le altre cose Toscana Promozione di manifestazioni promozionali anche in campo agroalimentare ne sostiene molte e non vedo perché non dovrebbe sostenere una manifestazione storica, una delle più antiche del settore come la biennale che si faceva a Pescia tanti anni fa con enorme successo, ovviamente rivisitandola e riammodernandola».

Redazione Floraviva