Effetti benefici del verde sulla salute: nuove ricerche e progressi scientifici

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Il 10 settembre in un convegno all’Accademia dei Georgofili curato dal prof. Francesco Ferrini sono stati presentati alcuni filoni di ricerca in corso e i risultati ottenuti: dall’effetto positivo acuto sui depressi di una passeggiata nella natura, all’aerosol dei boschi e le terapie forestali (su cui è stato elaborato un Protocollo d’intesa nazionale), sino ai benefici del verde durante la pandemia. Ferrini: «il verde non è arredo, ma cura: dobbiamo aumentare le aree verdi delle città per passarvi più tempo e piantare alberi secondo le indicazioni della ricerca scientifica dove possono estrinsecare al massimo i loro effetti positivi».

«Scrittori, filosofi e naturalisti hanno elogiato i benefici della natura per la salute umana, la felicità e il benessere per secoli, ma solo in tempi relativamente recenti i ricercatori hanno iniziato a studiare e quantificare la complessa relazione tra salute umana e verde. La natura osservativa di gran parte della ricerca esistente limita la sua utilità nell'influenzare la pratica e la politica: gli studi clinici randomizzati per valutare i risultati sulla salute sono necessari per dimostrare un nesso causale tra la natura e determinati effetti sulla salute. Ma il ritmo della ricerca sui benefici del contatto con la natura si sta espandendo fortemente e l'aumento dei finanziamenti sta sostenendo ulteriori studi e nuovi approcci alla progettazione sperimentale che forniranno prove ancora più tangibili della connessione tra l'ambiente naturale e il benessere umano».
Questo il commento del prof. Francesco Ferrini, docente di arboricoltura dell’Università di Firenze e presidente del Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia, sentito dal Vivaista / Floraviva dopo la conclusione del convegno “Foresta urbana e benessere: sinergie e prospettive fra medicina, psicologia e verde urbano” da lui coordinato il 10 settembre all’Accademia dei Georgofili. Un incontro in cui relatori di diverse discipline hanno offerto uno spaccato dei vari tipi di ricerche in corso e dei primi risultati che stanno emergendo anche sul piano quantitativo e persino sui meccanismi causali dietro a certe correlazioni fra verde e benessere psicofisico.
Come ad esempio la prima relatrice, Francesca Cirulli, del Centro di Riferimento per le Scienze Comportamentali e per la Salute Mentale dell’Istituto Superiore di Sanità nel suo intervento su “Salute mentale, natura e verde urbano in una prospettiva neurobiologica”. Dopo una premessa sulla nozione di “biophilia” di Edward O. Wilson e sui benefici del contatto con la natura sulla salute fisica e mentale, Francesca Cirulli ha spiegato che nell’approccio neurobiologico si cercano i meccanismi causali alla base delle correlazioni che si riscontrano fra verde e salute, andando a studiare, per esempio, composti organici volatili delle piante con effetti antimicrobici quali i fitoncidi, che riducono la pressione sanguigna e promuovono la risposta immunitaria. Tra le varie ricerche richiamate, una che con l’ausilio della risonanza magnetica funzionale ha dimostrato che essere nati e aver vissuto in una grande città aumenta la sensibilità agli stimoli stressanti, perché «la vita urbana correla con l’attività dell’amigdala, che aumenta gradualmente dai soggetti che vivono negli ambienti rurali a quelli che vivono nelle metropoli». Un altro esempio da lei citato è uno studio dell’Università di Stanford tramite imaging cerebrale sull’effetto positivo acuto di 90 minuti di passeggiata nel verde (rispetto a identico lasso di tempo passato fra i negozi di una città) con forte riduzione della rumination (il rimuginare) sui pensieri negativi e della corrispondente attivazione di una specifica area della corteccia prefrontale tipiche della depressione. 
Nel suo intervento su “Foresta e verde urbano e benessere psicofisico” Giuseppe Carrus, del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi Roma Tre, ha prima spiegato in che cosa consiste la psicologia ambientale (la cui associazione internazionale terrà un convegno fra un mese a Siracusa): un «approccio multidisciplinare per capire le relazioni tra comportamento umano, benessere e ambiente fisico» che prevede forti interazioni fra psicologia e scienze forestali ed ecologiche. Poi ha specificato che uno dei suoi principali campi di applicazione è il verde, la natura. Uno dei concetti chiave della disciplina, ha detto Carrus, è quello di “ambiente rigenerativo”, cioè che promuove «la rigenerazione delle risorse psicofisiche che si consumano nella vita quotidiana». Fra le ricerche da lui presentate, una del 2015 intitolata “Ambienti rigenerativi, connessione con la natura e educazione ambientale”, condotta da lui insieme a Ylenia Passiatore, Sabine Pirchio e Massimiliano Scopelliti in scuole d’infanzia, da cui è emerso che ad esempio «nei giorni in cui gli stessi bambini vanno in giardino questa attività li protegge contro gli indicatori di stress». Un altro studio a cui ha partecipato Carrus, pubblicato nel 2021 su ‘Urban Forestry & Urban Greening’, ha testato il ruolo del giardinaggio sulla salute psicofisica durante il lockdown nazionale in Italia. L’ipotesi che l’accesso a un giardino avesse protetto la salute è stata confermata a livello di «dati correlazionali», ma sono necessarie «conferme su rapporti di causa-effetto tramite disegni sperimentali più sofisticati».
Poi è stata la volta di Francesco Riccardo Becheri, fondatore e responsabile scientifico della “Stazione di Terapia Forestale” di Pian dei Termini sulla montagna pistoiese (foto di questo servizio dalla sezione Shinrin-yoku - Bagno nella foresta del sito: terapiaforestale.it), che ha parlato di “Terapia forestale: esperienze, limiti e prospettive”. Dopo aver raccontato come è nata questa esperienza, grazie anche alla collaborazione con il prof. Ferrini e il prof. Pagnini ha ricordato che «la terapia forestale rappresenta uno strumento di medicina preventiva» e che «attraverso il metodo scientifico analizza la relazione terapeutica tra uomo e ambiente forestale e i suoi effetti benefici». Il progetto pilota per la ricerca e lo sviluppo della terapia forestale a Pian dei Termini ha fin dall’inizio guardato come partner e modello a cui ispirarsi al Giappone, dove è molto avanzata. Becheri ha poi segnalato come passo in avanti importante il Protocollo d’intesa siglato da Ministero delle Politiche Agricole, Crea e altre Istituzioni e Università «per la caratterizzazione e qualificazione scientifica delle aree verdi quali fattori di prevenzione e promozione della salute, incluso lo sviluppo di Stazioni di Terapia Forestale sul territorio italiano». Inoltre ha fatto cenno a due ricerche svolte alla sua Stazione, fra cui una a maggio del 2020 in cui è stato dimostrato che il solo guardare video di foreste riduceva il livello di ansia. Concludendo l’intervento, Becheri ha sostenuto che è fondamentale chiarire quali professioni possono praticare legalmente la terapia forestale.
Giuseppina Spano, psicologa che lavora nel Dipartimento di Scienze Agro Ambientali e Territoriali dell’Università di Bari “Aldo Moro”, nel suo intervento su “Salute, benessere e verde urbano: un approccio transdiciplinare”, ha affermato che «studi sperimentali ed epidemiologici hanno fornito molteplici evidenze scientifiche a sostegno degli effetti a breve e lungo termine dell’esposizione alle cosiddette “nature-based solutions”», ovvero soluzioni basate sull’introduzione di elementi vegetali negli ambienti urbani. Tra i risultati menzionati, uno studio che ha mostrato l’«effetto proattivo della natura» per cui gli studenti di college che hanno avuto più contatto con la natura nell’infanzia sono meno soggetti ad ansia e stress oppure uno studio americano che ha evidenziato «una relazione inversa tra sviluppo di Alzheimer ed esposizione al verde», anche se ci sono alcune variabili che interferiscono. Sotto la guida del laboratorio gestito dal prof. Sanesi, hanno studiato l’evoluzione della «Human Health – Environment Interaction Science» (la scienza dell’interazione fra salute umana e ambiente) individuando attraverso l’analisi delle keywords di centinaia di pubblicazioni dal 1970 al 2018 quattro fasi: la fase multidisciplinare (1970-2000) in cui ogni disciplina si occupava del suo «anche se iniziavano interessi comuni o convergenti», la fase cross-disciplinare (2001-2006), la fase interdisciplinare (2007-2013) e la fase transdisciplinare (2014-2018), un nuovo paradigma in cui le keywords diventano comuni a scienze umane e scienze ambientali. Giuseppina Spano ha poi citato uno studio a cui ha partecipato, pubblicato nel 2021 sulla rivista ‘Environmental Research’, che dimostra fra l’altro che «il verde urbano predice positivamente la percezione della qualità della vita in 51 città europee». Infine un altro studio di cui è coautrice su “Covid-19, verde e benessere psicologico” in cui si è provato che «le misure restrittive legate al Covid-19 producono effetti negativi sulla salute psicologica percepita» e che «gli elementi verdi sia indoor (piante, luce, solare, vista del verde) sia outdoor (spazio verde privato e grado di naturalità dell’ambiente esterno) sono risultati associati in modo differenziato a 10 sintomi psicologici autoriportati (ansia, rabbia, paura, confusione, umore altalenante, noia, irritabilità, pensieri ricorrenti, scarsa concentrazione e disturbi del sonno)».
Infine Cecilia Brunetti, dell’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante (IPSP) del Cnr, ha tenuto una relazione sul tema “Terpeni emessi dalle foreste mediterranee: dai metodi di rilevazione ai benefici per la salute umana”. «Il bacino Mediterraneo è uno dei principali hotspot in termini di biodiversità vegetale – ha spiegato – e molte specie di piante mediterranee producono e rilasciano terpeni volatili. Questi composti organici volatili hanno un ruolo chiave per garantire la sopravvivenza delle piante in ecosistemi caratterizzati da condizioni ambientali critiche e la loro emissione dipende da molteplici fattori biotici e abiotici. L’emissione di terpeni in seguito a condizioni di stress può essere vista come parte di una complessa risposta della pianta per alleviare le conseguenze negative dello stress e continuare l’attività fotosintetica. Queste molecole svolgono importanti funzioni antiossidanti a livello cellulare, migliorando così la tolleranza alle alte temperature e alla siccità, agendo anche come repellenti per insetti erbivori».
Ma ciò che interessa dei terpeni, ha continuato Cecilia Brunetti, è anche che forniscono diversi benefici per la salute umana. Tali benefici sono stati studiati di recente ed è stato dimostrato che «passeggiare nella foresta è benefico per l’uomo grazie agli aerosol biogenici» e che l’inalazione di terpeni volatili durante la pratica del “forest bathing” può rinforzare il sistema immunitario migliorando l’attività delle cellule Natural Killer che agiscono contro i tumori e può aiutare a ridurre l’ansia. Brunetti ha passato in rassegna alcuni degli strumenti e metodi usati dai fisiologi vegetali per capire la quantità e i tipi di composti organici emessi dalle piante e ha ricordato un recente lavoro di raccolta di dati nel Parco regionale della Maremma. Le metodologie applicate negli studi di ecofisiologia per misurare le concentrazioni di terpeni nell’ambiente forestale «potranno essere applicate in futuri studi multidisciplinari volti a indagare i composti bioattivi più efficaci nel “forest bathing”».
Riguardo agli effetti benefici delle terapie forestali, in cui si respira aerosol ricco di terpeni, ha ricordato che essi dipendono dalla durata, dalla frequenza e dalla concentrazione dei terpeni, per cui anche dall’orario, perché il picco di terpeni è nelle ore più calde della giornata. Inoltre è determinante anche la struttura chimica dei terpeni presenti nell’aerosol di un bosco. Tra i benefici studiati, gli effetti antipertensivi (osservata una diminuzione della pressione sanguigna) e la riduzione della produzione di cortisolo con diminuzione dei disturbi dell’umore e della depressione. Brunetti ha accennato anche alle basi farmacologiche degli effetti positivi sui disturbi dell’umore: «gli attacchi d’ansia sono spesso associati a una bassa funzionalità del sistema GABAergico e i terpeni sono in grado di modulare i recettori GABA». Ma restano da chiarire alcuni aspetti di questi meccanismi. «Gli alberi delle foreste mediterranee emettono alte quantità di terpeni – ha concluso Brunetti – e ben si prestano alla terapia forestale. Ma l’emissione dipende non solo dallo stato fenologico della pianta, ma anche da condizioni ambientali che vanno a influenzare sia la composizione sia la quantità dei terpeni rilasciati. Per cui, considerando gli effetti dei cambiamenti climatici sulla vegetazione mediterranea (mortalità diffusa e variazioni nella composizione), ulteriori studi saranno necessari» sulle emissioni di tali composti.
Nel suo commento al termine del convegno, che si è concluso con una relazione su “Il comfort della natura in città fra progettazione e gestione delle foreste urbane e delle soluzioni basate sulla natura” di Fabio Salbitano, del Dagri dell’Università di Firenze (su cui ritorneremo in altra sede), il prof. Ferrini ha tirato le somme su quanto emerso dal convegno e dal confronto fra le diverse discipline: «sostanzialmente è emersa la necessità sempre più forte di incrementare il nostro contatto con la natura e di aumentare il tempo che trascorriamo in essa. Non c’è dubbio che le aree naturali, i boschi, le foreste abbiano un’efficacia molto elevata nel miglioramento della nostra salute e del nostro benessere. Purtroppo, non sempre è possibile avere accesso regolare ad aree naturali ed ecco che appare forte e inderogabile la necessità di ampliare quanto più possibile la percentuale di tessuto urbano occupata da aree verdi, in particolare le aree alberate». «Dobbiamo smettere di pensare al verde urbano come “un arredo” al servizio della città – ha concluso Ferrini - ma dobbiamo pensare a una città al servizio del verde e al verde come una vera e propria cura.  E dobbiamo piantare alberi proprio sulla base di ciò che ci dice la ricerca e non tanto per fare numero, piantandoli laddove essi sono più efficaci ed efficienti e dove possono estrinsecare al massimo i loro benefici».

L.S.