All’assemblea di Aipv indicate 6 piante adatte alle nostre città

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Il 16 febbraio a Firenze al convegno abbinato all’assemblea annuale di Aipv (Associazione italiana professionisti del verde) il presidente del distretto vivaistico di Pistoia Mati ha presentato 6 «piante d’arredo urbano» adatte alle mutate condizioni anche climatiche delle nostre città. Fra queste il Pyrus calleryana “Chanticleer”, il cui odore particolare è «solo a fine fioritura, per 2 giorni». Il presidente di Aipv Cipolla: «c’è un maggiore interesse per il verde soprattutto in ambito urbano, perché purtroppo siamo in una situazione critica. E’ arrivato il momento di riprogettare il verde». Il delegato toscano Aipv Borselli: «la presenza del distretto pistoiese è per noi un vantaggio, perché ha bisogno di professionisti che capiscano la qualità».

L’Acer campestre (tostello) “Elsrijk”, il Carpinus betulus (carpino bianco) “Pyramidalis”, il Corylus colurna (colurno o nocciolo di Costantinopoli), il Platanus (platano) Platanor® “Vallis Clausa”, il Pyrus calleryana (pero d’origine cinese o vietnamita) “Chanticleer” e l’Alnus cordata (ontano napoletano).
Sono le sei specie di alberi, in alcuni casi con l’indicazione anche della cultivar preferita, selezionate e illustrate come piante idonee all’arredo urbano da Francesco Mati, presidente del Distretto rurale vivaistico ornamentale di Pistoia, sabato 16 febbraio alla Certosa di Firenze al convegno abbinato all’assemblea nazionale dell’Associazione italiana professionisti del verde (Aipv), a cui è intervenuto anche Roberto Taddei del vivaio Borgioli Taddei con una relazione sull’impiego nei nostri giardini delle differenti specie di ortensie (hydrangee), arbusti adatti a contesti molto vari. Aipv è un’associazione nata due anni fa a Milano per rappresentare e valorizzare tutti gli operatori della filiera del verde («le persone fisiche e le aziende che, a vario titolo, si occupano professionalmente della realizzazione e cura del verde ornamentale e del paesaggio sia pubblico che privato») e che si sta allargando sul territorio nazionale attraverso una rete di delegazioni regionali (al 31 dicembre 2018 erano 159 fra soci ordinari e soci sostenitori). 



Francesco Mati, nel suo intervento intitolato “La qualità vivaistica delle piante e la scelta delle specie arboree rispetto alla resistenza ai cambiamenti climatici”, dopo avere spiegato alla platea di operatori - «al 70% manutentori e costruttori del verde» come ci ha detto il presidente di Aipv Cesare Cipolla - le caratteristiche che contraddistinguono i prodotti vivaistici di qualità, è passato a suggerire e illustrare alcune specie di alberi particolarmente indicate per le nostre città oggigiorno da vari punti di vista, quali l’adattabilità a condizioni difficili del suolo, la resistenza agli agenti patogeni e all’inquinamento, la facilità di potatura o reattività alla stessa e le punte di calore ormai altissime che si raggiungono nei centri urbani d’estate (a Firenze si possono raggiungere anche 48 gradi di calore, ha ricordato Mati). Le specie e/o cultivar su cui si è soffermato sono quelle citate sopra e fra queste spicca la presenza del Pyrus calleryana “Chanticleer”, che nei mesi scorsi è stato oggetto di animate polemiche a Firenze in relazione a certe sostituzioni di alberi perché ritenuto maleodorante. Ebbene, Mati ha difeso tale cultivar di pianta, ribadendo al termine dell’incontro a colui che scrive che tale odore «dura molto poco: a fine fioritura, un paio di giorni. E non è un odore così fastidioso». Ma, come ha ricordato Mati verso il termine della relazione, ci sono anche altre specie di piante molto interessanti per i contesti urbani delle varie aree d’Italia e un’ampia schedatura di queste si trova nello studio di Qualiviva promosso e coordinato dal tavolo tecnico sul florovivaismo del Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo (Mipaaft).
Infine, alla domanda del cronista se esistano piante più resistenti ai cicloni e tempeste di vento, Mati ha così risposto: «cicloni e i tornado si riescono a controllare con un’alberatura rinnovata. Cioè quando noi abbiamo nel verde pubblico piante messe a dimora nel ‘900, che hanno raggiunto 30/35 metri di altezza è logico che abbiano una leva estrema. Poi una città che ha una massa di verde sostanziosa, difficilmente ha dei fenomeni estremi di temporali, che si manifestano perché si caricano le particelle elettrostaticamente e si mescolano con l’umidità atmosferica dando luogo a dei temporali violenti. Nelle città dove la massa di vegetazione e alberature è molto fresca e in continua crescita questi fenomeni sono più rari e vanno a incidere in maniera assai inferiore sulla caduta delle alberature».
Il presidente di Aipv Cesare Cipolla ci ha detto che la sua associazione è aperta a tutte le figure professionali del verde e annovera fra i suoi soci, oltre a quel 70% di manutentori e costruttori del verde (fra cui rientrano i giardinieri), arboricoltori, dottori agronomi e forestali, vivaisti e pure architetti del paesaggio, grazie anche alla compatibilità con altre appartenenze professionali. «Per quanto ci riguarda - ha detto - il verde va seguito nell’intera filiera. All’interno della filiera c’è chi produce la pianta, chi la commercializza, che la mette a dimora, chi se ne prende cura, chi fa il progetto, chi lo realizza. Per cui non avrebbe senso un’associazione che vuole far riconoscere il professionista che si richiuda in se stessa soltanto sul manutentore. Anche perché dalla sinergia di queste diverse figure possono nascere sempre più opportunità». Per questo Aipv, ha spiegato Cipolla, oltre a sedere al tavolo tecnico del Mipaaft, vanta diverse collaborazioni: è consociato ad esempio con Anve (Associazione nazionale vivaisti esportatori), con Anafa (Associazione nazionale arboricoltori su fune), collabora con Vivaifiori, con Assoverde (Associazione italiana costruttori del verde)…» e partecipa a fiere quali Myplant & Garden (dal 20 al 22 febbraio a Milano).
Alla domanda se ritiene che stia crescendo l’attenzione dell’opinione pubblica e della politica per il verde, Cipolla ha risposto così: «c’è un maggiore interesse per il verde soprattutto in ambito urbano, perché purtroppo siamo in una situazione critica: da una parte i cambiamenti climatici e la mancanza di verde nelle città ci obbliga a intervenire in qualche modo per riempirle di verde perché ne abbiamo proprio bisogno. D’altra parte le nostre città hanno delle alberate ormai vetuste, che hanno più costi di manutenzione rispetto ai benefici che danno. Per cui è arrivato il momento di riprogettare il verde in città altrimenti ci troveremo nel giro di pochi anni a non averne più». E la manutenzione? «Va fatta in maniera razionale. Il problema è che negli ultimi 40 anni le manutenzioni sono state fatte con dei criteri errati, nel senso che erano votate al massimo ribasso, anche perché con il patto di stabilità i Comuni non avevano fondi …». Nascono da qui anche le famigerate capitozzature? «Le capitozzature hanno un costo minore nell’atto dell’intervento, però pregiudicano la vita degli alberi e ci costringono ad interventi sempre più ravvicinati. E’ un po’ come prendere i soldi a strozzo: è facile averli, poi venirne fuori è impossibile».
Al responsabile della delegazione regionale toscana di Aipv, Alessio Borselli, abbiamo chiesto fra l’altro se la sua attività nella nostra regione è agevolata o resa più difficile dalla presenza sul territorio del maggiore distretto vivaistico ornamentale d’Italia. «No, sarà sicuramente più facile secondo me, perché il Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia ha bisogno di professionisti che capiscano il livello di qualità raggiunto, se no…». Quindi nessun tipo di concorrenza? «No, assolutamente».
 
Lorenzo Sandiford