Al convegno su clima e paesaggio di Flormart lanciato il Design Park di Vannucci Piante

in Servizi
Al convegno su clima e paesaggio di Flormart il Design Park di Vannucci Piante

Il 20 settembre a Flormart, durante il convegno sugli “Effetti del cambiamento climatico sul sistema paesaggio nelle città”, l’azienda vivaistica leader del Distretto di Pistoia ha parlato del suo impegno per l’eco-sostenibilità, ben esemplificato dal vivaio “Ferruccia 300”, e presentato il nuovo “Design Park”. Silvia Brini dell’Ispra ha spiegato alcune funzioni delle piante contro gli effetti del cambiamento climatico e/o dell’inquinamento: con +10% di superfici a verde in alcune città -2 gradi di temperatura e -10% di energia per l’aria condizionata. Il presidente di Anve Pagliani ha messo a fuoco le specie arboree di cui dovrebbe aumentare la domanda in Europa da qui al 2080 in relazione al climate change, segnalando anche alcune specie che diminuiranno drasticamente nelle nostre foreste. Il coordinatore del dipartimento estero di Assoimpredia Lapponi si è soffermato sull’emergenza acqua, parlando di “desert garden” e di macchine che producono acqua dall’umidità presente nell’aria.

 

«Fra i nostri vivai, che includono piante di tutte le specie e tipologie, compreso uno dedicato alle grandi alberature [da 35 mila alberi in contenitore all’anno], abbiamo deciso di dedicarne uno a piante di dimensioni minori per soddisfare la domanda del mercato: lo abbiamo chiamato Design Park e come da nostra tradizione è concepito con le piante esposte in modo da facilitare la visione ad architetti del paesaggio e garden designer in visita da noi per prendere ispirazione».
Capecchi a Flormart 2023 770x499
A dare la notizia di questa nuova proposta di Vannucci Piante, il maggiore produttore del principale distretto vivaistico ornamentale europeo, quello di Pistoia, è stato mercoledì 20 settembre alla Fiera di Padova il sales manager dell’azienda pistoiese Giacomo Capecchi in occasione di uno dei primi convegni della prima giornata di Flormart – The Green Italy, lo storico salone internazionale del florovivaismo gestito da Fiere di Parma. Al convegno, organizzato in collaborazione con l’Associazione italiana di architettura del paesaggio (Aiapp) e intitolato “Gli effetti del cambiamento climatico sul sistema paesaggio nelle città: il necessario cambio di paradigma dalla pianificazione alla gestione”, erano invitati come relatori vari esponenti di spicco della filiera del verde italiana, fra cui appunto Vannucci Piante dalla «Pistoia Nursery Valley». Nel suo intervento Capecchi ha fra l’altro riassunto i principali dati aziendali: 590 ettari di vivai in cui vengono coltivate oltre 3000 varietà di piante vendute in 60 Paesi. Inoltre ha illustrato alcune linee evolutive di Vannucci Piante, fra cui appunto la creazione del Design Park e gli sforzi compiuti sul fronte dell’eco-sostenibilità. Questi ultimi ben sintetizzati nel vivaio “Ferruccia 300” a zero glifosate, con cassa di espansione e concepito all’insegna della circolarità.
Prima relatrice dell’incontro è stata Silvia Brini [vedi foto principale], responsabile del settore Valutazione del verde urbano dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale) e membro del Comitato nazionale del verde urbano, che ha parlato sul tema “La crisi climatica: caratterizzazione delle funzioni del verde in città”. Con riferimento ai rapporti fra clima e verde, ha innanzi tutto ricordato quanto stia cambiando il clima, a volte «in modo devastante», con l’aumento di eventi estremi e della loro intensità e durata, come nel caso delle «ondate di calore, passate da pochi giorni a settimane intere». In sintesi, ha spiegato Brini, la risposta consiste nel lavorare sui servizi ecosistemici del verde urbano. Ad esempio, secondo una stima da lei fornita, «un aumento del 10% della superficie a verde determinerebbe in alcune città italiane l’abbassamento di 2 gradi della temperatura dell’aria con un risparmio energetico per raffreddamento durante l’estate pari all’8-11%». Silvia Brini si è soffermata anche sulla relazione fra cambiamento climatico e inquinamento atmosferico e sull’importante funzione di filtrazione dell’aria delle piante, cioè il loro contributo al filtraggio degli inquinanti trasportati dall’aria attraverso la deposizione, l’assorbimento, la fissazione e lo stoccaggio degli inquinanti sulle foglie. E ha annunciato linee guida europee sui servizi ecosistemici delle piante, fra cui appunto la filtrazione dell’aria. Infine ha ricordato anche il contributo di erba, cespugli e alberi ad assorbire l’acqua piovana.
Pres di Anve Pagliani a Flormart 770x431
Tra i relatori anche il presidente di Anve (Associazione nazionale vivaisti esportatori) Luigi Pagliani, che è nel board dell’ENA (European Nurserystock Association). Pagliani ha illustrato i risultati di recenti studi su come il cambiamento climatico stia incidendo e inciderà sul patrimonio forestale europeo e in particolare sulla diffusione di 67 specie di alberi significative. La previsione è che da ora al 2080 per alcune specie arboree che diminuiranno nel continente europeo, come Fagus sylvatica (il faggio), Acer pseudoplatanus (l’acero di monte), Tilia spp (i tigli), Ulmus spp (gli olmi) e Abies spp (gli abeti), ce ne saranno altre che incrementeranno la loro diffusione, quali Quercus ilex (il leccio), Quercus suber (la quercia da sughero), Ostrya carpinifolia (il carpino nero), e altre che la incrementeranno moderatamente, come Quercus petraea (il rovere), Quercus pubescens (la roverella) e Pinus sylvestris (il pino silvestre). In particolare, ha sottolineato Pagliani, l’abete rosso (Picea abies) nel 2050/80 resterà solo in Scandinavia e scomparirà da noi, mentre qua diminuirà nettamente la diffusione dell’Acer campestre (acero campestre). Pagliani ha sottolineato che quando piantiamo una pianta oggi lo facciamo per i nostri nipoti e dobbiamo quindi pensare a come sarà il clima fra 50 anni e tenere conto dei processi naturali collegati al cambiamento climatico. Che cosa significherà questo per i vivaisti? Che la produzione vivaistica dovrà rispondere a una sempre maggiore domanda di piante mediterranee dalle zone a clima continentale e di piante xerofite (atte a tollerare siccità prolungate). Inoltre aumenterà la richiesta di piante per la mitigazione climatica, per la «forestazione urbana» e il «rinverdimento pubblico e privato». Ma, come ha concluso Pagliani, ancora per molto tempo sarà difficile soddisfare la domanda di piante europea. Infatti in Italia, maggiore produttore europeo, abbiamo una superficie destinata al vivaismo di circa 21.000 ettari per una stima produttiva di 4 milioni di alberi ornamentali in coltivazione, che forse possono essere portati a 5 milioni. E già i numeri per la forestazione urbana previsti nel Pnrr solo per l’Italia sono altissimi: 6,6 milioni di alberi da piantare entro il 2024 nelle prime 14 città metropolitane e 6.600 ettari di foreste urbane, con un finanziamento totale di 330 milioni di euro, cioè 50 euro a pianta. Figuriamoci a livello europeo, dove sono stati proposti numeri target impressionanti come 3 miliardi di alberi entro il 2030.
All’incontro è intervenuto anche Maurizio Lapponi, coordinatore del dipartimento estero di Assoimpredia (Associazione nazionale Imprese di Difesa e Tutela Ambientale, con riferimento alla gestione del verde, la difesa del suolo, l’ingegneria naturalistica e le infrastrutture verdi) nonché project manager di ELCA (European Landscape Contractors Association). Lapponi ha esordito sottolineando la nuova fase iniziata nel settore del verde anche in relazione al cambiamento climatico: il focus non è più sull’aspetto ornamentale, ma sulle funzioni di piante e giardini. Nei centri urbani ci vorrà più natura e progettare aree a verde comporterà «utilizzare al meglio le molteplici funzioni della vegetazione»: dai benefici estetico-sociali a quelli economico-sociali, a quelli di mitigazione delle variazioni climatiche, di diminuzione dell’inquinamento, riduzione dell’erosione del suolo, aumento della biodiversità e regimazione e depurazione di acqua. Fra i temi toccati da Lapponi, quello della gestione dell’acqua, a cui Assoimpredia dedica particolare attenzione visto che, come ribadito da una serie di dati da lui presentati, «consumiamo troppa acqua». E questo vale anche per gli spazi verdi, poiché, come illustrato da Lapponi, «per un giardino medio sono necessari dai 4 ai 7 litri di acqua al giorno per metro quadro», che corrisponde all’incirca all’attivazione degli irrigatori per un massimo di 10 minuti al giorno in primavera e 30 minuti al giorno in estate. A questo proposito Lapponi ha parlato dei «desert garden», capaci di ridurre dell’80% il consumo di acqua, e si è soffermato anche sulle nuove macchine in grado di estrarre acqua dall’umidità dell’aria (con modelli anche da 10 mila litri di acqua al giorno), che possono essere alimentate da energia elettrica generata da pannelli solari. 
 

Lorenzo Sandiford