Agevolazione fiscale ai florovivaisti per la vendita di piante di terzi

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Presentato il 14 dicembre a Pistoia un emendamento della Finanziaria 2020 che ha come prima firmataria la senatrice pistoiese Caterina Bini e che introduce per i florovivaisti un’imposta del 5% sugli introiti della commercializzazione di piante provenienti da altri vivai entro il tetto del 10% del fatturato aziendale. Intervenuti alla presentazione alcuni dei maggiori esponenti del Distretto vivaistico ornamentale pistoiese: Luca Magazzini, Fabrizio Tesi e Vannino Vannucci.

 

Non solo bonus verde, ma anche agevolazioni fiscali capaci di rendere più flessibili i produttori di piante e più capaci di soddisfare le grandi commesse ricorrendo agevolmente, quando necessario, ad integrazioni di prodotti conferiti da altri colleghi vivaisti.  
E’ quanto garantirà l’emendamento 25.0.7 alla Finanziaria 2020 proposto come prima firmataria dalla senatrice pistoiese Caterina Bini, a seguito di istanze provenienti da varie componenti del settore florovivaistico e dalle associazioni di categoria agricole nazionali, una volta che la manovra sarà diventata legge. Questa nuova norma, che consiste in un’imposta forfettaria di solo il 5% sugli introiti dei florovivaisti per la commercializzazione di piante acquistate in altri vivai, entro un limite pari al 10% del fatturato complessivo della propria azienda, è stata presentata il 14 dicembre a Pistoia dalla senatrice Bini in una conferenza stampa a cui sono intervenuti alcuni dei maggiori esponenti del Distretto vivaistico ornamentale pistoiese: dal presidente dell’Associazione vivaisti italiani Luca Magazzini, al presidente di Coldiretti Pistoia Fabrizio Tesi fino a Vannino Vannucci, vice presidente di Confagricoltura Pistoia, rappresentata anche dal direttore Daniele Lombardi. 
«E’ una forte agevolazione fiscale – ha dichiarato Caterina Bini – che aiuta il distretto vivaistico pistoiese e tutta la filiera florovivaistica, sia i grandi vivaisti che i piccoli produttori. Ci sarà più trasparenza e tracciabilità e questa norma aiuterà i nostri vivaisti a stare sul mercato».
«Una misura del genere serviva anche prima – ha detto Luca Magazzini – ma il mercato è diventato sempre più selettivo, quindi le aziende hanno bisogno di poter rifornire i clienti nella totalità degli ordini. Oggi avere la possibilità di integrare con prodotti di altre aziende per far fronte a ordini che superano la propria programmazione, magari anche solo per dei picchi di richieste di mercato, fa bene al distretto e a tutto il settore. Mi sento di dire che i beneficiari maggiori saranno proprio le aziende piccole, che magari hanno in un angolo del vivaio delle piante che difficilmente riuscirebbero a vendere e che così invece saranno commercializzate». «E’ facile intuire – ha aggiunto – che la redditività delle aziende non aumenterà tantissimo, perché la marginalità nella commercializzazione di prodotti già finiti è poca. Ma i benefici sono nella capacità di risposta alle richieste del mercato, che ci renderà più competitivi e meno timorosi di accettare certe commesse. E dovrebbero aumentare le vendite».
L’emendamento è forse più importante persino dello stesso bonus verde, ha sostenuto Fabrizio Tesi, «e potrebbe consentire a Pistoia di mantenere la propria leadership creata in tanti anni, ma che non è scontata. Non c’è infatti azienda, grande quanto si voglia, che possa avere una gamma così completa da soddisfare qualunque ordine […] anche perché si possono verificare calamità naturali e si potrebbero perdere delle commesse per la mancanza di piccole percentuali di prodotto. Ci siamo impegnati tutti con le nostre associazioni nazionali ed è un grande risultato».
«E’ un emendamento che va nella logica di salvaguardia della filiera – ha detto Daniele Lombardi – e ne beneficeranno a cascata sia le aziende grandi che le piccole. Dovremo far conoscere questa opportunità ai vivaisti nostri associati». 
D’accordo con lui Vannino Vannucci, che ha aggiunto: «la Pistoia vivaistica ha un ruolo importante nel mondo del verde, ma non è semplice restare ai livelli in cui ci troviamo, perché i costi degli investimenti che ci vengono richiesti sono tanti, rispetto ad altre regioni italiane ma soprattutto rispetto ad altre nazioni. Per rimanere sul mercato accedendo a certe commesse abbiamo bisogno di ricorrere a integrazioni produttive, anche perché certe commesse o le soddisfi totalmente o vieni automaticamente escluso. Fino a ieri non potevamo far fronte a certe richieste, da ora in poi sì, quindi aumenteranno gli affari».
  
L. S.